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Autore: koopafreak    16/12/2016    5 recensioni
Breve long-fic incentrata sulla commedia contorta tra il sovrano delle ombre e l'impacciato acchiappafantasmi del reame.
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Luigi, Re Boo
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chiedo infinitamente scusa a tutti i lettori fedeli per il ritardo con cui ho consegnato il presente e ultimo capitolo della fanfiction. Le ragioni sono sempre impegni extra-Efp, alternati a puntuali tracolli di ispirazione attutiti da morbido atterraggio nell'autodisprezzo. Se potessi vi stringerei la mano uno a uno e spero che il risultato qui sotto sia valso almeno in parte la vostra pazienza.

Happy reading!

Personaggi: Luigi, Re Boo, Mario, Pauline, Daisy (menzionata), Peach (menzionata), Bowser (menzionato), Rosalinda (menzionata), Altri personaggi (menzionati), OC.
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale.
Pairing: Het, Shonen-ai (unilaterale), Crack pairing.
Note: Tematiche delicate.





Silenzio





« Ci hai tenuto col fiato sospeso per settimane. » Mario si issò fuori dal tubo saltamondo, di ritorno dal pranzo domenicale dai genitori nella loro casetta a Brooklyn. « Nessuno aveva più idea di che fine avessi fatto o dove ti fossi imboscato. Non sai le giustificazioni che ho dovuto inventarmi per non far preoccupare mamma. » Il suo tono era legittimamente alterato per l'angoscia patita nell'attesa insostenibile di ricevere un qualche segno di vita che aveva tardato settimane ad arrivare.

« Quante volte ancora dovrò chiederti scusa? » Si udì la voce del fratello giungergli in rimando dall'interno del condotto.

« Una per ogni capello bianco che mi hai procurato. » Una mano delicata si tese dall'imboccatura e Mario la cinse galante per aiutare la damigella a uscire alla luce del sole.

« Guarda che non sono tutti quanti lì per colpa mia. » Luigi li seguì per ultimo, abbigliato forse con fin troppa eleganza per l'intima festicciola a casa dei loro genitori a celebrare il fidanzamento ufficiale tra i due innamorati che avevano coronato infine il loro sogno d'amore.

Mario arricciò indispettito il naso e fece per ribattere, ma si girò distratto non appena la stessa mano che aveva stretto poco prima richiamò la sua attenzione, sfiorandogli teneramente la guancia in una carezza.

« Io li amo tutti, i tuoi capelli bianchi » sussurrò vellutata Pauline con un sorriso a distenderle le labbra carnose, chinandosi un poco per posargli un bacio amorevole sulla fronte. Si rivolse poi al fratello del suo promesso sposo: « Siamo lieti e sollevati che tu sia tornato ». Si strinse contro la schiena di Mario, cingendogli dolcemente le spalle. « Fermati almeno qualche giorno. La tua camera è sempre pronta, proprio come l'hai lasciata. »

« Purtroppo ho molto lavoro in sospeso. » Luigi ribadì meccanicamente il pacato rifiuto con una serenità che finì per irritare il paladino numero uno del Regno dei Funghi. Sebbene lo dissimulasse con compostezza, il più alto sembrava impaziente di andarsene.

« Si può sapere, di grazia, cos'è che hai di meglio da fare piuttosto che stare un po' con la tua famiglia? » chiese Mario abbandonando rapidamente il buonumore del lieto evento, disorientato dal distacco che percepiva sotto il sorrisetto ingessato di fronte. « Sta bruciando un castello altrove, per caso? »

« Ho preferito lasciarmi addietro i giorni da eroe. Adesso mi dedico ad altro » fu la rivelazione che spiazzò gli interlocutori.

« Stai continuando a tempo pieno la tua professione di acchiappafantasmi? » domandò affascinata la bella Pauline.

« Acchiappafantasmi non è il termine più esatto. Fantasmologo sarebbe appropriato. »

« C'è una differenza? » La futura cognata si sentì un po' sciocca a chiedere, ammettendo la sua ignoranza in materia.

