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Autore: Ghost Writer TNCS    17/12/2016    2 recensioni
Leona è nata con un potere terribile e straordinario, una forza inarrestabile originata nel cuore più profondo dell’Inferno, capace di sbaragliare qualsiasi avversario. Un mostro.
Alphard non è nemmeno nato: lui è un ibrido, il prototipo di un nuovo tipo di supersoldato. Un esperimento.
Insieme si sono diretti su Shytia, un pianeta devastato dalla guerra civile e ora saldamente nelle mani di criminali senza scrupoli, e lì hanno fondato una gilda: la Brigata delle Bestie Selvagge. Ma hanno bisogno di una grande impresa per riuscire ad emergere, per dimostrare quanto valgono.
Un giorno vengono a sapere che Adolf O’Neill, il fuorilegge che controlla la vicina Traumburg, è entrato in possesso di un antico artefatto dal valore inestimabile. Ucciderlo vorrebbe dire liberare la città, ma anche e soprattutto poter saccheggiare la sua ricchissima collezione.
Prima però dovranno trovare degli alleati: qualcuno abbastanza folle da voler attaccare la roccaforte di O’Neill insieme a loro. Qualcuno che abbia la stoffa di una Bestia Selvaggia.
“Non siamo eroi, ma se avete bisogno di un eroe, chiamateci.”
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Azione, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10. Le tattiche dei leader

«Ok, ci siamo» affermò Leona. Prese un bel respiro. «Devo ammettere che sono un po’ nervosa.»

«È solo una riunione preliminare, non è il caso di preoccuparsi» la rassicurò Kael con quel suo tono piatto e vagamente spettrale.

La giovane sollevò lo sguardo fino al terzo piano dell’edificio che aveva di fronte. Per l’occasione aveva scelto degli abiti più eleganti del solito, sufficientemente formali da non sfigurare davanti ad Ulysses, ma senza dimenticare che dietro ogni angolo poteva nascondersi una rissa. Indossava anche degli orecchini a clip dorati con piccoli brillanti incastonati; fin da piccola avrebbe voluto farsi i buchi alle orecchie, ma il suo corpo indistruttibile non gliel’aveva permesso.

Diede un’ultima sistemata alla raffinata giacca bianca, un capo piuttosto costoso che per contrasto risaltava sui pantaloni neri. Questi ultimi erano fatti di un materiale elastico e resistente, perfetti per risolvere una scaramuccia di strada senza danneggiarsi. «Ok, andiamo.»

La sera precedente lei e i suoi compagni si erano riuniti per decidere se allearsi o meno con i Boia Tagliagole, e alla fine la proposta era stata accettata all’unanimità: avevano bisogno del loro aiuto per sconfiggere O’Neill.

La felidiana entrò per prima e Kael la seguì in silenzio. Dopo essersi incontrato con Ulysses Dąbriński, il coleotteriano aveva riflettuto attentamente sulle parole del treant ed era convinto di aver preso la decisione migliore. Forse non la migliore in assoluto, ma sicuramente la migliore per se stesso…

«Signor Makabi, lei conosce Hannibal, la Marionetta di O’Neill?» gli domandò Ulysses.

Kael allargò le quattro mani. «Sono arrivato da poco in città, mi spiace.»

«Hannibal è di gran lunga il guerriero più forte di O’Neill. È soprattutto grazie a lui se nessuno osa sfidarlo, e per sconfiggere un mostro simile mi serve qualcuno di altrettanto forte: qualcuno come Leona Asterion. Ma c’è dell’altro: Hannibal viene soprannominato “la Marionetta” perché O’Neill l’ha reso davvero una sua marionetta, al punto che può fargli eseguire qualsiasi ordine senza che lui possa minimamente opporsi. Adesso ha capito perché saremo noi i vincitori?»

«Lei vuole fare la stessa cosa con la signorina Asterion» intuì Kael. «Vuole trasformarla in una marionetta ai suoi ordini, e grazie a lei potrà controllare la città. Ma come pensa di riuscirci?»

Il treant esitò, non voleva rivelare un dettaglio così importante del suo piano, ma alla fine le insistenze dell’insetto ebbero la meglio e il capo dei Boia Tagliagole fu costretto a scoprire il suo asso nella manica più importante. Un asso che avrebbe potuto fargli vincere qualsiasi partita.

Il coleotteriano, molto colpito dalle parole del suo interlocutore, rifletté in silenzio per alcuni lunghi secondi. In effetti si trattava di un progetto notevole, e grazie ad esso la conquista di Traumburg sarebbe stata quasi una formalità.

«Allora, l’ho convinta?»

