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Autore: Enigmista12    17/12/2016    0 recensioni
Jim e Harvey investigano sulla scomparsa di Oswald; finchè il fantasma di quest'ultimo non si presenta a Gordon, dando inizio a un avvincente giallo. Deliberatamente tradotto dall'opera "Watch my soul fade away" di thekeyholder. Con lieve presenze di Gobblepot.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Harvey Bullock, Jim Gordon, Oswald Cobblepot
Note: OOC, Otherverse, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 6: Trovami

I ragazzi della forence erano riusciti a rintracciare la chiamata nel momento in cui Jim entrò nel GCPD. Purtroppo era da un telefono pubblico, che si trovava al di fuori di Gotham. Gordon chiese di avere un elenco di chi aveva una casa in quella zona. Non pensava che Oswald ne possedesse una da quelle parti, ma non aveva altre idee. Butch non sapeva nulla, così, al momento, era l’unica cosa da poter fare. Jim stava leggendo la lista, quando i suoi occhi si soffermarono su uno dei nomi. Peter Humboldt. Dove aveva sentito quel nome prima?
“Harvey! Ho capito! Sono a Flat Road 52” disse Jim, e si alzò, trascinando con se’ un Bullock piuttosto confuso.
“Che diavolo, Jimbo! Come hai fatto?” chiese Harvey chiese Bullock, mentre percorrevano le strade piuttosto vuote.
“Per farla breve, quando Oswald è tornato a Gotham è venuto a casa mia. Ebbene, si è presentato a Barbara come Peter Humboldt. Una delle case è di proprietà di un certo Peter Humboldt”.
“Ah” disse Harvey alzando le sopracciglia, ma non fece altri commenti.
Parcheggiarono l’auto alla fine della strada e si avvicinarono alla casa nascosti nell’ombra. Era piuttosto piccola, ma sembrava accogliente. Le luci erano accese in una stanza del piano di sotto – da quel che Jim poteva vedere si trattava della cucina. Tuttavia, non c’era alcun movimento. Harvey e Jim fecero per separarsi in due diverse direzioni: Jim dalla parte anteriore, e Harvey quella posteriore. Ma in quel momento un forte scatto venne da dietro di loro.
“Merda” borbottò Harvey.
“Detective Gordon?” chiese Gabe, incredulo. Jim sospirò di sollievo e mise via la pistola mentre si voltava. “Sì Gabe, sono io. Dobbiamo parlare.”
“Sapevo che non avrei dovuto chiamarlo. Il capo sarà fuori di se’” disse Gabe, mentre portava i detective in casa.
“Abbiamo bisogno di parlare con la signora Kapelput, è qui?”
“Sì, solo un secondo” disse Gabe, e bussò a una porta che Jim e Harvey non avevano neppure notato. “Gertrude, sono io. Ora puoi uscire.”
La signora Kapelput fece capolino, guardandosi attorno con circospezione e spalancando gli occhi nel vedere i poliziotti.
“Signor Gordon?” poi si voltò verso Gabe. “Perché li hai fatti entrare? Non ci si può fidare di loro.”
“Signora Kapelput, per favore...”
“Dov’è mio figlio? Dov’è il mio Oswald?”
Stranamente Jim si sentiva come se fosse tornato un bambino che veniva sgridato da un vicino per aver fatto qualcosa di male. “Facciamo, ehm, che ci sediamo e parliamo.”
Andarono in cucina e Gabe fece il tè, mentre la signora Kapelput e i detective si sedevano attorno un minuscolo tavolo.
“Signora, ho paura che Oswald sia scomparso.”
La signora Kapelput piagnucolò, e disse qualcosa in una lingua a Jim sconosciuta.
“Ho detto al mio Oswald di smettere di frequentare cattive compagnie. Lui è un bravo ragazzo, non deve andare con loro.”
“Non si preoccupi, stiamo lavorando sul suo caso. Speravamo che potesse aiutarci” disse Jim, tirando fuori la foto che aveva trovato nella cassaforte. “Riconosce questa immagine?”
La signora Kapelput era evidentemente sorpresa nel vederla, ma sorrise con affetto mentre la prendeva dalle mani di Jim. “Ovviamente. Queste siamo io e la mia cara madre. Dove avete preso questa foto?”
“In casa di Oswald. Cosa può dirci al riguardo della collana che indossa sua madre?”
Gli occhi della signora Kapelput si oscurarono immediatamente, e il suo sorriso scomparve senza lasciare traccia. “Non voglio parlarne.”
