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Autore: Rohhh    14/12/2016    0 recensioni
A chi non è mai capitato di sentirsi troppo diverso da qualcuno e non provare ad andare oltre quelle apparenze? Ashley ha 21 anni, è una studentessa universitaria seria e posata, ha due sorellastre e una madre che sente troppo diversa da lei. In vacanza dal padre conosce Matt, il figlio della sua nuova compagna, ribelle e criptico, lui con la propria madre ci parla appena. Quell'incontro cambierà il modo di vedere le cose di entrambi e farà capire loro che non è mai troppo tardi per recuperare un rapporto o per stringerne di nuovi con chi non ci aspettavamo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 44

 

«Perché cavolo siamo sempre in ritardo?» sbottò irritata Ashley, dopo essere saltata giù dal letto con un invidiabile balzo felino, aver scavato all'interno del suo armadio e averne estratto un piccolo trolley, più che adatto a contenere il necessario per i due giorni che avrebbe trascorso da suo padre.

Quello sempre se la loro spedizione da allegra neo-coppietta sarebbe andata a buon fine e non si sarebbe trasformata invece in una disfatta epocale.

Matt, ancora sdraiato a letto con un braccio sotto la testa, inchiodato sul materasso e con l'aria di chi non ha ben capito dove si trovi e che stia succedendo, si voltò a guardarla e dopo averla messa a fuoco con non poco sforzo, la trovò di spalle, inginocchiata a terra davanti ai cassetti mentre afferrava dei vestiti e li piegava rapidamente per farli entrare in valigia, sprizzando nervosismo da tutti i pori.

Assomigliava ad una furia scatenata, Matt roteò gli occhi assonnati ed emise un mugolio strozzato mentre si sollevava dal cuscino, mettendosi a sedere, stropicciandosi con una mano il viso e lasciando che l'altra provasse a dare un contegno alla sua chioma scombinata dal sonno.

«Perché non senti mai la sveglia» le rispose vagamente assente, la sua voce venne disturbata da uno sbadiglio prepotente che non riuscì a trattenere.

«Non la sentiamo!» lo corresse Ashley infastidita, rendendolo ugualmente colpevole di quella mancanza, poi si voltò quanto bastava per scorgerlo e lanciargli un'occhiata di rimprovero.

Era seduto sul bordo del letto, curvo sulle sue ginocchia e dava più l'idea di un bradipo sbronzo che di un essere umano pronto a una nuova giornata. Non era certo difficile capire che avrebbe ben gradito un altro paio di ore a letto a dormire.

Lei sbuffò e ritornò ad occuparsi dei suoi abiti, alle sue spalle avvertì una serie di fruscii di stoffa e lenzuola e si augurò che Matt avesse finalmente deciso di abbandonare Morfeo una volta per tutte e di concentrarsi su ciò che li attendeva di lì a breve.

Quando ebbe finito col trolley richiuse la zip soddisfatta, e aiutandosi con le braccia si rialzò per poi portare l'attenzione al suo ragazzo, che però avrebbe sperato di trovare un tantino più pronto.

Spalancò gli occhi e si avvicinò a lui, in pochi passi gli fu già alle costole.

«Ma... sei ancora mezzo spogliato!» constatò con orrore, scorrendo lo sguardo sul corpo del ragazzo e trovandolo in una condizione che in differenti circostanze le avrebbe stuzzicato non poco certe fantasie ma decisamente non in quel momento.

«Non trovo la mia maglietta» ammise placidamente Matt, stiracchiandosi un braccio con una lentezza esagerata che fece saltare i pochi nervi rimasti ad Ashley. La sua tranquillità la stava esasperando a dismisura e si chiese come diavolo facesse lui a rimanere così impassibile visto ciò che stavano per fare.

Sbuffò sonoramente, spostando una quantità considerevole di aria, poi si sbracciò le maniche e si avvicinò al letto.

«Ci penso io, spostati!» gli intimò, accompagnando a quell'ordine anche una leggera spinta alla spalla di Matt, che si alzò malvolentieri, rimanendo in piedi accanto a lei.

Una manciata di secondi dopo Ashley riemerse dal marasma di lenzuola spiegazzate con la sua maglietta serrata tra le dita e i capelli un po' in disordine. Tese il braccio e gliela piazzò davanti al naso bruscamente, fissandolo accigliata.

«Tieni, era sotto al letto!» lo informò con quella che più che una constatazione sembrava una velata accusa.

Matt la afferrò senza battere ciglio e cominciò a indossarla.

«Beh, non è colpa mia se qualcuno fa poca attenzione a dove lancia i miei vestiti quando me li toglie di dosso» la provocò il biondo con fare malizioso, godendosi la sua faccia color porpora e il lieve sorriso che nemmeno quello stato d'animo a dir poco inquieto riuscì a soffocare.

Ashley borbottò qualcosa, poi si allontanò nuovamente per recuperare il necessario per fare una doccia. Matt la osservò sconsolato, poi mosse qualche passo verso di lei.

