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Autore: Rubina1970    18/12/2016    4 recensioni
In questa storia cercherò di dare spazio a tutti i personaggi. Che siate fans di Abel, di Arthur o di Lowell, prometto di dare la massima attenzione a tutti loro!
Il punto è: e se Georgie, alla fine del cartone, si fosse rimessa con Lowell?
Nell'anime, non si vede mai che s'innamori di qualcun altro, e anche se torna a casa coi Butman Brothers non per questo ne sceglie uno. Questo è uno dei motivi per cui il finale dell'anime non mi soddisfa.
Spero che la mia storia vi piaccia, ci saranno baci, lacrime e risate, e paesaggi che uno non si aspetta (tipo: che ci fa Georgie in Italia?!) ... e aspetto vostri commenti!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Altri, Arthur Butman, Georgie Gerald, Lowell Gray
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ma a Londra, anche Lady Constancia faceva i suoi piani. Quella mattina, per prima cosa fu informata del fatto che i fuggiaschi in realtà non avevano mai preso la nave! Presumibilmente, dovevano essersi mossi via terra, perché non era probabile che fossero ancora in città. Poi, la polizia scoprì che si erano effettivamente sposati, e a questo punto il commissario le spiegò che loro si fermavano lì: non c’era motivo di continuare ad inseguire una coppia di legittimi consorti, che magari avevano già lasciato il paese e che, ormai, erano padroni di farlo perché marito e moglie non potevano essere perseguiti dalla legge solo perché ad una parente non piaceva lo sposo.
L’altro sposo, Charles, era presente, e anche Elisa Dangering, che appena saputo dei fatti aveva voluto raggiungere la zia, visto che i suoi erano fuori città. Lady Dangering ogni tanto guardava Charles e sospirava. Era seriamente preoccupata per Maria, perché non sapeva se stava bene e come avrebbe vissuto da quel giorno, non sapeva dove fosse e non aveva idea di quando e se l’avrebbe rivista. Ma era anche un po’ arrabbiata con Fenner: il giovane aveva lasciato intendere che il suo rapporto con Maria funzionasse, e per questo lei aveva creduto di poter affrettare le nozze; invece Maria non aveva mai voluto sposarlo, e se non ci fosse stato l’inganno di Charles ora la ragazza sarebbe stata al sicuro a casa; eppure, al tempo stesso, la dama rimpiangeva che il progetto matrimoniale con lui fosse sfumato. E se alla dama non sfuggiva la relazione tra la fuga di Maria e la pressione su di lei perché sposasse Charles, forse le sfuggiva che a farle pressione era stata proprio lei …
Per quell’ora, i giornali erano già usciti e tutta la nazione sapeva del “sequestro” della giovane e innocente Maria Dangering ad opera di un “avventuriero australiano” che l’aveva portata chissà dove. Per la gente, Arthur Butman era ancora un ricercato, e Lady Constancia a questo punto fece una cosa davvero irrazionale e pericolosa: decise d’ignorare la testimonianza del parroco e il punto di vista degli investigatori, e di fare come se Maria e Arthur non si fossero sposati. Per cominciare, chiese alla polizia di non calcare la mano coi giornalisti su quel matrimonio, anzi di aspettare a comunicare qualsiasi cosa alla stampa. Si apriva la stagione di cricket e si dibattevano fatti importanti alle Camere: la gente si sarebbe distratta, e la notizia dell’avvenuta regolarizzazione della coppia sarebbe stata pubblicata come secondaria. Non c’era nessuna logica, era solo il tentativo di negare l’evidenza del matrimonio di Maria e Arthur.
Poi, Charles Fenner ed Elisa accompagnarono la Contessa a casa sua, dove la lasciarono perché voleva restare sola. Charles, infine, pallido e avvilito, accompagnò a casa anche Elisa:
― Non ci posso ancora credere … Io volevo portarla con me, farle vedere Parigi … Noi dovevamo andare ai Caraibi …
― Oh, Charlie, mi dispiace proprio tanto! Non te lo meritavi. – Elisa era in imbarazzo verso Fenner, che apparteneva ad una famiglia importante e ufficialmente poteva considerarsi offeso nel suo onore per l’abbandono della sua promessa.
