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Autore: RaffaLella    14/12/2016    5 recensioni
Michela Pergolesi, aveva ventisette anni, tanta voglia di realizzare i suoi sogni e poche possibilità di farlo, ma poi...
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“Mi serve una finta fidanzata” Oh no! Che piano stupido! “E quindi noi due dobbiamo fingere di stare insieme, così lui si convincerà che sono solo voci quelle assurde chiacchiere su me e sua moglie!” espose raggiante, come se l'avesse messa a conoscenza di un piano brillante
“Giacomo, sei veramente un cretino! Da dove hai preso questa idea, da un libro di serie C, D, E? Spero che come principe del foro le tue strategie siano migliori di questa, perché questa fa veramente schifo!”
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“Michi, io potrei ricompensarti per questo grosso favore, con un favore altrettanto grosso” propose ammiccante, avvicinandosi nuovamente a lei
“Non sono interessata a nessun genere di prestazione sessuale. Faccio benissimo da sola, grazie” replicò la ragazza, indietreggiando ancora.
“Effettivamente da quando il rincoglione ti ha lasciata, fai molto da sola!” la schernì gongolante
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciao a tutti,
senza nemmeno rileggerlo, posto il capitolo prima di Natale, il prossimo spero di riuscore fra Natale e capodanno, ma non prometto niente perchè ho una serie di impegni e delle scadenze inderogabili.
Per ora vi lascio alla lettura di questo ottavo capitolo!

Capitolo VIII
La richiesta di Claudia


Il sole era ancora alto e faceva terribilmente caldo, ma era già pomeriggio inoltrato quando Giacomo era rientrato a casa. Michela era nervosa e arrabbiata per la sua assenza. Aveva fatto le pulizie molto rapidamente, si era messa a studiare, aveva pranzato con quello che aveva trovato nel frigo –pane, uovo sodo ed insalata– e poi si era rimessa a studiare. Concentrarsi era praticamente impossibile; quell'idiota le aveva promesso che sarebbe ritornato presto, ma poi le aveva inviato un messaggio per avvisarla che avrebbe pranzato fuori. Non aveva aggiunto altro, ma Michela sapeva che Giacomo era con lei. Era una strana coincidenza che avesse deciso di pranzare fuori, proprio quel giorno e così improvvisamente. Nella risposta al suo messaggio dove spiegava al ragazzo che la pazza era fuori dalla sua porta, lui aveva replicato: sto arrivando! E poiché dubitava che avesse deciso di pranzare fuori perché non riusciva a ritrovare la strada verso casa era ovvio che quella sciacquetta lo aveva catturato nella sua rete e che non aveva intenzione di lasciarlo andare. Non aveva nessuna prova che confutasse quella sua teoria, ma lei non aveva bisogno do prove, lei lo sapeva e basta! Le parole di Valeria le rimbombarono improvvisamente nella testa, rimbalzando tra i suoi neuroni. Tutte le volte che lo chiamo accorre come un cagnolino. Lei lo aveva chiamato e lui era corso da lei come un cagnolino scodinzolante. Quello stronzo aveva dimenticato la promessa che le aveva fatto; aveva dimenticato di occuparsi della casa, del pranzo, di lei. Valeria aveva schioccato le dita e lui aveva dimenticato ogni cosa. Il tempo era passato rapido e piacevole per quei due, mentre lei era rimasta a casa a preoccuparsi per lui, rosa dalla gelosia. Anche quell'inaspettata gelosia la faceva arrabbiare.
Valeria provava un forte interesse per Giacomo; era lampante, altrimenti non si sarebbe presentata alla sua porta a sfidarla a duello per riprenderselo. All'inizio la cosa l'aveva divertita, ma poi quella rivelazione secca e senza alcuna giustificazione l'aveva innervosita e il nervosismo era salito alle stelle quando l'ora di pranzo era passata e Giacomo continuava a latitare. Resta con te e proprio non riesco a capire il perché. Valeria aveva ragione, Giacomo era chiaramente molto attratto dalla giovane e bella figlia dell'avvocato Petroli, eppure continuava a tornare da lei. Perché? Quella domanda cominciava a martellarle nella testa con troppa insistenza, perché sempre più insistentemente cominciava a pensare che forse lui si era davvero innamorato di lei.
Era furiosa!
Giacomo ritornò a casa quando il grosso orologio da parete nel salottino/ingresso segnava un quarto alle quatto. Entrò carico di buste, la salutò frettolosamente e, senza degnarla di uno sguardo —mentre lei fingeva di essere immersa nella lettura di un libro che non aveva nemmeno capito quale fosse—, si rintanò in cucina. Mentre Giacomo rimetteva rumorosamente le vettovaglie in dispensa e nel frigo, la rabbia della ragazza cresceva esponenzialmente. Poteva tollerare il ritardo, ma trovava inaccettabile che lui non si fosse degnato di darle una spiegazione. Poteva almeno raccontarle una bugia, invece di ignorarla! Poteva raccontarle che aveva salvato una bambina da un cane inferocito o che si era buttato nel Tevere per salvare un barbone infelice. Raccontava un milione di palle al secondo e non poteva raccontarne una a lei? Anche se, realizzò che se le avesse raccontato una bugia lo avrebbe buttato lei nel Tevere per davvero. Pallottola continuava a buttarsi insistentemente su di lei in cerca di coccole, scodinzolando con eccessiva foga. La sua lunga e pelosa coda fulva era diventata una specie di frusta. Quello stronzo aveva coinvolto anche il suo piccolo amico pulcioso nella sua tresca! Avrebbe voluto prenderlo a calci, ma cercò di chetare il suo esuberante pelosone fulvo e ricominciò a studiare, cercando di tranquillizzarsi.
Dove era andato quell'idiota? Forse poteva semplicemente chiederglielo, ma non voleva dare nell'occhio e quindi decise di continuare ad ignorarlo. Ma dentro sé stessa, Michela cominciava a domandarsi con troppa insistenza: mi si noterà di più se glielo chiedo o se faccio finta di niente? Mi si noterà di più se lo prendo a calci o se non gli rivolgo mai più la parola? Stava per lanciare il libro contro quello stupido che continuava a sistemare cibo nella dispensa, come se avesse comprato cibo per un esercito di affamati. Doveva sentirsi terribilmente in colpa se aveva comprato tutto quel cibo compensatorio. Scosse la testa innervosita. Forse Giacomo non si sentiva in colpa, forse semplicemente non voleva disturbarla, d'altronde per quale ragione avrebbe dovuto sentirsi in colpa, loro non avevano una vera relazione, erano legati solo da un falso contratto affettivo. Loro non stavano insieme e lei non aveva nessun diritto di sentirsi gelosa di un'altra donna, per la quale l'amico aveva palesemente mostrato interesse. Chiuse gli occhi, cercando di riprendere il controllo.