« Abissale » asserì Luigi con cipiglio esperto. « Originariamente mi limitavo a stanarli ed estirparli dai loro focolai infestati, trattandoli alla stregua di abusivi molesti. Adesso sto cercando di capire di più sulla loro natura e sulle ragioni che li hanno bloccati in questa realtà, sulle loro faccende in sospeso e come io possa aiutarli a risolverle. Durante il viaggio di ritorno da Sarasaland mi sono ritagliato un momento per tirare le somme su cosa ho concluso nella mia vita e ho avuto una folgorazione, rivoluzionando l'approccio verso i miei pazienti con cui ho imparato infine a stabilire un ponte comunicativo. Gli spettri, vedete, sono caratterizzati da una spiccatissima empatia, si nutrono delle nostre emozioni: se sei irascibile od ostile, da loro otterrai rabbia; vice versa se manifesti bendisposizione nei loro confronti. Ho mantenuto per anni il vizio di sbagliare in partenza, introducendomi armato nei loro rifugi e innescando io per primo una reazione violenta. »

I due fidanzati si scambiarono un'occhiata fugace, ma non interruppero il monologo di una fluenza mai udita dal tartagliante Luigi.

« Vi è sempre un motivo se hanno scelto di installarsi in un luogo preciso, un filo conduttore rimasto da recidere col pre mortem, e spostarli forzosamente è un evento traumatico che può produrre serie alterazioni a livello psicocomportamentale, fino all'insorgere di devianze sociopatiche, rendendoli altamente instabili e acuendone l'aggressività nei casi più critici. » La sicurezza con cui esponeva il discorso e l'abito fine costruirono l'impressione di un individuo totalmente diverso dal Luigi impacciato e che incespicava nelle parole se sottoposto allo scrutinio di più sguardi. « Non potrei descrivere il mio precedente modus operandi con nessun termine più calzante di “preistorico”, ma, per fortuna, quest'ultima pausa di riflessione che mi sono concesso mi ha aiutato a comprendere dove ho mancato tanto a lungo e ad adottare nei confronti dei non-vivi una strategia più efficace, e aggiungerei dignitosa. »

« I non-vivi? » ripeté il fratello, inarcando un sopracciglio.

« Preferiscono farsi chiamare così, in quanto non possono definirsi propriamente morti vagando liberi nella nostra dimensione, seppur con l'elettrocardiogramma piatto. »

« E i tuoi non-vivi si offendono se li trascuri solo qualche giorno? »

« Mi dispiace, Mario. » La voce dell'ex cacciatore di fantasmi si incrinò, mostrando finalmente qualche crepa nella maschera di cera. La separazione prematura era profondamente accusata da entrambi, a dispetto degli sforzi del più alto dei due a non tradirsi. « Sono all'urgente ricerca di pazienti le cui condizioni io stesso ho contribuito ad aggravare e voglio porre rimedio ai torti commessi. Non pochi, malauguratamente. Sento di non poter trovare serenità nel mio presente finché non avrò chiuso con gli errori del passato. »

Lo sguardo incupito del fratello si ammorbidì e gli occhi divennero lucidi di commozione. « Ven'accà. » Si fece avanti spalancando le braccia per accogliere Luigi che tuttavia non gli giunse incontro, limitandosi ad aprire appena le proprie per accettare il gesto di affetto. Mario lo strizzò come una spugna e lo staccò da terra.

Persino l'incantevole Pauline si lasciò coinvolgere dalla scena toccante, nascondendo un tremito delle labbra dietro le dita affusolate.

La magia non durò a lungo e Luigi si vide obbligato a sciogliere malvolentieri l'abbraccio, scongiurando il rischio che il fratello potesse accorgersi dell'immobilità sospetta del suo petto. Riuscire a simulare il movimento della respirazione era un conto, il battito cardiaco un altro.

Prima di lasciarlo libero, Mario gli strinse le spalle e lo fissò dritto in viso, in cerca del vecchio Luigi che sembrava non volerne sapere di riaffiorare oltre la fredda barriera che era rimasta ostinatamente eretta dal suo ritorno tanto sperato. « Se c'è qualcosa che ti tieni dentro e ti andrebbe di parlarne, sai che qui la porta è sempre aperta. »

« Lo so » rispose il fratello accennando un sorriso riconoscente. « Ad ogni modo, la mia camera vi sarà senz'altro più utile per il nuovo inquilino. » Girò il viso verso la futura signora Mario che, istintivamente, spostò la mano sul ventre ancora troppo piatto da rivelare la piccola vita che vi stava germogliando e che loro avevano celebrato tutti insieme a casa dei genitori a Brooklyn. Non spettava a Luigi il diritto di informarli che fossero due piccole vite, in realtà: una più forte, vibrante di energia, e l'altra invece tremula e incerta, come una fiammella che stenta al vento. « Mi rincresce addossare a voi l'incomodo di spostare la mia roba in soffitta. »

« Non c'è nulla che desideri portare con te? »

« Ho già tutto quel che mi occorre. » Le premure e l'amabilità di Pauline non erano soltanto uno schermo di cortesia e l'ex paladino era sicuro che lei sarebbe stata una moglie meravigliosa, non potendosi ritenere più felice per la sorte solare del fratello che a breve avrebbe ricevuto anche la gioia della paternità: la stessa che Luigi una volta sognava per se stesso.

