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Autore: AngelsOnMyHeart    19/12/2016    1 recensioni
Piccolo racconto che si pone tra la fanfiction "Il Dominio del Caos" ed il suo sequel, attualmente in lavorazione.
Quando il cambiamento giunge, c'è ben poco che si possa fare per fermare la sua inesorabile avanzata. Spesso, la scelta migliore è quella di lasciarsi andare ad esso, cosicché la vita possa riprendere il suo corso verso una nuova direzione.
Ed è proprio da un cambiamento che questa breve storia vuole tracciare il suo inizio.
Due gemelli, Will ed Abigail, stanno affrontando il primo grande viaggio che la vita gli ha posto dinanzi. Il che li condurrà non solo verso un nuovo stato, in una nuova casa, ma anche incontro ad un percorso irto di tanti piccoli segreti tornati a galla, impazienti di essere ripescati, mentre un vecchio rancore a lungo sopito, riemerge dal calmo mare dei ricordi. Questo rancore trascinerà con se una potente tempesta e quando il viaggio sarà giunto al suo termine, nulla resterà più come prima.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nuovo personaggio, Pitch
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO V
Father's sins.




L'estate stava iniziando a volgere al suo termine, presto l'ozio ed il divertimento estivo avrebbero lasciato il posto a lunghi pomeriggi passanti dinanzi un libro aperto. Il meglio che Will ed Abigail potessero fare era di sfruttare quegli ultimi giorni per divertirsi il più possibile, specie ora che la loro punizione era finalmente terminata. Eppure, da quando il padre aveva vietato loro di girare troppo per la casa, la loro curiosità si era velocemente evoluta in una vera e propria ossessione. Ossia quella di scoprire cosa l'uomo stesse cercando in tutti i modi di nascondergli e che, per loro non c'era dubbio, aveva a che vedere con il passato della casa ed i suoi vecchi abitanti. 
Purtroppo per loro la soffitta era completamente off limits, il che significava che da diverso tempo erano ormai ad un punto morto. La loro unica alternativa, in quei giorni, era stata quella di chiedere alla mamma. La donna però sembrava sempre propensa a restare vaga sull'argomento. 
:-Mamma com'era la zia?-. 
:-Quale zia Abbie?-. 
:-Quella che ha lasciato la casa al papà, quale zia se no? Tu non l'hai mai conosciuta?-. 
:-Sai non ricordo molto bene...-. 
:-Ma come? Eppure doveva volere tanto bene a papà, gli ha lasciato quest'enorme casa! Ma non hai nemmeno una sua foto? Magari era al vostro matrimonio?-.
:-Tesoro lo sai, io ed il papà abbiamo invitato pochissime persone-. 
:-Ma la zia aveva solo papà? Non si è mai sposata? Non aveva figli?-. 
A quel punto la donna cercava di chiuderla il più velocemente possibile :-Non so dirti tesoro...il papà sicuramente ve ne parlerà meglio quando avrà meno lavoro alla tavola calda. Presto ci sarà l'inaugurazione, non sei felice?-. E lì finiva la conversazione. 
Dopo poco tempo, ad aumentare la già morbosa curiosità dei bambini, si aggiunse anche un altro piccolo fatto. 
Tornando nella propria cameretta dopo una capatina al bagno, il piccolo Will, seppur insonnolito, passando dinanzi alla camera dei genitori giurò di aver udito “casualmente” questa conversazione: 
:-Devono saperlo, Roy, e dovranno saperlo da te. La scuola sta per cominciare, usciranno con i nuovi compagni di classe, non credi che parleranno di...-. 
:-Lo so! Lo so! Devi...devi solo darmi il tempo. Non puoi nemmeno immaginare quanto sia difficile! Mi odieranno lo capisci?-. 
La mamma sospirò :-Sono i nostri figli, capiranno-. 

Non ci voleva certo un genio dell'intuizione per capire che il papà aveva fatto qualcosa, perché altrimenti avrebbero dovuto odiarlo? 