Kael si concesse ancora qualche teatrale momento prima di rispondere. «Sì. Devo riconoscere che ha architettato tutto alla perfezione, le faccio i miei complimenti.»

Il treant non nascose una punta di soddisfazione. «Ormai sarà chiaro anche a lei che nel giro di una settimana non ci sarà più nessuna Brigata delle Bestie Selvagge e che Traumburg avrà un nuovo padrone.» Si alzò in piedi. «Ora mi scusi, ma ho un appuntamento con i rappresentati di una società di costruzioni: deve sapere che quello dell’edilizia è sempre stato un settore molto redditizio.»

Kael si alzò a sua volta e gli strinse rispettosamente la mano.

Ulysses gli sorrise, ma mantenne salda la sua stretta. «Lei è una persona intelligente, ora che ha capito chi saranno i vincitori, cerchi di non avere altri ripensamenti. Ci siamo capiti?»

«Gliel’ho già detto: l’ultima volta che ho sbagliato a scegliermi i compagni, mi sono fatto tre anni a Pryzonn; non ripeterò lo stesso errore.»

«Signorina Asterion, mi permetta di ringraziarla ancora una volta per aver accettato di collaborare con noi» esordì Ulysses andando ad accogliere i suoi graditi ospiti. «Le assicuro che non se ne pentirà.»

«Il nostro nemico è lo stesso, sarebbe stato sciocco non collaborare» annuì la felidiana. «Le confesso che sono curiosa di conoscere i leader delle due bande a cui mi aveva accennato. Sono già arrivati?»

«Solo uno dei due. Venite, ve lo presento.»

Dopo aver ricevuto una videochiamata dove la giovane anticipava la sua adesione, Ulysses aveva chiesto a Leona di venire alla base dei Boia Tagliagole per discutere con due importanti alleati. Stando alle parole del treant, c’erano anche altri gruppi che sostenevano l’ambizioso progetto di spodestare Aaron O’Neill, tuttavia era preferibile non incontrarsi tutti insieme per non far nascere pericolosi sospetti: l’ex militare aveva numerose spie, quindi dovevano fare di tutto per mantenere un basso profilo.

«Signori, vi presento Salvatore Bicchierino, di Freudeburg. Salvatore, come promesso, lei è Leona Asterion, della Brigata delle Bestie Selvagge.»

«È un vero piacere conoscerla» affermò il diretto interessato stringendole calorosamente la mano. Era piuttosto basso, aveva la pelle di una sfumatura tendente al grigio e gli occhi erano incredibilmente scuri, senza sclere, quindi con ogni probabilità si trattava di un duergo[21]. Le rughe sul viso non gli davano un’aria molto amichevole, così come i numerosi anelli che aveva quasi ad ogni dito. Non portava la barba: quello dei nani e dei duerghi barbuti del resto era più che altro un semplice stereotipo.

«Prego, accomodatevi. Il signor Hopkins dovrebbe arrivare a breve» assicurò Ulysses. «Intanto provo a contattarlo.»

Dopo aver salutato anche Kael, Salvatore tornò da Leona per scambiare qualche parola con lei. Le spiegò con fierezza di essere un affermato criminale della vicina Freudeburg e che mirava ad espandere i suoi traffici di armi e droga anche a Traumburg. Per lui la sconfitta di O’Neill avrebbe significato una grande opportunità di guadagno, quindi era più che disposto ad aiutare il treant a prendere il potere.

«Signori, temo di avere una brutta notizia» annunciò Ulysses dopo averli raggiunti nella luminosa sala. «Mi hanno appena riferito che il signor Hopkins è morto in un incidente stradale.»

«Gliel’avevo detto che è da coglioni girare con un’auto scoperta su questo pianeta» commentò il duergo, per nulla addolorato per la sorte del suo alleato. «Sai già chi gli subentrerà? Altrimenti chiedi anche agli altri di portare qualche uomo in più e non ci saranno problemi.»

«I miei uomini se ne stanno occupando» annuì il treant, che non aveva perso il suo lucido autocontrollo.

Nonostante la prematura scomparsa del loro alleato, Ulysses e Salvatore cominciarono ad illustrare ai nuovi alleati le linee guida del loro piano. L’accordo era che ogni gruppo avrebbe mandato un certo numero di uomini, così da poter competere con le forze che O’Neill avrebbe schierato in sua difesa. Nella migliore delle ipotesi l’attacco a sorpresa avrebbe dovuto consentire ad una squadra scelta di entrare nella villa e raggiungere in breve tempo le stanze dell’ex militare per toglierlo di mezzo, ma dovevano anche essere pronti a portare avanti un vero e proprio assedio.

