La Rivincita Di Cenerentola
Capitolo 1
Alla Ricerca Di Un Piano Perfetto
“Dal Preside, subito!”.
Sbuffai, udendo le urla della
mia professoressa di latino e mi avviai con passo stanco verso l’ufficio del
preside, che ormai conoscevo più della mia stessa classe, ignorando le risatine
delle mie compagne e i resti del ringhio della prof. Mandarmi dal preside
perché indossavo una minigonna e un top. Che cavolo.
“Viola, che ci fai qui?” mi
domandò l’uomo vedendomi, alzando lo sguardo da alcune scartoffie appena presi
posto, con fare rassegnato.
Feci un sorriso forzato,
chiudendo la porta alle mie spalle.
“Mi manda la Bellusco, papà”.
Eh si, ero la figlia del
preside. Di certo era una grande sfortuna per il fatto che tuo padre potesse
subito sapere quando ti assentavi se decidevi di fare filone per saltare un
compito, ma era una grande fortuna per il fatto che quelle visite durassero
meno di tre minuti.
“L’anno scolastico è iniziato
da due ore, piccola, dimmi, cosa hai combinato?” domandò mio padre con un fare
tra l’apprensivo e il rassegnato.
Mi alzai e indicai i miei
abiti, con tanto di piroetta. Vedendomi, sbiancò.
“E’ proibito venire a scuola
conciate così, e lo sai!” mi ricordò arrabbiato, irrigidendosi subito.
“E so anche che abolirai
questa subdola legge appena io me ne andrò. Guarda che i ragazzi della scuola possono
vedere le mie gambe anche il sabato sera…” gli ricordai sfacciatamente.
“Viola! Non c’entra un tubo,
questa legge ci sarà anche l’anno prossimo, quando ti sarai diplomata, ma
dubito che sarà così se continui ad essere rimproverata ogni santo giorno…”
disse mio padre con severità, e finsi di annuire giusto per dargli un po’ di
soddisfazione.
“Bene, perfetto, ho recepito
il messaggio, ora posso andare?”.
“Mmm…”.
“Guarda che se mi fai restare
qui mi fai un piacere, la Bellusco stava interrogando sui compiti delle
vacanze…”.
Sorrisi vittoriosa quando lui
subito mi fece segno di uscire, e così uscii fuori e ritornai in classe, tra le
occhiate continue della mia classe, la 3°A del liceo classico “G. Bruno”.
La Bellusco mi accolse con un’occhiataccia,
prima di continuare a spiegare per l’ennesima volta in cinque anni l’ablativo
assoluto, che qualcuno come Bianca Signorili, che vantava un record di dieci
compiti di latino in cui aveva costantemente preso tre e mezzo, non aveva
ancora capito. Com’era arrivata fino al terzo liceo per noi era ancora un
mistero.
In quel momento mi domandai
chi cavolo me l’aveva fatto fare di scrivermi al classico, un freddo giorno di
gennaio di cinque anni prima, poi me lo ricordai con un sorriso amaro. Volevo
andare al Linguistico, solo che allora mio padre era il preside di quella
scuola, e non c’erano altri licei simili in città, a meno che non sia voluta
andare in un liceo di Caserta in cui tutti mi avrebbero guardato dall’alto in
basso solo perché non vestivo Prada o Gucci. Anche se le cose non erano andate
molto diversamente dato che il 70% della classe era composta di figlie di papà
con cui non avevo particolari rapporti.
Scientifico? No, odiavo la
matematica e le materie scientifiche.
Pedagogico? No, quella roba
non faceva per me.
Classico? Si dai, si poteva
fare, andavo bene in italiano, ero affascinata dal greco, e poi c’era sempre il
corso sperimentale di lingue…
Fu così che consegnai la
domanda d’iscrizione per poi capire che non era servito a nulla l’anno dopo,
quando mio padre mi annunciò di essersi trasferito da me e che non aveva avuto
scelta.
Da allora ero Viola Liguori,
la figlia del preside Liguori, quella che non riusciva ad avere un po’ di
fortuna in più a scuola e a risparmiarsi
rimproveri dai professori nonostante la carica rivolta dal padre in quell’istituzione.
Non dimenticherò mai la prima
volta in cui lo avevo incrociato in corridoio, mi aveva salutato ed io gli
avevo garbatamente girato la faccia per l’imbarazzo dato che gli occhi di tutti
erano puntati su di me. Ed è forse per vendetta che il giorno dopo annunciò la stupida
regola delle minigonne vietate, dato che sapeva che le indossavo tre giorni su
sette.
