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Autore: Christine Enjolras    18/12/2016    1 recensioni
Marius Pontmercy, sedici anni, ha perso il padre e, nel giro di tre mesi, è andato a vivere con il nonno materno, ora suo tutore, che lo ha iscritto alla scuola privata di Saint-Denis, a nord di Parigi. Ora Marius, oltre a dover superare il lutto, si trova a dover cambiare tutto: casa, scuola, amici... Ma non tutti i mali vengono per nuocere: nella residenza Musain, dove suo nonno ha affittato una stanza per lui dai signori Thénardier, Marius conoscerà un eccentrico gruppo di amici che sarà per lui come una strampalata, ma affettuosa famiglia e non solo loro...
"Les amis de la Saint-Denis" è una storia divisa in cinque libri che ripercorre alcune tappe fondamentali del romanzo e del musical, ma ambientate in epoca contemporanea lungo l'arco di tutto un anno scolastico. Ritroverete tutti i personaggi principali del musical e molti dei personaggi del romanzo, in una lunga successione di eventi divisa in cinque libri, con paragrafi scritti alla G.R.R. Martin, così da poter vivere il racconto dagli occhi di dodici giovanissimi personaggi diversi. questo primo libro è per lo più introduttivo, ma già si ritrovano alcuni fatti importanti per gli altri libri.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Grantaire

“Siete tutti pronti? Non posso lasciare il pulmino qui fuori!” La voce di Feuilly salì lungo la stretta tromba delle scale arrivando fino al primo piano dove i ragazzi stavano terminando gli ultimi preparativi. Grantaire era nella sua stanza con la porta aperta e stava controllando che nel suo borsone ci fosse tutto: il ricambio c’era, l’asciugamano anche, la crema solare l’aveva presa, il costume lo aveva addosso…

“Grantaire?” Il ragazzo riconobbe subito la voce che lo stava chiamando e si voltò: Enjolras era sull’uscio della stanza e diede un colpetto alla porta come per bussare. Indossava dei jeans corti chiari e una maglietta rossa leggera che gli cadeva morbida sui fianchi: cazzo se stava bene vestito così! “Sei pronto? Dobbiamo andare.”

Vedere così all’improvviso Enjolras lo aveva fatto distrarre da ciò che stava facendo. Rimase un attimo a fissarlo, poi Enjolras lo chiamò ancora e lui si riprese… più o meno. “Eh? Ah, sì sì!” disse girandosi nuovamente verso il suo borsone. “Devo solo ricordarmi dove ho messo gli occhiali da sole… non li trovo.” Ci fu un attimo di silenzio nel quale Grantaire continuò a rovistare nel borsone in cerca degli occhiali. Dopo qualche istante, si accorse che Enjolras era di fianco a lui, tanto vicino quanto basta per far sì che il cuore cominciasse a battergli all’impazzata, persino più di prima. Poi si sentì come sfilare qualcosa da sopra i capelli.

“Li avevi in testa…” disse il biondo ragazzo con in mano gli occhiali che Grantaire stava cercando.

“Ah…” disse Grantaire sorpreso dal fatto che non se ne fosse accorto. “Oggi non so proprio dove ho la testa!” Ridacchiando riprese gli occhiali dalle mani di Enjolras e li infilò nel borsone, sapendo che gli occhi azzurri dell’altro ragazzo lo stavano ancora guardando.

“Dai, veloce: Feuilly deve spostare il pulmino.” Mentre pronunciava queste parole, Enjolras uscì dalla stanza per raggiungere gli altri al piano di sotto. Grantaire riprese a respirare facendo un lungo sospiro e si sedette un attimo sul suo letto: erano solo le nove e mezza e lui aveva già fatto una figuraccia con Enjolras! Accidenti a lui e alla sua imbranataggine! Ma non aveva il tempo di pensarci: doveva scendere immediatamente, se non altro per evitare che si arrabbiasse.

Scese e vide che Marius stava parlando con Éponine alla reception: li aveva visti parlare parecchio in quella settimana. Non riuscì a sentire cosa si stavano dicendo: solo mentre si avvicinava per chiamare Marius udì lui dirle: “Sei sicura di non voler venire? Feuilly dice che se vuoi ci stiamo…”

“No, Marius… non posso…” rispose lei dispiaciuta. “Devo restare qui ad aiutare i miei… se li sostituisco nel weekend, loro mi lasciano un po’ di tregua durante la settimana.”