Quando finalmente si era decisa ad aprire il libro di Economia Aziendale Internazionale, suonarono alla porta. “Vado io” si offrì avvicinandosi lentamente. Magari era di nuovo quella squinternata che veniva a fare sesso con Giacomo sull'onorato divano di casa sua!
Aprì la porta con la testa piena di pensieri bellicosi. Se era di nuovo quella pazzoide l'avrebbe presa a scudisciate; sarebbe andata a Portaportese* per comprare uno scudiscio vero, così le avrebbe insegnato l'educazione che la madre non era stata capace di inculcarle. Stupida ragazzina viziata!
“Ciao Michi” salutò Valerio giocoso
“Ciao” replicò lei improvvisamente rilassata. Tutti quei pensieri bellicosi che non le appartenevano, la mettevano in un terribile stato di agitazione “È tanto che non ci incrociamo”
“Avevo un esame e l'ultima settimana di studio lo faccio sempre nella casa che abbiamo in campagna” spiegò il ragazzo, massaggiandosi timidamente i folti capelli biondi “sai abitudini di quando ero ragazzino. La mamma prima della fine della scuola e dell'inizio delle ultime interrogazioni ci portava sempre a Vacone** a rilassarci e a ripassare con lei” sorrise giocoso “Val odiava quella tradizione, ma la mamma era sempre così felice che io lo facevo con piacere”
Michela sorrise compartecipe. Era proprio un bravo ragazzo, non somigliava per niente a quella strega della sorella gemella. Forse lei era stata adottata! “Sei così tenero” sentenziò con aria pensosa
“È la prima volta che una donna mi dice che sono tenero” affermò Valerio imbarazzato
“Scusa” replicò la ragazza in un'alzata di spalle “Non volevo essere...” essere come? Rimase in silenzio con gli occhi strettissimi “Non sono stata sgarbata, vero? Perdonami” forse non era garbato appellare un ragazzo con l'aggettivo tenero!
Valerio le sorrise benevolo. “No, non lo sei stata; se una ragazza bellissima come riesce a vedere il mio lato tenero, lo prendo come un complimento”
Michela vide Giacomo che si era affacciato sulla porta della cucina, con la coda dell'occhio. “Mi trovi bellissima?” domandò vezzosa, sfiorandogli il braccio nudo con la punta dei polpastrelli
Valerio sembrava confuso dall'atteggiamento sensualmente provocatorio di lei. “Sei più che bellissima, Giacomo è un uomo molto fortunato”
“Sei molto carino” insistette lei, mordendosi il labbro inferiore
Lui strinse gli occhi dubbioso. “Va tutto bene, Michi?”
“Certo, va tutto benissimo. Sono solo le solite insicurezze di noi donne. Certe volte una ragazza ha piacere di sentire dei complimenti” gli sorrise ammiccante “sopratutto se a pensarlo è un ragazzo carino e che sicuramente è molto corteggiato come te”
Valerio le carezzò il viso con le nocche della mano destra. “Sono sicuro che anche Giacomo pensa che tu sia bellissima, anche se non te lo dice abbastanza”
“Cosa ti serve, vicino?” domandò Giacomo sgarbato, avvicinandosi alla tenera coppietta
Valerio indietreggiò, allontanandosi da Michela “Mia madre mi ha detto che stasera uscite con lei, volevo domandarvi se le portate una busta di panni sporchi” spiegò imbarazzato “Ho un esame nei prossimi giorni e mamma non riesce a passare, quindi ho pensato di approfittare della vostra gentilezza”
“Spero che sia l'unica cosa di cui tu voglia approfittare!” Valerio lo fissò basito “In ogni modo, non credi che farsi lavare i panni sporchi da mammina sia un po' da bamboccione?” sostenne Giacomo acido
“No, non lo credo. Penso solo che sia molto pratico” osservò Valerio mostrando un sorriso tirato “Allora, mi fate questo favore?”
Giacomo cinse le spalle di Michela e la attirò a sé. “Per il nostro tenero vicino, qualsiasi cosa” sorrise sarcastico “Lasciaci il saccone alla porta” suggerì in un sorriso tirato “Scusaci, ma io e Michi dobbiamo ripassare prima di cominciare a prepararci per uscire e...” gli sorrise ammiccante “poi sai vorremo scaricare un po' di tensione”
Michela allontanò il braccio di Giacomo con evidente disappunto. “Non preoccupati ci pensiamo noi” lo rassicurò con gentilezza “Usciamo fra qualche ora, quindi riempi pure con calma il tuo saccone. Mi raccomando, fallo bello pesante a Giacomo i lavori di fatica piacciono, sopratutto quando è teso, lo aiutano a scaricare la tensione”
“Allora, grazie tante” ringraziò Valerio, mentre Giacomo rientrava in casa stizzito
Michela aspettò che il vicino aprisse la porta del suo appartamento, poi rientrò in casa. “Faccio presente che sia la spettacolare scena madre del fidanzato geloso, che tanta eccessiva sgarberia nei confronti di Valerio, non erano affatto necessarie” esternò compita
“Ed io ti rifaccio presente che non mi piace passare per uno stambecco. Mi sto impegnando a mantenere fede alla mia parte di contratto, tu vedi di rispettare la tua” replicò acido, fissandola corrucciato
“Non ho fatto niente di male” precisò lei laconica
“Ne sei sicura, Michi? Non sono cieco, ci stavi flirtando e lo stavi facendo apposta” i suoi occhi scintillarono di collera “E quell'idiota non aspettava altro”
“Ti sbagli” sostenne Michela sulla difensiva, stringendo le braccia al petto
Giacomo sorrise e sollevò un sopracciglio. “Non sei brava a mentire, amore mio” si grattò l'incolta barba “Ero con Valeria. È questo che volevi chiedermi da quando sono rientrato?”
Il cuore di Michela si strinse in un pugno piccolissimo e lo stomaco si contrasse convulsamente. “Quindi nonostante tu ti stia impegnando a far fede al tuo contratto, proprio non ci riesci!” esternò Michela contrariata, mostrando un sorriso di falsa cordialità “Vorrà dire che i gemelli Petroli penseranno che siamo una coppia aperta”
“Non sarei contrario ad una relazione aperta, come tu ben sai è il genere di relazione che preferisco; ma il contratto che ci lega prevede un rapporto di esclusività! Visto che aspettiamo un bambino, non credi che un tipo di relazione in cui ti scopi il nostro vicino di casa sarebbe piuttosto sconveniente?”
