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Autore: Erica K Lovett    18/12/2016    1 recensioni
E se il vostro peggiore nemico si nascondesse dietro l'angolo? e se invece si trovasse ancora più vicino? A volte non si può scappare dal destino...siete veramente sicuri di conoscere i vostri limiti?
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                           three o'clock
Lo chiamavano tutti Robb anche se il suo nome era Alanison James Robbertson...di certo non si indovinava dopo tre tentativi.
A dispetto del nominativo di battesimo Robb non era proprio il rampollo viziato dagli atteggiamenti altezzosi, anzi, era piuttosto vivace.
I passatempi dei benestanti ragazzi borghesi lo annoiavano e prediligeva sicuramente una escursione notturna nella foschia piuttosto che un'assolata giornata in giardino a sorseggiare thé.
La compagnia che frequentava non era da meno, ma erano comunque bravi ragazzi e proprio per questo non erano scapestrati quanto Robb.
-Ehy ragazzi, guardate qua, sembra che qualcuno sia in cerca di compagnia- il sedicenne amava mostrarsi trasgressivo e, per quanto potesse essere eccitante chiamare il primo numero scritto su un muro in piena notte, lo fece.
C'era un telefono pubblico a pochi passi dai ragazzi e Robb non esitò ad alzare la cornetta.
-Robb, non credo dovresti...- il ragazzo zittì la voce titubante di un compagno e compose il numero.
Nel silenzio generale si udirono tre squilli e un sospiro dall'altro capo del telefono fece partire la conversazione- Buona sera signorina, mi chiedevo quanto costasse passare un'oretta con lei- tutti ridacchiarono sotto i baffi compreso Robb, ma la voce che rispose era profonda e chiara- Perché invece non ti domandi quanto rimane della tua miserabile vita, Alanison?- il sorriso beffardo del ragazzo si trasformò in un'espressione di panico.
-Chi cazzo sei, eh? Rispondi!-Non ho certo scelto io di cercarti..-lo sconosciuto riagganciò.
Un senso di inquietudine pervase il ragazzo, una sensazione del tutto nuova -Non ti preoccupare sarà uno svitato che cerca di spaventarti e avrà letto il tuo nome da qualche parte-.
Le rassicurazioni non sortirono effetti e quella notte terminò bruscamente davanti a quel telefono pubblico.
Il mattino seguente Robb non uscì di casa, né parlò dell'accaduto con nessuno, temeva che chiunque avrebbe minimizzato ciò che era successo. -Tesoro andresti in giardino a cercare Bones? E' tutto il giorno che non lo vedo, non vorrei gli fosse accaduto qualcosa...-il ragazzo odiava quel gatto, ma sua madre sentiva il bisogno di una compagnia perpetua e miagolante per casa, dunque per lei il micio era indispensabile quanto un secondo figlio. Robb, per quanto contrariato, obbedì senza proferire una parola.
Ispezionò la casa da cima a fondo senza trovare nemmeno l'ombra di Bones, l'unico luogo ancora inesplorato era il piccolo boschetto che si estendeva dietro al cortile posteriore della dimora.
Il ragazzo titubante si addentrò lentamente nella boscaglia, prestando attenzione a non fare rumore, diede una rapida occhiata tra gli arbusti per poi, con passo svelto, tornare verso casa.
Sorprendentemente trovò Bones.
Il piccolo gattino nero giaceva adagiato su di un tronco tagliato, qualcuno gli aveva spezzato il collo violentemente e gli aveva squarciato la pancia con un coltello, ma ciò che fece scoppiare in lacrime il sedicenne fu una unica e chiara scritta incisa e intrisa col sangue del gattino morto...
"TU"
Il ragazzo corse come mai aveva fatto prima e fino a notte fonda rimase chiuso nella sua stanza con lo sguardo perso nel vuoto, rannicchiato a terra. All'ora più profonda della notte il telefono di casa Robbertson squillò.
Gli occhi assonnati di Robb si spalancarono come se qualcuno lo avesse pugnalato nel sonno.
I suoi piedi toccarono il pavimento gelido e impercettibilmente lenti, mossi dall'abitudine più che dalla volontà, lo condussero al telefono.