«Non capisco perchè hai così tanta fretta, Gregory e mia madre non scappano e non mi pare che abbiamo una pistola puntata alla tempia!» le fece presente quasi in tono supplichevole, era stato costretto a una levataccia mattutina e sperava di risparmiarsi anche una folle corsa contro il tempo in autostrada.

Ashley posò le sue cose sulla scrivania e per un attimo finalmente parve fermarsi e respirare, Matt si meravigliò che riuscisse ancora a farlo in mezzo a quell'ansia che la pervadeva.

La vide passarsi una mano sulla fronte e poi prendere fiato. «Ci sono almeno due ore di strada e non mi va di arrivare tardi, prima facciamo questa cosa meglio è!» si tradì con le sue stesse parole, probabilmente tutto quel nervosismo le aveva fatto perdere lucidità.

Sul viso di Matt apparve un ghigno, ancora una volta non si era sbagliato.

La raggiunse prima che potesse uscire dalla stanza, acchiappandola da dietro e cingendole la vita, incrociando le braccia sulla sua pancia. Ashley emise un piccolo sbuffo di protesta ma non si oppose granchè alla sua presa.

«Andiamo, cerca di calmarti, sei troppo tesa» le mormorò all'orecchio mentre scendeva con la bocca sul suo collo, lasciandole una serie di baci leggeri sulla pelle delicata e liscia.

«Matt...» provò a ribellarsi debolmente, ma il suo fisico sembrava obbedire a un diverso impulso, dal momento che la sua testa finì per piegarsi di lato, esponendo di più il collo in modo da lasciargli spazio sufficiente per continuare quella piacevole tortura. Matt la sentì rilassarsi istantaneamente in risposta ai suoi baci, le spalle si abbassarono, il viso non era più contratto ma la fronte appariva distesa e le mani stavano sfiorando le sue.

«Questi sono trucchetti sleali» si lamentò Ashley a bassa voce, con gli occhi ormai socchiusi, la testa leggera e il corpo attraversato da mille brividi.

«Forse, ma funzionano a quanto pare» ribatté Matt, le sue labbra erano ancora a contatto con la pelle della ragazza.

Di colpo Ashley si girò, scivolando all'interno della stretta formata attorno ai suoi fianchi dalle braccia di Matt, e si ritrovò faccia a faccia col suo ragazzo che le sorrise, disarmandola. I suoi occhi, la mattina appena sveglio, le apparivano più arrotondati e privi del taglio aguzzo che li caratterizzava, resi tali forse dal sonno che li addolciva la notte e si incantava sempre a guardarli.

Ebbero un effetto calmante su di lei e il suo organismo sembrò liberarsi dell'irrequietezza che lo aveva scosso poco prima. Con uno slancio gli circondò il collo e lo baciò stringendosi a lui e affondando le dita in mezzo ai suoi ciuffi ribelli.

«Dimmi la verità – le sussurrò Matt non appena le loro labbra si staccarono – sei nervosa per l'incontro di oggi?» le domandò, indovinando il problema.

«No! - strillò Ashley in maniera troppo innaturale per essere credibile, un sopracciglio di Matt si inarcò spaventosamente, inducendola ad essere sincera – e va bene.. sì! - fu costretta ad ammettere, sconfitta - Ti odio, riuscirò mai a nasconderti qualcosa?» sbottò poi, incrociando le braccia al petto come offesa, ma smentendosi con un sorrisetto.

«Credo di no, rassegnati – commentò Matt divertito, allontanandosi da lei e abbassandosi sul pavimento per recuperare la sua valigia e prepararla a sua volta – e comunque ti ho detto che non c'è alcun bisogno che ti agiti, ho parlato con tuo padre e posso affermare quasi con sicurezza che non avrà nulla da ridire su di noi» disse, intento a dare una parvenza di ordine al cataclisma naturale che era il suo bagaglio.

Ashley si mangiucchiò un'unghia, poi prese posto sul bordo del letto, posando lo sguardo dall'alto su Matt, che giaceva seduto per terra.

«E se non fosse così? Insomma, ho paura che a lui non stia bene e se non approverà non potremo usufruire di casa loro per vederci e io avevo pensato che potesse essere una buona soluzione per venirci incontro a metà strada tra le nostre città... ma se lui non ci accettasse diventerebbe tutto più complicato e io non voglio...non voglio...» incominciò a dire freneticamente, senza nemmeno prendere fiato tra una frase e l' altra.

Prima che potesse rendersene conto, Matt si era spostato sulle ginocchia e stava riversato sulle sue gambe, con un dito le bloccò le labbra.

«Ashley – la richiamò con un tono suadente ma fermo – andrà bene, e se anche così non fosse questo non ci fermerà, o devo dedurre che stai avendo qualche ripensamento?» le domandò, più per spronarla e suscitare un reazione in lei che perché ne stesse dubitando davvero. E lei reagì finalmente, il suo viso si animò nuovamente di determinazione.

«No, no! - ribadì, prendendogli il volto con entrambe le mani – io ti voglio, non sono mai stata più sicura... solo che... beh, sono successe così tante cose in pochi giorni che mi hanno scombussolata e probabilmente devo ancora elaborarle del tutto» confessò infine, Matt si aprì in un sorriso dolce.