“Molto divertente, Giacomo” osservò la ragazza divertita
“Non capisco cosa ci trovi di divertente”
“Tu non trovi divertente che l'unico modo per avere con te un rapporto di esclusività è avere una finta relazione?” sostenne Michela, cominciando a sistemare i libri sul basso tavolino del salottino/ingresso
“Continui ad avere un atteggiamento puerile. Ti sembra il momento di sistemare?” sbottò, allargando le braccia incredulo
“Ti devo sentire con le orecchie, non con gli occhi, quindi ti ascolto, continua pure ad illuminarmi con le tue perle di maturità”
“La mia parte di contratto non prevede di non pranzare con un'amica” insistette indispettito
“Pranzare con un'amica?” ripeté fuori di sé dalla rabbia “Vorrai dire con una pazza squinternata che bussa alla mia porta insultando la mia intelligenza con le sue seccanti confessioni?” sospirò profondamente, mentre lo sguardo di Giacomo era fisso su di lei. Strinse al petto il grosso tomo blu con la copertina rigida di Economia Aziendale “Giacomo, non mi interessa un fico secco se ci sei andato a letto, ma almeno potresti dirmelo in faccia invece di ignorarmi, fingendo di rimettere le provviste per l'esercito della salvezza nella mia dispensa da persona normale” riprese fiato e ricominciò ad inveire contro il ragazzo che la fissava assorto “Non devi mentirmi, non è necessario. Io e te non stiamo veramente insieme, quindi per me ti puoi scopare tutto l'universo femminile, ma almeno non prendermi per il culo. So bene che lei ti piace, quindi se ci vai a letto hai la mia benedizione. Certo, proprio non capisco come faccia a piacerti una stronza del genere che non ha rispetto nemmeno per una donna incinta che è fidanzata con uno stronzo che la riempie di corna” terminò, stringendo al petto il grosso librone come fosse uno scudo
Giacomo aveva una strana vuota espressione stampata sulla faccia. “Hai finito?” Michela non replicò a quell'esortazione. Si sentiva finalmente leggera. “Bene. Non ti ho mentito e non ti prendo per il culo. Non sono andato a letto con Valeria e non perché non ne abbia voglia o perché lei non ci abbia provato” spiegò senza peli sulla lingua. Michela lo ascoltava perplessa, mantenendo un silenzioso contegno “Ho mantenuto fede alla mia parte di contratto, nonostante la difficoltà. Non ho mai negato che lei mi piaccia e che la trovo bella ed eccitante. Abbiamo avuto una relazione breve ma molto intensa e ho con lei un trasporto sessuale ed un'intesa fisica che ho avuto con pochissime donne. Ma tra me e te, Michi, c'è un contratto con delle regole precise. Tu mi stai aiutando e quindi io ci tengo a rispettare le clausole che mi hai imposto” Era solo per quel contratto che non andava a letto con Valeria? “Lei era molto provata dal vostro scontro ed aveva bisogno di me”
Anche io avevo bisogno di te. Pensò, senza esternarlo. “E tu sei andato in soccorso della povera principessa umiliata dalla strega cattiva”
“Lo so che lei non è una principessa bisognosa e so che tu non sei la strega cattiva. Non sono così annebbiato da non capire che Valeria ha fatto una cosa assurda, ma lei aveva bisogno di me, tu sei capace a cavartela da sola. Tu non hai bisogno di me, tu non hai bisogno di nessuno”
Davide l'aveva lasciata per un'altra, lui era rientrato prepotentemente nella sua vita e le sbatteva in faccia l'amore che provava per un'altra donna e continuava a lavorare in uno schifoso call center; solo perché era troppo orgogliosa per chiedere aiuto non significava che non ne aveva bisogno. “Mi sembra giusto, in fondo, è lei la donna di cui sei innamorato, quindi è normale che tu accorra quando lei ti chiama” esternò stizzita dalla superficialità dell'amico
“Ma sono ritornato da te” espose Giacomo senza esitazione
Michela aveva notato che Giacomo non aveva negato di essere innamorato di Valeria, ma allora perché era ritornato da lei? “Non era necessario!” replicò freddamente “Ho ancora qualche ora per studiare, quindi se non hai altro da aggiungere preferirei ritornare ai miei libri” comunicò, appoggiando il libro che ancora stringeva al petto, sul tavolinetto basso. Si sedette e sollevò lo sguardo in attesa della replica del ragazzo
Giacomo si premette il palmo della mano destra contro la fronte. “Porco cazzo, Michi, per una volta sto cercando di fare la cosa giusta” lei strinse gli occhi fissandolo incuriosita “Questa storia mi è sfuggita di mano e tutto per colpa tua”
“In che senso?” domandò Michela preoccupata
“Ritorna a studiare, non ho altro da aggiungere” ordinò seccato, voltandosi e ritornando in cucina
Michela si sedette e aprì il grosso tomo di economia aziendale. Il margine di contribuzione è dato dalla differenza tra ricavi totali e costi variabili, evidenzia il contributo della gestione tipica alla copertura dei costi fissi di struttura. Era un concetto chiaro che aveva capito bene, ma l'unica cosa a cui riusciva a pensare era: Sto cercando di fare la cosa giusta! Questa storia mi è sfuggita di mano. In cosa l'aveva coinvolta?
Mentre il ragazzo continuava ad occuparsi della casa, di Pallottola e di lei, Michela riprese a studiare, nonostante fosse continuamente distratta dal trillare del cellulare di Giacomo. Quel trillo persistente era diventato insopportabile e, ancora più insopportabile era quel suo continuo giocherellarci. Era sicuramente quella gatta morta, che continuava ad avere bisogno di lui! Avrebbe voluto farglielo volentieri ingoiare il telefonino, ma non poteva esplodere in una poco opportuna scenata di gelosia, anche se le prudevano terribilmente le mani. Quando il sole era ormai basso e cominciava a fare sera, chiuse i libri e cominciò a prepararsi per la serata. Entrò in bagno desiderosa e pronta ad immergersi sotto il getto di una doccia rigenerante. L'acqua calda le scorreva sulla pelle inumidita dal sudore, aiutandola a rilassare i muscoli contratti dalla tensione dello studio, dalla discussione con Giacomo, dalla piazzata della pazzoide e dalla scomoda postura. Si sentiva decisamente meglio!