“D’accordo… sarà per la prossima volta, allora.”

“Marius!” Enjolras lo stava chiamando da fuori. “Ci sei?”

“Arrivo!” gli urlò in risposta. Poi si girò verso Éponine e la salutò sorridendo: “A più tardi!”

Grantaire si avviò al pulmino salutando Éponine con la mano, quando sentì Enjolras chiedere: “Ma Grantaire è sceso?”

“Sono qui, sono qui!” Enjolras e Feuilly erano giù dal mezzo di trasporto e li stavano aspettando. Quando salì sul pulmino, Grantaire vide che gli altri ragazzi erano tutti lì: Bossuet e Joly si erano seduti nei due posti più avanti, visto che Joly soffriva il mal d’auto… o almeno così diceva lui; Jehan si era seduto accanto a Combeferre nei sedili dietro ai loro; immediatamente dietro, Marius si era seduto accanto a Courfeyrac e Bahorel stava seduto ad accordare la chitarra sul sedile singolo di fianco a loro, con in testa un vecchio cappellino da baseball. Grantaire si sedette nell’altro posto singolo davanti a Bahorel, poi vide Feuilly mettersi al posto di guida e iniziare ad avviare il motore, mentre Enjolras buttò un’occhiata veloce agli altri, come per assicurarsi che ci fossero tutti; poi fece un cenno a Feuilly e si sedette nel posto accanto a lui.

 

L’inizio del viaggio fu tranquillo: si sentivano i ragazzi chiacchierare tra loro e ogni tanto anche Bahorel pizzicare le corde della chitarra. Aveva dimenticato l’accordatore (c’era “scordato l’accordatore…”), ma non gli servì: Bahorel aveva un orecchio da far invidia anche ai professionisti, questo Grantaire l’aveva notato da tempo. Mentre lui chiacchierava con Bahorel, notò che Jehan stava mostrando le nuvole a Combeferre, che guardava pazientemente cercando di riconoscere anche lui le forme che vedeva il minuto ragazzino. Grantaire guardò poi davanti a sé, verso Enjolras: lo vide parlare con Feuilly, mentre si scambiavano sorrisi e sguardi, alle volte senza dirsi nulla, ma non riusciva a sentire di cosa stessero parlando. Solo Joly sembrava non essere tranquillo: probabilmente non si sentiva molto bene. Bossuet cercava di distrarlo, facendogli appoggiare la testa sulla sua spalla e facendolo pensare ad altro; ogni tanto, anche Enjolras si alzava per vedere come stava, tornando poi a parlare con Feuilly: chissà cosa si stavano dicendo, porca miseria!

“Cantiamo qualcosa!” urlò Courfeyrac, alzandosi in piedi.

“Siediti” disse svogliatamente Combeferre, senza nemmeno girarsi. Neanche a parlarne: Courfeyrac iniziò subito a urlare qualche canzone, ma era talmente stonato che nessuno capì cosa stesse cantando. Il povero Marius lo guardava senza parole: Grantaire pensò che avrebbe voluto avere dei tappi per le orecchie per non doverlo sentire e, in effetti, anche lui li stava desiderando! Non si definiva un esperto di musica, ma quand’era piccolo aveva preso qualche lezione e sentire delle note stonate gli dava un po’ di fastidio.

“MI LASCI ALMENO ACCORDARE LA CHITARRA?!” urlò Bahorel a Courfeyrac in modo da avere un volume di voce più alto del suo, cosa non difficile per uno con la sua potenza vocale.

“Sì ma muoviti!” disse Courfeyrac, spostandosi nel corridoio tra i sedili. “Siamo partiti da dieci minuti! Quanto ti ci vuole?!”

Leggermente piegato sulla chitarra per sentire il suono prodotto dalle corde, Bahorel disse: “Ci vuole il tempo che ci vuole! Senza accordatore non è facile trovare la nota perfetta! Se tu tacessi una volta nella vita, sicuramente la troverei prima!” Bahorel non era mai stato un perfezionista, ma quando si parlava di musica era diverso: non poteva sopportare i suoni stonati, si trattasse di una singola nota o di un accordo, neanche se il compositore aveva voluto così. Sembrava proprio soffrire fisicamente quando sentiva un suono che non gli piaceva, Grantaire oramai lo sapeva bene: finché non avesse sentito la nota corretta avrebbe continuato a sistemare quella corda.