― Dove sarà adesso? … Con lui!
― Eh, lo so! Questi australiani, venuti fin qua solo per sconvolgere la nostra famiglia … povero Charles, ti capisco così bene! A me la sorellastra di Arthur ha portato via Lowell!
― Già, tu sì che mi capisci. Gente come noi di rado ha la fortuna di potersi sposare per amore, e io ci ero andato così vicino … Ora la gente si aspetta anche che io mi comporti come niente fosse, in fin dei conti sono Charles Fenner, io siederò ai Lords! Ma come si fa, a fingere …
― L’amore è una cosa molto bella e molto forte, io lo so. Perciò, con me, non devi per forza fare il superiore. Tu sei già superiore per nascita e cultura alla maggior parte della gente, che vuoi che ne capiscano? Con me puoi stare sereno, Charlie … ― Elisa sorrise con un’espressione che confortò davvero Charles, per un momento.
― Come sei buona, Elisa …
― Hai ragione, a gente come noi l’amore spesso non è consentito, mentre tu ed io sappiamo che cos’è. Però, devi ammettere che … anche Maria lo conosce. Pensaci, che matrimonio sarebbe stato il vostro? – Elisa fece una pausa, perché Charles potesse cominciare a considerare l’idea: ― Mia cugina … gli salvò la vita tre anni fa, e andò incontro a tutte le conseguenze. Se non lo ha dimenticato finora, anche sposandoti avrebbe avuto dei rimpianti. Ti meriti di meglio, non ti pare?
― Come mai sei così saggia?
― Io ho dimenticato Lowell. Tu dimenticherai lei, e sarai felice. Siamo arrivati. Vieni su, ti offro un po’ di tè. Con questo freschetto ci vuole, e fa miracoli per la tristezza!
Charles sorrise e accettò. Dentro di sé, s’interrogò sui suoi propositi: conosceva davvero l’amore? E che sapeva del matrimonio, che non fosse che era una necessità soggetta alla convenienza? E invece, forse era così il senso del legame matrimoniale: un calore dolce e confortante come una tazza di tè, un’offerta gentile e gratuita e non una pretesa. Aveva cercato di soggiogare Maria, forse aveva proprio sbagliato tutto …
Non aveva ripensamenti, invece, Lady Constancia, rimasta sola coi suoi pensieri angosciosi sulla sorte di Maria. Doveva trovarla, assolutamente, magari anche riportarla in Inghilterra. Ci doveva pur essere un vizio in quel matrimonio, qualcosa a cui appellarsi! E comunque, anche se non c’era, lei Maria la doveva trovare per sapere tutto sulla sua vita: non si fidava affatto di Butman …
Nel pomeriggio, finalmente si decise: fece chiamare un uomo, un certo Duncan, investigatore privato. Doveva scoprire dove fossero andati Arthur e Maria, e tenerla aggiornata. Se non erano più in Inghilterra, allora sarebbe partita anche lei, ma prima di tutto lui doveva seguire le loro tracce e raggiungere Maria, perché Lady Constancia non avrebbe avuto pace finché non l’avesse trovata.
 
 
***
 
Lontanissimi da tutti questi pensieri, i due novelli sposi vedevano il loro secondo tramonto dal finestrino. Al crepuscolo, cenarono (Arthur rideva, spiegando a Maria che col clima australiano si sarebbe abituata a non considerare più quattro stagioni, ma solo due, e avrebbe imparato a non mangiare presto come i bambini). Erano giunti presso le Alpi, al momento di andare a dormire, e faceva più freddo. I due ragazzi si addormentarono ciascuno nel proprio letto, stavolta, dopo lunghe chiacchiere e tenerezze al buio. Per Arthur, fu una sorpresa quello che accadde dopo …
Il sogno cominciò con le sbarre della sua cella, nei sotterranei angusti e umidi di casa Dangering. Da dietro la porta, i passi di due uomini a lui ben noti si avvicinavano. “No, per favore!”, pensava il povero ragazzo, sentendosi piccolo e debole, chiedendosi che volessero da lui. Entrarono dopo un rumore di chiavistelli, con violenza:
― Ma chi ti credi di essere?! Tu … e Maria! Non esiste, mia figlia non ti appartiene, non lo permetterò! – a tuonare era il Duca, imponente come non mai con le sue basette, le sue sopracciglia grigie e austere, il suo pesante panciotto di broccato: ― Morirai per questo, Cain!
