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Autore: Domi_chan    21/05/2009    8 recensioni
Osserva Sakura.
Si guarda intorno, fissando le preoccupate iridi verdi in quelle ormai rossastre di Naruto. Riesce perfino a scorgere il chakra corrosivo del Kyuubi iniziare a venire fuori da ogni poro del corpo del biondo.
Ricaccia indietro le lacrime che premono prepotentemente per uscire, dispettose ed inopportune come solo le sue sanno essere.
Ha paura Sakura. Paura. Paura. Paura.
Ma non può fermarsi. Non questa volta. Non adesso che Sasuke-kun è cosi vicino.
[3^ classificata a parimerito con Hotaru al contest "Buon Compleanno!" indetto da 13d08c81 (iaia86), e giudicata come "La storia che mi ha fatto piangere".]
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Noemi.
Senza i suoi incoraggiamenti
-o preferisci minacce? XD fai un po’ tu-
questa storia probabilmente non sarebbe nemmeno nata.
Grazie.
Ti voglio bene (L)












Corre Sakura.
Concentra il chakra nelle piante dei piedi, e con tutta la forza che ha in corpo inizia a risalire velocemente il tronco di una sequoia, strappando senza volerlo più e più pezzi di corteccia.
Salta Sakura.
Si sposta con grazia ed eleganza da un ramo all’altro, cercando contemporaneamente di non lasciarsi sfuggire la figura ammantata che precedendoli tenta di seminarli.
È lontana, lo sa. Ma non possono [non può] lasciarsela sfuggire.
Osserva Sakura.
Si guarda intorno, fissando le preoccupate iridi verdi in quelle ormai rossastre di Naruto. Riesce perfino a scorgere il chakra corrosivo del Kyuubi iniziare a venire fuori da ogni poro del corpo del biondo.
Ricaccia indietro le lacrime che premono prepotentemente per uscire, dispettose ed inopportune come solo le sue sanno essere.
Ha paura Sakura. Paura. Paura. Paura.
Ma non può fermarsi. Non questa volta. Non adesso che Sasuke-kun è cosi vicino.




The time of my life







28 marzo, sette anni.