“Trovata!” disse sentendo finalmente il suo MI. “Qualche richiesta?” Doveva essersi accorto che Grantaire era distratto perché si girò verso di lui e gli diede una manata sul braccio dicendo: “Perché non canti qualcosa tu, R?”

“Eh? I-io?” disse Grantaire girandosi di scatto verso di lui. “Non so…”

“Tu canti, Grantaire? Davvero?” disse Bossuet, sbucando da dietro Joly. “Non lo sapevo!”

“Beh… me la cavo, mettiamola così.”

“Canta canta canta!” gli urlò Courfeyrac entusiasta, andando verso di lui.

“Tu siediti!” disse Combeferre, che evidentemente cominciava a spazientirsi. Grantaire notò che si erano girati tutti verso di lui: a quanto pare solo Bahorel sapeva che lui sapeva cantare. Davvero non aveva mai cantato in presenza degli altri? Non lo riusciva proprio a ricordare.

“Ok. Emh…” disse Grantaire, riflettendo su quale canzone avrebbe potuto cantare. “Ti ricordi gli accordi di ‘I will follow you into the dark’ dei Death cub for cutie?[1]”

Bahorel lo guardò con uno sguardo perplesso, quasi non fosse convinto della scelta. “Certo, ma mi aspettavo una scelta più… allegra!” disse posizionandosi per iniziare a suonare. “Ma se piace a te…” Detto ciò, cominciò a suonare.

Grantaire si sentì gli sguardi degli altri ragazzi addosso: la cosa un po’ lo metteva a disagio e per un attimo non fu convinto di voler iniziare a cantare, ma quando sentì l’attacco di Bahorel iniziò. “Loove of mine - some daaay you will dieee. But I'll be a close behind. I'll follow youu into the daaark.”

Nel sentirsi cantare dopo tanto tempo, Grantaire sentì di avere una voce molto dolce, delicata e pulita nel cambiare nota, e questo gli fece prendere un po’ più di sicurezza: non cantava come si doveva da settimane, eppure gli sembrò di cavarsela piuttosto bene. Forse gli altri ragazzi non se lo aspettavano, pensò Grantaire, perché li vide guardarlo come fossero sorpresi che sapesse davvero cantare. Ad un certo punto, mentre cantava senza concentrarsi troppo, si voltò e incrociò l’unico sguardo che gli interessava: anche Enjolras si era girato verso di lui per ascoltarlo. Grantaire avrebbe voluto continuare a guardarlo, ma la sua timidezza prese la meglio e lo costrinse a volgersi altrove. “If heaven and hell deciiiide. That they both aaare satisfiiiiiiied. Illuminate the noo's on their vaaacancy siiiiiiiigns” Ogni tanto si voltava verso il biondo ragazzo, quasi volesse assicurarsi che lo stesse guardando ancora: gli piaceva sentire su di sé i suoi pensierosi occhi azzurri. Ad un certo punto, Enjolras mise le braccia sul sedile e vi appoggiò sopra la testa, chiudendo le palpebre, come volesse ascoltare meglio. Grantaire non riuscì più a levargli gli occhi di dosso e gli parve che tutto sparisse attorno a loro. “If there's no one beside youuuuu. When your soul embaaaaaaaaarks. Then I'll follow youuu into the dark. Then I'll follow youuuu intooo the daaaark.”

“Bravo, cazzo!” L’euforia con cui Courfeyrac aveva urlato al termine della canzone e gli applausi che seguirono ruppero la magia che si era creata nella testa di Grantaire: si guardò attorno, quasi non capisse cos’era appena accaduto. Quando realizzò di aver terminato la canzone, sorrise e ringraziò i suoi amici.

“Quando hai imparato a cantare così?” gli chiese Marius, che sembrava piacevolmente colpito dal talento di Grantaire.

“Quand’ero piccolo mia madre iscrisse me e mia sorella a una scuola di musica” gli spiegò Grantaire. “Ho imparato lì a cantare e a suonare il violoncello. Con lo strumento ho smesso, ma a cantare ogni tanto mi esercito ancora.”

“Chi lo avrebbe mai detto…” si lasciò sfuggire Feuilly, sorridendo sorpreso: Grantaire riusciva a vedere la sua espressione attraverso lo specchietto retrovisore.

