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Autore: channy_the_loner    14/12/2016    3 recensioni
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Poi, come se ti avesse chiamata, avevi abbassato lo sguardo e avevi incrociato un paio di occhi scarlatti, di un rosso così intenso che ti sembravano due fuochi scoppiettanti che illuminavano quella notte buia, gli stessi fuochi che stavano bruciando le tue guance in quel momento. Lui aveva immediatamente distolto lo sguardo e teletrasportato altrove, lasciandoti perplessa e disorientata. [...]
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Subaru Sakamaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vita in quella villa avvolta dalle tenebre ti era sembrata impossibile sin dal primo giorno in cui avevi messo piede lì dentro. Una vocetta alquanto impicciona e presuntuosa aveva iniziato a tormentarti giorno e notte, a tutte le ore, persino quando dormivi. Riuscivi a dialogare apertamente con quella presenza invisibile, a volte ci litigavi persino. Chiunque avrebbe potuto darti della pazza, ma infondo quella era l’unica compagnia che avevi ogni giorno. Certo, senza contare quei sei vampiri sadici e più folli di te, che non perdevano mai occasione per importunarti in ogni modo possibile, inventandole tutte pur di infastidirti e di farti del male, sia fisicamente che mentalmente. Nonostante non ti avessero ispirato fiducia sin dal principio, quando ancora non eri a conoscenza della verità nuda e cruda, avevi provato a fare amicizia – o meglio, a sopportarli anche se minimamente – ma tutto ciò non era servito a niente, se non a perdere del tempo prezioso per la preparazione mentale, che ti sarebbe servita parecchio per il resto della permanenza in quell’inferno.

La prima settimana passata in quella villa era stata, senza ombra di dubbio, la più difficile e complessa: ambiente nuovo, vita nuova, gente nuova. O meglio, vampiri schizofrenici nuovi. Non dimenticherai mai la sensazione di puro terrore quando scopristi la realtà che ti avevano obbligato a vivere. Avevi provato più e più volte a dartela a gambe levate, ma eri stata sempre raggiunta da uno di loro, quello che si trovava nei paraggi in quel momento, quel preciso momento in cui afferravi il cancello d’ingresso per aprirlo e correre via.

Avevi deciso di non darla vinta a quei sei opportunisti mentalmente instabili, così avevi ben pensato di restare chiusa in camera tua per il resto dei tuoi giorni. Ma no, non avevi intenzione di suicidarti – anche perché non te l’avrebbero mai permesso – ma volevi solo restare rinchiusa lì, con la vocetta sarcastica e il tuo blocco per disegni come unico passatempo, finché qualcuno non sarebbe venuto a salvarti, nonostante tu non avessi mai minimamente creduto nel Principe Azzurro. Anzi, a dirla tutta, a furia di passare il tempo sdraiata su quel morbido letto ad osservare il candido soffitto, avevi iniziato ad odiare le fiabe che ti raccontavano da piccola. Erano tutte bugie, tutti inganni. Non sarebbero mai esistiti i lieti fine in quel mondo così sbagliato e preferenziale.

Da bravi esseri superiori si erano trasportati più volte nella tua camera per succhiarti il sangue e tu avevi capito: avevi capito che per vincere non avresti dovuto opporre resistenza. Il piano di non produrre il benché minimo lamento aveva avuto successo; dopo qualche giorno avevano iniziato a non farti più visita frequentemente, i morsi diventavano sempre meno intensi, le cicatrici sempre meno visibili. Uno ad uno avevano abbandonato tutti, decretando silenziosamente la tua vittoria. Vittoria di cosa, poi? A furia di non muoverti dalla tua stanza avevi perso chili e chili, diventando man mano debole e pallida, oltre che magra come uno stecchino. Il misero pasto giornaliero che ti veniva malamente servito non ti entusiasmava, ma riusciva ancora di più a farti perdere quel poco d’appetito che ti riscuoteva dal silenzio ogni tanto, facendo lamentare rumorosamente il tuo stomaco.