Quando il bambino raccontò ciò che aveva ascoltato alla sorella, per un attimo provarono una stretta allo stomaco. Iniziavano ad avere paura di cosa sarebbe saltato fuori. Era cominciato tutto come un piccolo gioco estivo ma adesso era quanto mai palese che c'era qualcosa di grosso sotto e forse non erano più tanto propensi a scoprire di cosa si trattasse se... 
Quella curiosità che premeva nelle loro teste come un prurito. Non era più un semplice gioco, no, era una necessità. 
Quando ormai la situazione sembrava non smuoversi più da parecchi giorni, ecco che tra le loro piccole mani si presentò un'opportunità. 
Controllando il calendario per ricordare in quale giorno sarebbero riprese le lezioni, i due bambini scoprirono che di lì a pochi giorni la mamma aveva preso appuntamento per un'ecografia. Doveva trattarsi di qualcosa di importante, visto che sembrava parecchio nervosa a riguardo, per cui non l'avrebbe rimandata per nulla al mondo. 
Quell'opportunità era troppo succosa per lasciarsela sfuggire. Necessitavano di un piano elaborato, affinché tutto andasse per il meglio... 

:-Sto uscendo, mi raccomando, restate a letto e fate i bravi. Volete che passi a prendervi qualcosa prima che torni?-. Domandò la mamma, entrando nella loro cameretta mentre frugava nella borsa in cerca delle chiavi. 
:-Carta e penna per fare testamento, semmai tornerai in tempo-. Disse Abigail con un sussurro basso e roco dal suo letto. 
La donna allora le si fece vicina, dalle coperte fuoriusciva solamente la metà del suo viso, dal naso lentigginoso in su. Le accarezzò dolcemente la fronte calda :-Se state così male posso restare a casa e rimandare l'appuntamento-. 
:-No no mamma!- intervenne Will, forse alzando un po' troppo la voce -Non ti devi preoccupare, è solo Abbie che deve sempre esagerare. Ce la caveremo-. 
:-E sia- volle convincersi la donna, posando un bacio sulla fronte di entrambi prima di andare via -quando torno voglio ritrovarvi esattamente dove siete. Ok?-.
I gemelli annuirono. 
:-Torno subito, a dopo-. 
Quando finalmente udirono il motore della macchina avviarsi, sino a svanire lungo la strada, i due tirarono un enorme sospiro di sollievo. 
:-Influenza...sul serio Abbie, non potevi avere un piano migliore?-. Si lamentò Will alzandosi. 
:-Ha funzionato o no?-. Gli rispose la sorella, scoprendosi e rivelando da sotto le coperte una borsa dell'acqua calda. 
:-Certo ma se calcavi un altro po' la mano, il piano sarebbe saltato-. 
:-Non è colpa mia se sono un'attrice formidabile-. Si vantò Abigail, prendendo la sedia dalla sua scrivania per trascinarla nel corridoio. 
Il piano, a quel punto, era quello di ritornare nella soffitta e frugare tra gli scatoloni sino a quando non fosse saltato fuori qualcosa. Forse un poco arrangiato ma non avevano tante altre possibilità. 
Dopo aver sistemato la sedia al di sotto della botola Will vi salì sopra, allungandosi il più possibile sulle punte dei piedi, artigliando il gancio con l'indice così da riuscire a far scendere le scale. 
:-Dobbiamo sbrigarci- iniziò a dire Will, salendo velocemente i gradini -mamma non ci metterà molto e, comunque, farà in modo di sbrigarsi. E papà potrebbe rientrare anche prima di lei-. 
Appena saliti, notarono immediatamente che c'era qualcosa di diverso. Quasi tutte le scatole erano state aperte, sparpagliate disordinatamente per l'intero piano, alcune rovesciate a terra con il loro contenuto. In un primo momento la cosa non li disturbò particolarmente, credendo di essere stati loro a lasciarsi dietro quel disordine, dalla loro ultima visita. Osservando più attentamente però, notarono che persino le scatole più in alto, quelle che loro non sarebbero mai stati in grado di raggiungere, erano state spostate. 