Jehan sembrò illuminarsi e nei suoi occhi c’era quasi meraviglia. “Sei bravissimo!”

“Ha ragione” disse Enjolras. Nel sentirglielo dire, Grantaire si girò di scatto verso di lui: non se lo aspettava. Lo guardò per un attimo sorpreso, poi gli sorrise.

“Enjolras, mi diresti che strada devo prendere, per favore?” Stavolta fu Feuilly a interrompere il momento magico di Grantaire, richiamando l’attenzione di Enjolras: dannazione...

“Adesso canto io!” urlò Courfeyrac, riportando tutti gli sguardi su di sé.

“Scegli una canzone che possiamo fare tutti!” disse Bahorel, porgendogli un canzoniere. “Le mie orecchie non riusciranno a sopportare le tue note stonate un’altra volta: meglio cercare di coprirle con altre voci.”

 

Una volta arrivati, Feuilly li fece scendere, così che entrassero mentre lui andava a cercare un parcheggio abbastanza grande, e Enjolras si diresse in biglietteria con Combeferre e Courfeyrac per pagare l’ingresso. Quando tornarono tutti e quattro, i ragazzi andarono verso lo spogliatoio: vestiti negli zaini, cuffia e teli alla mano e poi via, dritti all’esterno. L’area all’aperto della piscina era molto grande e Grantaire notò che c’erano cinque vasche: due per bambini, una bassa e una con gli scivoli, un’altra con un macchinario per creare le onde, una quarta olimpionica e infine quella principale, ovvero una grandissima vasca a sfioro, con il pavimento a depressione. Guardandosi attorno, Grantaire vide anche un grande bar, un campetto da beach volley e un’area adibita a parco giochi affiancata da un’ampia zona sabbiosa. Enjolras pensò di approfittare della piscina olimpionica fintanto che era libera: tutte le famiglie si trovavano tra le altre vasche per far giocare i bambini, quindi era quella la vasca più tranquilla. A quel punto, Combeferre indicò alcune sdraio a bordo della vasca: le avevano prenotate apposta per loro quando avevano pagato l’ingresso. Grantaire notò che Feuilly e Marius sembravano come sbalorditi da questo fatto: era da quando erano entrati che avevano dipinte sul volto delle espressioni spiazzate e meravigliate assieme.

“Che succede?” chiese loro Grantaire.

“Nulla è solo che… questa piscina è gigantesca!” disse Feuilly senza smettere di guardarsi attorno.

“Inoltre…” iniziò ad aggiungere Marius. “Avete davvero prenotato le sdraio?! Io quando andavo in piscina mi sedevo sempre per terra, sugli asciugamani!”

“Troppo lusso per me: non ci sono abituato!” disse Feuilly, guardando verso Combeferre, che gli stava passando a fianco in quel momento.

“Pensavo che a venire in giro con noi per due anni ci avessi fatto l’abitudine” rispose Combeferre occupando la sdraio accanto ad Enjolras. “Ah, ora che ci penso. Ne abbiamo parlato e ti abbiamo pagato tutto noi.”

“Che cosa?” disse Feuilly. “No, ragazzi: non serve!”

“Non hai voluto che ci dividessimo i soldi per la benzina” disse Enjolras cercando qualcosa nel suo borsone. “Non avrai davvero creduto che ti avremmo lasciato pagare l’ingresso?”

Feuilly avanzò e si sedette accanto a lui, dicendogli: “Suppongo che se l’idea è stata tua io non abbia speranza di convincerti a lasciar perdere, vero?”

“Esattamente!” rispose Enjolras, senza distogliere lo sguardo dall’interno della tasca posteriore.

Grantaire avanzò assieme a Marius e si misero nelle due sdraio dopo quelle di Courfeyrac, dove il ragazzo li stava chiamando. Bahorel era seduto sul lettino accanto a Grantaire intento a coprire i capelli castani sotto alla cuffia.

Quando finì, notò che Jehan stava puntando la zona sabbiosa. “Che guardi?” gli chiese. “Non starai davvero pensando di andare laggiù?!”

“Perché no?” rispose immediatamente Jehan. “Ho voglia di fare un castello di sabbia!”

“Sul serio?!” disse Bahorel. Grantaire, intento a coprire con la crema solare il tatuaggio a forma di rosa dei venti che aveva sull’avanbraccio sinistro, facendo attenzione a ripassarne bene i riccioli che si estendevano verso la piega del gomito e il polso, si rese conto che egli avrebbe voluto ridere: quale adolescente si sarebbe davvero messo a giocare con la sabbia sotto gli occhi di tutti?