Dangering uscì, lasciando lì Arwin, che si avvicinò ad Arthur (non prima di aver chiuso la porta a chiave dall’interno):
― Sei stato un pazzo! Ora non ti possiamo più proteggere, non lo capisci? Dovevi essere solo un capriccio, per mia sorella, ma tu hai voluto troppo, piccolo ingrato! Ora la tua vita vale così poco che io potrei prendermi tutto quello che voglio da te, potrei chiamare quei due là fuori e farti legare … potrei drogarti, non sai quanta bella roba che c’è qui … potrei spogliarti, lo sai?, e tu non ti opporresti, perché la droga fa questo e altro. E prima dell’alba, scopriresti quant’è torbida l’acqua del Tamigi, non ti troverebbero mai. Non ti cercheranno mai nel fiume, ti faremo un funerale finto per Maria, e bye bye … tutto perché hai preferito tentare di fuggire con lei …
Arthur si svegliò tremando, era così sconvolto e freddo che avrebbe voluto gridare aiuto, stava per farlo quando si ricordò dov’era e con chi. Ma sì, i Dangering erano morti e lui era già il marito di Maria, e si trovava o in Francia o addirittura in Italia … ma non si sentiva bene. Tremava di freddo e l’angoscia non lo lasciava. Non voleva svegliare Maria … poi smise di mentire a se stesso: sì, che voleva svegliarla!
― Maria … Maria!
― Mmmh … amore? … ma che c’è?
― Niente, io … ho freddo! Odio il freddo, io sono australiano … non riesco a dormire …
― Chiamiamo qualcuno del personale, ci facciamo portare una coperta? – la voce di Maria suonava assonnata.
― Sì … no, aspetta. Magari dopo … io … è che il freddo non lo provavo quasi mai, a casa, in Australia, mentre mi ricorda la mia prigionia. Quelle notti … ero da solo, non sapevo più se avrei rivisto qualcuno che conoscevo, e nella mia stanza … faceva tanto freddo … mi stringevo … avevo paura, mi volevano uccidere, tuo padre lo diceva sempre … Maria, avevo tanta paura di morire, i brividi non passavano. Tuo fratello, poi … mi veniva a cercare, e … io non lo so, il perché e che voleva … pareva quasi … mi guardava …
― No! Oh, mio caro, non me lo dire, davvero Arwin … ?!
― No, non lo so, non è mai successo che mi … però, sai, non lo so bene … Era tanto che non ci pensavo, eppure … Ho avuto un incubo: sarei stato ucciso a breve …
― Vieni subito qui!
Arthur scese la scaletta tremando, non si spiegava davvero quel sogno dopo anni che non gli capitava, poi s’infilò di corsa nella nicchia calda lasciata dal corpo di Maria, mentre lei gli faceva posto e lo abbracciava. E allora, dopo un secondo, Arthur si rese conto che era nuda!
― Caspita, è vero, sei proprio gelato! Brrr!
― Ma … Maria, com’è che non hai la camicia da notte?
― Oh, beh, è sotto il cuscino. Mentre parlavi ho avuto un’idea geniale: per scaldare bene una persona in un letto, in mancanza di una stufa o di uno scaldino, l’ideale è il corpo nudo di un’altra persona!  Sono o no un genio? Una cosa del genere poteva venire in mente solo a me!
Arthur rise, finalmente, sentendosi molto meglio:
― Già, a chi altri? Un’idea eccezionale … ― non se ne parlava proprio, di raccontare a Maria che una volta, una notte di tempesta in cui Georgie aveva vissuto un altro “incubo”, lui aveva avuto proprio la stessa ispirazione! – Grazie, amore mio … mi sento molto meglio, è bellissimo così!