Lui comprendeva perfettamente la situazione, Ashley aveva dovuto affrontare una serie di prove difficili da quando avevano deciso di provarci, di stare insieme, ed era stata dura, specialmente per lei, che aveva imbastito una guerra contro il suo carattere chiuso e rigido per ammorbidirlo e che aveva ottenuto delle vittorie ma molta strada ancora la aspettava. Era passata dal dover spiegare tutto a sua madre, rivelando i suoi sentimenti, ad affrontare la paura e i cambiamenti che il loro rapporto avrebbe inevitabilmente comportato nella sua vita tranquilla ed ordinaria, fino ad arrivare alla batosta finale, la litigata con Tyler.

Era stato troppo per lei, avrebbe desiderato un briciolo di pace per spegnere il cervello, anche solo per pochi istanti e invece non aveva tregua, adesso mancava quell'ultima prova con suo padre e, sebbene Matt ritenesse un po' esagerato il suo comportamento, non riusciva nemmeno a biasimarla del tutto, anzi aveva intuito subito la natura del suo disagio.

«Lo so, però prova a tranquillizzarti, ok? Lo affronteremo insieme, come tutto» le soffiò a un passo dal viso, mentre le portava qualche ciocca rossa dietro l'orecchio per liberarle le guance e approfittarne per lasciarle delle carezze al passaggio delle sue dita.

'Come tutto' le aveva detto Matt e forse fu proprio in quel frangente che realizzò davvero di non essere più sola in quel cammino. La sua esistenza, il suo mondo, il suo 'tutto' da quel momento in poi avrebbero gravitato anche attorno a quel ragazzo, le loro vite si erano intersecate per caso un giorno caldo d'estate e finchè avrebbero voluto sarebbero rimaste intrecciate, malgrado le distanze e le differenze. Dipendeva solo da loro, da adesso in avanti.

Lo fissò intensamente, poi annuì convinta e sicura. Si piegò in avanti per abbracciarlo prima di ritornare entrambi ai propri preparativi.

 

Nancy invitò July ad alzarsi per andare a scuola, scuotendola energicamente mentre era ancora sotto le coperte, e la lasciò in pace solo quando udì dei mugolii di insofferenza giungerle all'orecchio. July era un osso duro da svegliare la mattina e spesso era necessario ricorrere a quelle maniere per tirarla giù dal letto o sarebbe arrivata in ritardo a scuola quattro giorni su sei.

Scese giù in cucina e vi trovò Ashley con Matt, impegnati a fare colazione prima della partenza.

Si unì a loro e mentre li osservava non poté fare a meno di pensare a Gregory e di immaginare la sua faccia e la sua reazione alla notizia che i due stavano per dargli.

In realtà ricordò il momento in cui il suo ex marito aveva riaccompagnato Ashley a casa dopo le vacanze e lei gli si era scagliata contro perché sua figlia era ritornata con le sembianze di uno straccio calpestato in malo modo e aveva preteso da lui una spiegazione plausibile.

Lui era stato evasivo ma fin troppo tranquillo e le aveva accennato qualcosa sul problema di Ashley, sottolineando che non riguardava la salute ma che si trattava di motivi comuni alla sua età.

Nancy si era fidata di lui, era pur sempre il padre di Ashley, un uomo responsabile e con la testa sulle spalle e amava sua figlia più di ogni altra cosa e per questo le era bastato vederlo calmo per tranquillizzarsi. Solo in seguito aveva capito che ciò che affliggeva Ashley erano problemi di cuore e adesso poteva dedurne che lui, già a quel tempo, doveva esserne pienamente a conoscenza.

Chissà quante ansie e patemi d'animo dovevano aver procurato al suo equilibrio mentale e al suo cuore da padre iperprotettivo!

Nella testa di Nancy comparve l'immagine di Gregory, paonazzo quanto il colore dei suoi capelli e che fumava dalle orecchie, preda di un crollo nervoso e in balia dei due innamorati che condividevano con lui il tetto, in una veste melodrammatica e comica allo stesso tempo che, conoscendo il soggetto in questione, era terribilmente realistica.

Quei pensieri la fecero scoppiare a ridere dal nulla davanti a Matt ed Ashley che, beatamente ignari delle buffe fantasie di Nancy, sollevarono in contemporanea gli sguardi attoniti e stupiti verso di lei.

«Che c'è mamma?» chiese Ashley, mantenendo quell' espressione alquanto allibita.

Nancy si portò le mani davanti alle labbra per tentare di arrestare le risate, poi pian piano si calmò, poggiò entrambi i gomiti sul tavolo e, quando fu di nuovo in grado di emettere delle parole di senso compiuto, rispose alla figlia.

«Stavo solo pensando a Gregory e al filo da torcere e agli esaurimenti nervosi che sicuramente gli avrete dato voi piccoli incoscienti!» rivelò loro con una nota ironica.

Ashley arrossì appena a certi ricordi.

Le ipotesi erano due: o erano stati formidabili nell'occultare la loro relazione o forse solo tanto fortunati.