“Sì, che problema c’è?” I grandi occhi azzurri di Jehan si posarono su Bahorel, lasciandolo senza parole. Il robusto ragazzo si girò allibito verso Grantaire, come se chiedesse conferma di quanto aveva appena sentito.

Fu quando Grantaire gli fece spallucce che Bahorel si girò verso Jehan e gli disse: “Copriti almeno la testa, che se ti prendi un’insolazione Enjolras poi si incazza!” Prese il suo cappellino, che aveva lasciato sulla sdraio, e lo mise a Jehan, il quale si tastò la testa, sorrise e corse felice verso la zona sabbiosa.

“Grazie Bahorel!” aveva urlato correndo. Bahorel lo guardò allontanarsi, poi sospirò, fece cenno a Grantaire di seguirlo e si buttò direttamente in piscina.

Grantaire rimase per un attimo seduto mentre si toglieva la maglietta. Davanti a lui, Joly e Bossuet avevano recuperato un ombrellone, si erano stesi sulla stessa sdraio e si erano addormentati, abbracciati: forse quella notte non avevano dormito abbastanza. In ogni caso non li avrebbe disturbati. Si alzò, si tolse i pantaloni e andò a sedersi a bordo piscina: il sole era già alto e faceva piuttosto caldo, ma l’acqua era ancora fredda per la notte, quindi non si buttò subito.

“Dov’è Jehan?” sentì dire da Enjolras, dietro di lui. Grantaire si girò e vide che Feuilly si stava sistemando sulla sdraio e che Combeferre stava risolvendo qualche gioco enigmistico nel posto accanto a lui. Facendo scorrere lo sguardo ancora a sinistra, i suoi occhi trovarono Enjolras: era in piedi, con la crema solare in mano, e si era appena tolto la maglietta. Grantaire era rimasto lì a guardare Enjolras come imbambolato, senza alcuna reazione, quando Courfeyrac riuscì a trascinare Marius in piscina con lui, alzando così un grande schizzo d’acqua che gli arrivò addosso.

“È andato alla vasca con la sabbia” gli suggerì Grantaire, indicando la zona in cui si trovava Jehan con il dito: quello schizzo lo aveva riportato alla realtà.

Enjolras guardò verso quella direzione, sospirò profondamente e disse ad alta voce, cercando di non urlare: “Jehan vieni qui un attimo!” Mentre Jehan ritornava da loro, Grantaire, che ormai era già bagnato per colpa di Courfeyrac, si immerse in acqua, appoggiando i gomiti sul bordo per sostenersi e poter guardare cosa accadeva.

“Eccoti qui!” riprese Enjolras. “Mettiti almeno la crema o ti scotterai!” Fece sedere a terra Jehan e, inginocchiandosi a terra, iniziò a spalmargli la crema solare sulla schiena, mentre il minuto ragazzino raccoglieva i lunghi e disordinati capelli sotto al berretto che gli aveva dato Bahorel.

Courfeyrac riemerse assieme a Marius vicino ad Enjolras e gli disse: “Ma guardati! Ti comporti proprio da mammina premurosa!”

“Con la pelle così chiara non può stare al sole senza crema!” disse Enjolras senza girarsi.

Ad un certo punto, Courfeyrac si sporse in avanti verso di lui e iniziò a tirargli il costume e, imitando la voce di un bambino, iniziò a gridare: “MAMMA POSSO FARE IL BAGNOOOOOO?”

Enjolras, probabilmente in imbarazzo per ciò che stava succedendo, si girò di scatto verso di lui e gli disse, con un tono di voce alto, quasi arrabbiato: “C-ci sei già in acqua, Courfeyrac! Smettila di tirarmi il costume!”

“Certo che è corto però!” aggiunse poi Courfeyrac, senza smettere di tirare il costume rosso.

“Appunto, quindi piantala!” Enjolras sembrava essersi spazientito. Grantaire continuava ad osservare: per un attimo pensò che non gli dispiacesse l’idea che, continuando a tirare, il costume di Enjolras sarebbe potuto scendere un po’... solo un pochino per… no, ma cosa gli diceva la testa?! Si immerse completamente, come se l’acqua potesse togliergli dalla mente quel pensiero, e quando tornò in superficie vide che Courfeyrac si stava tenendo la mano, appoggiato al bordo.