Il pensiero di quell’episodio a casa di zio Kevin evaporò dalla mente di Arthur, facendo posto a tanta tenerezza.
― Non avere paura, ci sono io qui, non ti lascio … Qui non ti tocca nessuno … Ti scaldo io, lo senti? Stai tranquillo, tesoro … Non succede niente, riposati …
Maria teneva amorevolmente il viso di Arthur appoggiato sul suo petto morbido, e parlava sottovoce. Arthur la strinse (cercando di non toccarla con le mani perché dovevano essere fredde), mentre sorrideva con gli occhi nel buio. Forse era questo il senso vero del legame coniugale: un posto segreto e sicuro, dove non manca mai il calore che rassicura e salva dalle brutture della terra, il luogo dove può andare solo l’amore più vero e nessun altro.
― Forse se ho fatto quel sogno è perché … dopo tutto quello che è successo, all’improvviso è tutto così bello … che ho paura che qualcuno arrivi e mi dica che non è vero, che tu non sei per me, e ti porti di nuovo via! Stupido, eh? ― Il pensiero che invece proprio nessun altro potesse raggiungerli, lo confortò fino a farlo addormentare.
 
***
 
L’indomani, Abel poté finalmente prendere il traghetto che da Gaeta portava a Ischia. La stagione mediterranea era completamente diversa da quella che aveva lasciato a Londra, pareva ancora estate. E che estate! Il caldo si faceva sentire e attraverso la foschia il sole scottava ancora. Un mezzo di trasporto di casa Grey lo aspettava all’approdo, con un cocchiere. Che meraviglia, il panorama! D’estate era ancora più bello, anche se Abel non dimenticava che Lowell stava male, che Georgie era angosciata e che lui era lì per cercare di portarle conforto. Velocissimamente, scaricò il proprio bagaglio e sbarcò.
La carrozza partì, attraversò il centro abitato e se lo lasciò dietro per seguire la tortuosa strada costiera, che assecondava i promontori. Poi, le prime case della cittadina lasciarono il posto a palazzi più grandi, vicino alle scogliere. E in un’insenatura protetta, dal finestrino aperto (che bella la brezza del mare, che da quel lato dell’isola non incontrava l’aria della città malata sulla terraferma!), dal finestrino verso la spiaggetta, Abel la vide. Era china sull’acqua bassa, con l’abito tirato su sui polpacci nudi, fermato in modo da non bagnare la gonna, a piedi scalzi nel mare, intenta a pescare telline che poi raccoglieva in un grembiule. Il sole contro i suoi capelli rossicci era lo stesso che brillava sull’acqua, abbagliando in parte Abel, eppure quest’ultimo non ebbe un attimo di esitazione nell’identificarla:
Stop, please! – disse al cocchiere, e poi si affacciò per guardarla.
Nel sentire la carrozza, o forse per scostarsi un ricciolo dalla fronte, la bella si drizzò e sollevò lo sguardo, e così si accorse improvvisamente del giovane che la fissava sporgendosi dal finestrino della carrozza, dal piano della strada un po’ sopra di lei, a pochi metri appena. Riconoscendolo, Maristella lo fissò, le labbra un po’ imbronciate della ragazza parevano più carnose, la sua scollatura generosa la scopriva molto di più che non l’abbigliamento invernale col quale Abel l’aveva conosciuta, la posizione curva (e l’imbarazzo, forse?) le avevano arrossato le guance, e attraverso l’acqua limpida si distinguevano le sue caviglie e i suoi piedi nudi e chiari … In una parola, era provocante all’inverosimile, e fissava Abel accigliata e silenziosa.
Abel capì che era tutto perduto, ormai lui non era più indipendente dall’amore che lo aveva tormentato per anni. Come fare a darsi un contegno? Ma perché, tra tutti i modi in cui poteva capitargli di rivederla, la doveva incontrare proprio così, con quell’aria da popolana che ne esaltava la sensualità … e perché lo guardava così seria, era forse capace di leggergli dentro e lo rimproverava per il suo desiderio? Il giovane sorrise:

 
 Abel (Lady Georgie - Collin Atkinston) by Rubina1970

― Mary! Che fai, peschi? – “che domanda ovvia e stupida!”, pensò subito dopo. Ma qualche cosa doveva pur dire!
