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Autore: Sethmentecontorta    19/12/2016    4 recensioni
|Killer!AU|Sakuma&Fudou|1629 parole|linguaggio scurrile, riferimenti al sesso e descrizioni piuttosto crude|Storia partecipante al contest "Portami via da qui" indetto da AriaBlack sul forum di Efp|
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– Basta pensare ai principi azzurri morti, pensa piuttosto a tornare a lavoro. Non per fare la mammina della situazione, ma come credi di tirare avanti se è già un mese sicuro che sei chiuso in casa?
Chiunque avrebbe immaginato un simile discorso fatto con un minimo di apprensione nella voce, invece quel ragazzo aveva detto quelle parole con una nonchalance disarmante. Si aggirava per la sua cucina, versandosi una generosa quantità di caffè e imburrando una fetta di pane, snocciolandogli ramanzine sul suo amato morto come se gli stesse elencando la lista della spesa.
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– Per dimenticare, lasciarsi le cose alle spalle, è necessario fare una cazzata, no? – insistette, con lo sguardo di chi è semplicemente troppo stanco della propria vita.
– Dio, scopa con qualcuno, drogati, ammazza qualche puttana se proprio devi, ma andartene incolume dalla Teikoku? Devi essere fottutamente matto. Quel malato ti metterebbe il mondo alle calcagna, se servisse, ma farebbe in modo di trovarti.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Caleb/Akio, David/Jiro, Joe/Koujirou
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nickname: Sethmentecontorta/Shiri Sixteen
Titolo: Caffeine in shitty days
Fandom: Inazuma Eleven
Genere: angst, malinconico, introspettivo
Personaggi: Sakuma Jirou, Fudou Akio, SakumaxFudou
Rating: arancione
AU scelta: Killer!AU, song 7 (Lost it to trying), quote η
Introduzione: – Basta pensare ai principi azzurri morti, pensa piuttosto a tornare a lavoro. Non per fare la mammina della situazione, ma come credi di tirare avanti se è già un mese sicuro che sei chiuso in casa?
Chiunque avrebbe immaginato un simile discorso fatto con un minimo di apprensione nella voce, invece quel ragazzo aveva detto quelle parole con una nonchalance disarmante. Si aggirava per la sua cucina, versandosi una generosa quantità di caffè e imburrando una fetta di pane, snocciolandogli ramanzine sul suo amato morto come se gli stesse elencando la lista della spesa.
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– Per dimenticare, lasciarsi le cose alle spalle, è necessario fare una cazzata, no? – insistette, con lo sguardo di chi è semplicemente troppo stanco della propria vita.
– Dio, scopa con qualcuno, drogati, ammazza qualche puttana se proprio devi, ma andartene incolume dalla Teikoku? Devi essere fottutamente matto. Quel malato ti metterebbe il mondo alle calcagna, se servisse, ma farebbe in modo di trovarti.
Note dell’autrice: in fondo alla fanfiction

si prega di accompagnare alla lettura l'ascolto della canzone Lost it to trying, che ha ispirato l'intera fanficion

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Sakuma era sempre stato felice di avere una buona memoria visiva, gli permetteva di ricordare immediatamente un viso di qualcuno che aveva già incontrato, di conoscere ogni singolo vicolo buio segnato sulla mappa di Tokyo che svettava sul muro della loro base. Aveva sempre creduto fosse una delle sue doti maggiori, insieme ad una certa calma e alla capacità di ragionare freddamente.
Eppure, allora avrebbe dato di tutto pur di potersi liberare dell’immagine che continuava a ripresentarsi nulla sua mente. In sogno, nei momenti di noia, riempiva i vuoti con la sua crudeltà. Non importava quanto si sforzasse, l’immagine di Genda che giaceva a terra, gli arti scomposti, le gambe spezzate, le ossa esposte, un rivolo di sangue che scendeva giù dalla sua bocca e si andava ad unire alla pozza e alla carne maciullata sotto di lui; non sembrava volerlo abbandonare.