“Papà! La mamma mi ha colpito la mano!” urlò sporgendosi nuovamente in avanti.

Forse Combeferre si era sentito chiamare in causa, perché alzò lo sguardo oltre gli occhiali da lettura e disse: “Ma stai davvero parlando con me?”

“Certo!” confermò Courfeyrac. “Di’ qualcosa alla mamma!”

Combeferre lo guardò allibito, poi sistemò il giornale sulle sue gambe e tornò ai suoi cruciverba dicendo: “Qualcosa, cara.” Grantaire notò che Marius sembrava confuso dalla naturalezza di quello scambio di battute, mentre Jehan ne era quasi divertito. Vide anche un’espressione disorientata sul viso di Enjolras: Combeferre lo aveva fatto rimanere senza parole.

“Uffa!” protestò Courfeyrac. “Zio Feuilly! Aiutami tu!”

“Zio?!” Feuilly alzò la testa dal libro che si era portato dietro e poi proseguì: “Ma come ti è venuta in mente una trovata del genere?!”

Courfeyrac fece spallucce, appoggiò un gomito sulla spalla di Marius e spiegò: “Voi tre siete i più responsabili del gruppo: sembrate un po’ dei genitori apprensivi a volte.” Nessuno seppe cosa rispondere: mentre i tre ragazzi si guardavano attoniti, Courfeyrac urlò velocemente alcune parole in modo confuso, qualcosa che somigliava a ‘ASSALTO A TRADIMENTO’, e spinse in giù il povero Marius, che tutto poteva aspettarsi meno di essere tirato così brutalmente sottacqua.

Grantaire decise di fare un paio di vasche per rimuovere ciò che era accaduto dalla testa: aveva bisogno di rilassarsi un attimo, di sbollire, e una nuotata era proprio quello che gli ci voleva. Continuava a guardare davanti a sé, immerso nei suoi pensieri, senza dar retta a niente e a nessuno. ‘Non sarei dovuto venire… che mi è saltato in mente?! Questo si chiama essere masochisti, Grantaire: bravo coglione che sei! Adesso dovrai cercare tutta la giornata di non guardarlo, cazzo! Ma come fare? Lui è così… così bello! E il suo corpo così proporzionato, perfetto! Aaah povero me…’ La sua testa era piena di pensieri, ma faceva di tutto per liberarsi da loro. ‘Non pensarci, non pensarci!’ continuava a dirsi. Come si sentì la mente libera riemerse e andò a sedersi sulla scaletta.

Si tolse la cuffia per rilassarsi un attimo: quel maledetto aggeggio di gomma gli tirava tutti i capelli! Quando alzò lo sguardo, si rese conto che tutto quello che aveva fatto era stato inutile: Enjolras era seduto a bordo piscina, proprio dritto davanti ai suoi occhi, e si stava spalmando un po’ di crema solare sulle braccia. Il sottile strato di quell’unguento faceva scintillare la sua pelle chiara sotto il sole, dando al ragazzo un aspetto quasi etereo: era meraviglioso vedere il suo corpo, i suoi capelli dorati e i suoi chiari occhi profondi brillare sotto il sole!

“R che ti prende oggi?” Bahorel si avvicinò a Grantaire, si alzò sulle braccia e si sedette accanto a lui, togliendosi occhialini e cuffia. Grantaire aveva sentito ogni parola, ma non rispose e non spostò nemmeno lo sguardo. Allora Bahorel si girò nella direzione in cui guardava e gli chiese: “Che stai guardando?”

“Eh?!” A quella domanda, Grantaire arrossì imbarazzato e si sentì costretto a rispondere, se non altro per cercare di non farsi scoprire. “Ah no, niente! Ero solo… ero solo immerso nei mie pensieri!”

Bahorel non sembrò convinto: continuò a guardare e, quando finalmente vide Enjolras a bordo piscina, esclamò: “Ah ma tu guarda! Allora avevo ragione…” Si girò verso Grantaire, con lo sguardo di chi vuole mettere in imbarazzo qualcuno, e terminò: “Lui ti piace!”

Grantaire si sentì con le spalle al muro, ma volle comunque provare a nascondere l’evidenza: “No ma che dici… n-non è come…” Lo sguardo di Bahorel lo mise alle strette definitivamente, quindi sospirò, rosso in viso quanto un pomodoro, e confessò: “E va bene… sì: lui… lui mi piace!”