« Be', verrai a trovarci presto, almeno » si raccomandò la donzella.

« Certamente. » Non molto tempo fa mentire lo metteva apertamente a disagio da impappinarsi all'istante, mentre ora si era trasformata in una necessità che gli riusciva con una naturalezza sfacciata. Era malinconicamente consapevole che, purtroppo, quella fosse stata soltanto la prima bugia di una lunga sfilza. « Farò del mio meglio. » Salì sulla moto che aveva parcheggiato accanto al passaggio per il mondo di origine, accomiatandosi con un cenno del capo.



« È lampante che non stia affatto bene » mormorò Mario avvilito, osservando il fratello allontanarsi nella direzione opposta a Fungopoli. Conciato come un becchino, con l'unico punto di colore costituito dall'ametista incastonata sulla placca della cravatta di cuoio intrecciato e a bordo della Moto Mach sfrecciante sulla strada sterrata, rendeva l'immagine quasi paradossale di un necroforo appena uscito dal gran premio della settimana, in ritardo per un'onoranza funebre. « Hai visto com'è vestito? Sembra di ritorno da un funerale, invece che da una festa in famiglia per noi e il nostro bambino. »

« Ha subito un duro colpo. Se per ora preferisce tenere la mente occupata con la sua vocazione, non giudichiamolo. » Pauline tentò di mitigare l'animo esacerbato del suo amore.

« Mi sento responsabile. »

« Per quale motivo? »

« Mi ero accorto che si comportasse in modo strano da mesi » ammise Mario con aria colpevole. « Sentivo che qualcosa non quadrava, che lo stava divorando dentro. Spariva per delle ore senza far sapere a nessuno dove si ficcasse e se provavo a chiederglielo diventava evasivo o, peggio, si alterava. E non intendo che si mettesse semplicemente sulla difensiva: diventava aggressivo con me come mai aveva fatto prima, mi diceva certe cose da darmi quasi l'impressione di non star più parlando con la stessa persona. Sembrava davvero qualcun altro, e quel qualcuno mi odiava. Poi, lo stesso giorno che re Richard ha scoperto di lui e di Daisy, si volatilizza di nuovo e dopo mi telefona al settimo cielo, già arrivato oltre i confini del regno, per farmi promettere di non seguirlo, a insistere che era la sua missione e che doveva farcela da solo. Io, contro ogni buon senso, l'ho lasciato andare. » La voce gli si spezzò. « E oggi paghiamo entrambi il prezzo perché non sono stato un fratello abbastanza presente. »

« Forse questa era una strada prescelta per lui. » La fanciulla gli carezzò dolcemente una guancia inumidita. « La storia con Daisy evidentemente non era destinata a resistere. Nessuno avrebbe potuto deviare questo corso, nemmeno tu. Immagino che Luigi se ne fosse già reso conto e che avesse sfogato parte della sua frustrazione su di te quando gliene davi occasione. Conoscendolo, dubito lo abbia fatto intenzionalmente. Alla fine ha voluto tentare il tutto per tutto, proprio come avresti fatto tu al suo posto se in quel castello ci fossi stata io. » Fissò gli occhi su quelli smarriti più in basso. « Luigi ha solo bisogno di tempo per ristabilire il suo equilibrio e se aiutare spiriti in difficoltà può servirgli ad alleviare la delusione, noi vedremo di sostenerlo in questa scelta e non lo faremo sentire solo. Lui è una parte fondamentale della famiglia e non permetteremo che se ne distanzi. Voglio che il nostro bambino, o la nostra bambina, cresca anche con l'affetto dell'unico zio che ha. »

Se Mario aveva mai covato dubbi sul fatto che la donna lì di fronte fosse quella giusta, colei con cui avrebbe lietamente condiviso ogni singolo giorno restante della sua vita, il suono di quelle parole spazzò via ogni microscopica, infinitesimale incertezza e, cingendole dolcemente il mento tra l'indice e il pollice, la baciò sentendosi esattamente come la prima volta che le loro labbra si erano congiunte.