Scosse la testa, allontanando per l’ennesima volta quel ricordo, trangugiò una sorsata di caffè bollente, che gli scaldò le viscere, mentre la caffeina gli dava energia. Una sensazione di pace dalla durata di pochi istanti.
Poi ricominciò la sua agonia. Quelle immagini, il cuore martellante dal terrore, il vuoto per la perdita della persona che amava.
Lui amava Genda, lo amava profondamente, c’era stato sempre per lui, da quando non erano che due ragazzini che ne combinavano di tutti i colori, insieme. Quando poi la madre di Koujirou era morta di una malattia che nessun medico era riuscito a curare, lui c’era. Quando suo padre beveva troppo e lo cacciava di casa prendendolo a calci, lui era scappato per tenergli compagnia nella notte gelida. Erano cresciuti insieme, in strada.
D’improvviso, sentì delle dita infrangersi sulla propria fronte, riportandolo alla realtà. Inquadrò le iridi di quel particolare blu che solo Fudou avrebbe potuto avere. Si era avvicinato, gli aveva dato una schicchera sulla fronte e lui non si era accorto assolutamente di nulla, tanto era sovrappensiero.
– Basta pensare ai principi azzurri morti, pensa piuttosto a tornare a lavoro. Non per fare la mammina della situazione, ma come credi di tirare avanti se è già un mese sicuro che sei chiuso in casa?
Chiunque avrebbe immaginato un simile discorso fatto con un minimo di apprensione nella voce, invece quel ragazzo aveva detto quelle parole con una nonchalance disarmante. Si aggirava per la sua cucina, versandosi una generosa quantità di caffè e imburrando una fetta di pane, snocciolandogli ramanzine sul suo amato morto come se gli stesse elencando la lista della spesa.
Sakuma sospirò, poggiando la tazza quasi vuota sul bancone cui era poggiato. Si guardarono negli occhi per alcuni istanti, l’uno distratto, l’altro sempre dannatamente illeggibile, preso ad addentare la sua colazione.
– Pane e burro? Sei serio? – cambiò argomento. La mattina non era un buon momento per simili discorsi, troppe ombre della notte, senti troppo annebbiati dal sonno.
– Sono serissimo. Non siete neppure mai stati insieme, dato che era etero come la merda. Dovresti darci un taglio, ora. – Non parlare di lui come se non fosse nulla, come se non fosse la persona migliore io abbia mai conosciuto. – esplose Sakuma, fronteggiandolo con occhi lucidi di fuoco e lacrime mai piante, i pugni tremanti.
– Oh già, infatti era un assassino. Se solo fossero tutti brave persone come era lui. – ironizzò il castano, roteando gli occhi.
– Pensi che un mese mi basti per dimenticare quanto lo amassi?
– Non lo devi dimenticare, devi superarlo. – il suo tono era talmente irremovibile e duro da costringerlo ad abbassare la testa. – La Teikoku non ti proteggerà a lungo, se non fai il tuo lavoro. La tua famiglia ti ha cacciato molto tempo fa.
Oramai a tremare non erano più solo le sue mani, ma tutto il corpo. Tremava di rabbia e rancore verso il mondo intero, sibilando attraverso i denti serrati.
– Sai almeno cosa significa perdere qualcuno di così importante?
– Certo che lo so, idiota. Siamo assassini, nessuno di noi ha avuto una storia semplice e felice. Se fosse stata tutta rose e fiori, perché credi saremmo qui? – lo scrutava come volesse leggergli l’anima e ci stesse effettivamente riuscendo. – Se esiste una vita dopo la morte, certamente sarà all’inferno e noi lo raggiungeremo presto. Se non esiste, allora ha semplicemente smesso di esistere e non devi preoccuparti della sua situazione. Accetta che se ne sia andato, i sensi di colpa o rovinare la tua vita di certo non lo porteranno indietro.