Questo poteva solamente significare che qualcuno abbastanza alto da poterle raggiungere era stato lì prima di loro e, quel qualcuno, sembrava avere abbastanza fretta di trovare qualcosa in mezzo a tutte quelle cianfrusaglie. 
La domanda a quel punto era: aveva trovato ciò che cercava? 
I gemelli si avvicinarono alle scatole che la volta precedente non avevano avuto modo di visionare, iniziando a frugare al loro interno per diversi minuti. 
La ricerca parve temporaneamente interrompersi quando, in uno scatolone pieno zeppo di vecchi DVD, Will non estrasse un oggetto nero di forma rettangolare. 
:-E quello che sarebbe?-. Domando Abigail. 
:-Davvero non lo sai?-.Fu la risposta stupita del bambino. 
Il tono con cui glielo aveva chiesto era così eccessivamente stupito da infastidire sua sorella. 
:-Dovrei?-. 
:-Mi stai prendendo in giro-. 
:-Senti, genio, se sei così intelligente perché non me lo dici tu cos'è senza girarci troppo intorno?-. Non sopportava quando suo fratello si atteggiava a quel modo, facendola passare e sentire come una stupida. 
:-Papà ce ne faceva vedere tante, quando eravamo piccoli ma tu forse non ti ricordi. Sono più o meno come un DVD, solo più vecchie e con un nastro da riavvolgere ogni volta che si è finita la visione-. 
:-E cosa dovrebbe avere allora di tanto speciale? Magari è solo un vecchio film-. 
Will scosse il capo e le porse la VHS, indicando un'etichetta su cui una scritta era stata sbiadita dal tempo. Solo alcune parole erano vagamente leggibili: “Ricordi. S...let. 1...95/ ...96” 
:-Non credo si tratti di un vecchio film. Se vuoi sapere la mia, questi sono i ricordi di qualcuno. Forse era questo che papà stava cercando- guardò l'oggetto alcuni secondi, come una preziosa reliquia, prima di aggiungere -Sono sicuro che nella camera di mamma e papà ci sia ancora un vecchio videoregistratore. Forse funziona ancora-. 

 
* * * * 

:-Sembri curiosa, non sai nemmeno tu di cosa si tratti?-. Chiese Khole a Scarlett. La ragazza, dopo aver riflettuto alcuni istanti, scosse il capo. 
:-Non mi ricordo di nessuna videocassetta, non con sopra dei filmini almeno-. 
Improvvisamente, entrambi i bambini alzarono il capo guardando precisamente nella loro direzione. I due Spiriti trattennero il fiato per un istante, guardandosi dubbiosi. Che riuscissero a sentirli? 
:-Questo posto inizia a darmi i brividi-. Fu il commento di Will. 
:-Andiamo a vedere cosa c'è in questa videocassetta-. Si sbrigò ad aggiungere Abigail precipitandosi lungo le scale, seguita dal fratello. 
Così, all'improvviso, entrambi sembravano ansiosi di abbandonare quella soffitta. Com'era possibile? 
Scarlett tirò comunque un sospiro di sollievo, almeno non li avevano visti, ma quando si decise a seguire i due fratelli, un piccolo gomitolo d'ombra le sgattaiolò tra i piedi, facendola quasi inciampare. La ragazza guardò la creatura, a lei fin troppo familiare, e rabbrividì. 
Ecco cosa aveva spaventato i due bambini. Come aveva fatto a non pensarci? 
:-Ma che cos'è?-. Esclamò Khole con tono stridulo, precipitandosi ad afferrare il piccolo essere tra le proprie braccia, stringendolo a se mentre questi si agitava disperatamente. 
:-Guai-. Mormorò Scarlett voltandosi e ritrovando alle sue spalle un'altra ombra nera, questa volta parecchio più alta di lei. 