O magari era l'insieme delle due cose unita alla poca perspicacia di Gregory, che di certo aveva giocato un ruolo significativo ora che ci rifletteva bene. Suo padre in effetti non aveva scoperto niente fino agli ultimissimi giorni, quando le cose tra loro stavano entrando in crisi per via dell'imminente separazione.

Ricordava un discorso a quattr' occhi che avevano avuto poco prima che lei partisse e come suo padre avesse ormai capito che tra lei e Matt era nato qualcosa di non ben precisato. Non doveva essere stata Monica a informarlo, non l'avrebbe mai fatto e ne era certa, doveva averlo intuito da solo o forse il sentimento che cercavano di tenere nascosto era ormai diventato impossibile da celare agli occhi esterni.

In quell'occasione Ashley l'aveva scorto preoccupato e pensieroso, ma lui era sempre stato così con lei, apprensivo, presente anche se lontano, un po' troppo geloso forse, e quei suoi atteggiamenti erano stati amplificati dalla distanza che li separava e che gli aveva procurato un complesso di inadeguatezza e di colpa nei suoi confronti.

Quella volta però era stata la prima in cui Ashley notò che la stava lasciando libera di scegliere e di prendersi le sue responsabilità, l'aveva fatta sentire adulta come non era mai successo prima e il ricordo di quel dettaglio le diede un'insperata sicurezza in più.

Forse aveva ragione Matt, non doveva preoccuparsi di lui, avrebbe accettato le sue decisioni e le avrebbe rispettate.

«In realtà papà ci è arrivato tardino a rendersi conto di cosa stesse succedendo tra noi due, direi che per la maggior parte del tempo si è crogiolato in una beata ignoranza» affermò Ashley, tornando a sorseggiare il suo succo.

Matt le lanciò un'occhiata di disaccordo. Gregory non avrebbe mai e poi mai trattato male la sua preziosissima figlia, peccato che lo stesso non era valso per lui.

«Sì, tardi ma giusto in tempo per fucilarmi con lo sguardo 24 ore su 24 e trattarmi con gelo e disprezzo come se fossi un delinquente evaso dalla galera!» ci tenne a rimarcare il biondo, accennando però un sorriso.

Era vero, gli ultimi giorni in casa erano stati orribili sia per la consapevolezza di aver perso Ashley, sia per l'atmosfera tesa che regnava tra lui e Gregory e una volta aveva persino deciso di andarsene prima del tempo e sparire per sempre da quel luogo. Poi era arrivato l'abbraccio di sua madre a fermarlo e lui glielo aveva permesso.

Matt non aveva criticato Gregory per il suo atteggiamento ostile: lui stesso si era messo davvero di impegno per dargli quell'immagine di cattivo ragazzo approfittatore e insensibile e mettendosi nei suoi panni non gli dava tutti i torti, in fondo.

Ashley carezzò il braccio di Matt e assunse una faccia dispiaciutissima, mentre Nancy soffocò nuovamente qualche risata con la mano.

«Poi ci siamo chiariti, però» precisò lui, abbassando il tono della voce.

Non specificò in quali condizioni pietose si trovasse quando era successo ma, nonostante si fosse sentito più morto che vivo quella notte, ricordava perfettamente come fosse andata. Solo Ashley ne era al corrente oltre Gregory, perché glielo aveva raccontato lui stesso non appena era andato a riprendersela, a Monica invece avevano risparmiato quell' aneddoto poco decoroso.

Il campanello suonò, riscuotendo i tre da quella stramba conversazione.

«Vado io, deve essere Sophia! - esclamò Ashley, balzando giù dalla sedia – doveva passare a salutarmi prima di prendere l'autobus per l'università!» aggiunse velocemente prima di scomparire nel corridoio che portava all'ingresso.

Matt e Nancy rimasero soli in cucina, la donna rivolse al ragazzo un ultimo sorriso, poi si voltò per lavare qualche piatto e tazzina.

Il ragazzo approfittò di quell'occasione per fare una cosa per la quale da giorni aspettava il momento adatto, che puntualmente non arrivava o veniva rovinato da qualcosa o qualcuno.

Si era ritrovato durante quella ricerca a dover dare ragione ad Ashley quando gli aveva rivelato che beccare sua madre da sola in quella casa era un'impresa notevole ma finalmente, proprio quando stava per gettare la spugna, una chance gli si presentò inaspettata, servita su un piatto d'argento.

Mosse gli occhi intorno alla stanza con una punta di nervosismo, poi lentamente scivolo giù dalla sedia, cercando di produrre meno rumore possibile, accortezza quella che trovò insensata nell'esatto minuto in cui la faceva, visto che non era un ladro o un serial killer alle prese con la sua prossima vittima.

Perché allora si comportava come se stesse per combinare un crimine?

Forse, il motivo di tanto timore era che non sapeva in realtà bene da dove cominciare e come attuare quel proposito che covava da qualche giorno.

Si sentì timido e inadeguato come un bambino di 10 anni intrappolato nel corpo di un ventiduenne.

Quella che non riusciva a esternare i sentimenti era Ashley ma anche lui mica scherzava!