Una notte ne avevi abbastanza di stare ad ascoltare quella vocetta malsana cantare a squarciagola nella tua testa una canzone di cui neanche ricordavi il titolo, perciò avevi deciso di guardare fuori dalla finestra: la Luna era piena, semplicemente bellissima, riusciva a farti brillare gli occhi che non sapevi neanche più di che colore fossero talmente che si erano spenti, col passare del tempo. Poi, come se ti avesse chiamata, avevi abbassato lo sguardo e avevi incrociato un paio di occhi scarlatti, di un rosso così intenso che ti sembravano due fuochi scoppiettanti che illuminavano quella notte buia, gli stessi fuochi che stavano bruciando le tue guance in quel momento. Lui aveva immediatamente distolto lo sguardo e teletrasportato altrove, lasciandoti perplessa e disorientata.

Non conoscevi nemmeno il suo nome. Ti eri costantemente limitata a riferirti a lui utilizzando soprannomi strani e improponibili – la fantasia non ti aveva mai abbandonata definitivamente, insieme a quel “tizio bianco” che continuava a fare capolino nella tua mente.

La notte successiva ti eri affacciata nuovamente alla finestra, allo stesso presunto orario – se non fosse stato per la Luna e il Sole avresti definitivamente perso la cognizione del tempo – e quello scenario si era ripetuto, questa volta con l’aggiunta di un debole sorriso da parte tua. E così anche nei giorni a venire.

Una notte avevi tirato fuori dal cassetto i tuoi fogli da disegno e impugnato una matita: ti era bastato osservare il giardino di rose che si trovava di fronte camera tua e avevi iniziato a tracciare linee leggiadre sulla carta bianca, dando vita a un altro giardino di rose, tutto in bianco e nero, come ormai vedevano i tuoi occhi ombrati.

Tre giorni dopo ti era rimasto un solo foglio inutilizzato: tutti gli altri raffiguravano solo ed esclusivamente rose, tutte in bianco e nero, con ombre sfumate e spinose, ma che sembravano al contempo così candide che avresti potuto dormirci sopra e sognare campi interi di cotone. Ma questa volta no, non avevi intenzione di disegnare tristi e malinconici fiori dalla corolla delicatamente spigolosa. Volevi ritrarre quel vampiro che se ne stava seduto tra i roseti con lo sguardo perso nel vuoto, volevi disegnare i lineamenti sottili del suo viso, volevi riprodurre i suoi due fuochi di un’affascinante luminosità spenta, volevi rappresentare la sua espressione afflitta e nostalgica.

Non eri sicura che lui sapesse di essere il tuo modello segreto, non sapevi se riuscisse a percepire sulla sua pelle lo sguardo veloce ed intenso che gli rivolgevi di tanto in tanto, non ti era chiaro se udisse i tuoi brevi sospiri di beata tranquillità, standotene comodamente seduta sul davanzale interno dell’ampia finestra della stanza.

Ma poi, in un tuo battito di ciglia, lui era scomparso nel nulla, per poi riapparire alle tue spalle, nella penombra della tua camera, accostato al piccolo scrittoio che riempiva in parte quella spoglia parete a cui era approssimato. Avevi sussultato senza volerlo veramente, sorpresa da quella visita repentina.

<< Che diavolo stai facendo, umana?! >> aveva urlato chiudendo le mani in due pugni stretti così tanto da fargli diventare le nocche ancora più pallide.

Avevi affrettato a stringere il foglio e l’intero blocco al petto, nell’impacciato tentativo di nascondere i disegni di quei giorni.

<< N-Nulla. >> avevi risposto, flebilmente, ma senza paura.

Per tua sfortuna, però, il vampiro aveva notato la matita consumata e alcuni fogli spiegazzati che, nel tentativo di metter via, ti erano sfuggiti dalle mani e caduti a terra. Lui si era chinato per prenderne uno ed osservarlo attentamente: aveva tra le mani il disegno che raffigurava una rosa appassita, nera e piena di sfumature grigie. L’avevi visto sgranare gli occhi e sfiorare le linee che componevano quello schizzo, lentamente, come se stesse aspettando di pungersi veramente con una di quelle spine.

<< L’hai fatto tu? >> ti aveva chiesto senza staccare gli occhi da quella rosa disegnata.

Nonostante la bocca impastata e il fumo che ti usciva dalle orecchie senza una motivazione che ti fosse stata abbastanza chiara, eri riuscita a rispondergli con la giusta acidità, facendo in modo che tornasse a guardare te.