Sakuma si sentiva studiato, come se con i soli occhi Fudou stesse scandagliando tutti i suoi sentimenti, scegliendo accuratamente cosa dirgli. Una volta odiava accadesse, allora era quasi rassicurante avere qualcuno lì a prestare attenzione alle sue emozioni. Mise su un sorriso amaro che gli fece venire voglia di urlare.
– Da quando sei così…? – si bloccò, non sapendo in quale modo descriverlo.
– Scettico, freddo, calcolatore? Puoi dirli tutti, probabilmente mi hanno già affibbiato qualunque termine negativo presente nel vocabolario. Ho visto tante cose, Sakuma, la fine di mio padre, il suicidio di mia madre, la morte dell’unica donna io abbia mai amato. Sai cosa si fa quando non se ne può più? Si cambia. Alla fine, ho imparato a farmi scorrere tutto addosso. La gente ci lascia, noi siamo ancora qui, e non lo saremo per molto.
Solo alcuni secondi dopo che aveva smesso di parlare, si accorse di essere rimasto a guardarlo come un cretino, assuefatto dalle sue abilità nel parlare e colpito dalla profondità dei suoi discorsi. Guardò quel poco di caffè ormai quasi freddo rimasto nella sua tazza, sentendosi male per aver dato per scontate così tante cose sul suo conto.
– Forse dovremmo darci un taglio, tu non sei neppure del gruppo, non devi rendere conto a nessuno delle tue azioni. Potremmo avere una vita normale fuori da qui.
Akio scoppiò in una fragorosa risata, facendo scorrere le dita fra i ciuffi castani che gli ricadevano sul viso.
– Cazzo, Sakuma, sei più stupido di quanto pensassi. Pensi che Kageyama ti darebbe vita facile? Sono tre anni che lavori per lui, ancora non hai capito come funzionano le cose? Se ne va chi muore. Ecco perché non sono mai entrato, oltre al fatto che odio sentirmi dire cosa fare.
– Per dimenticare, lasciarsi le cose alle spalle, è necessario fare una cazzata, no? – insistette, con lo sguardo di chi è semplicemente troppo stanco della propria vita.
– Dio, scopa con qualcuno, drogati, ammazza qualche puttana se proprio devi, ma andartene incolume dalla Teikoku? Devi essere fottutamente matto. Quel malato ti metterebbe il mondo alle calcagna, se servisse, ma farebbe in modo di trovarti.
Sakuma gli sfilò la tazza vuota dalle mani, poggiandola insieme alla propria nel lavandino, poi gli si piazzò di fronte, osservando il suo viso chiaro e i suoi occhi color mare.
– Scopare con qualcuno, eh?
Si avventò sulle sue labbra, premendolo contro il lavello. Dopo alcuni istanti di sorpresa, Fudou schiuse le labbra, guidando le sue più avide e frettolose, approfondendo quel bacio e rendendolo sensuale. Quando decisero di allontanarsi, diversi secondi dopo, si soffermò a lungo a mordicchiare il suo labbro scuro, al sapore di caffè. Era un bacio che sapeva di proibito, di caffeina, di peccato. Il ragazzo sai capelli azzurrini poggiò il busto sul suo, mentre l’altro fece scorrere le mani sulla sua schiena, andando a collocarla alla sua base.
– Sicuro? – sussurrò semplicemente al suo orecchio.
– Sicuro. – confermò Sakuma, intrecciando le mani nei riccioli castani che ormai iniziavano a farsi lunghi. Avevano tanti di quei peccati sulle loro spalle, che pensò che uno in più non avrebbe potuto di certo determinare o meno la loro condanna, in un ipotetico inferno.
La bocca di Fudou cercò vorace la pelle morbida del suo collo, seviziandola fino a lasciare segni del proprio passaggio. Aggrappato alla sua schiena, l’altro ragazzo iniziò impacciatamente a sollevargli la maglia nera, scoprendo il suo addome scolpito, stretto contro il proprio. Lasciò correre le mani sul suo corpo, felice di sentirlo fremere quando passava sulla spina dorsale, sulla curva che delinea l’inizio del fondoschiena. Si permise di arrivare ad una natica, sfiorando l’interno coscia e poi risalendo. Akio emise un ringhio insoddisfatto, scostandosi dal suo collo e sfilandogli di prepotenza la maglietta. Iniziarono ad arrancare verso la stanza da letto di Jirou, disseminando vestiti lungo il pavimento.