Sakura, avvolta nel vestitino rosa preferito tirato fuori dall‘armadio per l‘occasione, varca velocemente l’ingresso dell’aula dell’accademia in cui si terranno le lezioni della mattina, notevolmente in anticipo sulla tabella di marcia. È ancora molto presto, e sa benissimo che non troverà nessuno ad aspettarla, nemmeno Iruka-sensei.
Facendo ondeggiare ritmicamente la corta gonnellina pastello, si dirige a passi misurati verso la postazione abituale, proprio accanto a quella dell’amica Ino. Poggia con cautela la cartella sul ripiano ligneo, ben attenta a mantenerla in equilibrio, per poi dirigersi verso la porta finestra che da sul cortile esterno dell’accademia, facendole persino intravedere quello strano monumento scolpito nella roccia di cui Iruka-sensei ha promesso di raccontare loro la storia, un giorno o l’altro.
E mentre lo fa sorride radiosa Sakura, vagando con la mente fino a casa, dove la mamma le starà sicuramente cucinando uno dei suoi manicaretti preferiti, pronta a servire in tavola al ritorno suo e del papà. Il sorriso le si estende anche ai grandi occhi smeraldini, tingendole leggermente le gote di rosa, perché sa che i piatti prelibati della mamma non saranno gli unici regali della giornata.
Un rumore improvviso la riporta alla realtà, facendola sobbalzare e contemporaneamente ruotare su se stessa, alquanto indispettita nei confronti di chi l’ha appena distratta, rovinandole il momento.
Ha tutte le intenzioni di avvicinarsi al colpevole, sgridarlo per benino e per punizione imporgli di farle gli auguri, e di fatti il cervello ha già dato l’ordine alle gambe di muoversi in quella direzione, quando -gli occhi e la bocca spalancati- si blocca di colpo, rischiando comicamente di inciampare nei suoi stessi piedi.
Perché quello che ha appena spalancato il futon dell’aula, rimanendo interdetto quasi quanto lei nello scorgervi qualcuno all’interno, non è un comune compagno. Nella maniera più assoluta.
È Sasuke Uchiha, il bambino più carino dell’accademia. Cerca di assumere un espressione compunta, per quanto compunta possa essere una bambina che ha appena compiuto sette anni, ritirando immediatamente la mandibola e riportando gli occhi a delle dimensioni accettabili. Allo stesso tempo, si porta la mano destra al viso, schiacciando con forza la frangia corta contro quella fronte che tutte le compagne definiscono de sempre ‘spaziosa’.
Sasuke-kun non deve vederla, pensa tra sé e sé, facendo saettare i vispi smeraldi sulla figura di lui, che nel frattempo, capo chino e mani ficcate nelle tasche dei pantaloni, si sta dirigendo verso il proprio posto. Osserva ogni suo movimento rapita, e le gote le si imporporano quando l‘Uchiha, poco prima di piantare lo sguardo verso un punto imprecisato di fronte a lui, le getta un’occhiata stranita -infastidita, avrebbe detto con il senno di poi-.
E Sakura lo sente. Per la prima volta nella sua ancora breve vita, sente il suo cuore battere più forte del normale, accelerare improvvisamente, pompare più sangue del dovuto, nel momento stesso in cui qui nerissimi e grandi occhi incontrano i suoi. E avverte uno strano vuoto all’altezza dello stomaco, quando si capacita del perché le compagne definiscano Sasuke Uchiha il più carino. Perché… perché si. Sasuke-kun è il bambino più bello che abbia mai visto, non ci sono spiegazioni che tengano.
Riporta la mano, rimasta comicamente a mezz’aria, lungo il fianco, prendendo un lungo respiro. Vuole andare a parlarci. Perchè Sasuke-kun oltre ad essere bello sarà sicuramente anche gentile, educato e composto -proprio come lei- e non si tirerà di certo indietro nel farle gli auguri dopo che Sakura gli avrà detto che quello è proprio il giorno del suo settimo compleanno. Un po’ come il principe azzurro delle favole. Con colori diversi, certo.
Sono proprio fortunata! Si dice, mentre si dirige gioiosa verso di lui, trattenendosi a stento dal saltellare.
“Sai Sasuke-kun“comincia, dopo essersi parata di fronte lui, le mani congiunte dietro la schiena e il miglior sorriso stampato in volto “oggi è il mio complea--” Ma si blocca subitanea, di fronte all’occhiata fredda che il bambino, senza spostare il resto del corpo di un solo millimetro, le lancia.
“Non mi scocciare.” sibila, abbassando leggermente le palpebre sulle iridi che traboccano indifferenza e gonfiando le guance, assumendo un espressione truce che non si addice per niente ad un bimbo di sette anni.
“Ma…” balbetta Sakura, colta alla sprovvista. Fa involontariamente un passo indietro, mentre gli occhi le si riempiono di lacrime. Sasuke-kun non può averle detto una cosa del genere. Sasuke-kun è il principe azzurro, e il principe azzurro non deve assolutamente essere scortese con gli altri.
“Và via.” rimarca sprezzante, con la sua vocina stridula ed immatura, ritornando a fissare il vuoto.
Sakura trattiene le lacrime tra le ciglia chiare giusto il tempo di catapultarsi spedita fuori dall’aula, e lì, le spalle che vanno ad impattare contro la parete gelida, scosse da singhiozzi incontrollati, comprende per la prima volta che forse il principe azzurro di cui la mamma le ha sempre parlato non esiste.