:-Da quanto sei lì?-. 
:-Il tempo sufficiente da chiedermi se non sia il caso di iniziare a farti ragionare-. Le rispose Pitch, pacato, con uno schiocco di dita tentò di richiamare a se il fearlings che strideva fastidiosamente tra le braccia di Khole. Il ragazzo però non parve minimamente intenzionato a lasciarlo andare, cullandolo tra le proprie braccia come si farebbe con un cucciolo. 
:-Ma di che parli?-. Volle fare la finta tonta Scarlett, sforzando un sorriso poco credibile. 
:-Io io! Glielo posso spiegare io!-. Cercò di intromettersi il ragazzo. 
:-Fai silenzio!-. Fu la sola risposta che ricevette da entrambi. 
Il giovane si strinse nelle proprie spalle, minimamente infastidito, ci era abituato d'altronde. Senza curarsene troppo, decise di andare a curiosare al piano inferiore, dove erano andati i gemelli, portandosi dietro il piccolo fearlings mentre questi allungava disperatamente le secche braccia in direzione del proprio padrone :-Come posso chiamarti?-. 
:-Lo so cosa stai architettando. All'inizio ho voluto lasciar correre. Eri confusa e mi son detto che, giunta ad un punto come questo, avresti compreso che era il momento di fermarti ma, a quanto pare, sono costretto ad intervenire prima che tu possa infilarti in qualche guaio-. 
Scarlett incrociò le braccia dinanzi al petto, sbuffando infastidita :-Non ho fatto e non sto facendo nulla di male. E' giusto che sappiano la verità. Cos'altro dovrei fare? Starmene con le mani in mano?-. 
Pitch ridacchiò avanzando verso di lei con passo lento, costringendola con l'indietreggiare sino alla parete. 
:-Sai Scarlett, penso che tu stia cominciando a sottovalutare la mia intelligenza e, detto francamente, la cosa inizia ad infastidirmi parecchio-. 
Scarlett si spinse il più possibile contro le assi di legno, aderendovi completamente con la schiena. Le mani di Pitch poggiarono al di sopra delle sue spalle, immobilizzandola contro la parete. 
:-Non ho detto questo-. Mormorò lei, sostenendo lo sguardo dell'uomo. 
:-Perché ci tieni così tanto nel vedere soffrire i tuoi fratelli?-. 
Gli occhi di Scarlett si sbarrarono, divenendo ghiaccio. 
Era forse la prima volta che si ritrovava col realizzare che quei due bambini, a cui era stata silenziosamente dietro per tutte quelle settimane, erano suoi fratelli. 
:-Come puoi anche solo pensarlo?- gli urlò contro lei, cercando di non soffermarsi troppo su quel pensiero, spintonando l'uomo all'indietro -non oserei torcere loro un solo capello!-. 
Pitch retrocesse di qualche passo :-Le tue azione sembrano dimostrare tutt'altro. O forse non hai pensato a quale potrà essere la loro reazione a tutto questo?-.
Seppur metaforicamente, Scarlett ebbe nuovamente la sensazione di trovarsi con le spalle contro il muro, percependo la pressione di tutte quelle domande che aveva cercato di evitare sino a quel momento. 
:-Farà male- si costrinse ad ammettere -non posso negarlo, lo so, ma almeno sapranno. Non è questo a contare più di tutto alla fine?-. 
Pitch prese un respiro profondo, temendo terribilmente la reazione della ragazza a seguito delle sue prossime parole :-Sapranno di una verità che appartiene al passato Scarlett. Dovresti saperlo più di tutti-. 
Come aveva immaginato, lo sguardo della ragazza saettò su di lui, incandescente come le fiamme di un incendio :-Cosa vorresti dire?-. Anche traducibile in “Andiamo. Prova a ripeterlo se hai il coraggio”. 
Solitamente Pitch era divertito ed adorava da quel lato del suo carattere, il fuoco che le ardeva dentro, questo sino a quando non correva il rischio di venirne incenerito. 