Uscì dal bagno avvolta nell'accappatoio e, mentre cercava di allontanare Pallottola che saltellava come impazzito, entrò rapida in camera da letto, chiudendo la porta con due giri di chiave. Si asciugò e lasciò cadere l'accappatoio. Aprì l'armadio e cominciò a fissare con disappunto gli abiti appesi alle grucce. Non le andava per niente di uscire, né tanto meno di cenare alla stessa tavola della donna che aveva partorito la stronza che le voleva rubare Giacomo. Scosse la testa seccata dai suoi stessi pensieri. Respirò profondamente, non doveva pensare a quei due. Tra lei e Giacomo non c'era nulla e Valeria non le stava rubando un bel niente!
Afferrò la gruccia su cui era appeso un leggero vestitino asimmetrico verde turchese in crespato chiffon. Lo indossò e lo fermò ai fianchi con una delicata cintura di cuoio chiaro, a completamento della sua mise scelse degli stivaletti di cuoio morbido senza tacco. Era una serata informale, quindi aveva deciso di vestire senza troppi fronzoli. Mentre si rimirava nello specchio, raccogliendo i suoi lunghissimi capelli castani in una strettissima coda, pensò che il vestito era troppo corto, ma era una cena fra donne e l'unico uomo della serata era ormai abituato alle sue gambe coperte quasi sempre da pantaloncini microscopici. Si truccò leggermente gli occhi e le labbra con colori pastello tipici dell'estate ed uscì dalla camera da letto. Giacomo era già pronto; indossava un jeans blu e una camicia bianco e blu ad effetto jaquard, con le maniche arrotolate poco sotto il gomito ed i primi due bottoni sganciati. Sedeva sul divano ed accarezzava il fulvo testone di Pallottola che, chiamandolo con la zampa sinistra, gli chiedeva continuamente attenzioni.
“Non ti sembra troppo corto il vestito?” osservò, alzando fugacemente lo sguardo su di lei
“Non ti piace?” domandò seccata, memore ancora della loro discussione
“Non ho detto questo” precisò il ragazzo alzandosi e avvicinandosi lentamente “Ti sta bene, ma è particolarmente corto”
“Ci sarai tu a difendere il mio onore” osservò lei divertita
“Mi da fastidio che altri uomini ti fissino” replicò, carezzandole il collo con le nocche delle dita
Quel suo atteggiamento la innervosiva profondamente. “Vorrà dire che se qualcuno mi fissa gli potrai cecare*** gli occhi” suggerì seriosa
“Roma sarà piena di cecati, allora”
“La sanità laziale ti farà causa se dovrà pagare le pensioni a tutti questi ciechi” osservò, senza riuscire a nascondere un sorriso. Il cellulare di Giacomo, appoggiato sul tavolino basso trillo. “Non rispondi?” lo incitò lei, evidentemente contrariata
“Ora sono impegnato” replicò, avvicinando le sue labbra a quelle di lei. Michela scostò il viso, ma lui lo riportò parallelamente al suo. “Voglio baciarti” ordinò supplichevole appoggiando le sue labbra su quelle morbide di lei.
Perché? Michela era confusa, ma chiuse gli occhi e lasciò che il ragazzo carezzasse la sue labbra, che le assaporasse, che si spingesse in un bacio più intimo e profondo. Perché? La spinse contro il muro e, senza interrompere il contatto tra le loro labbra, le sue mani scivolarono sul morbido e liscio tessuto del vestito di lei. Le mani di Giacomo si insinuarono tra le pieghe dell'abito, sollevandone i lembi e dopo aver abbandonato la liscia trama del vestito si spinsero in ardite carezze sulla calda, sensuale e liscia pelle delle gambe di lei. Perché? Michela percepiva il calore delle sue mani sulla sua pelle, l'urgenza del desiderio di lui che esplodeva in un bacio che le impediva di riprendere fiato. Il suo corpo fremeva e vibrava al tocco di lui. Perché? Le labbra di Giacomo scivolarono sul suo lungo collo, la calda lingua del ragazzo si fece strada tra le pieghe della pelle, carezzò la scapola, mentre lei reclinando la testa gli offriva quel calice traboccante di desiderio. La mano destra di Giacomo scivolò dietro il collo di lei, premendo la sua bocca più forte contro la carne di lei. Perché? La labbra del ragazzo risalirono, disegnando i contorni della scapola, del collo, del mento fino a fermarsi sul lobo dell'orecchio sinistro, succhiandolo con seducente premura.
“Ti avevo detto che il vestito era troppo corto” sussurrò ansimante all'orecchio di lei. Scivolò con le mani tra le gambe della ragazza, strappandole un gemito di piacere “Anche se decisamente pratico”
Michela si morse il labbro inferiore ed inarcò la schiena, muovendosi contro la mano di lui. “Arriveremo in ritardo” obiettò debolmente
“Sarò veloce” la tranquillizzò Giacomo, annusando la pelle della ragazza che ancora profumava di bagnoschiuma alla vaniglia
“Non è una cosa che depone a tuo favore” replicò divertita, perdendosi in un nuovo gemito
Giacomo affondò la testa nell'incavo del suo collo. “Mi stai facendo impazzire” appoggiò la fronte su quella della ragazza “Non ho preservativi, li ho buttati tutti per non cadere in tentazione” spiegò pratico “Tu ne hai?”
“Ci dovrebbe essere qualcosa lasciato da Davide nel cassetto del tuo comodino”
“Spero che non siano troppo piccoli” replicò il ragazzo sarcastico, afferrando la mano di lei e trascinandola in camera da letto
Mentre Giacomo rovistava nel cassetto del suo comodino in cerca dei preservativi, Michela, con la schiena appoggiato allo stipite della porta, pensò che non era la cosa giusta da fare. Il suo corpo sembrava non riuscire a desiderare altro, ma il suo coinvolgimento mentale era troppo per poter gestire con il giusto distacco tutte le implicazioni emotive connesse ad un suo cedimento. Aveva eretto muri altissimi per proteggere il suo cuore dagli stronzi che sarebbero venuto dopo Giacomo. Negli anni, Lei aveva continuato ad aggiungere mattoni per rendere quel muro sempre più impenetrabile e Lui aveva sempre mantenuto la sua tacita promessa di non provare ad abbatterlo, ma quella surreale situazione aveva stravolto ogni cosa. Quel muro non era poi così solido e Giacomo lo stava facendo letteralmente a pezzi! Desiderava così tanto cedere al desiderio, ma quella forzata convivenza stava per volgere a termine, Giacomo sarebbe stato libero dalle clausole contrattuali di quel finto fidanzamento che lo legavano a lei, sarebbe stato libero di frequentare altre ragazze, libero di struggersi per Valeria, di innamorarsi. E, a quel punto, cosa sarebbe stato di lei? Giacomo le avrebbe nuovamente spezzato il cuore. Non poteva permetterlo!