Perso tra quei pensieri nel frattempo era avanzato di qualche passo, fermandosi poco distante da Nancy, che continuava le sue faccende senza fare caso al ragazzo, canticchiando a bassa voce un motivetto allegro.

Matt tossì distrattamente, non trovando alcun altro modo per richiamare l'attenzione e una volta schiarita la voce prese fiato e anche un po' di coraggio e iniziò a parlare.

«Ah, Nancy ascolta – le si rivolse direttamente, evidenziando un notevole imbarazzo nella voce, darle del tu gli faceva ancora parecchia impressione e risuonava bizzarro alle sue orecchie, ma aveva ricevuto chiare minacce dalla diretta interessata a quel proposito e si era adattato alla sua richiesta – io volevo scusarmi per il disturbo che vi ho causato in questi giorni, non è stato molto carino da parte mia presentarmi qui all'improvviso ma voi siete stati tutti molto gentili e disponibili e mi sono sentito a mio agio in vostra compagnia» esordì, Nancy intanto si era fermata e lo guardava incuriosita mentre lui si grattava la nuca con una mano, la sua fronte vagamente contratta come se fosse assorto e concentrato.

Lo aveva capito che Matt all'apparenza sembrava freddo e chiuso dentro una corazza impenetrabile, ma che celava una parte fragile e sensibile e quel lato del suo carattere stava venendo fuori proprio in quel momento, lo ritrovava nel tremore della sua voce e nella necessità di ringraziare per qualcosa che per lei era assolutamente normale.

«Ma figurati Matt, per noi è stato un piacere!» gli disse con voce cristallina.

Matt abbassò lo sguardo ma quando lo rialzò aveva una sicurezza nuova, adesso era determinato e la sua voce non tradì nessuna esitazione o imbarazzo.

«Inoltre volevo scusarmi in anticipo per tutte le volte future in cui dovrò abusare di nuovo della vostra ospitalità qui e so che succederà spesso perché io... con Ashley ho intenzioni serie e non voglio perderla – affermò con decisione, fissandola negli occhi, poi proseguì – e per quanto riguarda ciò che mi hai detto qualche giorno fa – Matt fece riferimento a una loro conversazione passata, Nancy si trovò spiazzata, non riusciva a ricordare e aggrottò le sopracciglia come per sforzarsi di fare mente locale, ma ci pensò lui a rinfrescarle la memoria – puoi stare tranquilla, avrò cura di Ashley... perché lei mi ha salvato e adesso è troppo importante anche per me»concluse, lasciandola senza parole.

A quel punto Nancy rammentò all'istante l'episodio di cui parlava, era successo proprio lì, in quella stessa cucina, Ashley si era allontanata e lei, parlando di sua figlia, gli aveva raccomandato di averne cura perchè per lei era una delle cose più preziose della sua vita.

Rimase sbalordita dalla sua espressione ora sicura e ferma, diversa da quella con cui aveva iniziato quel discorso prima. Aveva notato l'urgenza quasi vitale con cui aveva ritenuto indispensabile farle sapere, a dispetto della sua giovane età, che amava sua figlia e che si stava prendendo un impegno importante fin da subito. Chissà quanti altri ragazzi sarebbero scappati a gambe levate da una situazione così intricata e difficile e invece lui, dopo quell'iniziale momento di smarrimento, si ci era fiondato interamente, anima e corpo.

Nancy si soffermò sulla sua figura e sul suo viso. Non conosceva il suo passato nè quello che si nascondeva dietro quegli occhi chiari così belli ma allo stesso tempo così criptici e capaci di mettere in soggezione chiunque, ma se ciò che portava dentro corrispondeva anche solo alla metà delle emozioni che aveva espresso con quelle poche parole, allora non poteva desiderare di meglio per Ashley.

Quasi commossa lo guardò con gli occhi lucidi e Matt capì che lo stava tacitamente ringraziando.

«Ashley mi aveva descritto Monica e sinceramente non avrei mai detto che tu potessi essere suo figlio» gli disse poco dopo, cambiando argomento ma portando sulle labbra ancora il sorriso che la loro precedente conversazione aveva fatto nascere.

Matt assunse un'espressione per niente sorpresa, come se fosse abituato a quel genere di osservazione. «Non le somiglio affatto, sono la fotocopia di mio padre» dichiarò lui, incrociando le braccia.

Nancy rise appena, non le era per niente nuova quella situazione.

«Beh, conosci Gregory, quindi non devo nemmeno dirti che lo stesso vale per me ed Ashley, ci sarai arrivato da solo!» scherzò lei.

«Non ha preso tutto da Gregory» le fece notare Matt, la sua frase risultò ambigua solo nel momento in cui la pronunciò ma a quel punto era troppo tardi.

Nancy sbarrò gli occhi per un attimo, Matt si maledì una ventina di volte in cinque secondi. Era piuttosto ovvio che Ashley avesse tutto il necessario perchè potesse essere classificata come persona di sesso femminile e che di certo non somigliava a Gregory per quello.

'Complimenti idiota, davvero una bella mossa' si disse internamente, vedendo sfumare davanti ai propri occhi l'intensità di ciò che aveva detto con trasporto solo qualche minuto prima.