:-Non hai tenuto in considerazione che, forse, anche lui possa essere diventato un uomo diverso da allora?-. Volle farsi coraggio lui, fingendo al meglio di non essersi lasciato intimidire. 
:-Uomini così non cambiano-. Fu la sentenza dolorosa della ragazza e Pitch non poté fare a meno di sentirsi particolarmente colpito da quelle parole, percependole come la punta di un pugnale che scorre sulla pelle, in attesa di affondare l'intera lama nella carne. 
:-Ho fatto di peggio nei tuoi confronti, non credi? Eppure sei stata tu stessa a cercarmi, se ben ricordi, sei stata tu a darmi l'occasione di rimediare a tutti i miei errori-. 
:-Non osare farlo Pitch, ti avverto!- iniziò ad alzare la voce lei, puntandogli contro l'indice -Non osare paragonarti a lui...-. 
:-Perché non dovrei?- cercò di insistere lui -Ciò che ti ho fatto è imperdonabile, mi stupisco ancora di come tu riesca a guardarmi in faccia! Come puoi aver dato a me quest'opportunità ma volerla a tutti i costi negare a lui?-. 
:-TU NON SEI MIO PADRE!-. L'urlò fuoriuscì disperatamente dalle labbra della ragazza, graffiandole la gola, scatenando un'onda d'urto tale da far barcollare Pitch all'indietro contro una pila di scatole, la quale gli evitò la caduta. 
:-Davvero ti è così difficile comprendere come io non sia in grado di perdonare ciò che ci ha fatto? Mi accusi di sottovalutare la tua intelligenza ma nemmeno tu sembri sforzarti troppo-. 
Il suo petto iniziò ad alzarsi ed abbassarsi sempre più velocemente, le mani tremavano così come le sue gambe :-Non hai pensato che le cose sarebbero potute andare diversamente, allora, se solo lui le fosse rimasto vicino? Era suo il compito di aiutarmi ad affrontare le mie paure! Suo era il compito di sostenerla mentre io mi battevo nella mia personale battaglia! Se lui fosse stato il padre ed il marito che ora si diverte tanto ad impersonare ora lei...mia madre sarebbe ancora qui e non a marcire in un maledetto cimitero! L'ha abbandonata...proprio come ho fatto io! E tu- cercò di riprendere fiato ma l'aria sembrava non farsi strada sino ai suoi polmoni -tu osi persino chiedermi di diventare madre? Come può anche solo esserti passato per la testa di chiedermi una cosa simile? E se anche io fossi come lui? E se...-. Improvvisamente la mancanza di ossigeno iniziò a farsi sentire: la testa le sembrò essere avvolta da una fitta nube che ovattò tutto attorno a lei, escluso per un incessante fischio alle orecchie, il cuore prese a pulsare in maniera dolorosa. Portandosi una mano al petto, Scarlett cadde in ginocchio. 
Pitch accorse da lei e la strinse a se, lasciandole sfogare quel pianto disperato, il quale doveva aver serbato per intere settimane, contro il proprio petto. 
Alla fine era di questo che si trattava, alla fine: una frase sbagliata detta in un momento ancor più sbagliato. 
:-Shh- le sussurrò spostandole le ciocche umide che le si erano attaccate alle guance -respira piano-. 
Scarlett annuì, inspirando profondamente. Quando il suo respiro tornò regolare, così come il suo battito, fissò i suoi occhi blu in quelli ambrati dell'uomo. 
:-Non volevo realmente dirti quelle cose, non così-. Iniziò a giustificarsi. 
:-Ne riparleremo in un altro momento, se vorrai, ora cerca di stare tranquilla-. 
:-Sarebbe meglio!-. La voce di Khole giunse a loro così all'improvviso da farli sussultare. 
L'espressione del ragazzo parve particolarmente allarmata e, tra le sue braccia, non stringeva più il fearlings. 
:-Temo che qualcosa non sia andato come previsto-.
   
 
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