-Pronto?- -Ciao Robb, la voce era inconfondibile, credo che dovresti ascoltare la mia storia...-
-Non ascolterò proprio niente da te, maniaco psicopatico!-.
Una luce si accese in camera dei signori Robbertson- Sai credo invece che ti converrebbe...giusto in questo momento tua madre ha acceso la luce e tu sei in piedi, in corridoio e indossi un pigiama blu, non ti è bastato l'assaggio di oggi pomeriggio? Mi occorrerà solamente un'ora e poi PUFF! Sparirò per sempre-.
Robb impietrito si guardò intorno senza notare nulla di sospetto e pensò "Beh se è solo questo che vuole..."
-D'accordo, rispose il ragazzo con un barlume di coraggio, ti ascolto.-
-Ahahah ottima scelta-.
Il sedicenne si accertò dell'ora, erano le due di notte, doveva resistere solo alle parole di quel pazzo e l'incubo sarebbe caduto nel dimenticatoio. -Posso chiamarti Al? Mi sembra più...confidenziale ahahah, in fondo ci conosciamo da molto tempo tu ed io...siamo come vecchi amici d'infanzia-. Robb sentiva freddo intorno a sé ed erano passati appena cinque minuti dall'inizio della telefonata -Ricordi quella volta a dieci anni quando hai rotto il braccio a Billy Sanders? I suoi genitori ti hanno additato come un mostro...un po' esagerato per una frattura scomposta, non credi? E che mi dici di quel piccolo incidente con Leena Smith durante il suo quattordicesimo compleanno? Non ha preso molto bene il fatto che tu le abbia bruciato tutte le bambole...ahhh Robb, piccolo delinquentello!-.
Il ragazzo era confuso, spaventato, non capiva più niente, com'era possibile che quello psicopatico lo avesse seguito e spiato per un tempo così lungo senza mai farsi vedere?
Il pendolo in mogano segnava le due e venti.
L'uomo riprese con voce profonda -Le tue malefatte, però, rimanevano impunite e questo perchè i tuoi genitori avevano il potere del denaro e ti amavano! Tutt'ora è così...ma c'era di mezzo quel gatto, era come un secondo figlio per tua madre, non è vero? Non penso sarà più un problema...E'un po' come imparare a pedalare, inizi piano, pieno di incertezze ma dopo che ci hai fatto la mano non smetti più...-.
Sarebbe bastato correre dai suoi genitori e dir loro ogni cosa ma le gambe di Robb erano come radici nel terreno.
-Incidenti sospetti e mai risolti ti dicono niente? Un giovane ragazzo che potrebbe avere un futuro brillante, ma che preferisce sguazzare nel sudiciume delle proprie beffarde azioni per compiacersi e non risultare un completo fallimento davanti al mondo...ecco cosa sei e cosa resterai-.
Lo sguardo del ragazzo schizzava frenetico da una finestra all'altra, il gelo prese il sopravvento sul suo corpo e gli impose di appoggiarsi al muro.
-Tic toc tic toc il tempo scorre Alanison, il tempo sta scorrendo molto velocemente per te...- mancavano solo dieci minuti alla fine della chiamata, solo dieci...
Robb sentiva il sudore impregnargli la fronte, sentiva passi pesanti nel buio ma non capiva da quale angolo provenissero, una mano guantata gli sfiorò la guancia lentamente fino al mento e in quel attimo il pendolo risuonò le tre, i rintocchi rieccheggiarono nella testa del sedicenne come la campana della morte, il tempo era scaduto.
Il ragazzo si svegliò di soprassalto dal letto dei genitori, ma loro non c'erano.
Il sole brillava luminoso e inondava la stanza di colori caldi, il cinguettio degli uccellini diede speranza al ragazzo.
-Forse è tutto finito...Mamma!Papà!- nessuna risposta.
Era evidente che si fosse trattato solo di un incubo.
Robb camminò lentamente verso il salone e trovò i suoi genitori.
I loro corpi erano a pezzi sul pavimento, sangue sparso ovunque e sulla grande vetrata illuminata campeggiava un'unica scritta
"Io sono Te".
FINE
   
 
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