Luigi si accertò di essersi allontanato a sufficienza dal campo visivo del fratello e della futura cognata prima di svoltare per il bosco, rifugiandosi nell'abbraccio confortante dell'ombra delle fronde. Gli occhi smisero di pizzicargli a causa della luce fastidiosa del giorno e la morsa dell'emicrania andò finalmente allentandosi. La prossima visita familiare sarebbe stata indiscutibilmente fissata dopo il tramonto, poiché il suo corpo mal tollerava ormai il tormento del sole tanto a lungo. Arrestò il mezzo e poggiò il peso su una gamba per estrarre un medaglione con una lunga catenina d'argento dalla tasca della giacca, aprendolo per rivelare una piccola cornice al suo interno: l'immagine contenuta era livida e indistinta come il negativo di una fotografia. Avvicinò il ciondolo al viso.

« Lasciami entrare. »

Alla frattura dimensionale occorse una manciata di secondi prima di materializzarglisi davanti, un gorgo oscuro senza fondo e terrificante nel quale Luigi avanzò imperturbabile. Si ritrovò sul viale di sassolini che conduceva alla porta della sua casetta, preciso e contornato dal praticello rugiadoso irrigato da poco. Notò che il caminetto era acceso.

Il portale si rimpicciolì alle sue spalle fino a svanire, inghiottendo qualche fogliolina rinsecchita che svolazzò brevemente nell'aria immota.

Il giovane smontò dalla sella e chiuse il veicolo nella rimessa di legno poco lontano dalla dimora, accanto al suo kart e al Poltergust 5000 rivestito di un velo di polvere. Si soffermò un momento a osservare la modesta abitazione, esattamente identica fuori a quella dove aveva convissuto col fratello dopo essersi trasferiti nel Regno dei Funghi e che aveva interamente ceduto al ramo genealogico pronto a generare nuove gemme. Immaginò la sua camera spoglia e ridipinta con yoshi e farfalle colorati, con due culle proprio al centro, fianco a fianco, sotto i raggi luminosi che permeavano dalla finestra: non troppo vicine da toccarsi, ma nemmeno troppo lontane affinché le lucette ancora nel grembo materno non si sentissero sole, separate dopo nove mesi insieme. Temeva tuttavia che la più fragile rischiasse di affievolirsi per sempre, vittima di una selezione naturale contro cui si stava tuttora battendo strenuamente. Molto presto Mario si sarebbe messo in contatto con lui per comunicargli ciò di cui era già al corrente.

Spostò lo sguardo sui boccioli di ipomea bianca che circondavano la casa, l'unico fiore capace di sopravvivere in un ambiente dove la luce solare era praticamente assente. Una fitta cappa di nebbia copriva tutt'intorno come una cupola protettiva attraverso la quale nemmeno il telescopio della vigile Rosalinda riusciva a spiare, mantenendo al sicuro quel limbo domestico nel cuore delle lugubri lande dimenticate dai vivi e divenute proprietà infestate del più potente fra gli spettri. Solo di notte, quando il cielo si era ormai imbrunito e lo sguardo della dama delle galassie non poteva individuarli nel loro angolino sperduto, la coltre si diradava moderatamente affinché il chiarore della luna filtrasse per donare vigore ai fiori, permettendo loro di schiudere le candide corolle a campanula come tante stelline sulle alte fioriere e sui pergolati.

Si sorprese a rimuginare se, per l'evento tanto atteso della nascita, avrebbe fatto meglio a inviare a casa del fratello rose o gigli bianchi, seppur costituissero scelte inflazionate, oppure margherite, fresie, giacinti... Non ti riguarda ormai. Con uno schiaffo mentale, si costrinse a tornare alla realtà. Prima smetterai di cercarli, meglio sarà per tutti. Ripiegò senza fretta verso la porta d'ingresso.



Poltercucciolo sollevò il musetto simpatico, abbaiò con allegria e saltò giù dalle gambe del secondo inquilino per correre a fargli le feste non appena Luigi ebbe varcato la soglia. « Come è andata la rimpatriata di famiglia? » chiese spassionatamente Re Boo senza distogliere l'attenzione dall'opera di uno dei suoi scrittori comici preferiti.

« Le lasagne di mia madre sono sempre le migliori. » Il fantasma in borghese si chinò per ricambiare il bentornato del suo cagnolino con le coccole. Gettò un'occhiata sulla copertina elaborata del libro tra le mani dello spettro adagiato sulla poltrona, con le caviglie comodamente incrociate sopra il poggiapiedi di velluto: I dolori del giovane Werther, in lingua originale.

