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Autore: Lerenshaw    19/12/2016    3 recensioni
[Final Fantasy III]
Raccolta di one-shot introspettive incentrata su Arc.
Partecipante a "La sfida dei duecento prompt" indetta da msp17
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: Amico
 
Luneth era un ragazzo invidiabile sotto molti aspetti: bello, coraggioso, forte e la sua abilità con la spada era al tempo stesso rinomata e invidiata in tutto il villaggio. Era difficile dire che qualcuno lo odiasse, sebbene qualcuno lo vedese più come un rivale a causa della popolarità che riscuoteva fra le ragazze. Ma, a parte ciò, nessuno osava mettersi contro di lui o attaccar briga. D’altronde, Luneth non era ‘pericoloso’: sembrava non curarsi di simili inezie, preferendo avventurarsi al di fuori del villaggio in cerca di qualcosa che potesse scuoterlo dal quotidiano torpore.
Per molto tempo aveva anelato a diventare come lui. Trovava che Luneth fosse un esempio, un modello da imitare, ma per quanto si sforzasse di raggiungerlo, non gli si avvicinava di un solo passo, rimanendo puntualmente indietro. Aveva provato innumerevoli volte, segretamente, ad esercitarsi con la spada, ma invano: la sua fragile costituzione non gli permetteva di reggere armi più pesanti di un bastone di legno. Una semplice spada, per lui, era come un macigno: impossibile da sollevare. Ma Luneth, lui era capace di impugnarla, persino con una sola mano, e riusciva anche a menare fendenti con estrema precisione e destrezza. Riusciva in quella che per lui era un’insormontabile impresa, acquisendo un’aura di superiorità che si intensificava giorno dopo giorno.
Allo tempo stesso, però, cresceva in maniera proporzionata la sfiducia nelle proprie capacità, il terrore di essere inutile, incapace, di essere un debole. E fisicamente, lo era: non c’era nulla di eccezionale in lui, nulla che potesse eguagliare la grandezza del suo migliore amico. Per quanto fosse stupido piangere e disperarsi per qualcosa di simile, ne soffriva, non riusciva affatto ad accettare di non avere qualità, di non avere nemmeno una piccola parte del talento che possedeva, invece, Luneth. E la cosa si aggravava maggiormente quando gli altri ragazzi lo prendevano in giro o sfogavano su di lui i propri problemi attraverso la violenza fisica. Forse, avevano ragione loro, dopotutto...
Un giorno, Luneth provò a consolarlo dicendogli che la sua forza risiedeva altrove e nel dirlo portò un dito indice in corrispondenza della fronte, dandovi un colpetto col medesimo. Nonostante le lacrime continuassero a rigargli il volto, ormai arrossato per il pianto, si era ritrovato a sorridere mitemente. A discapito delle apparenze, Luneth era un ragazzo gentile, altruista e premuroso, aveva un cuore d’oro e amava le persone a lui care. Senza ostentare il suo amore per loro, faceva tutto il possibile per vederle sorridere; e lui non era alcuna eccezione. Lo aveva sempre aiutato, protetto e persino consolato quando se n’era presentato il bisogno. Era stato proprio lui ad incoraggiarlo ad intraprendere una strada diversa dalla sua, affinché non diventasse la sua ombra. Non aveva bisogno di seguire le sue orme per diventare qualcuno, perché aveva già gli elementi necessari per essere se stesso, semplicemente Arc. E aveva proseguito elencando le strabilianti abilità che aveva, doti che nessuno nel villaggio, eccetto gli anziani, poteva vantare né sperare di raggiungere. “Non hai bisogno della forza fisica” gli aveva spiegato, “Quella è per gli uomini che non sanno ragionare e, presi dall’impeto di rabbia, si affidano alle maniere forti per ottenere ciò che desiderano. Ma tu, tu hai la mente, che è superiore e ti permette di vedere le cose in modo ragionevole e sensato. Sei sensibile, ami la cultura e i tuoi occhi luccicano quando riesci a trovare qualcuno con cui chiacchierare tranquillamente di questioni meno concrete. La violenza non ti si addice. Confesso che non saprei affatto vederti in combattimento. Ma se vuoi proprio avere un mezzo per difenderti, dovresti dedicarti alla magia. Ne hai le qualità e sono sicuro che lasceresti tutti a bocca aperta, anche quei ragazzi che ti prendono in giro. E perché no, magari riusciresti a stregare qualche ragazza.”
Dopo quelle parole profonde, Luneth aveva abbozzato un sorrisino e gli aveva dato una gomitata al braccio, facendolo ridere.
Non avrebbe mai dimenticato un discorso così profondo pronunciato da lui.



Ciao a tutti~!
Vi ringrazio vivamente per aver letto questa storia. E' la mia prima storia che scrivo ispirandomi a Final Fantasy e ho scelto di iniziare con Final Fantasy III perché trovo che nella sua semplicità il gioco non offrisse molte opportunità per analizzare i personaggi. Chiedo perdono se l'interpretazione che ho offerto del personaggio non vi aggrada e apprezzerò le critiche, se vorrete esporle.
Infine, vorrei ringraziare coloro che mi hanno incoraggiata a portare avanti il progetto e a refinirne i dettagli: un grazie di cuore, ragazzi!
Detto ciò, aggiornamento al prossimo capitolo
Lerenshaw 
   
 
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