Giacomo si avvicinò sornione, mostrandole trionfante il suo bottino. “Pensavo che fosse meno dotato, ma probabilmente perché mi è sempre stato antipatico” sostenne avvicinandosi “Tu sei una costante tentazione” spiegò inumidendosi le labbra “E sono troppo affamato, mia piccola cappuccetto rosso, per fare la cosa giusta”
Cosa lo aveva spinto a cambiare idea? “Faremo tardi” osservò la ragazza decisa
“Ricordo che avevamo già affrontato l'argomento” sostenne Giacomo, avvinghiando i fianchi della ragazza e spingendo il corpo di lei contro il suo “Se proprio non vuoi fare tardi, posso chiamare Claudia e disdire” avvicinò le sue labbra a quelle di Michela “Il desiderio è più forte di qualsiasi cosa in questo momento”
“Non sarebbe educato”
“Credo di averti già detto che Claudia è una donna di mentalità estremamente aperta, se le spiego la situazione capirà sicuramente” affondò la testa nell'incavo del collo della ragazza “Anzi credo proprio che approverà”
Michela appoggiò entrambe le mani sul petto largo del ragazzo ed indietreggiò, per mettere la maggiore distanza possibile fra loro. “Dobbiamo andare” si sistemò il vestito “Se non ti va più di uscire ricomincio a studiare” sostenne con freddezza
Giacomo scosse la testa divertito. “È sempre stato così con te. Carpe diem” sollevò le spalle rassegnato “E ho di nuovo perso l'attimo”

*

Passeggiavano silenziosi lungo viale dei Quattro Venti. Erano le nove e a quell'ora i negozi erano chiusi, le macchine passavano rapide e per strada c'era poca gente nonostante il caldo. Giacomo camminava avanti, reggendo sulla spalla destra la tracolla del pesante saccone contenente i vestiti sporchi di Valerio. Il vicino aveva preso alla lettera le parole di Michela e il borsone che aveva dato loro era grosso e pesante. Giacomo si era lagnato, ma aveva assolto al compito.
Le luci che illuminavano il lungo vialone erano troppo basse e la strada era particolarmente buia. Michela seguiva l'ombra di Giacomo con aria imbronciata. Era molto arrabbiata con lui per la discussione avuta nel pomeriggio e per l'ostentato interesse manifestato quella sera nei suoi confronti. Non capiva cosa, solo in particolari circostanze, scatenasse quel comportamento poco appropriato, che creava crepe profonde nel suo ormai sottilissimo muro. Era arrabbiata con sé stessa, per la sua debolezza, perché non riusciva a trovare il coraggio di affrontarlo. Era arrabbiata perché non riusciva a prendere una decisione chiara; se fosse stata più sicura nella sua risoluzione di non cedere agli approcci di Giacomo, lui non avrebbe ritentato più e più volte, ma lei cedeva quel tanto per dargli speranza che era solo questione di tempo. E forse era davvero solo questione di tempo. Camminavano da pochi minuti, quando Giacomo le afferrò la mano e, senza proferire parola, la strinse forte, guidandola al luogo dell'appuntamento.
L'Antica Roma distava poco più di una decina di minuti dal loro appartamento, ma a lei era sembrato un battito di ciglia; anche se continuava ad essere arrabbiata, era piacevole camminare mano nella mano in silenzio, sentendosi protetta dalla sua presenza. Cinque giorni e poi sarebbe tutto finito. La rabbia, l'insicurezza, l'ansia di non riuscire a fare la cosa giusta sarebbero svanite e loro sarebbero stati di nuovo amici.
L'insegna rossa de L'Antica Roma spiccava sopra la tettoia del ristorante. Lei si fermò sull'uscio del ristorante che brulicava di voci.
“Claudia è una donna alla mano. Sarà una bella serata” la rassicurò con dolcezza l’amico
“Non è la prima volta che esco con un altro essere umano, non temo lei o questa uscita” sostenne sarcastica. Erano altre le sue paure! “Perché fai così?”
Giacomo strinse gli occhi confuso. “Così come?”
La ragazza lo fissò esterrefatta. “Non fare l'idiota, hai capito benissimo”
“Veramente non capisco a cosa tu ti riferisca” si giustificò rapido
“Allora non fai l'idiota, lo sei per davvero” sbottò seccata. Ma come faceva a piacergli uno così stupido?
“Di qualsiasi cosa si tratti potremmo parlarne a casa? Ora non mi sembra né il luogo né il momento”
Michela scosse la testa rassegnata e sbuffò teatralmente. Strinse la mano di Giacomo e lo trascinò all'interno del locale. Le luci erano soffuse e la sala era abbastanza grande. I tavoli rotondi erano disposti per tutta l'area della sala e le sedie in legno e le arcate in muratura davano un senso di rustico ricercato. Era un posto molto accogliente. Una graziosa cameriera li accolse all'entrata e li accompagnò al tavolo dove Claudia e la sua amica li stavano aspettando.
“Scusate il ritardo” si scusò subitaneo Giacomo mentre si metteva a sedere “Io e Michi abbiamo avuto una discussione amichevole prima di uscire e non ci siamo accorti del tempo che passava”
“Tranquillo” lo rassicurò l'amica di Claudia sorridente “Anche noi siamo state giovani e ricordiamo bene quanto siano impegnative le amichevoli discussioni”
Ma che aveva capito?
“Martina, ma voi siete ancora giovani e bellissime” sostenne Giacomo sincero “Sono sicuro che sarete spesso impegnate in molte amichevoli discussioni”
Perché non spiegava il fraintendimento invece di alimentarlo? Aveva detto che Claudia sapeva tutto, quindi non dovevano fingere di stare insieme, né di aspettare un bambino, né di essere innamorati, né di fingere amichevoli discussioni piene di latenti doppi sensi. Era talmente stanca di quella faticosa giornata, che nonostante fosse grande la tentazione di spiegare il malinteso, decise di soprassedere in attesa che quella giornata volgesse rapidamente al termine.
“Quel saccone suppongo sia il regalo di mio figlio?” chiese Claudia, sporgendosi dalla sedia e osservando l’enorme borsone sistemato ai piedi della sedia di Giacomo “Mi sembra bello grosso”
“Ed è anche pesante. Michi aveva chiesto a tuo figlio di farlo pesantissimo” sbottò il ragazzo imbronciato “E lui, che le sbava praticamente addosso, ha eseguito alla perfezione la sua istanza” si versò un bicchiere di acqua, versandone anche alla ragazza che gli sedeva accanto “Dopo ti aiuto a metterlo in macchina”
“Come mai gli hai chiesto questa cosa?” domandò la donna incuriosita, appoggiando i gomiti sulla tavola ed avvicinandosi sensualmente a lei
“Perché volevo essere gentile” replicò lei con aria innocente
“Si, certo! Santa subito” scosse la testa “Lo hai fatto per ripicca” Michela lo fissò incredula. Da dove veniva fuori tanta sincerità, dall’uomo più bugiardo dell’universo? “Ma visto che avevi ragione, ho deciso di essere ubbidiente. Però non prenderci troppo la mano!” Oh mio Dio, era irriconoscibile!