“Crediamo che la scomparsa di suo figlio è legata a questa” disse Harvey. “Abbiamo bisogno di scoprire quanto più possibile su quell’affare. Dove la teneva Oswald, per esempio?”
“Tenerla?” la signora Kapelput posò la tazza, confusa. “Quella cosa maledetta non è più nella nostra famiglia da oltre 50 anni.”
“Ne è sicura?”
“Certo, ero lì quando quei bruti lo strapparono dal collo di mia madre!”
La signora Kapelput si asciugò gli occhi e Jim si stupì dalla somiglianza tra lei e Oswald nei loro occhi chiari, ugualmente espressivi.
“C’era una storia, beh, una leggenda nella mia famiglia che quel diamante fosse maledetto. Nessuno lo indossò mai veramente, perché si pensava che portasse sfortuna. Mia madre non credeva in queste storie. Lo indossò per diversi anni senza incidenti, ma poi, a bordo di quella nave, venne rubato. Mio padre ci lasciò sole, solo per pochi secondi, e arrivarono quegli uomini. La colpirono...riesco ancora a sentire il suo grido” la signora Kapelput scosse la testa, come per liberarsi da quei dolorosi ricordi.
“Non ha più visto il diamante da allora?”
“No, mai. Mia madre non lo avrebbe mai ripreso. Lo odiava, lo chiamava ‘Incubo Viola’ ”.
Harvey e Jim si guardarono l’un l’altro, perplessi.
“Pensate che Oswald l’abbia trovato? Ecco perché si è messo nei guai?” chiese la signora Kapelput.
“Potrebbe essere. Si era fatto tutti quei diamanti falsi.”
“Ho detto a quello sciocco ragazzo che quel diamante era maledetto così tante volte” la signora Kapelput si soffiò il naso in un fazzoletto.
Gli occhi di Jim si spalancarono quando vide la forma spettrale di Oswald avvolgere un braccio intorno alle spalle della madre, cercando di confortarla. Si sentiva come un intruso in un’intima riunione di famiglia, così segnalò ad Harvey che avevano finito.
“Signor Gordon, la prego di trovare mio figlio. Lui è tutto quello che ho” disse la signora Kapelput mentre i detective si alzarono. Con un nodo alla gola, Jim annuì.
Proprio come nei giorni precedenti, quei due idioti vennero da lei. La bendarono e trascinarono fuori dalla sua cella, l’uomo più grande tenendole il braccio in una morsa, mentre Martello – aveva sentito l’uomo grande chiamarlo così – cianciava circa qualche festa di quella notte. Venne gettata nel retro di un furgone, mentre Big Man e Martello continuarono a parlare come se non fosse neanche lì.
“Pensi che Stella verrà? Volevo chiederle di uscire, ma Giacomo le girava attorno come un avvoltoio”.
“Se n’è andato, qualche lavoro per il Boss. Dovrebbe essere la tua occasione. Valle a parlare, amico.”
“Sì? Grande, stasera glielo chiederò”.
Tutto come al solito, tranne che per un fatto: si erano dimenticati di chiudere la porta. Fece una preghiera, sperando che il suo piano funzionasse.
Jim si svegliò per una chiamata urgente dal capitano Essen. Lui e Harvey corsero e arrivarono al GCPD contemporaneamente. Uno dei loro colleghi li portò verso una stanza da interrogatori.
“Harvey, Jim, appena in tempo” li salutò il capitano. Jim vide una piccola donna asiatica nella stanza, la quale parlava con Alvarez, e aggrottò, confuso, la fronte. Cosa avevano a che fare con tutto questo?
“Questa è la dottoressa Charlotte Yoon. E’ la persona scomparsa da tempo che Alvarez cercava, ma credo sarete molto interessati a quello che sta per dire”.
“Dr. Yoon, sono il detective Gordon, e questo è il mio collega, il detective Bullock. Potrebbe dirci cos’è successo?”
Alvarez annuì incoraggiante prima di lasciare la stanza.
“Io – sono stata rapita mentre raggiungevo la mia macchina una mattina per andare al lavoro. Non hanno detto nulla, solo bendato e gettato all’interno di un furgone per poi scappare. Ho pensato che mi avrebbero uccisa, ma mi hanno portato in una...ehm, stanza. C’era lì un uomo svenuto, con una ferita alla testa...ho dovuto curarlo.”
“Un uomo privo di sensi? Potrebbe descriverlo?” chiese Harvey, battendo Jim sul tempo.
“Piccolo, pallido, capelli neri. Un naso distinto, sembrava quasi un becco.”