«Bene, per il momento è tutto» affermò Ulysses. «Ci incontreremo ancora nei prossimi giorni, nel frattempo mi assicurerò di aggiornare anche gli altri leader su quanto ci siamo detti.» Prima di congedarsi dai presenti, raggiunse la teca refrigerata dello studio e prese alcuni bicchieri dallo scomparto inferiore. «Se non vi dispiace, vorrei proporre un brindisi in onore della città e del nostro grande progetto.»

Distribuì gli alti calici ai suoi ospiti e poi cominciò a studiare con occhi orgogliosi le pregiate bottiglie di alcolico all’interno del refrigeratore.

Leona, gli occhi fissi sul suo bicchiere, deglutì con aria dispiaciuta. «Ecco… io in realtà starei cercando di smettere di bere, e sto anche faticando parecchio, quindi preferirei evitare.»

«Oh, mi dispiace, non immaginavo…» ammise Ulysses, rammaricato per l’imbarazzante situazione venuta a crearsi.

«Non puoi fare un’eccezione?» esalò Kael.

«Lo sai quanto sto faticando, no? Davvero, vi ringrazio molto, ma non posso accettare.»

«Non fa niente, ha ragione. La prossima volta mi assicurerò di preparare qualcosa di analcolico.»

«La ringrazio, sarebbe perfetto.» La felidiana si alzò. «Ora è meglio che andiamo, qualcuno potrebbe insospettirsi.»

Con quell’incontro avevano gettato le basi del loro importante progetto, ma dovevano stare attenti a non far trapelare nessuna informazione a riguardo. Il fattore sorpresa era quello che più di tutti avrebbe permesso di tenere basso il numero delle vittime – era proprio per questo che la data dell’attacco sarebbe stata definita solo all’ultimo momento – e la giovane era la prima a voler evitare inutili spargimenti di sangue. Sapeva che quella a cui andavano incontro sarebbe stata una dura battaglia, ma non voleva che si trasformasse in un massacro.

***

Aaron O’Neill, seduto sulla sua lussuosa poltrona, se ne stava fermo con le dita incrociate sull’imponente scrivania in legno. I capelli tagliati corti e accuratamente pettinati di lato erano blu scuro con qualche accenno di grigio; aveva le orecchie a punta, il che suggeriva fosse un elfo. Gli occhi, anch’essi del medesimo colore, avevano un’aria seria e marziale, tuttavia in essi non brillava più l’autorevolezza di un colonnello. Girava voce che, dopo aver lasciato l’esercito, si fosse un po’ lasciato andare, ma i sessanta e passa chili di grasso che aveva accumulato andavano ben oltre l’essersi lasciato andare.

Davanti a lui erano schierati due dei suoi uomini migliori: Danray e il metarpia dal piumaggio verde che aveva catturato la Folgore Fiammante. Ben presto qualcuno bussò alla porta e un uomo dagli occhi truccati fece il suo ingresso nel sontuoso studio.

«Ho sistemato Javier Hopkins» dichiarò il sicario, le cui iridi erano rosse come il sangue. Le sue dita terminavano con dei robusti artigli e la pelle era piuttosto scura, il che suggeriva fosse un tartariano[22]. «Ho simulato un incidente stradale, come aveva richiesto.»

«Bene, ottimo lavoro, El Sariq» annuì O’Neill.

Già da tempo era a conoscenza di una cospirazione – l’ennesima – contro di lui, ma la cosa non lo aveva impensierito particolarmente. Se nessuno aveva mai osato sfidarlo, non era solo perché tutti temevano la sua Marionetta: negli anni aveva costruito una fitta rete di informatori che coinvolgeva le persone più diverse, dai ricchi uomini d’affari ai poveri disperati. Sapeva tutto quello che accadeva nella sua città e questo gli permetteva di agire tempestivamente in situazioni come quella.

«Vi ho riuniti qui perché voglio che uccidiate queste persone il prima possibile» ordinò l’elfo mostrando su uno schermo olografico tre schede contenenti le generalità di altrettante persone.

Quando aveva scoperto che Javier Hopkins faceva parte di un’alleanza creata per eliminarlo, aveva subito ordinato ad alcuni suoi subordinati di indagare, e ora finalmente erano emersi i nomi di altri gruppi coinvolti nella vicenda, tra cui con ogni probabilità figurava anche il vero ideatore di tutto il progetto: Ulysses Dąbriński.

«Ma guarda, c’è anche Leona Asterion!» esclamò Danray, visibilmente soddisfatto. «Dicono abbia delle tette da paura; di lei me ne occupo io.»

Il metarpia al suo fianco, molto meno entusiasta, borbottò qualcosa tra sé.

«Cazzo vuoi, Rad-šatah? Pure tua moglie ha due tettone da sballo, non venire a farmi la predica!»