― Sì! Tutti pescatori, in famiglia, mister! Fatto buon viaggio? – “ma che hai da guardare?! Sì, sono china a raccogliere telline come una ragazzotta qualsiasi, che hai da guardarmi, lo sapevi, no? Oh, ma proprio di qua dovevi guardare, non potevi tirar dritto?! Mi vergogno da morire …”, pensava la povera Maristella, cercando di darsi un tono disinvolto.
― Sì, ottimo, specialmente l’arrivo! – “calmati, Abel, non correre!”, Abel non sapeva proprio come evitare di tradire le sue emozioni! Non voleva essere sfacciato, e cercò di frenare la lingua, ma non poteva impedire anche al suo cuore di correre sfrenatamente. Lei era pericolosamente scoperta, ma lui si sentiva nudo di fronte a lei, indifeso e fin troppo leggibile. – Com’è che ogni volta che arrivo a Ischia porti cose da mangiare con te? Buffo, eh?
― Buffo, eh già! – “oddio, sono io che devo sembragli buffa! Mister, non è che ridi di me, per caso? Ma che aspetti ad andartene, non posso resistere al tuo sguardo, e piantala di guardarmi dall’alto come se volessi prendermi in giro!”, la calma di Maristella era puramente apparente, ma il suo imbarazzo non era colpa di Abel, e non dipendeva da lui se si trovava più in alto di lei, stando sulla strada! La ragazza si aggrappava inconsciamente al grembiule, forse proprio per non ripetere la scena del loro primo incontro, perdendo le telline come allora aveva perso le arance …
― Beh, allora io vado! Ci vediamo dopo a casa, sì?
― Sì …
Abel si passò una mano tra i capelli scuri e lucenti, che un refolo di vento gli aveva scarmigliato, e poi con la stessa mano le fece un cenno di saluto, un attimo dopo era già partito e Maristella rimase lì … pensando a quanto era bello Abel con la luce del mattino che gli baciava la fronte e riverberava nei suoi brillanti occhi azzurri. Poi, la bellissima Maristella uscì dall’acqua. Di telline non voleva più saperne, ora desiderava ricomporsi e rivederlo: “Malandrino, canzonatore, guarda che io sono una signora! Ué, ma adesso a casa lo vedrai! Oh, non vedo l’ora … amore mio!”
Era stato uno di quei rari momenti in cui due persone si toccano ad un livello profondo. Nessuno dei due, però, immaginava che l’altro provasse le stesse cose, che i loro sentimenti fossero così simili. Anche Abel pensava di aver fatto una ben magra figura, e l’immagine di “Mary” gli faceva mancare il respiro al punto tale che fu tentato di dire al cocchiere di tornare indietro. “Ma no … mi renderei ridicolo, e con che scusa? … CHE IDIOTA! Ma dove avevo la testa?!”
Neanche un minuto dopo essere ripartita, la carrozza si ripresentò sulla piccola insenatura, e Abel ne scese perché trovandosi sulla carreggiata opposta, ora, doveva attraversare la strada per vedere chi si trovava sulla spiaggia. Si appoggiò di corsa al parapetto, pronto a chiamarla, ma non la vide. La delusione gli bruciò come uno schiaffo violento. Si guardò attorno, ma dov’era, mica poteva essere sparita, o per caso aveva una barca?! Ah, meno male, eccola di lato, fuori dall’acqua!
― Maristella! – la ragazza si voltò di scatto a guardarlo, restando con la bocca aperta come una bambina che scarta un dono: ― Senti, ma vai a casa? Ti porto io!
― Ma … ho … i piedi bagnati, e poi, le telline …
― Oh, e che problema c’è? Aspetta!
Abel tornò al veicolo, aprì lo sportello e frugò dentro, poi tornò in fretta e scese con brevi e atletici saltelli la scala di pietra che portava giù. In mano aveva un asciugamano bianco, e disse:
― Siediti! ― , a Maristella, che automaticamente ubbidì e si mise seduta sul muretto di sassi e malta.