Jim riusciva a malapena a respirare. “Era...tutto a posto?”
Il medico Yoon annuì. “Ho pulito la ferita, per quanto possibile, quei tipi avevano delle attrezzature mediche, così ho potuto controllare le sue funzioni vitali. Devono averli rubati. Era in coma, anche se ha mostrato segni di risveglio negli ultimi due giorni. Non ho detto che, quegli idioti, non volevano che quel ragazzo finisse male. Probabilmente hanno provato a costringerlo a svegliarsi. Mi spiace non averlo potuto salvare, sapevo solo che, quando quei due gorilla hanno lasciato la posta aperta, era la mia unica e sola possibilità”.
“No, ha fatto bene, dottoressa. Lo porteremo in salvo. Cosa può dirci di quel posto? Non sa nulla dei suoi rapitori?”
“Purtroppo non so dove sia il posto – non mi hanno mai tenuta lì. Mi hanno portata nella sua stanza ogni giorno, ma non mi lasciavano restare. Sempre trasportata col furgone. Tutto quello che so è che uno degli uomini si chiama Martello. Mi spiace non poter aiutare di più”.
“E’ stata molto utile, dottoressa Yoon. Grazie e si rimetta” aggiunse Jim, mentre lui e Harvey lasciavano la stanza.
“Martello, è un ragazzo di Maroni” disse Harvey, una volta fuori.
“Questo però non ci aiuta. Oswald potrebbe essere ovunque.”
“Eppure questo è un progresso. Lo troveremo presto, non preoccuparti” Harvey batté una pacca sulla schiena di Jim e andò verso la loro scrivania. Gordon cercò di solidificare i suoi pensieri, facendo teorie su dove Oswald potesse essere tenuto. Anche se non riusciva a sentire Cobblepot, pensò che sarebbe apparso in un posto vuoto. Jim si chiuse a chiave nel bagno e sussurrò il nome di Oswald, ma non successe niente. Aprì il rubinetto e lasciò defluire l’acqua per farla diventare gelata quando se la spruzzò sul viso. Solo per un momento Jim vide Pinguino nello specchio, come se volesse dire qualcosa, ma sparì subito. Gordon toccò lo specchio, un brivido freddo gli corse lungo la schiena quando entrò in contatto con la fredda superficie. Chinò la testa e rimase lì per un momento. Cercò di ricordare tutto quello che gli aveva detto Oswald.
La cosa insolita, però, era questo odore dolce…
Jim tornò alla sua scrivania, gli ingranaggi della sua mente che lavoravano freneticamente.
“Ehi, Harvey, Maroni non ha tipo...ehm...una fabbrica di profumi?”
“Non che io sappia.”
“Ok, una fabbrica di cioccolato?”
“Fammi controllare...beh, possiede la fabbrica di caramelle Confetto. Perché?”
Jim sospirò rumorosamente. “Penso che Oswald sia tenuto lì.”
Harvey sbatté le palpebre.
“O sei Sherlock Holmes e hai ottenuto questa folle deduzione tipo in base alla lunghezza della gamba dei pantaloni della dottoressa Yoon diviso il numero di auto parcheggiate davanti all’edificio o sai qualcosa che io non so.”
Jim chiuse gli occhi; avrebbe dovuto immaginare che avrebbe dovuto spiegare la sua follia.
“Io...avevo un informatore. Più o meno.”
“Informatore?”
“Sì. Ehm, ho parlato – Beh, vedi, ehm, posso, potevo parlare con Oswald”.
“Vuoi dire mentre era in quel dannato stato comatoso?!”
Jim fece una smorfia.
“Sapevo che tutto questo lavoro ti stava facendo impazzire. Ti prego, dimmi che era solo uno scherzo.”
Dopo un lungo silenzio nel quale Jim fissò il pavimento, Harvey iniziò a ridere.
“Buona questa, partner! Per un secondo ci ho quasi creduto.”
“Ma è vero. So che è folle, ma...”
Gordon si interruppe, gli occhi puntati su qualcosa al di sopra la spalla di Harvey.
“Terra chiama Jim Gordon! Cosa stai guardando?”
Jim sorrise. “Ho le prove. Tra due secondi il tuo cappello volerà via.”
“Cosa?!” Harvey ebbe appena il tempo di analizzare le parole di Gordon che qualcuno gli buttò giù veramente il suo cappello. Si voltò irritato. “Hey!”
Ma dietro di lui non c’era nessuno, almeno nessuno di visibile. Harvey socchiuse gli occhi e guardò un Jim che ridacchiava diffidente. “Non mi dire che era...”