«Non parlare in questo modo di mia moglie!» lo ammonì l’altro.

«Smettetela subito» intervenne O’Neill, rivelando un’espressione marziale che nessuno si sarebbe aspettato di vedere su un viso paffuto come il suo. «Scegliete un bersaglio e andate ad ucciderlo.»

Il metarpia serrò i pugni, ma non osò ribattere. «Mi occuperò di Salvatore Bicchierino» affermò a denti stretti.

Perséy El Sariq prese il file rimasto, quello di Ulysses Dąbriński, e insieme agli altri due lasciò lo studio per dirigersi verso l’uscita.

Axel Rad-šatah rimase in silenzio per tutto il tragitto: per quanto odiasse O’Neill, l’elfo lo aveva minacciato di fare del male a sua moglie o sua figlia se non avesse collaborato, quindi non poteva opporsi ai suoi ordini.

Al contrario il tartariano dagli occhi truccati non mancò di esternare tutto il suo disappunto: «Che cazzo, ho lasciato il mio pianeta per fare fortuna, e invece non faccio altro che uccidere stronzi per conto di un altro stronzo! Bella merda!»

Danray, che viceversa era ben felice della sua occupazione, non fece altro che sognare ad occhi aperti il momento del suo faccia a faccia con Leona Asterion. Senza fretta tornò al suo attico di lusso – situato in uno dei quartieri appena ricostruiti – e si prese tutto il tempo necessario per prepararsi all’imminente battaglia. Secondo il file la felidiana aveva tre compagni, quindi sarebbe stato meglio liberarsi di loro prima di affrontare la giovane.

Dopo aver stabilito un piano e un paio di valide alternative, indossò la sua Crusader, una versatile armatura di fascia medio-alta. Come per quasi tutti i modelli, lo strato interno era costituito da una resistente tuta di fibre paramuscolari e antiproiettile, mentre il rivestimento esterno era formato da una corazza integrale realizzata in varie leghe metalliche. Non aveva molti armamenti, in compenso la cintura era dotata di svariate tasche dimensionali dove sarebbe stato possibile ammassare un piccolo arsenale.

Pronto alla battaglia, saltò in sella alla sua silenziosa hoverbike e in poco tempo raggiunse la base della BBS. In quel momento il sole era alto nel cielo, tuttavia il suo orologio indicava notte fonda e quasi sicuramente avrebbe trovato i quattro inquilini profondamente addormentati.

Lasciò il veicolo in una posizione strategica – nascosto dietro un edificio ma abbastanza vicino da poterne usufruire in caso di fuga – a quel punto aprì una delle tasche dimensionali della sua armatura e ne tirò fuori un sofisticato congegno. Si trattava di un apparecchio molto costoso in grado di decodificare le frequenze degli scudi energetici antifurto, e grazie ad esso un minuto dopo si stava già arrampicando su una parete dell’edificio.

Appena ebbe raggiunto una stanza occupata, posizionò un proiettore dimensionale e senza il minimo sforzo fu all’interno. Con passo felpato si avvicinò al letto. Già dalla sagoma termica aveva capito che quel sauriano non era Leona Asterion, così non perse tempo e da una delle tasche dimensionali della cintura fece comparire una pistola silenziata. Proprio in quel momento un’asse scricchiolò. Gardo’gan sollevò le palpebre e, nel vedere la sagoma dell’intruso, arretrò istintivamente. Non ebbe il tempo di pensare: Danray gli sparò a bruciapelo e il dolore cancellò ogni sua possibilità di reazione. Il rettile sbarrò gli occhi, ammutolito, e una macchia rossa cominciò ad allargarsi sulle lenzuola chiare mentre il licantropo raggiungeva la porta.

Ne restavano tre.



Note dell’autore

Ehilà! Si avvicinano le feste, ma Leona e compagnia non ci pensano proprio ad andare in vacanza XD

Anche in questo capitolo sono successe diverse cose e sono tornati in scena due personaggi già introdotti qualche tempo fa: il licantropo Danray Leuw e il metarpia Rad-šatah; ma non dimenticatevi nemmeno dell’uomo dagli occhi truccati ;)

Bene, anche per questa volta è tutto, appuntamento a gennaio (2017!) ^.^


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[21] Nelle leggende popolari, i duerghi sono una variante di nani.

[22] Specie originale di TNCS. Il nome è un riferimento al Tartaro, dove nella mitologia greca erano rinchiusi i titani; in esso finivano le anime dei malvagi, inoltre era il luogo d’origine di esseri mostruosi.
Per maggiori informazioni: tncs.altervista.org/bestiario.

   
 
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