“Oh-oooooh! Guarda come arrossisce il nostro R!” disse Bahorel, portandogli un braccio attorno al collo. “Lo sai…” riprese poggiando le mani indietro. “Non avrei mai pensato che stessi a metà strada tra la sponda etero e quella gaia!”

Grantaire rimase un attimo a fissarlo completamente a disagio, poi disse: “Ti prego, non dire niente a nessuno!”

“Ti dirò: una certa tentazione ce l’avrei!” disse Bahorel, forse scherzando, ma Grantaire non riuscì a capire. “Specie al biondino! Direi che sarebbe giusto metterlo a conoscenza di questo…”

“Ti prego… no…” si limitò a dire con un filo di voce.

“Beh allora diglielo tu, no?”

“Ma che sei impazzito?! NO!” Grantaire era talmente in imbarazzo che non si accorse nemmeno di aver alzato la voce. L’espressione sul volto dell’altro ragazzo mutò da divertita a pensierosa.

“Non ti facevo così timido, sai?” disse, tirandosi leggermente in avanti per guardarlo meglio in viso.

Grantaire si portò una mano al viso e si grattò lievemente la guancia, poi disse: “In… in genere infatti non lo sono… ma con lui è diverso… non so il perché…” Fece una breve pausa, alzando di nuovo lo sguardo verso Enjolras, poi sospirò, appoggiò i gomiti sulle ginocchia e proseguì: “… ma è sempre stato diverso con lui…”

“Cazzo…” disse Bahorel, quasi in contemplazione. “Deve piacerti proprio parecchio!” Grantaire non rispose: il lungo sospirò che fece gli parve una risposta più che sufficiente.

“D’accordo!” riprese Bahorel dopo un lungo silenzio. “In nome della nostra amicizia non dirò nulla a nessuno! Concedimi solo una domanda e poi non ne parlerò più finché non vorrai discuterne tu.” Grantaire si girò confuso e solo poi Bahorel concluse: “Ma da quanto va avanti questa storia?”

Il ragazzo tenne i suoi occhi azzurri posati su Bahorel qualche istante, poi si girò verso l’altra sponda della vasca e disse: “Ricordi il giorno in cui ci siamo conosciuti?”

“Certo: ormai sono praticamente passati due anni!”

“Ecco” fu l’unica risposta che diede Grantaire.

Sembrava che Bahorel volesse dire qualcosa, ma che le parole gli mancassero. Quando le trovò, l’unica cosa che riuscì a dire fu: “Wow!”

“… ‘Wow’?” chiese Grantaire, sorpreso che ci avesse messo tanto tempo per dire solo quello.

“Sì… non mi vengono altre parole, cioè… è davvero un sacco di tempo!”

“Non me ne parlare…” E detto questo, lo sguardo di Grantaire tornò su Enjolras. L’agitazione era passata e andava tutto bene in lui, finché non notò che Enjolras si stava stendendo la crema sul petto: c’era qualcosa di incredibilmente seducente nei suoi gesti, nel modo in cui la luce faceva brillare l’unguento su quel corpo così esile, così bello, proporzionato, così… perfetto! Nel guardarlo, Grantaire iniziò a provare una serie di sensazioni strane: i battiti del suo cuore cominciarono ad accelerare, il fiato iniziava a mancargli, era arrossito così tanto che gli parve di sentirsi scottare il viso e sentiva persino le vertigini… erano sensazioni psichiche, ma anche fisiche.

“R?” lo chiamò Bahorel, facendolo come risorgere dallo stato di trance in cui si trovava.

“Eh?” Grantaire si girò di scatto, più agitato e imbarazzato di quanto non lo fosse prima. Notò che Bahorel stava guardando verso il basso, quasi ridendo.

Indicò nella direzione in cui stava guardando, alzò i suoi occhi dorati verso Grantaire e disse: “Che ne dici di rimettere a cuccia il tuo amico?”

 


[1] Piccolo tributo: George Blagden, interprete di Grantaire nella versione cinematografica del musical, tra le sue cover caricate su You Tube, una volta ha suonato ‘I will follow you into the dark’ cambiando la seconda strofa per far sì che sembrasse che fosse Grantaire a cantarla ad Enjolras.

   
 
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