« Preparo del tè, padron Luigi? » Una boo in grembiulino rosa fece timidamente capolino dalla cucina, ansiosa di deliziare il suo mecenate con le ultime creazioni pasticcere che aveva perfezionato.

« Grazie, Ombretta. » Questi soffermò lo sguardo su di lei per una frazione di secondo, senza rallentare il passo mentre saliva la rampa di scale per recarsi in bagno a espellere i resti masticati del pranzo e rimuovere il trucco dalla faccia e la tinta da capelli e baffi.

Re Boo sorrise tra sé dello stratagemma del suo allievo, ancora ben lungi dal tenere testa al maestro per apprendere come mutare il proprio ectoplasma così da emulare qualsiasi forma o individuo scelto, colori compresi. Ad ogni modo, il sovrano non poteva ritenersi affatto deluso. Per quanto ne sapeva, prima del novello deceduto al piano di sopra, lui era stato l'unico a padroneggiare l'abilità di riassumere le sembianze perdute e gli erano occorsi anni per conseguire un risultato impeccabile. Luigi, tuttavia, vi era riuscito in sole tre settimane, come se il suo fosse un dono naturale, e la cosa compiacque intimamente il re: aveva scelto un compagno forte, degno del potere che progettava di affidargli.

Avrebbe potuto elargirgli anche un maniero che nulla aveva da invidiare al suo, ma Luigi prediligeva la modestia e aveva espresso il desiderio di restare nella capannucola che gli aveva fatto costruire a fotocopia di quella nel Regno dei Funghi, per aiutarlo a riacquistare la memoria nei primi giorni post mortem. Quando un'anima si risveglia nei panni di un boo, prova la sensazione di essersi appena ridestata da un lungo sogno e necessita di tempo per riesumarne almeno la maggior parte o i più significativi dei pezzi prima che svaniscano nell'oblio. Vi sono pure boo che non riescono o preferiscono non ricordare, come la silenziosa Ombretta, battezzata da Luigi stesso dal momento che la loro piccola tuttofare non aveva mantenuto il più incolore briciolo di memoria sulle sue origini.

Re Boo udì il tintinnio del piattino sotto la tazza fumante che toccò il tavolino alla sua destra e scorse con la coda dell'occhio la sagoma bianca guizzare lesta al di fuori del suo campo visivo. Il primo istante in cui aveva inquadrato quello sguardo spaurito e tremebondo, aveva immediatamente riconosciuto una certa cameriera, spuntata fra i nuovi arrivi a rimpinguare le schiere fantasma sparse nel reame della principessa Peach, e le orribili ragioni per cui il processo di ricostruzione mnemonica della boo era stato inconsciamente stritolato gli erano divenute estremamente familiari, essendone d'altronde l'autore. Convinto dunque che lei non gli avrebbe procurato grane nemmeno dopo il trapasso e già avvezzo alla sua compagnia, il sovrano non aveva esitato a scartare tutti gli altri aspiranti al posto di domestico reale e proporla a Luigi che, intenerito dalla condizione della poverina, l'aveva accolta di buon grado nell'umile dimora.

Quest'ultimo fece ritorno di sotto in tutto il suo splendore esangue. Aveva addosso ancora i vestiti che Re Boo gli aveva fatto confezionare apposta per l'evento e lo spettro in estatica contemplazione si ritrovò a convenire con una vecchia conoscenza: il nero gli donava. Approvava ciò che vedeva, e approvava che Luigi non avesse ancora riposto il completo per dimostrargli tacitamente che gradiva il suo regalo, come tutti gli altri da lui donati in precedenza. A ogni visita l'oscuro sovrano usava portargli omaggi variegati: da libri e riviste a pezzi d'arte, curiosi reperti scovati nelle sue case infestate e rompicapo che aveva scoperto garbassero molto al giovane. Nelle lunghe giornate di ritiro esistenziale a elaborare la trasformazione e i cambiamenti derivati, Luigi aveva dato inizio una piccola collezione di puzzle sferici cinesi, ardui da allineare quanto ricercati nella perfezione degli intagli, e aveva preso a cimentarsi nel contact juggling per affinare la concentrazione, sia come passatempo che per giovamento personale. Ogni oggetto che contribuiva a riempire lo spazio della casa, compresa la casa stessa e la compagnia, era effettivamente un regalo del sovrano, con l'unica eccezione di Poltercucciolo che fedele aveva seguito il suo padrone. A volte Re Boo si presentava con qualcosa anche per il cagnolino che, in principio ritroso a causa della pericolosità che ogni regale cellula electoplasmatica ispirava, pian piano aveva infine accettato la sua presenza.