Mentre Giacomo discorreva affabilmente con le due donne, mostrando un lato di sé che era riservato a pochi eletti, lei si soffermò ad osservarle incuriosita. Avevano più di quarant'anni, ma sembravano molto più giovani, dimostravano entrambe almeno dieci anni in meno. Claudia aveva un abbigliamento e delle maniere decisamente meno formali rispetto al loro primo incontro, alla festa di compleanno del marito e questo la faceva sembrare ancora più giovane. Indossava un paio di jeans chiari ed una blusa bianca che le cadeva morbida sui fianchi sottili; i lunghi capelli biondi erano appoggiati ai lati delle spalle, disegnati in morbidi boccoli. Era la donna più bella che avesse mai visto. I figli, Valerio e Valeria, avevano un certo fascino, ma nessuno dei due aveva la delicatezza dei lineamenti della madre. E pur avendo vent'anni in meno, la bellezza della figlia era completamente fagocitata dalla bellezza della madre.
Anche Martina, l'amica di Claudia, era una bella donna; era più giovane dell'amica di qualche anno. Aveva capelli cortissimi castani, con una frezza blu sul lato sinistro, che le cadeva liscia sull'orecchio. L'orecchio destro aveva otto cerchietti che andavano dal lobo fino a metà del padiglione, aveva un look alternativo, che contrastava con il suo lavoro. Martina era un medico; lavorava in un noto ospedale pubblico del Quartiere di Monteverde. Era una ginecologa; una delle poche a non essere obiettore di coscienza, aveva tenuto a puntualizzare più volte, rammaricandosi di quella nuova moda che era esplosa fra i suoi colleghi. Martina era una donna forte e sicura, ma ciò che aveva attirato l’attenzione di Michela era la simpatia dell’affascinante dottoressa. Era una donna molto divertente e raccontava degli aneddoti buffissimi che le succedevano in corsia e con le sue pazienti con un’ironia che la faceva sbellicare dalle risate.
Durante l'intera serata entrambe le donne si erano dimostrate di ottima compagnia e dotate di una brillante conversazione; sebbene ci fosse un’evidente differenza di età, l'uscita serale era andata ben oltre le modeste aspettative di Michela e, nonostante le remore iniziali, era contenta che Giacomo l'avesse convinta ad uscire.
“E, mio caro, tu che sei sempre prodigo di particolari piccanti, non ci racconti nessuna indiscrezione sulla vostra convivenza?” domandò Martina ammiccante ad un imbarazzato Giacomo
Michela lo fissava incredula, lui non era mai imbarazzato. Stava conoscendo un altro Giacomo, uno quasi normale! “Che genere di indiscrezione?” domandò lei divertita “Perché se intende qualcosa per cui potrei ricattarlo per tutta la vita, potrei fare un lungo elenco”
“Dammi del tu!” insistette la donna imbronciata “Se mi dai del lei, mi fai sentire vecchia”
Michela si sentiva imbarazzata per l'ennesima richiesta; Martina glielo aveva chiesto già tre volte, ma a lei veniva di chiamarla dottoressa Berti; quindi darle del tu le sembrava fuori questione. Tutta colpa dei suoi genitori che le avevano inculcato quel maledetto senso di rispetto per i professionisti e per gli anziani! “Certo, scusa”
“Se gli elenchi tutte queste indiscrezioni, poi non potrai più ricattarmi, amore mio” puntualizzò Giacomo, togliendola dall'imbarazzo, mentre tagliava il suo carpaccio di vitello al tartufo “E nn vorrei deluderti, ma non sai nulla di più, che non conosca chiunque abbia passato una sola notte con me!”
Michela sorrise gongolante, giocherellando con il calice di vino rosso. Senza dover fingere di essere la sua fidanzata e di essere incinta, si sentiva molto più rilassata “Ne sei veramente sicuro, Ferri?”
“Ora però ci hai incuriosite troppo, quindi o ci racconti tutto oppure dovremmo pagarti per ottenere queste informazioni” replicò in un raggiante sorriso Claudia
Michela bevve un sorso di vino, con sensuale lentezza. “Non so, Giacomo è piuttosto permaloso”
“Michi, amore mio, è troppo che non bevi” Giacomo afferrò il bicchiere dalle mani della ragazza “Mi sa che non lo reggi più come un tempo” affermò vuotando il calice di lei e appoggiandolo sul tavolo
“Che c'è Ferri cominci a tremare?” lo sfidò lei, arricciando il naso
“Guarda, per niente!” sostenne il ragazzo ostentando una sicura compostezza “E anche io avrei una serie di cose da raccontare su di te e sulla nostra eccitante convivenza”
Michela si morse il labbro inferiore e gli sfiorò il braccio ammiccante. “Ma io non sono un seduttore seriale come te, quindi non è proprio la stessa cosa”
“Il mio fascino sta nei miei difetti”
“E con questa frase ad effetto del nostro seduttore seriale” sostenne Martina, mentre intingeva il pane casareccio di Puglia nella sua zuppa di pesce “Ora devi assolutamente raccontarci almeno un succulento pettegolezzo” la donna si rivolse a Claudia “Dici che anche tua figlia è attratta dai suoi difetti?”
Michela raggelò per un attimo. La sola idea di Valeria le stava rovinando quella perfetta e rilassante serata. “Credo che sia attratta soprattutto dal suo bel faccino” sostenne la donna compita. Martina sapeva di Giacomo e Valeria, questo indicava che fra le due donne ci fosse molta confidenza. In realtà sembrava più che confidenza, era un qualcosa di più simile all'intimità.
“Ti hanno mai visto fare colazione le donne del giorno dopo?” domandò Michela gongolante, cercando di esliare in un angolo della sua testa il pensiero di Valeria. La ragazza era più che sicura che nessuna donna lo avesse mai visto fare veramente colazione, d'altronde nemmeno lei lo aveva mai visto prima della loro convivenza. Nel periodo in cui erano stati insieme, lui beveva solo caffè nero, la colazione dell'uomo vero ―quello che non deve chiedere mai―, anche se la quantità di zucchero che ci scioglieva era spropositata. Lui beveva lo zucchero con qualche goccia di caffè.