“Con me Sakura!” borbotta severo Kakashi-sensei da dietro la maschera, facendo seguire all’ordine un violento scatto della mandibola. Sakura annuisce, ed obbediente segue il sensei tra le fronde degli alberi, prendendo una direzione diametralmente opposta a quella di Naruto.
Non crede che separarsi sia la decisine migliore, ma non è di certo quello il momento migliore per obbiettare. “Cercheremo di chiudergli la strada dal lato destro.” afferma Sai, monocorde come al solito, rivolgendo un’ultima intensa occhiata al senpai prima di sparire tra le fronde degli alberi insieme al compagno di team. Ormai anche lui ha preso a cuore quella missione -o forse sarebbe meglio dire ragione di vita- : riporterà a casa Uchiha Sasuke. Vivo.
La vecchia Sakura avrebbe rivolto loro un sorriso incoraggiante -di circostanza, ma pur sempre efficace-, sussurrando con gli occhi lucidi e le scapole tese uno “state attenti” a mezza bocca.
La nuova Sakura invece, si limita ad abbassare ripetutamente il capo, annuendo in silenzio, affiancando immediatamente Kakashi-sensei.
“Se puoi, evita di prendere parte allo scontro, Sakura.” dice, scartando abilmente da un ramo all’altro “Sei l’unico ninja medico della squadra.
Non possiamo assolutamente permetterci che ti succeda qualcosa.”
“Yo.” annuisce, di nuovo. Sembra non saper fare altro. È talmente concentrata a non farsi sopraffare dalla stanchezza -sono due giorni e tre notti che corrono senza sosta- da non accorgersi nemmeno che la vegetazione, fitta in modo quasi impensabile fino a poche centinaia di metri prima,
si sta facendo sempre più rada.
“Eccoci.” a risvegliarla, presente come al solito, è la voce calma e sicura del sensei, bloccatosi appena pochi passi davanti a lei. “Ci siamo.”
E quelle sono le ultime parole che sente prima di scorgere, finalmente in primo piano,
la sua figura in lontananza, circondata da ombre che non riconosce
ma che sa per certo appartenere alla sua nuova squadra.
Non vede Kakashi-sensei tirare su il coprifronte, lo sharingan libero da ogni costrizione.
Non vede Naruto, artigli affilati e canini puntuti, pronto allo scontro.
Non vede Sai dar vita alle sue creature d’inchiostro, già all’opera.
Non vede più niente.





28 marzo, dodici anni.

“Ti piace il regalo, Sakura-chan?” saltella giulivo Naruto, sventolando a un palmo dal naso della ragazza un curioso pacchettino quadrato, ricoperto di carta velina rosa alla bene e meglio. Indizio più che evidente che è stato lui stesso a confezionarlo.
“Prima di chiedere, che ne dici di farmelo scartare?” risponde sorpresa la ragazza, arrossendo un poco. Anche se i suoi modi cosi poco garbati la infastidiscono, non può mascherare il piacere che le provoca ricevere un regalo. E il fatto che il pensiero non sia venuto a lui in quel momento la sfiora solo di sfuggita. Non è il momento di farsi prendere dalla malinconia.
“Allora?” ripete sorridendo imperterrito, mentre lei osserva con una strana luce negli occhi verdi il blocchetto appena tirato fuori dall’ammasso informe di velina e scotch “Ti piace Sakura-chan? Ti piace?”
Sakura, interdetta, sposta velocemente lo sguardo dal regalo a Naruto, nella speranza che forse sia tutto un errore, uno scherzo di cattivo gusto. Ma l’infantile e smagliante sorriso che il biondo continua a rivolgerle le fa capire immediatamente che purtroppo è tutto vero.
“U-un blocchetto di buoni per…?” balbetta con una mezza smorfia tirata, indecisa se scoppiare a ridere o prenderlo a pugni.
“Si Sakura-chan!” la interrompe in preda all’euforia, riprendendo a saltellarle intorno “Potrai andare da Teuchi a mangiare ramen tutte le volte che vorrai!” completa la frase per lei, per poi piazzarle a pochi centimetri dal viso il lato destro del volto, in attesa almeno di un qualche segnale di riconoscenza.
Sakura deglutisce rumorosamente, guardandosi intorno con aria circospetta. Mai che Ino si facesse vedere nei momenti di bisogno, vero?
“Ehm… grazie” risponde alla fine, arretrando di un passo. Nonostante tutto, ha apprezzato il suo gesto, e picchiarlo non è nelle sue intenzioni. Almeno per il momento. “Questo regalo è veramente…”
“Stupido.”
Si voltano entrambi di scatto, in direzione di una familiare voce che attira immediatamente la loro attenzione. Naruto alquanto infastidito per l’interruzione di quello che secondo lui si sarebbe potuto trasformare nel più romantico dei momenti, Sakura stupita.
Sasuke Uchiha, l’ultimo membro del team seven, naso all’insù e sguardo tronfio, si sta avvicinando placidamente ai due. Sakura, attenta come sempre ad ogni suo gesto, non può fare a meno di notare come i suoi occhi finiscano per ricadere su di lei -o meglio, sul blocchetto che continua a stringere tra le mani- con una frequenza che non è da lui. “Salve Sasuke-kun!” sorride, alla fine, lasciando perdere del tutto la questione.
“Tempismo perfetto come sempre. Neh, Sasuke?” mormora sarcastico Naruto incrociando le braccia al petto, notando che il moro ha tutte le intenzioni di non levare le tende. Poi, come attraversato da una forte scarica elettrica fa un balzo in avanti, livido ed infervorato, l’indice destro puntato contro il volto dell‘Uchiha. “Cosa…” sibila, facendo vagare lo sguardo che promette tempesta sul viso rilassato dell’altro “Cosa hai detto del mio regalo?”
Sasuke sbuffa infastidito, allontanando il braccio ancora ben disteso del biondo con un gesto fluido ma secco della mano, quasi a scacciare una zanzara fastidiosa “Sei anche sordo adesso?” lo provoca, ghignando a mezza bocca “Ho detto che è stupido. S-t-u-p-i-d-o.” sillaba, sbeffeggiandolo “Hai capito?”
Sono forse lampi di puro odio quelli che Sakura vede schizzare fuori incontrollati dalle iridi cobalto di Naruto? Ancora prima di poter anche solo immaginare -e di conseguenza punire- una sua possibile reazione però, vede Sasuke dar loro le spalle, indifferente ed altezzoso, ed allontanarsi a passi spediti senza aggiungere altro.
Incassa la testa tra le scapole, delusa ed amareggiata. Non si sarebbe di certo aspettata un regalo -anche se, obbiettivamente, è preferibile non ricevere niente piuttosto che un intero blocchetto di buoni omaggio per il ramen- ma la sua anima di sognatrice dodicenne non ha mai smesso di sperare che in quel giorno speciale Sasuke-kun avrebbe potuto almeno avvicinarla e farle amichevolmente gli auguri, da bravo compagno di team.
“Razza di teme! La prossima volta allora vieni anche tu a comprarlo, piuttosto che darmi solo i soldi e fare il principino superiore!”