Luigi si accomodò davanti al tavolo da pranzo al centro del salottino, afferrò il quotidiano lasciato lì quella mattina e, lentamente, lo dispiegò sul mobile facendolo crocchiare. A occupare una pagina intera stava in bella mostra una foto del monarca della Terra Oscura e della principessa del Regno dei Funghi, mano nella mano e col medesimo sorriso ebete, sotto il titolo a caratteri cubitali che riportava l'annuncio del loro fidanzamento ufficiale. Sembra proprio che la disfatta amorosa di Luigi abbia spinto gli altri indecisi a darsi una mossa, considerò lo spettro.

« Mario diventerà padre » lo informò il giovane senza manifestare alcuna emozione nella voce.

Re Boo era stato già avvisato dalle sue spie della novella fresca di giornata. Non potevano proprio sospendere la fornicazione fino a dopo il matrimonio, quelle banderuole in balia dei loro istinti primari. Una sorpresa simile avrebbe reso ulteriormente lento e difficoltoso il distacco definitivo di Luigi dalla famiglia. Lo spettro si materializzò dietro la sedia, sporgendoglisi sopra e stringendogli le spalle con fare confidenziale, quasi paterno. « Pappette, piagnistei e pannolini » minimizzò affondando le dita nella stoffa e nella riproduzione di carne e ossa. « Mi sovviene una leggenda smentita sugli spartani che di fatto non gettavano nessuno da nessuna rupe, ma abbandonavano la prole imperfetta in mezzo alle foreste del monte Taigeto. »

Luigi non si scompose a una delle classiche uscite del suo stravagante protettore, scorrendo le colonne della pagina accanto dove i gossip sui promessi sposi volgevano verso un altro soggetto non meno stuzzicante, affiancate a una foto scattata a debita distanza da qualche audace paparazzo. La principessa di Sarasaland aveva fatto infine ritorno a casa dal suo anno di studi all'estero nel Regno dei Funghi. Era sbocciata in una splendida donna, impetuosa e sfuggente come il vento secco del deserto. I pretendenti perdevano la testa per lei, per quel fiore d'acciaio che respingeva caparbio la loro corte e sorvegliava fiero le terre di suo dominio in groppa alla sfinge più grande mai vista. Si vociferava che la pulzella avesse piegato la volontà della belva col solo sguardo, ancora nelle tenerezze della fanciullezza, e che l'armatura di spine intorno al suo cuore fosse stata eretta in seguito a una ferita ancora aperta...

Luigi interruppe la lettura e si concentrò sull'immagine in bianco e nero. Vide Totomesu impettito fra le dune e la roccia, col grande muso girato nella direzione del fotografo colto in flagrante per mostrare irritato le zanne. Il Gao, nonostante la diffidenza iniziale, era stato molto gentile con l'ex paladino quando lo aveva accompagnato ai cancelli. Il volto di Daisy era visibile soltanto per metà, catturato di profilo dall'obbiettivo e leggermente accigliato, come uno sparviero pronto a spiccare il volo. Le vesti della rampolla non si conformavano più alla moda occidentale, abbigliata secondo la tradizione sarasiana con gioielli d'oro su polsi e braccia e con una tunica attillata di lino bianco assai meno coprente rispetto all'abito che lei usava indossare prima del suo rientro. La faretra piena di frecce e l'arco stavano aderenti alla schiena eretta, coronando la figura di un'esotica amazzone.

Luigi rimpianse di averle strappato la luce da quegli occhi meravigliosi, capaci di sommergere qualsiasi male nella loro dolcezza, riponendo le proprie speranze in qualcuno che in futuro sarebbe stato così buono da restituirgliela assieme alla fiducia nel prossimo. Le ultime parole che lei gli aveva scritto nella lettera se le era prese il deserto, insieme a tutto il resto. Daisy gli aveva esposto per filo e per segno il suo piano nel pezzo di carta affidatogli da Totomesu: lo avrebbe raggiunto al di fuori la notte stessa della liberazione del castello, evadendo attraverso passaggi di cui soltanto i reali avevano conoscenza; Luigi l'avrebbe attesa oltre le mura nel punto preciso che lei gli aveva indicato e poi sarebbero partiti insieme. Non importava per dove, ovunque, lontano. Era stata disposta a mollare tutto. Lui non era stato disposto a permetterlo, devastato dalla verità sbattutagli in faccia nello schiacciante a tu per tu con Sua Faraonica Altezza Reale Richard Amenofi V.