Giacomo strinse gli occhi, anche se la sua espressione era serena e divertita. “È una colazione normalissima”
“Certo per il 13% della popolazione” precisò Michela, avvicinando alla bocca il pezzo di aragosta intinta nel sugo di ananas. Le due donne la fissarono sgomente, mentre Giacomo scosse la testa divertito. “Tutti gli sdentati del paese: anziani e bambini”
“Mi prende in giro per il modo in cui mangio latte e biscotti” biascicò, senz sollevare la testa dal piatto
“Tu bevi latte e biscotti” si sentiva improvvisamente rilassata. Si rivolse alle donne che la guardavano divertite “Riscalda il latte tantissimo, diventa una specie di lava e dentro ci immerge quantità industriali di biscotti e li tiene ammollo finché non diventano una pappetta. Il latte passa da liquido a denso” arricciò il labbro in una fanciullesca smorfia “E prova anche ad offrirmelo come fosse una prelibatezza da Gambero Rosso”
“Visto che continui a rifiutarti di assaggiarlo, non puoi sapere se ti sto offrendo una prelibatezza” obiettò sorridente, accarezzandole il braccio con affettuosa confidenza.
Claudia li osservava con tenerezza e lo sguardo di Michela si posò sulla mano di Martina che stringeva forte la mano dell'amica con aria malinconica. “Vedo che vi divertite parecchio”
“Da morire” sostenne Giacomo giocoso “La serata più eccitante è stata la festa di compleanno di tuo marito” Michela pensò che il viso di Martina si era improvvisamente rabbuiato. In lei aveva riconosciuto la stessa angustia che si era affacciata prepotente nel suo cuore quando era stata nominata Valeria. “Ah, perdonami, dimenticavo: la battaglia per il fosso di Helm è stata la cosa più eccitante dell'ultimo mese”
“Sei stato tu a proporre la maratona del Signore degli Anelli” sbottò Michela, mettendo il broncio
“Volevo distrarti dallo studio; pensavo che stavi per impazzire e portarti fuori era impossibile visto che non ti sentivi bene” sollevò un sopracciglio “Alla fine ero completamente rincoglionito pure io”
Le due donne scoppiarono in una sonora risata, mentre Michela ripensava a quella serata. Era febbricitante e stava a casa da qualche giorno. Nonostante il mal di testa aveva continuato a studiare, ma poi si era sentita completamente prosciugata e il sabato era svuotata di tutte le forze. Giacomo era rimasto a casa con lei, che avvolta nel plaid, guardava la televisione, rammaricandosi di non poter studiare. L'amico aveva proposto una maratona del Signore degli Anelli versione integrale. 682 minuti di film in un solo giorno; alla fine le era sembrato di essere parte del mondo di Tolkien. Lui si era seduto sul divano accanto a lei e Michela si era accoccolata tra le sue braccia. Nonostante il caldo e nonostante la sua temperatura corporea non fosse delle più gradevoli, Giacomo era rimasto abbracciato a lei per tutto il tempo, alzandosi solo per prepararle un brodo di pollo che gli faceva sentire ancora più caldo. “Io mi sono divertita tantissimo e la battaglia del fosso di Helm è epica” sostenne lei senza esitazione, mettendo un sensuale broncio
“Super epica!” concordò Giacomo, schioccandole un sonoro bacio sulla tempia
“Tesoro, mi accompagni fuori a fumare?” domandò Claudia alzandosi, rivolta a Michela
La ragazza rimase per un attimo confusa; voleva sicuramente chiederle qualcosa. Cosa voleva da lei? “Certamente” assentì, alzandosi e seguendola fuori dal ristorante
Cominciava a fare caldo anche di sera; l'estate era arrivata e si prospettava calda e afosa. Claudia si accese una sigaretta e fissò il cielo terso, in cui però le stelle erano appena visibili. Sprazzi di nuvole dense uscivano dalle sue labbra perfettamente disegnate, mentre le luci dei fari delle auto illuminavano il contorno del suo ovale perfetto. “Giacomo è un bravo ragazzo” esplicitò con voce calda e carezzevole
“A modo suo” sostenne Michela, con la schiena appoggiata alla trave di legno che sosteneva la tettoia
“E ti vuole bene”
“A modo suo”
“Mio figlio mi parla spesso di te e anche Giacomo” sospirò profondamente “So che capirai le preoccupazioni di una madre, anche se non hai ancora figli” Voleva per davvero parlarle di quella pazza che lei detestava? “Ho deciso di lasciare mio marito” Giacomo non le aveva mentito! “Valerio è un ragazzo maturo e sono sicura che capirà la situazione, ma per Valeria le cose saranno complicate”
E quindi lei cosa doveva fare? Tenerle la mano? “Molte coppie divorziano e sua figlia è un'adulta, non una bambina che non capisce le situazioni” replicò freddamente, cercando di non mostrare la traboccante antipatia che provava per la figlia della donna
“Mio marito non la prenderà bene. Essere lasciati per un altro uomo sarebbe già abbastanza umiliante per lui, ma essere lasciato per una donna renderà le cose molto difficili” Michela strabuzzò gli occhi incredula “Giacomo non te lo ha detto?” domandò la donna confusa
Michela scosse la testa. “No, lui mi ha detto che lei aveva una relazione con una persona” in pratica glielo aveva confessato, quando aveva negato di aver detto che la donna aveva una relazione con un altro uomo. Le venne da sorridere, quel bugiardo patologico riusciva a mentire anche quando diceva la verità “ma non abbiamo mai parlato di chi fosse la persona
La donna aspirò la sigaretta nervosamente, le tremava la mano. “Giacomo è un bravo ragazzo, anche se tende a mostrare il contrario!” sostenne risoluta
“È Martina la persona con cui ha una relazione, signora Claudia?” domandò Michela titubante, fissando nei cerulei occhi della donna. Claudia annuì tranquilla. “Come mai Giacomo lo sapeva?”