Kakashi-sensei le ha ordinato di restare al riparo, di non intervenire a meno che non sia indispensabile, di limitarsi a curarli nell’ipotesi -probabile- che si feriscano per poi rimandarli sul campo di battaglia.
Ma non può. Sakura non può continuare a rimare ferma a guardare i suoi compagni,
i suoi amici, combattere fino allo stremo delle forze, senza risparmiarsi,
contro di lui che non ha mostrato alcun segno di pietà nei confronti di Sai, che adesso giace al suolo privo di sensi ed immerso in una pozza di sangue. Il suo sangue.
Non può assolutamente permettere che il ragazzo dal colorito pallido ed i denti affilati ed il suo compagno che sembra aver apparentemente perso il controllo,
continuino a non dar tregua al sensei, ormai allo stremo delle forze.
Non può permettere che l’unica ragazza del gruppo, con arroganza invidiabile e linguaggio che se si fosse trovata in un altro contesto avrebbe definito comicamente sboccato, continui a guardarla da dietro i suoi occhiali scuri con aria di sufficienza, sfidandola.
E soprattutto non può permettere che Naruto tiri fuori la sesta coda contro Madara Uchiha ed il resto dei membri dell’Akatsuki.
Perché sa che a quel punto non ci sarebbero possibilità di scampo. Né per lui né per nessun altro.
“Adesso basta.” si dice, balzando fuori dalla boscaglia per atterrare agilmente all’interno di quella strana conca naturale prima di vegetazione e fogliame, che sembra nata apposta per ospitare lo scontro del secolo. Concentra rapida il chakra nella mano destra chiusa a pugno, muovendo un passo verso di lui.
“Sono io il tuo avversario, Sasuke…kun





28 marzo, sedici anni.