Nancy però dopo il primo momento di confusione sorrise, per fortuna era quanto di più lontano dall'idea di madre rigida e bacchettona e Matt dovette ringraziare il cielo più volte.

«No, direi proprio di no e te ne sarai accorto ampiamente» lo punzecchiò, adocchiando la sua faccia scomposta e in difficoltà ed era un fenomeno che accadeva davvero raramente.

La sua voce vacillò «No, non intendevo quello... cioè.. io volevo solo dire che … - balbettò e se Ashley fosse stata presente avrebbe strabuzzato gli occhi nel vederlo così a disagio, proprio  lui che non lo era quasi mai e di certo avrebbe goduto di una sua versiona molto inedita – volevo dire... che gli occhi di Ashley sono i tuoi» sottolineò Matt, riuscendo alla fine a completare il discorso.

Amava specchiarsi in quelle iridi così dolci da conoscerne ormai a memoria tutte le sfumature di colore, il castano chiaro, caldo, più esterno, le pagliuzze dorate che si irradiavano dalla pupilla come una raggiera e quel sottile cerchio verde scuro che solo con un attento sguardo ravvicinato era possibile cogliere.

Nancy rimase attonita per un attimo «Già» mormorò poi, abbassando lo sguardo.

Era vero, non ci aveva mai fatto caso abbastanza. Spesso dimostrava la tendenza a concentrarsi solo sugli elementi di Ashley che la rendevano distante e diversa da lei, che la allontanavano in un certo senso e in quel momento parve avere una rivelazione.

Forse era arrivato il momento di cambiare prospettiva, di rivalutare e ricercare i tratti di lei che al contrario gliela accomunassero, gliela facessero sentire più intimamente vicina, forse il trucco era di partire proprio da quelle parti di lei per riuscire a entrare in contatto più profondamente anche con ciò che invece non condividevano.

Guardò Matt con gratitudine, per quella sua forse involontaria illuminazione. Alla fine si era messo così d'impegno che un modo per sdebitarsi per l'ospitalità ricevuta lo aveva davvero trovato.

 

 

«Sicura di non volere entrare?»chiese Ashley a Sophia, sull'uscio di casa.

Non si era sbagliata, appena aveva aperto la porta si era trovata davanti una cascata di riccioli luminosi e dei grandi occhiali dietro cui sorridevano un paio di occhi castani che conosceva bene.

«No, rischierei di perdere l'autobus, ho cinque minuti esatti, volevo solo passare per lasciarti un salutino!» la informò Sophia, mentre per avere conferma alle sue parole diede una controllata rapida all'orario sul suo telefono.

«Devi seguire delle lezioni all'università?» le domandò la rossa, che nel frattempo aveva mosso qualche passo in avanti ed era scesa dal gradino della soglia di casa, socchiudendo la porta alle sue spalle.

«Ovviamente, guarda che qui c'è gente che studia e sgobba mentre tu passi le giornate ad amoreggiare e rotolarti tra le lenzuola col tuo amato!» la provocò, sventolandole il dito davanti alla faccia e simulando un tono accusatorio che in realtà non esisteva.

Ashley rise sommessamente. «Stà tranquilla, la pacchia è finita anche per me, rimango due giorni da mio padre e poi Matt tornerà a casa sua e io farò lo stesso. Abbiamo entrambi da studiare e penso che ci rivedremo solo dopo una decina di giorni. Stavolta toccherà a me andare da lui, non sono mai stata nella su città»

Sophia tirò un sospiro di sollievo un po' esagerato, poi le diede una pacca sulla spalla. «Per un attimo ho pensato che il biondino volesse portarti via da qui per sempre!» esclamò come risollevata.

Ashley inarcò le sopracciglia, seriamente meravigliata che la sua amica avesse potuto anche solo vaneggiare una cosa simile. Insomma, stavano insieme e tutto ma avevano poco più che vent'anni e si conoscevano da pochissimo e non era di certo nei loro programmi fare i perfetti incoscienti e mettere da parte i loro studi e i progetti per il futuro. Erano innamorati non cretini.

«Ah, ma che dici? Scommetto che sarai tu la prima ad abbandonarmi per andartene in chissà quale paese lontano!» le fece notare Ashley, con un pizzico di tristezza nella voce. Sophia non ribattè, sorrise e abbassò lo sguardo.

Stava studiando sodo per poter vincere una borsa di studio e andare a studiare all'estero e se tutto sarebbe andato secondo i suoi programmi, e c'erano ottime possibilità che il suo sogno si realizzasse, molto probabilmente entro un anno al massimo sarebbe partita. Aveva perseguito quell'obiettivo fin dal primo anno di università e adesso che ci era vicina così tanto da poterlo quasi toccare con mano, le sembrava quasi irreale.

Le due amiche si scambiarono delle occhiate vagamente tristi, e con quel silenzio parlarono più che con le parole. Avrebbero sentito la mancanza l'una dell'altra, questo era poco ma sicuro, ma la vita era fatta anche di quello, di partenze, di separazioni, di lacrime e di attese. Quello che contava era rimanere vicine nel cuore.