La donna sorrise rasserenata. “Giacomo ci ha incontrate in una discoteca” Alla sua età andava ancora in discoteca? O, con più probabilità, conoscendo il soggetto, Giacomo andava in locali frequentati da donne mature per rimorchiare qualche avvenente quarantenne senza impegni. Era proprio un maniaco, forse Cecilia non aveva tutti i torti “Anzi, fuori da una discoteca e ci ha viste mentre ci baciavamo” la cosa le faceva un po' strano. Era abituata all'omosessualità maschile; se ne parlava dappertutto, nei film, in radio, in televisione, ma due donne insieme le sembrava un po' strano “lo avevo visto rientrare in discoteca con la coda dell'occhio. Avevo riconosciuto subito che era il giovane avvocato che lavorava con mio marito” Già suo marito, quello la faceva andare da sola in discoteca? “Il giorno dopo sono andata allo studio e ho provato a parlare con lui” Claudia spense la sigaretta e buttò la cicca nel posacenere “Ma mi ha sorpreso la sua reazione. Non solo non era interessato al fatto di avermi incontrata in una discoteca, ma non sembrava nemmeno impressionato per avermi vista baciare una donna” Lui lo aveva trovato sicuramente eccitante, da bravo maniaco pervertito. Claudia sorrise malinconica “Pensavo che fosse la sua traboccante superficialità che gli impediva di reagire nel modo convenzionale; invece abbiamo cominciato a parlare e” sospirò profondamente “È veramente un bravo ragazzo”
“L'ha convinta a lasciare suo marito?” domandò incuriosita
“Lui non ha mai fatto un solo commento su mio marito, su quello che era giusto, su quello che avrei dovuto fare. Niente. Zero. Quando poi siamo entrati in confidenza gli ho domandato perché non me lo avesse mai chiesto. Ero molto incuriosita da lui” sorrise rilassata “Mi ha risposto che se volevo avere una relazione extraconiugale non era lui sicuramente nella posizione di potermi giudicare” si sistemò i lunghi capelli biondi su una spalla “Non ha mai fatto accenno al fatto che quella relazione fosse con una donna, per lui è la stessa cosa”
“Giacomo è un ragazzo molto particolare” corroborò Michela tranquilla. Lei e Giacomo erano diversi in tantissime cose “Ma, mi scusi signora, non capisco perché mi racconta tutto questo”
“Perché lasciare mio marito è la cosa giusta da fare, ma Valeria non lo capirà e avrà bisogno di Giacomo”
Strinse i pugni innervosita. “Continuo a non capire” insistette seccata
“Non voglio mettermi fra voi due, ma vorrei che tu permettessi a Giacomo di stare vicino a mia figlia nei prossimi mesi” Michela la fissava stordita “So che Valeria può essere seccante” seccante era un eufemismo; odiosa era la parola giusta “E so che tende a mostrarsi sicura, ma è molto fragile” Fragile? Anche quella non era una parola calzante. Pazza era quella corretta “E lei... ”
“Mi spiace, ma lei si sbaglia” la interruppe freddamente “Tra me e Giacomo non c'è niente. Lui è innamorato di sua figlia e se lo conoscesse come lo conosco io se ne sarebbe accorta” sbuffò seccata di dover esprimere ad alta voce pensieri che la facevano stare male “Ora le racconto l'altra parte della storia, quella vista dalla mia prospettiva. Giacomo ha messo su questa pantomima solo per proteggere lei e sua figlia. Io sono stata tirata dentro per puro caso, mentre suo marito bussava con insistenza alla sua porta e mentre era seduto sulla tazza del cesso. Come vede nulla di romantico. Questa è solo una delle solite storie fantastiche che mette su per coprire un tradimento o per portarsi a letto la cogliona di turno. La sua storia è molto bella, ma la mia è molto più semplice. Fra qualche giorno metteremo un punto a questa assurda storia e ognuno andrà per la sua strada” si staccò dal muro e fissò la donna con freddo distacco “Giacomo e sua figlia staranno insieme anche senza il mio permesso. Così lei smetterà di farmi piazzate assurde e Giacomo smetterà di...” strinse gli occhi e scosse la testa. No; era impossibile, lui non le avrebbe mai fatto una cosa del genere. Loro erano amici. Lui le voleva bene.
“Michela” la voce della donna la ridestò da quel torpore “Giacomo ci tiene a te. E anche se non vi conosco bene, so quello che ho visto oggi e una donna della mia età riconosce due ragazzi innamorati”
Michela era così arrabbiata per quel pensiero disconnesso che aveva attraversato la sua testa, che voleva solo andarsene ed affrontare la situazione. Affrontare lui e svelare finalmente la reale ragione per cui l'aveva trascinata in quella storia. Le sembrava tutto finalmente chiaro “Giacomo non è innamorato di me, noi siamo già stati insieme e non ha funzionato perché mi stavo attaccando troppo” confessò furiosa, chiudendo gli occhi “Io lo conosco bene, meglio di lei, meglio di chiunque altro. Non solo perché so che gli piace la pappetta di biscotti nel latte o perché so che ha la pancia sempre piena d'aria e che fa delle maleodoranti puzze o perché so che non gli piace dormire da solo” ormai parlava a raffica senza nemmeno riprendere fiato “o perché so che ha un rapporto conflittuale con il padre e che ha deciso di fare l'avvocato perché lui voleva che il figlio diventasse un medico” la donna la fissava sgomenta “Lo conosco sufficientemente bene da sapere che lui non è innamorato di me e che è innamorato di sua figlia” tentò di recuperare la compostezza “Quindi stia tranquilla, io non sono un ostacolo” fece un leggero cenno del capo “Mi scusi per lo sfogo, è stato inopportuno” si appropinquò verso l'entrata del locale; voleva ritornare a casa “Mi scusi, ma vorrei ritornare a casa, sono molto stanca”
La donna le afferrò il polso, trattenendola con forza. “Hai troppe certezze Michela. Sono sicura di quello che ho detto, perché so quello che ho visto stasera. Il fatto che voi due non abbiate ancora affrontato la cosa da persone adulte non significa che mi sia sbagliata”
Michela scosse la testa e fissò Claudia con aria di sufficienza, divincolandosi dalla presa della donna. “Quelli più grandi pensano sempre di essere i depositari delle verità” la sfidò agguerrita “Non ho quindici anni, signora, ne ho ventisette e so bene quando piaccio ad un ragazzo e quando il ragazzo in questione è, invece, un fottutissimo stronzo che prenderò a calci nei coglioni”


* Portaportese: Nacque così, come mercato delle pulci, quello che è oggi il più famoso e frequentato mercato non alimentare romano, situato subito fuori della porta, lungo la via Portuense e nelle immediate vicinanze fino a viale Trastevere. Il mercato continua a tenersi soltanto la domenica mattina, ma nel tempo alcuni dei titolari delle bancarelle hanno convertito le baracche lungo la strada in impianti commerciali fissi.
** Vacone è un comune italiano di 267 abitanti della provincia di Rieti nel Lazio.
*** cecare. forma dialettale cfr accecare.


NdA: Bravissime a tutte, ci avete preso... Claudia aveva proprio una relazione omosessuale;)! Sono diventata troppo scontata o voi siete diventate bravissime a trovare gli indizi:).
Nel prossimo capitolo si svelerà cosa nasconde Giacomo e poi vedremo la storia dal suo punto di vista. Quindi, pronte a entrare nella testa di uno stronzo?
Alla prossima!
Lella

  
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