Sakura, rivolgendo agli amici il suo miglior sorriso, si chiude la porta di casa alle spalle con un tonfo sordo. È stato molto carino da parte di Naruto ed Ino organizzarle una festa non proprio a sorpresa -ha intuito le macchinazioni dei due sin dal principio- ma ha paura che se tardasse a rientrare solo di un altro secondo loro possano decidere di non andarsene più da casa sua. Ed è stanca Sakura, quasi non si regge più in piedi. È reduce da un massacrante turno in ospedale, e non vede l’ora di tuffarsi nel letto, bisognosa di riposo.
Sale fluida le scalinata che la condurrà in camera da letto, arpionandosi con la mano destra al corrimano color quercia, mentre con quella libera decide di sfilare il coprifronte, ottimizzando tempo e fatica.
Ormai arrivata in cima, un sorriso stracolmo di tenerezza le si dipinge sul viso “Sei ancora sveglio, Sasuke?” mormora affabile, mentre gli occhi si assottigliano, illuminandosi. Si piega quasi istintivamente al suolo, facendo leva sulle ginocchia lasciate scoperte dalla gonna scura “Ti avevo detto che avrei fatto tardi… non era necessario che mi aspettassi sveglio!” e continua a sorridere mentre allunga il braccio portando la mano sul capo corvino del micio, accarezzandolo delicata. Sasuke inizia a fare le fusa, muovendo ritmicamente la lunga coda in tinta con il resto del corpo, evidentemente soddisfatto da quelle attenzioni, mentre la fissa con i grandi ed allungati occhi scuri quasi volesse dirle qualcosa. “Vuoi per caso farmi gli auguri anche tu, Sasuke?” si azzarda a chiedere retorica, senza smettere di coccolarlo. E poi, come se avesse appena compreso di stare parlando con un gatto, riacquista la posizione eretta, il sorriso di poco prima ormai diventato una smorfia appena accennata, dirigendosi cauta verso la camera da letto.
“Dovrei smetterla di parlare con te Sasuke.” biascica, gettandosi di peso sul materasso “Non puoi rispondermi…” gli occhi smeraldini, notevolmente rimpiccioliti a causa della stanchezza, vagano per tutta la stanza, fino a bloccarsi su quella vecchia foto che non ha ancora avuto il coraggio di mettere via. Nonostante siano passati ormai anni. “… Non lo hai mai fatto.” continua, lasciandosi scivolare sul fianco destro, le mani posizionate sotto il capo a sostituzione di un cuscino troppo lontano per essere afferrato.
“Forse è ora che lasci perdere, Sasuke-kun” sussurra, appena prima di cadere in un sonno profondo e senza sogni.





“Hai finito?” chiede gelido Sasuke, scartando l’ennesimo destro dell’Haruno con disarmante facilità. La osserva frustrato, socchiudendo placidamente gli occhi, mentre con lentezza porta la mano destra ad afferrare la spada kusanagi che tiene ancorata alla shimenawa stretta in torno alla vita, ben in vista nonostante il mantello tipico dell’organizzazione di cui ormai fa ufficialmente parte. “Lo prendo per un si.” continua, osservandola criticamente dall’alto al basso.
“Sei diventato fastidioso in questi anni, Sasuke…” non tarda a rispondere, utilizzando con aria di sfida quello stesso termine che lui, anni addietro, evitava raramente di risparmiarle.
“Fastidioso, eh…?” si limita a mugugnare, pensoso. Che forse nemmeno lui l’abbia dimenticato?
Sakura non ha nemmeno il tempo di sbattere le palpebre, che se lo ritrova improvvisamente alle spalle, la kusanagi ormai fuori dal proprio fodero e puntata alla carotide.
“Non sei cambiata per niente, Sakura…” mormora, con una strana inflessione nella voce.
Nostalgica, forse?
“Nemmeno tu, in effetti.” biascica a mezza voce, rilassando le spalle.
È stanca di combattere, Sakura.
È stanca di inseguire un sogno ormai irrealizzabile.





28 marzo, diciotto anni.