Sophia scosse la testa più volte, poi preferì cambiare argomento e ritornare all'attualità piuttosto che occuparsi di un evento che non sarebbe accaduto per un bel po' ancora.

«Quindi direte a tuo padre che state insieme? Cavoli, sembra una di quelle cose ufficiali e solenni!» la prese in giro, imitando una voce pomposa ed elegante.

«Sembra ma in realtà non lo è affatto, glielo comunichiamo solamente e credimi, ne avrei fatto a meno per un altro po' di mesi se non fosse che per forza di cose le nostre famiglie sono coinvolte. Matt è il figlio della sua compagna e tenere questa relazione solo per noi sarebbe diventata un'impresa impossibile. Ci ho rinunciato ad avere una parvenza di normalità nella mia vita, tanto vale togliersi subito questo dente e con lui anche il dolore, non ti pare?» le disse, catastrofica come spesso appariva quando parlava della sua situazione familiare, ma Sophia vide il suo viso illuminato e sorridente e capì che Ashley stava cominciando a prendere le cose con più filosofia.

«Buona fortuna allora! - le augurò, stringendole le mani lievemente – e tu come ti senti?» chiese, facendosi più seria in volto.

Ashley arretrò di qualche passo e appoggiò la schiena al muro, riscaldato dai raggi del sole che vi picchiavano sopra. Scrollò le spalle e rimase qualche secondo assorta, come se stesse scavando dentro di sé le parole giuste per esprimere ciò che provava.

«Sai, è strano, davvero tanto. Sento di essere all'apice della felicità e allo stesso tempo tremendamente giù, non so davvero come riuscire a spiegarlo meglio di così – mormorò, fissando il marciapiede grigiastro sotto le sue scarpe – è come se le mie sensazioni viaggiassero su due binari paralleli che non si incontrano, e io alterno momenti di estrema gioia a momenti di sconforto, non so nemmeno se sia umanamente possibile stare in questo modo!»

Sophia le si avvicinò, aveva capito a cosa l'amica si stesse riferendo.

«É per Tyler, non è vero? - Ashley sollevò la testa e scoprì il viso chiaro che i capelli avevano invaso, con un cenno impercettibile annuì e lasciò che Sophia continuasse – l'ho sentito ieri.»

«E come sta?» domandò Ashley di scatto, sbarrando gli occhi.

In quei giorni spesso il pensiero di lui l'aveva tormentata, odiava sentirsi responsabile anche se involontariamente della sua sofferenza.

«Mentirei se ti dicessi che sta bene e che si è già lasciato tutto alle spalle, ma tu hai fatto la cosa giusta a parlargli Ashley. Sai come la pensavo sull'argomento e sei stata corretta, lui meritava quel confronto. Certe cose non si possono comandare o controllare e nemmeno evitare, non hai colpa tu per non aver ricambiato i suoi sentimenti, né lui per averli provati. É successo e basta! - provò a confortarla Sophia, poi abbassò lo sguardo e si tormentò dei riccioli arrotolandoli con l'indice di una mano – sai, da prima che tornassi avevo previsto questo finale, era inevitabile e preannunciato ma ne avevo comunque paura. Siamo stati amici per anni tutti e tre insieme e forse in maniera un po' egoista mi sono trovata a pensare che fosse ingiusto che tutto dovesse finire così, che dovesse cambiare il nostro equilibrio. Ma poi ci ho riflettuto bene e ho capito che certe cose devono semplicemente seguire il proprio corso e noi non possiamo fare altro che adattarci. Sono certa che Tyler si riprenderà e riuscirà presto a parlarti di nuovo e che un giorno magari vi farete delle grasse risate a ripensare alle tragedie e ai piagnistei che avete tirato sú adesso!» la incoraggiò, riempiendola di speranza.

Gli occhi di entrambe le ragazze parvero riacquistare luce, stavano crescendo, sperimentando emozioni, conflitti e dubbi nuovi e non era il momento di abbattersi.

«Grazie Sophia, ti voglio bene» sussurrò timidamente, prima di ritrovarsi sepolta in un abbraccio pieno di riccioli voluminosi a cui non poté resistere. Le circondò morbidamente la schiena con le braccia e con il mento sfioró la spalla di Sophia. Non erano mai state quel tipo di amiche da riempirsi di baci e abbracci e smielate dichiarazioni di amicizia eterna, ma le poche volte in cui accadeva si caricavano di un significato e un'intensità molto forte.

«Ti voglio bene anch'io e... – sciolse l'abbraccio per poterla guardare in viso – anche se in questi giorni ho fatto un po' la stronza con voi due e mi sono divertita a prendervi in giro, sono davvero felice per te, Ashley.» le disse, dandole un'ultima stretta alle mani, poi sobbalzò, ricordandosi che non era in giro per passeggiare e perdersi in sdolcinati ricordi e previsioni future strappalacrime.

«Devo scappare, è tardissimo! - strillò, sistemandosi meglio sulla spalla la borsa e passandosi una mano sui capelli ondulati per domarli – buon viaggio, salutami il tuo ragazzo e bada bene, quando ritorni esigo una giornata intera a chiacchierare come i vecchi tempi!» la minacciò scherzosamente.