“Invece lo era.”
“Tu, figlio di puttana, se tocchi ancora il mio cappello...” minacciò Harvey, guardandosi attorno.
“Se n’è andato” disse Jim. “Negli ultimi giorni non riusciva ad apparire per lunghi tempi. Credo che la dottoressa Yoon avesse ragione, ha iniziato a svegliarsi”.
“Dannazione, Jim! Perché non gli hai solo chiesto dove si trovasse e ci avresti salvato da tutti questi problemi?!”
“Non sapeva dove si trovasse! Ma ci ha aiutato molto nelle indagini”.
Dopo qualche secondo, Harvey annuì. “Ora tutto a senso, come sapevi in qualche modo certe cose. Non sei un genio, sei solo un ragazzo che può parlare coi fantasmi. Sei un sensitivo o qualcosa del genere?”
“No, certo che no. Non so, è successo e basta...in questo caso.”
“Sapevo che Pinguino avesse una cotta per te, ma non così in fondo. Sei davvero rovinato.”
Jim scosse la testa. “Andiamo dal capitano, ci aiuterà a studiare un piano di battaglia.”
“La fabbrica di caramelle? Sei sicuro?”
“E’ la nostra migliore pista.”
“Dobbiamo farlo stasera” dichiarò il capitano Essen.
“Maroni farà una cena a casa sua. Non sarà preoccupato.”
“Così mandiamo una squadriglia in fabbrica, mentre un’altra arresta Maroni davanti a tutti suoi ospiti?” Harvey guardò Jim per avere conferma.
“Questo è il piano.”
“Va bene, assembliamo la squadra. Dobbiamo farlo entro stasera.”
Jim aveva una brutta sensazione, mentre circondavano l’edificio. C’era troppo poco movimento e troppo buio, come si il nemico invisibile fosse in piedi lì accanto, trattenendo il respiro. Infatti, non appena entrarono nell’edificio, pallottole piovvero da ogni dove sui poliziotti. Jim e Harvey si abbassarono dietro alcuni macchinari, avanzando lentamente. Dal momento che Oswald aveva detto a Jim di trovarsi in una stanza, sospettarono fosse uno degli uffici nella parte posteriore. I proiettili diventarono sempre più rari – i tiratori venivano feriti o correvano via. Jim non se ne curò, sperava solo fossero arrivati in tempo. Lui e Harvey corsero su per le scale, colpendo un uomo che sbarrava loro la strada, sorpreso nel vederli lì.
“Spero che gli altri cadranno facilmente come questo qui” commentò Harvey, mentre controllava una stanza. Jim alzò una mano quando raggiunsero un angolo, segnando a Bullock di fermarsi. Con le spalle al muro, si sporse leggermente in fuori, per osservare due guardie in fondo a un breve corridoio.
“Due uomini a una porta. Ci serve un diversivo” mimò Jim.
“Lasciameli.” Jim spalancò gli occhi quando Harvey si limitò a camminare allo scoperto, come se il posto fosse suo.
“Ehi, ehi, cosa ci fate qui? Non avete sentito che il capo vi vuole tutti al piano di sotto?”
Le due guardi si guardarono l’un l’altra perplesse.
“Non l’avete sentito? Andiamo, muovetevi! Il ragazzo dietro quell’angolo vi darà le indicazioni”.
Jim colpì il primo uomo, mentre Harvey spinse l’altro a terra, colpendo la nuca del mafioso con la pistola. Ben presto l’avversario di Gordon raggiunse il suo amico privo di sensi steso sul pavimento, e Jim passò su di loro con un grugnito. Con l’ansia che aumentava, si avvicinò alla porta e la spalancò, puntando la sua pistola. Ma non c’erano altri scagnozzi nella stanza. Gordon tirò un sospiro di sollievo quando vide Oswald su un letto, il segnale acustico di una macchina e il colpetto di Harvey sulle costole lo costrinsero a entrare finalmente nella stanza. Si avvicinò lentamente al letto; solo metà della sua mente percepiva Bullock che chiamava un ambulanza sul posto. Toccò la mano di Oswald – le dita sottili erano fredde. Jim guardò i suoi tratti tranquilli, il modo in cui le sue ciglia si mossero, e poi gli occhi di Cobblepot si aprirono. Per un attimo il suo sguardo fu velato, poi si aprì in un sorriso leggero e pieno di speranza. Le fredde dita si avvolsero debolmente attorno alla mano di Jim.
“Mi hai trovato.”
   
 
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