“Oh Kami!” esclama Ino stanca, gettandosi di peso su una delle due sedie posizionate accanto al letto “Oggi non c’è stato un attimo di pace!” si stiracchia in maniera tutt’altro che femminile, congiungendo le mani dietro il capo, per poi gettare le lunga chioma bionda all’indietro con un gesto fluido.
“Hai ragione” la asseconda la rosa, sorridendo tenue, mentre rivolge un’occhiata tra il preoccupato ed il sollevato all’ultimo paziente della giornata. “E di certo tu non contribuisci ad alleggerirci il lavoro, Naruto!” esclama, sedendosi ai piedi del letto accompagnata da un cigolio ovattato.
“Stai diventando un paziente abituale!” infierisce Ino, trattenendo a stento uno sbadiglio “Pensavo che almeno oggi avresti evitato di cacciarti nei guai! Potevi fare questo regalo alla povera Sakura, che oltre ad allenarsi con te è costretta a vederti un giorno si e l’altro pure attraversare la porta dell’ospedale tutto ammaccato!”
Naturo abbassa il capo incerottato, stringendosi nelle spalle abbronzate “Mi dispiace… ma io volevo fare a Sakura-chan il regalo che merita.” sussurra rauco, senza guardarle “Volevo riportarglielo indietro.”
“Naruto tu…” sospira Sakura, non sapendo bene nemmeno come continuare la frase.
“Ma non devi essere triste Sakura-chan!” la interrompe, mostrandole finalmente il sorriso caldo e rassicurante che l‘ha da sempre contraddistinto “Questa volta ci sono andato molto vicino, dattebayo!Il prossimo anno avrai il tuo regalo… E’ una promessa.”





E sorride Sakura.
Sorride percependo lo spostamento d’aria alle sue spalle, indice del fatto che ormai tutto sta per finire.
Sorride avvertendo la lama attraversarle la gola da parte a parte.
Sorride sentendo le sue mani afferrarla saldamente per gli avambracci, accompagnandola nella caduta.
Sorride perché, anche se il suo tempo è ormai scaduto,
se ne va con lo sguardo fisso nelle pozze nere di lui.
Nonostante tutto l’ha rivisto. Non avrebbe potuto sperare in un regalo migliore.
“Auguri Sakura.”

28 marzo, diciannove anni.

























"The Time of my Life" di Domi_chan.

Grammatica e lessico: 8.5/10 punti
Stile e forma: 5/5 punti
Originalità: 9/10 punti
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10 punti
Attinenza al tema: 9.5/10 punti
Impressioni personali: 5/5 punti

Totale: 47/50 punti

Giudizio:

Sono rimasta basita da questa storia. Oserei dire perfetta, se non fosse per i troppi errori, che hanno causato un abbassamento del punteggio. Storia originale, anche se tratta di un tema abusato. Sei riuscita a creare un'idea di Sakura che la rispecchia alla perfezione, sia nel comportamento che nei pensieri. Una Sakura che matura e capisce. Nel suo percorso dai sette anni fino ai diciannove, capisce molte cose. In primo luogo, che non esiste il principe azzurro, e che Sasuke non potrà mai esserlo per lei. Poi si rende conto che il disinteresse del suo compagno potrebbe non essere reale, ma qualcosa di costruito. Ho pianto, devo ammetterlo. Perché nel lento scorrere della storia, aiutato dall'impaginazione particolare, diventa sempre più chiaro quale possa essere l'unico risvolto di quella 'rincorsa di Sasuke', ma solo nel momento in cui si rende conto che ormai tutto è perduto, è lì che Sasuke gli fa il suo primo vero regalo (ed io mi sono rimessa a piangere al solo pensarciXD). Ci sarebbero così tante cose da dire su questa storia, ma le lascio alla recensione che farò quando la pubblicherai. I personaggi sono tutti completamente IC nei loro gesti e riesci a gestirli e muoverli in maniera perfetta.






Non riesco ancora a crederci.
Terza. Al mio primo contest ò.ò
A parte lo shock iniziale -non ancora del tutto superato XD- non posso negare di essere più che soddisfatta, e non solo per la posizione: il giudizio di Iaia mi ha fatto gongolare per non ricordo nemmeno quanti minuti XD.
E questo perché tengo veramente a questa storia: sintetizza in poco più di quattro pagine tutti i miei ideali SasuSaku.

Ringrazio di nuovo la giudice per la pazienza con cui ha stilato i giudizi, la comprensione verso questa povera impedita che non riusciva ad inviare decentemente la storia e soprattutto per aver indetto un contest cosi stimolante.

Complimenti alle altre podiste e a tutte le partecipanti <3




Domi_chan



  
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