Dopo che la sfinge lo aveva cordialmente scortato all'uscita, Luigi non si era trattenuto a riscuotere il generoso onorario per le eroiche prestazioni espletate e se ne era andato per la sua strada, smarrito nella mente e presto nel cammino, in mezzo alle tremende lande sabbiose. L'angoscia dell'addio che non c'era stato, sommata all'affaticamento della battaglia e alle ore insonni avevano giocato brutti scherzi alla sua lucidità. Probabilmente ci avevano messo lo zampino anche la ferocia del sole e l'aria secca che aveva dovuto affrontare di nuovo, ma stavolta già stremato in partenza e, come se il fato non si fosse accanito abbastanza su di lui, il fungo curativo che egli credeva di aver tenuto da parte era sparito. Ipotizzò che gli fosse caduto accidentalmente durante lo scontro con Tatanga, sebbene avesse nutrito la convinzione di aver controllato bene al termine del duello. Gli unici effetti rimastigli oltre alle vesti logore erano il martello (che, divenuto troppo pesante da trascinarsi appresso, Luigi si era visto costretto a buttare) e la spada cavalleresca di Re Boo che, invece, lo aveva accompagnato passo dopo passo sino alla sua fine.

Una volta persa anche la concezione del tempo dopo che il gelo della notte si era susseguito all'arsura diurna, con la mente ottenebrata dal dolore che lo avvolgeva e lo riempiva, il paladino aveva commesso al culmine di un raptus di follia un gesto estremo con l'ausilio della lama spezzata per averla scagliata furiosamente contro le rocce. L'anima svincolata dalla vita non era trasmigrata a concludere il suo viaggio nel Game Over, poiché una promessa era stata lasciata in sospeso. Fu così che, guidato dall'unico obiettivo che lo aveva ancorato al mondo che di regola avrebbe dovuto abbandonare, Luigi era tornato a rendere onore alla sua parola e Re Boo era stato amabilmente comprensivo a non avergli mosso lamentela per via della proprietà danneggiata.

Il salvatore di Sarasaland chiuse gli occhi, cercando invano di scacciare pericolose scene di vissuto. Quando i pensieri volgevano alla fanciulla se osava lasciarli liberi di vagare, il tormento di angoscia e nostalgia dentro di lui si rianimava furioso e Luigi viveva l'impressione di avere un buco nero nel suo sterno vuoto a cercare di consumarlo dall'interno. I vestiti cominciarono a sgonfiarglisi come se contenessero solamente vapore e un'espressione stravolta gli sfigurò i lineamenti.

« Mantieni il controllo » ordinò Re Boo autoritario sopra di lui.

Luigi si riscosse al richiamo e il suo corpo cessò di decomporsi in un alito di fumo, acquisendo lentamente solidità sotto lo sguardo vigile del sovrano. Ogni emozione venne di nuovo soffocata dalla maschera impassibile, come un colpo sparato al centro di una pozza di mercurio: le increspature erano affiorate e si erano ramificate distorcendo la superficie, poi si erano dissolte senza lasciare traccia.

« Ho abbassato la guardia. » Il giovane si cinse le tempie con una mano, visibilmente provato.

« Credo sia meglio disporre quanto prima del fattore scatenante. » Re Boo gli sfilò il giornale e, con un movimento fluido del braccio, lo gettò nel focolare che gli piaceva tenere acceso esclusivamente per l'atmosfera, essendo tutti gli inquilini insensibili alle temperature. Non gli giunse obiezione al provvedimento. Fece cenno alla domestica di portare loro il vassoio con il tè e il dessert: l'unico rimedio empiricamente comprovato ad addolcire le crisi d'umore più nere del suo immortale. Sarebbe stato troppo bello se la memoria di Luigi avesse fatto cilecca sul tassello della principessa, ma i ricordi di lei si erano rivelati più infestanti della gramigna.

« Quanto tempo ci vorrà prima che smetta di fare male? » domandò Luigi spostando il palmo sul petto, proprio sopra la cicatrice dove la lama lo aveva trafitto. Re Boo avvertì un fremito delizioso, memore della morte autoinflitta a cui aveva assistito personalmente, al chiaro di luna in mezzo al deserto. Non era la ferita tangibile a cui l'altro si riferiva.