Ashley rise e la salutò con un cenno della mano, rientrò in casa solo quando la vide scomparire lungo la via.

«Vi siete annoiati durante la mia assenza?» chiese allegra, affiancandosi di nuovo a Matt e carezzandogli il braccio. La conversazione con Sophia l'aveva ricaricata di energia e positività e adesso si sentiva davvero pronta per la loro missione.

«Abbiamo chiacchierato un po'» rispose molto vaga sua madre, lanciando un'occhiata complice a Matt. Prima che Ashley potesse aprire bocca per indagare, July si catapultò giù dalle scale, trascinandosi malvolentieri dietro lo zaino per la scuola.

«Parti di nuovo?» domandò confusa alla sorella maggiore, notando il suo bagaglio accostato in un angolo. July era stata così presa dal suo compleanno da essersi totalmente estraniata dalla vita familiare e pareva solo adesso essere uscita da una bolla magica scoppiata all'improvviso.

«Sì, ma starò via solo due giorni, Matt invece tornerà a casa sua, quindi per un po' non vi vedrete» la informò.

«Che peccato, avevo deciso di farmi insegnare a suonare la chitarra da lui» sbottò delusa, Matt sospirò assumendo un'espressione annoiata e rassegnata.

«Non è una chitarra, è un basso!» ripetè sconsolato per la milionesima volta nella sua vita. Quella frase stava diventando la cosa che ripeteva più spesso, quasi il suo motto, tanto che stava valutando seriamente di farsela scrivere sulla sua lapide.

«Quello che è, voglio suonarlo! Vi immaginate che figata una ragazza che suona quell'affare? Farei schiattare di invidia molte mie compagne» affermò con decisione, mentre addentava una brioche come niente fosse.

«Santo cielo, cominciamo bene!» si lamentò Nancy, non aveva nemmeno la forza di provare a immaginare gli anni futuri insieme a quell'uragano ribelle. Al suo confronto la freddezza e il distacco di Ashley sembravano il paradiso.

Matt ridacchiò, poi salutò la ragazzina, promettendole che la prossima volta le avrebbe insegnato le basi e le avrebbe fatto provare a suonare e in accordo con Ashley, decisero che era ora di andare.

Phoebe arrivò a casa giusto in tempo per salutare i due ragazzi, trafelata e stranamente in disordine a causa della corsa che aveva dovuto sostenere per evitare di fare tardi.

Non era più una fanciulla spensierata la cui unica occupazione è svegliarsi e passarsi lo smalto sulle unghie, adesso aveva una casa a cui badare e il suo lavoro e conciliare le due cose le stava risultando più complicato del previsto. Non era certo tipo da abbattersi ma i suoi ritmi avevano bisogno di un periodo di assestamento prima di abituarsi alla nuova routine.

Il suo viso si rasserenò solo quando li vide ancora lì, intenti a prendere i bagagli. Abbracciò stretta la sorella, come se stesse partendo per un viaggio che l'avrebbe tenuta lontano dei mesi e non due miseri giorni, esagerata come suo solito, poi si spostò verso Matt e lo fissò con uno sguardo poco amichevole.

«Le mie minacce sono ancora valide, se fai stare male mia sorella dovrai vedertela con me!» gli sibilò, passandosi l'indice della mano lungo il collo, da parte a parte, per rendere ancora più chiaro il messaggio.

Matt rise e la tranquillizzò, mentre Ashley si massaggiò le tempie con fare rassegnato.

Infine Nancy baciò la figlia e si rivolse Matt.

«Spero di rivederti presto allora, sei sempre il benvenuto qui, puoi venire quando vuoi, anche senza preavviso» gli raccomandò, la loro conversazione era ancora fresca nella sua memoria.

Matt le fece un cenno di assenso con la testa, era soddisfatto e non aveva altro da aggiungere, poi insieme ad Ashley uscì dalla porta, lasciando il terzetto in casa.

Raggiunsero la macchina e infilarono le loro valigie e qualche altra borsa nel bagagliaio. Ashley prese un lungo respiro e si accomodò sul sedile accanto a lui.

«Bene, ci siamo, sei pronta?» le chiese Matt, voltandosi verso di lei.

Ashley gli sorrise «Sì, facciamolo» confermò, si scambiarono un bacio intenso che rischiò di divenirlo un po' troppo, complice l'adrenalina e l'emozione che provavano in quel momento, poi si staccarono e Matt poggiò una mano sul volante mentre con l'altra si accinse a mettere in moto l'auto.

«Scusami, che maleducato, non ti ho chiesto se preferissi guidare tu, sei così brava!» la schernì, lanciandole un ghigno sarcastico.

«Fottiti, Matt!» ringhiò Ashley, che però non riuscì a rimanere seria e scoppiò a ridere, mollandogli un colpo ben assestato sulla nuca, facendolo gemere ma sghignazzare a sua volta.

Sì, decisamente erano dell'umore giusto, adesso.

 

 

 

 

  
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