Allora, Abel si chinò e le prese un piede nell’asciugamano, lo asciugò e lo mise delicatamente nella sua scarpa tenendolo per la caviglia, poi fece lo stesso con l’altro, si sollevò, prese l’involto intriso di acqua salata che la giovane aveva posato sullo stesso muretto, lo avvolse nel medesimo asciugamano e porse a Maristella il braccio.
― Grazie … ― Maristella non trovava proprio altro da dire, e nella speranza di non avere le guance troppo rosse, si lasciò accompagnare alla carrozza.
I cinque o sei pescatori di varie età, che si trovavano sulla spiaggia e avevano osservato attentamente tutto, videro il veicolo chiudersi e ripartire. Il più anziano di loro si tolse la sigaretta dalla bocca e disse solo:
― Che peccat’! Se nn’è ghiuta …
― E beat’isso, che se ll’è purtata!1 – fu il commento sentito di un altro.
Il viaggio in carrozza era breve, ormai, e i due ragazzi scambiarono poche parole. Gentili, dapprima:
― Beh, allora tuo fratello si è sposato!
― Ah, vi è arrivata una sua lettera? Oh, che meraviglia! Lo speravo, ma ero in viaggio, e così l’avete saputo prima voi qui a Ischia di me che vengo da lì. Che ha scritto?
― Che è andato tutto bene e sta arrivando. Mi fa così piacere per lui! – “le guance mi scottano ancora! Speriamo che non ci faccia caso … in fondo, co’sto sole, penserà che è per quello!”
― Una bella notizia, finalmente! Saranno felici, sono sicuro. – “Maristella, che dolce che sei e nemmeno lo sai!”
― Già, non abbiamo avuto altre belle notizie … ― Seguirono poche frasi preoccupate su Georgie e Lowell, e poi Abel e Maristella erano arrivati.
Improvvisamente, Maristella sorrise e abbassò gli occhi, mentre la carrozza rallentava e infilava il vialetto d’ingresso:
― Senti … ti devo chiedere … Ecco, per favore, non dire a Georgie che mi hai vista pescare in quel modo. Io non voglio offendere …
― Offendere?! E perché?
― I Grey mi danno tutto, hanno cercato di fare di me una vera signora. Che direbbero se … Ogni tanto, ma non spesso, io torno a fare quello che facevo prima. Ora conosco tante cose, però alle volte devo fare queste cose da paesana, lo so che non è elegante ma mi fa sentire libera. – e alzò il suo sguardo fiero, accigliandosi di nuovo.
― Ma tu sei libera. Loro ti vogliono bene, ma non ti vogliono cambiare, e nemmeno io. No … non dovresti cambiare. – Abel aprì il suo sportello e si mise a bisbigliare: ― Georgie da bambina imparò ad arrampicarsi sugli alberi! … e mi sa che ha continuato a farlo finché non si è sposata!
Ora, Maristella rideva con gli occhi che brillavano. Abel scese:
― Per favore, non cambiare … ― , poi girò intorno al veicolo per dare di nuovo il braccio a Maristella.
Quando scesero dal mezzo che li aveva accolti, si sentivano tutti e due combattuti tra l’ansia per i loro cari e una segreta ed irrequieta felicità.

1- Che peccato, se n'è andata!
  - E beato lui che se l'è portata via!


Ecco il nuovo capitolo, che avevo promesso a qualcuno di postare entro la settimana. Sarà l'ultimo prima di Natale, ma magari entro le Feste riuscirò ad aggiornare ancora, non lo so!
L'unica cosa che magari è meglio dire è che quel bel ragazzo al quale ho fatto un ritratto (nel mio vecchio stile di disegno, e mi è piaciuto tanto!) è lo stupendo Collin Atkinston nella foto di Viilu.
E
dunque
buone Feste
a tutti, con l'augurio
di un Natale
pieno di calore e speranza
e di un anno
in c
ui ritrovare serenità
e far realizzare tutti i vostri sogni!
A presto coi più sinceri auguri
del
mio cuore
  
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