 
Sakuma fissava il soffitto, una mano adagiata sopra il proprio petto nudo, cullato dal rumore dell’acqua corrente nel bagno lì accanto. Si chiese quando fosse successo che Fudou - dal soggiornare nel suo appartamento solo quando sotto una qualunque minaccia dovuta al suo lavoro - fosse passato al chiamare quel posto casa propria. Come fossero passati dall’essere due persone che talvolta lavoravano insieme ad amanti. Ma, infondo, pensò che con Fudou Akio avere una qualunque certezza fosse impensabile. Ormai era quasi un anno che portavano avanti una relazione che iniziava e finiva col sesso. Ammazzavano e facevano sesso.
Il dolore per la perdita di Genda era lentamente andato stemperandosi, fino a diventare un ricordo malinconico. Avevano perso tutto cercando di affrontare la vita che era toccata loro insieme, ma da tempo ormai aveva iniziato a rialzarsi. Non l’aveva dimenticato, tuttavia, era solo rinchiuso nella sua mente, il suo corpo distrutto dalla caduta da una rampa di scale alta decisamente troppi metri, che ancora lo terrorizzava. Lavorare per Kageyama lo terrorizzava, ma come Fudou gli ricordava costantemente, non aveva alternative.
Fudou era una presenza particolare nella sua vita, non era propriamente un amico, non era propriamente un fidanzato, non l’aveva mai amato del resto. Era come caffeina quando si sentiva di merda; gli dava energia, lo scaldava e in qualche modo lo faceva arrivare a fine giornata. Era un rimedio a breve termine, ma era tutto ciò che aveva e gli andava bene così. 
Il rubinetto in bagno venne chiuso, ascoltò i passi lungo il corridoio, i cigolii della porta. Akio entrò nella camera, si concesse di chiudere le palpebre per qualche secondo, prima di voltarsi a guardarlo.
Sorrise, a lui bastava un po' di caffeina e sarebbe potuto andare avanti.




Seth's corner: Hi miei cari! Era da un po' che non ci si sentiva, eh? 
Non so neanche cosa dire, tanto sono distrutta dall'aver cercato con tutte le mie forze di terminare questa fanfiction entro oggi. Non è esattamente come l'avevo progettata all'inizio, ma per il poco tempo che le ho dedicato, spero possa essere qualcosa di accettabile. 
So che la backstory dei tre personaggi presentati è appena accennato, ma giuro che è una cosa voluta. Mi piace creare un po' di mistero sui miei personaggi, giuro. tutte scuse, sappiatelo
A parte tutto, spero che possiate aver apprezzato questa storia, sarei davvero felice se voleste lasciarmi una piccola recensione con qualunque critica consiglio o complimento vi possa venire in mente, fatemi sapere qualunque cosa vi sia venuta in mente!
Ringrazio infinitamente Aria per avermi dato la possibilità di mettermi davvero alla prova con questa fanfiction del tipo che se mi piazzo bene non saprei se gridare al miracolo e diventare automaticamente cristiana o farmi una statua. Mi spiace che non abbia avuto la KageKi in cui aveva quasi sperato, ma giuro che un giorno ne dovrò per forza scrivere una, ormai me l'ha messa in testa. Se ho completamente rovinato questi due pampini ti autorizzo a prendermi a pugni ad un prossimo Lucca comics o simili, 'kay?
Faccio i miei più sentiti auguri a tutti gli altri partecipanti, purtroppo non ho avuto il tempo di dare un'occhiata alle loro fanfiction, but still.
Evaporo subito, loggiuro. A presto!
~Seth
 
   
 
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