« Il tempo che ti servirà per recidere il cordone ombelicale da ciò che hai abbandonato nella dimensione dei vivi. Quella è stata nulla di più di una fase embrionale in cui la crisalide deve completare la metamorfosi e non ha altro da offrirti. La tua vera esistenza ha appena avuto inizio. » Gli carezzò teneramente i capelli, o meglio, la loro replica ectoplasmatica. « Dimentica il resto e concentrati su te stesso, sul tuo potenziale inespresso che finalmente potrai sfogare senza alcuna inibizione. Io resterò al tuo fianco ad assisterti, se mi vorrai, e ti tramanderò ogni stilla di conoscenza che i miei secoli di solitario vagare in questo mondo ingiusto e crudele mi hanno riscosso. » Gli poggiò il mento sulla testa, avvolgendogli le braccia intorno al collo come si stringe un amante.

Luigi non rispose verbalmente, ma inclinò il busto all'indietro contro lo schienale e il torace del suo mentore, sovrano e amico al quale si stava ciecamente affidando. Se ogni sua battaglia e ogni sua speranza avevano finito per condurlo sino a quel punto, oltre la soglia del decesso, tanto valeva accettare ciò in cui il fato lo aveva trasformato.

Re Boo rifletté compiaciuto che se i due guardiani dell'oltretomba non lo avessero visto di buon occhio prima, ora meno che mai. Aveva commesso il crimine più imperdonabile, deviando un'anima pura dal suo ascendere verso il regno di pace perpetua a cui era destinata.

Erano liberi di fare tutto quello che volevano, erano liberi di non fare nulla. Avevano sconfitto il Game Over ed erano sfuggiti al giudizio minoico di Infernia (che smaniava certamente di aggiungere il sovrano ai suoi pezzi da collezione, fra le anime più crudeli nel Mondidigiù) e alla monotonia nell'empireo di Granbì, affermando la padronanza assoluta di una nuova e terribile libertà. Si erano insubordinati all'ordine naturale e avevano deciso per se stessi, come artisti avversi all'omologazione. Nessun confine materiale poteva prevaricarli nella realtà immersa in una ciclopica danza macabra. L'ombra era la loro dimora e l'universo intero il loro regno.


Nota d'autrice:

E così l'ultimo atto si chiude, ma non per questo si smetterà di leggere di Luigi e Re Boo nella piccola sezione Mario Bros., non temete, perché altro bolle già nel calderone. Anyhow, ho creato questa fanfiction con l'intento di scrivere qualcosa al di fuori dei soliti schemi e capisco che un finale così insolito non possa andare a genio a tutti. Se qualche fan di Luigi o di Daisy è rimasto turbato, chiedo venia.

Tutti i personaggi dell'universo di Super Mario ivi citati appartengono alla Nintendo Company Ltd. con l'eccezione dell'OC Oriella, creata in collaborazione con la gentile utente Lulumiao. Al mio dubbio iniziale sull'aspetto fisico della nuova cameriera, lei ha proposto «una bella biondona con un vestitino rosa», così ho adattato il suggerimento al contesto del Regno dei Funghi ed è nata la toad che conosciamo. Anche il nome Oriella è stato proposto da Lulumiao, che mi ha inoltre dato una mano con la revisione di ogni capitolo. Un bel plauso di ringraziamento va di diritto a lei! *urla di giubilo e fuochi d'artificio*

Ulteriori dettagli su cui rivendico la proprietà intellettuale (mi sento quasi importante!) sono l'aspetto antropomorfo di Re Boo e la parlata snob marcata da qualche francesismo, apportati alla sua figura per renderla più coerente col passato che ho inventato per costui. Spero che tali modifiche non abbiano snaturato troppo il fantasmone a cui siamo abituati oppure, se qualcuno ritiene che siano state eccessive o se l'atteggiamento di un altro personaggio risulta sopra le righe, provvederò a segnalare l'OOC tra le note della storia.

Chiudo inserendo un po' di pubblicità che voi gentili lettori siete liberi di ignorare. Se aveste desiderio di gustarvi qualche fanfiction di qualità in questa modesta sezioncina, pretty pretty please with cherries on top and ice cream in the middle and chocolate on the bottom, fate un pensierino sugli scritti delle utenti bulmasanzo e Lulumiao. Sono convinta che il loro originale contributo nella Mario Bros. (e non solo) meriti davvero di ricevere più attenzione.

koopafreak si china, vi ringrazia e saluta :]



Questa fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

  
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