<< Mi sembra ovvio, che l’ho fatto io. Vedi qualcun altro qui? >>

Il vampiro ti aveva rivolto uno sguardo carico di rabbia, ma era rimasto in silenzio; poi ti si era avvicinato con una velocità incredibile e ti aveva strappato con forza i fogli che tenevi stretti al petto, iniziando ad osservarli. Con uno slancio ti eri portata a lui per tentare di riprendere i disegni, ma senza successo: aveva alzato le braccia, in modo che tu non ci potessi arrivare. Avevi provato ad alzarti sulle punte per impedirgli di vedere il suo ritratto, ma ormai era già oggetto delle sue attenzioni: infatti aveva lasciato cadere a terra con non curanza gli altri fogli, concentrandosi completamente sul disegno che lo raffigurava e, seppur fossero solo schizzi e niente di effettivamente concreto, il vampiro sembrava essere rapito da quelle linee che lo ritraevano mentre, da seduto, guardava un punto indefinito ai suoi piedi.

Le forze ti erano improvvisamente mancate e avevi visto la stanza girare la stanza attorno a te, ma quel vampiro dai capelli bianchi ti aveva prontamente afferrato tra le braccia, per impedire di farti cadere violentemente a terra. Avevi percepito un sottile filo di preoccupazione in lui, nonostante il quel momento non eri nelle condizioni adatte per sentire qualcosa con certezza. Ti piacevano i suoi occhi, infuocati di una strana luce, osservarti intensamente, sovrastati dalle sopracciglia aggrottate, che gli donavano un’aria confusa che ti risultava essere troppo adorabile per lui. Ti eri lasciata scappare un sorriso, chiaramente rivolto a lui, al quale il vampiro era arrossito, risultandoti ancora più tenero.

Sentivi la testa scoppiare, le labbra calde, tutto il resto accaldato: ti era chiaro che la febbre aveva preso possesso di te, ne eri consapevole, sapevi benissimo che ti era dovuto alla carenza di forze di quegli ultimi giorni, che si erano fatte molto più intense. Ma non ti importava: in quel momento eri concentrata su quel vampiro che, l’avevi capito, ti piaceva. Ti piaceva come ti piaceva disegnare, e tu amavi il disegno. Eri confusa, non ti sapevi spiegare come avessi fatto ad innamorarti così in fretta. Restava il fatto che avevi sussurrato qualcosa impercettibilmente, non ricordavi neanche che cosa, ma lui aveva sentito e ti aveva baciato d’impulso: labbra a labbra, naso contro naso, respiro mozzato, il tutto ti era sembrato meraviglioso. Le pause per respirare erano brevi e sentivi i polmoni scoppiare, ma non avevi intenzione di staccarti da quelle labbra, a parer tuo, morbide e rinsananti.

<< Vattene da qui. >> ti aveva sussurrato tra un bacio e l’altro. << Vattene, finché sei in tempo. Vattene prima che gli altri ti distruggano del tutto. >>

Tu non gli avevi risposto, ma una cosa ti era certa: non te ne saresti andata per nulla al mondo, ora che avevi finalmente trovato il tuo gancio di salvezza in quell’abisso d’oscurità. Perché, ormai, ti era impossibile ignorare quel vampiro.

 

Angoletto dell’Autrice!!

Eccomi con un’altra OneShot, minna-san, questa volta richiesta da uno di voi lettori, precisamente da BEN_ARLET_JAEGER_ACKERMAN  XD   Non per vantarmi o altro, ma sono realmente soddisfatta di questa OS: credo di aver rispettato il carattere del nostro tsundere Subaru, ma sarei tanto felice se mi faceste sapere la vostra opinione ;D

Vorrei precisare una cosa: Subaru osservava la Reader perché, data la sua decisione di rimanere chiusa in camera sua, gli tornava in mente sua madre Christa quando era rinchiusa nella torre … E sappiamo tutti benissimo che Subaru è molto suscettibile quando si parla di questo argomento. In pratica, ho voluto mettere in risalto questa sua sensibilità “camuffandola” dietro a questa sua attrazione verso la protagonista di questa OS. Spero di aver reso bene l’idea e, sì, lo so, sono strana.

Io sicuramente tornerò con altre fic di questo genere, magari anche seguendo una vostra richiesta ^^

See Soon Everyone!!

Channy

  
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