Forse anche questo aveva
contribuiti alla mia impopolarità. Forse mio padre mi aveva sottratto quel
minimo di notorietà che avrei potuto avere con un po’ di sforzi. Ormai ero all’ultimo
anno e non avevo mai avuto l’onore di scrivere per il giornale della scuola,
cosa a cui ambivo da tre anni, ma non avevo mai avuto il piacere di finirci sopra
nella rubrica dei pettegolezzi.
Quell’anno mi sarei voluta
riscattare, eppur,e a giudicare da com’era iniziato, al cosa era molto
difficile se non impossibile,. Ormai ero stata etichettata, anche a causa del
mio carattere un po’ introverso.
Sbuffai per l’ennesima volta,
per poi fare i salti di gioia quando suonò la campanella e annunciò il quarto d’ora
di ricreazione.
“Ragazze, quali sono le
impressioni sulle prime due ore dell’anno scolastico?” domandò Ylenia, la mia
migliore amica nonché compagna di banco quando raggiunse me e Chiara in bagno,
mentre fumavamo segretamente una sigaretta.
Scrollai le spalle, e Chiara
fece lo stesso.
“Niente di che, non si prova
nulla di speciale nell’essere i senior”
borbottai, aspirando un po’ di fumo.
“Dai, è una figata, e poi
guarda come si vede la differenza tra noi e quelle del quarto ginnasio!” mi
fece notare lei, indicando spudoratamente una ragazzina del primo anno
pesantemente truccata.
“Povere illuse, sono ancora
nella fase in cui credono che essere al liceo voglia dire andare in un luogo prestigioso”sospirò
Chiara, gettando la sigaretta per terra e guardando la ragazzina con i suoi profondi
occhi scuri.
“Noi sembravamo più grandi al
primo anno” constatai. “Almeno io avevo almeno dieci centimetri in più”.
“Ma anche tu comunque ti presentasti
perfettamente truccata e vestita il primo anno” mi ricordò Ylenia con fare sghignazzante,
togliendosi una ciocca castana dalla spalla destra e squadrandomi con i suoi occhi
verdi.
“Che c’entra… E poi che ne
parliamo a fare, ormai siamo al quinto, no? Dobbiamo pur fingere di essere
sagge in qualche modo, quindi reggimi il gioco” risposi, facendo l’occhiolino.
“A proposito di saggezza e
quinto anno… Come vanno i preparativi per la festa?” domandò Chiara quando anch’io
ebbi terminato di fumare la mia sigaretta e feci segno loro di uscire nel
corridoio.
“Diciamo bene, ci sono solo
stati i soliti diverbi con papà perché vuole invitare tutto il corpo docenti
della scuola, figli compresi” risposi, scrollando le spalle, rassegnata. Con la
mia situazione sociale, ovvero discreta ragazza di liceo che non ha più di
cinque amiche di cui può fidarsi, di certo una festa con i professori non è il
massimo per ottenere una festa di successo.
Udendo ciò, però, Ylenia si
bloccò nel bel mezzo del corridoio, come se fosse stata colpita da un colpo di
qualcosa di molto pesante.
“Yla, tutto bene?”.
Lei boccheggiò, prima di
dire: “Ho dimenticato di dirtelo! Parlando con Luisa il mese scorso sono venuta
a sapere che….”.
“Che cosa?” domandammo impazienti
io e Chiara.
“Indovinate chi è il figlio
della Giordani, quella di chimica del corso C?” domandò.
“Chi?!”.
“Matteo Salvioni!” esclamò
lei, e nell’esatto momento in cui disse la frase, Chiara per un pelo non
svenne.
“Matteo Salvioni? Quello che
gioca a calcio e a cui va dietro mezza scuola?” chiese stralunata.
“Si! Viola, devi farlo
venire, solo così la tua festa sarà indimenticabile, ti prego…” fece Ylenia
esasperata, tirandomi per un braccio.
Esitai, ragionando. Già
sapevo che metà classe avrebbe trovato delle scuse per non venire alla mia festa,
ma dato che eravamo quindici femmine e quattro maschi, beh, con quella marcia
in più avrei potuto avere una festa perfetta. Chi se ne fregava della presenza di
professori bavosi quando alla mia festa ci sarebbe stata il ragazzo più ambito da
tutte?
“Mi hai convinto, ora però
dobbiamo solo trovare un modo per convincere sua madre a venire” risposi, e fu
così che al suono della campanella ci avviammo in classe tutte concitate,
sussurrando varie ipotesi.
Certo che quell’anno era
iniziato già in un modo particolare!
Note Autrice:
Ciao a tutti, eccomi qui con
una nuova fic. Cosa ve ne sembra? Aspetto un vostro giudizio per sapere se devo
continuare o meno.
Fatemi sapere cosa ne
pensate, grazie!
Milly92.