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Autore: lullublu    19/12/2016    0 recensioni
Intorno al XIII secolo, come tutti noi sappiamo, nasce un famoso pittore di nome Giotto.
Quel che molti di voi non sanno, è che non fu solo un'artista...
Questa è la sua storia.
Genere: Comico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: G, Giotto
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza
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1 Note del'autrice: Giotto è una fusione tra il Giotto di Reborn e quello pittore, detto questo  buona lettura!

Intorno al XIII secolo, come tutti noi sappiamo, nasce un famoso pittore di nome Giotto.
Quel che molti di voi non sanno, è che non fu solo un'artista...
Questa è la sua storia.

Il gran maestro Cimabue se ne andava saltellando per le campagne a canticchiare 'trallallero trallalà' come suo solito, e non sapeva che quel giorno il destino gli avrebbe riservato grandi cose.
Poco distante da dove stava saltellando, il maestro scorse un giovane dai capelli biondi dalla capigliatura un po' particolare, che se ne stava seduto tranquillamente a disegnare un ragazzo dai capelli color fucsia.
"Primo, ma è sicuro che io sia una pecora?" chiese il ragazzo rosato al biondo.
"Ma certo, tu lasciati disegnare che se finiscono i cinque minuti non ci riesco più" gli rispose l'altro.
Il biondo, infatti, faceva uso di certi proiettili che, riportandolo in vita, riuscivano a donargli cinque minuti di grande abilità.
E siccome al giovane piaceva disegnare, solitamente li sfruttava in questo modo.
"Oh..." esclamò stupefatto il rosato, che credeva a tutto ciò che diceva il suo 'Primo' (soprannome che gli aveva affibbiato personalmente) "allora bee" disse, e cominciò a brucare l'erba fresca.
Il maestro Cimabue, attratto da tale stramba visione, si avvicinò.
"Oh, ma cosa scorgo in quel bel pascolo" disse interessato.
Il rosato il cui nome era G, vide Cimabue e pensò bene di avvertire l'altro.
"Primoo, primoo si avvicina un uomo che può permettersi dei vestiti puliti beee".
Il biondo gli scoccò un'occhiataccia, l'aveva distratto ed ora erano passati i cinque minuti "diamine mi mancava la parte migliore, sta zitto la prossima volta!" lo rimproverò.
Intanto Cimabue fissava il disegno del biondo.
"Scusami paesan ragazzo, ma disegni davvero come solo le muse possono permettere..." lo elogiò "vuoi diventare mio allievo?".
Anche se il ragazzo abitando in campagna non poteva saperlo, era ben noto in città che il maestro Cimabue era uno sfruttatore, e faceva di tutto per raggiungere i suoi scopi nel sacro nome del Dio Denaro.
Il ragazzo lo guardò per un attimo con aria confusa.
"Ah? Non parlare latino non ti capisco".
Il maestro cercò allora di adattarsi "ok scusa, we scugnizz vuò venì a faticà nella mia bottega?" .
E, detto in tal maniera, non solo Primo, ma anche G, compresero il messaggio.
"Non lo stia a sentire Primo, secondo me è pazzo" sussurrò ad alta voce G.
"Zitto tu, uomo pecora" lo ammonì Cimabue " allora ragazzo ti interessa?"
"Ma io so usare solo i miei pastelli..." rispose il biondo con aria incerta.
Era una buona opportunità, ma qualcosa lo frenava.
"Ti insegno io, ma prima dammi una dimostrazione" fece Cimabue cercando di convincerlo.
"Cosa ti dovrebbe dimostrare il Primo?" intervenne G, chiaramente geloso.
"Uff, ti ho detto di tacere, volgare animale" sentenziò il maestro.
"La mia pecora ha ragione, cosa ti dovrei dimostrare?" chiese il primo.
Il maestro sospirò in maniera eloquente e fece un ampio gesto con le braccia come a mostrargli grandi cose.
"La tua bravura ragazzo, dammi il piacere di vederti dipingere".
Ma Primo non poteva per motivi tecnici e cercò di spiegare al maestro che aveva finito i proiettili.
Tuttavia Cimabue non comprese il discorso e credette che il ragazzo fosse solo stanco e che non avesse voglia di dipingere, ma anche in quel breve schizzo aveva intravisto del magnifico potenziale per cui decise di prenderlo lo stesso.
"Vieni orsù, così ti farò diventare un grande artista che potrà usare l'infame danaro come carta per i glutei".
G, che stavolta aveva capito solo l'essenziale si sentì triste.
Cos'avrebbero fatto lui e le altre pecorelle (delle vere pecore e non persone) senza il Primo?
"Non andare Primo" lo supplicò.
Cimabue intanto si era deciso ad usare metodi sporchi e mostrandogli delle monete luccicanti lo invitò a seguirlo.
"Ma io voglio bene alle mie pecore" fece il ragazzo.
"Ma se non hai soldi le tue pecore moriranno" controbattè il maestro.
Il ragazzo ci pensò ancora un attimo prima di rispondere.
"Va bene... ma avevo pensato anche di darmi alla malavita, posso lo stesso?".
Infatti, la malavita organizzata era uno dei grandi sogni del ragazzo.
Quand'era piccolo sognava sempre di far parte della mafia, ma non ne aveva mai avuto la possibilità.
"Certo ragazzo, certo " lo accontentò Cimabue, pur di averlo tra i suoi allievi.
"Mi lasci da solo?" chiese G.
"Via rozzo animale, via dalla mia vista che insozzi" lo allontanò Cimabue.
"Se vuoi me, devi prendere anche le mie pecore" fece il ragazzo.
Ed il maestro si arrese.
" Essia ragazo, ma piuttosto qual è il tuo nome?".
Con una mossa fulminea (si allenava tutti i giorni per farlo) cacciò una scatola di pastelli e la mostrò al maestro.
"Io sono Giotto il grande pittore".
"Sì certo, e allora ti presenterò ai miei altri allievi".
Giotto preparò le sue poche cose.
"Vieni G, andiamo verso nuovi orizzonti e verso la mala".
E fu così che ebbe inizio la sua grande avventura.

  
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