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Autore: Enigmista12    19/12/2016    1 recensioni
Jim e Harvey investigano sulla scomparsa di Oswald; finchè il fantasma di quest'ultimo non si presenta a Gordon, dando inizio a un avvincente giallo. Deliberatamente tradotto dall'opera "Watch my soul fade away" di thekeyholder. Con lieve presenze di Gobblepot.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Harvey Bullock, Jim Gordon, Oswald Cobblepot
Note: OOC, Otherverse, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 7: Un Cuore

Nonostante Oswald si fosse svegliato per un attimo a salutare il suo salvatore, cadde subito nuovamente in coma. I medici rassicurarono Harvey e Jim che era normale, stava riprendendo conoscenza poco a poco, quindi non c’era nulla di cui preoccuparsi. Il GCPD venne inondato da lavoro, così Jim ebbe tempo di visitarlo solo la sera. Inizialmente rimase seduto lì, a guardare il volto pallido di Oswald, ma poi un’infermiera entrò e lo vide.
“E’ stato sveglio per un po’ questo pomeriggio” disse, mentre metteva un misuratore di pressione sanguigna attorno al braccio di Oswald e iniziava a pompare.
“Davvero?” chiese Jim, alzando lo sguardo speranzoso.
“Sì, ma era molto agitato. Voleva andarsene, sembrava davvero impaurito. C’è voluto del tempo per calmarlo.”
Jim aggrottò la fronte. Avrebbe voluto non dover lavorare sul caso di Maroni per andare lì più volte, aiutare Oswald a recuperare in qualche modo.
“Dovresti parlare con lui. Molti pazienti ci dicono che possono sentire e ascoltare quando amici e persone care gli parlano.” notando le guance di Jim che arrossivano, l’infermiera aggiunse “Niente di cui vergognarsi. Vado, vi lascio soli”.
Jim attese un attimo, poi prese la mano di Oswald nella sua. “Ciao. Ehm, sono Jim. Non so se puoi sentirmi, l’infermiera ha detto che puoi. Pensavo ti sarebbe piaciuto sapere che abbiamo arrestato Maroni. Otterremo la sua dichiarazione, quindi starà dietro le sbarre per un bel po’ di tempo. Basta che ti svegli, ok?”
Jim alzò lo sguardo dai fogli bianchi sul comodino, ma il volto di Oswald rimase invariato. Strinse le sue delicate dita con un sospiro, e si alzò a disagio dalla sedia di plastica. Era così frustante; lui e il fantasma di Cobblepot avevano lavorato così tanto...Oswald doveva svegliarsi e stare meglio, doveva assolutamente.
Harvey lo guardò simpaticamente il giorno dopo.
“Nessun cambiamento?”
“L’infermiera ha detto che ieri si è svegliato, ma era nuovamente privo di sensi quando sono venuto.”
“E...ehm...che dici del suo fantasma?” chiese Harvey, dopo essersi guardato attorno con sospetto.
“Non l’ho visto da quando ti ha fatto quello scherzo” sospirò Jim.
Anche tornato a casa, la sensazione di solitudine non scomparve. Il suo piccolo appartamento sembrava vuoto e ostile, mentre si sedeva davanti alla Tv con il suo piatto riscaldato. Jim avrebbe voluto rivedere il fantasma di Oswald solo una volta, anche se sarebbe stata probabilmente una cattiva notizia: compariva solo quando Cobblepot scivolava in un coma profondo. Andò a letto con un forte bruciore al petto.
Il venerdì pomeriggio, Jim era così esausto che riusciva a malapena a stare in piedi, ma andò ugualmente e testardamente all’ospedale, dove una delle infermiere lo informò che Oswald fosse stato cosciente per più di un’ora quel giorno. Jim la ringraziò e pensò che probabilmente era il momento di lasciare tornare a Gotham la signora Kapelput. Gabe era riuscito in qualche modo a convincerlo che avevano bisogno di rimanere nel loro nascondiglio finché Maroni non fosse stato condannato, così che non si preoccupasse inutilmente per suo figlio.
Jim mise la sua sedia vicino al letto; così avrebbe potuto tenere la mano a Oswald mentre si appoggiava allo schienale. Voleva solo riposare gli occhi brucianti per cinque minuti...che si trasformarono in un pisolino di un’ora. Si svegliò sentendo qualcuno stringergli la mano e, quando alzò lo sguardo confuso, incontrò gli occhi di Oswald.
“Ciao, Jim.”
“Sei sveglio” sussurrò Jim, sedendosi e continuando a tenergli la mano. “Come ti senti?”
“Bene. E’ solo fastidioso tutto questo dormire.”
“E’ necessario se vuoi riprenderti come si deve” disse Jim.
“L’infermiera mi ha detto che sei venuto ogni giorno...volevo essere sveglio quando mi avresti visitato. Per ringraziarti.”
Non solo le parole, ma anche lo sguardo di Oswald era forse un migliaio di volte più intenso che mai, e Jim non riusciva a distogliere lo sguardo.
“E’ il mio lavoro. Anche se avevi ragione, non ce l’avrei fatta senza di te” ammise Gordon, senza neppure accorgersi di accarezzare col pollice le nocche di Oswald.
“Sei un grande detective, lo sai. Mi porteresti un bicchiere d’acqua, per favore?”
“Oh, certo” Jim si sentiva un idiota per non averglielo offerto lui stesso. Si alzò e riempì un bicchiere dal lavandino nella camera, poi tornò da Oswald.
“Come sta mia madre? Sono sorpresa che non sia irrotta ancora dalla porta.”
“Ho chiesto a Gabe di tenerla nascosta più a lungo possibile. Non credo che sarebbe un bene, per lei, vederti incosciente. Ma stai migliorando, adesso, quindi lo dirò a Gabe.”
“Grazie.”
“Allora...ehm...quanto ti ricordi di quello che è successo?” chiese Jim, esitando.
“Mmmhh...questa non è la mia dichiarazione ufficiale, vero?”
“Oswald...non posso mentirti, se è questo che intendi.”
“Non me lo aspetto, Jim. Basta che ascolti la mia storia. Così, mia madre ti ha raccontato di come il diamante è stato rubato a mia nonna. Non hanno mai scoperto chi erano i ladri. Anch’io avevo quasi dimenticato la storia, fino al giorno in cui mi trovavo a casa di Maroni. La signora Maroni si era accorta del mio buon gusto, e mi ha chiesto di aiutarla a scegliere che gioielli indossare per un evento a cui sarebbe andata più tardi, quella notte. Mi ha mostrato la sua collezione – era piena di pezzi mozzafiato – ma poi ho notato il diamante. Le ho fatto una domanda, e lei mi ha detto che l’aveva avuto dal suo prozio, o qualche storia del genere. Non credo che sapesse che questo suo parente fosse cleptomane”.
“Accidenti, Oswald...e se non è il diamante rubato a tua nonna? Hai rischiato la vita per un’ipotesi?!” Jim guardò Oswald.
“Quel diamante apparteneva alla nostra famiglia. Credimi, è lo stesso. Non avevano nessun diritto di prenderlo, nessun diritto!” Oswald quasi gridò, e Jim lo accarezzò dolcemente, temendo che un’infermiera sarebbe venuta a buttarlo fuori. Dopo tutto, era da lui da ore…
“Va bene, va bene, ho capito.” Jim avrebbe dovuto sapere che l’orgoglio di Oswald lo avrebbe portato nei guai. “Allora dopo cosa hai fatto?”
“Ho detto alla signora Maroni che avrebbe dovuto trasformare il diamante in una collana. Lei mi ha affidato il compito e, be’, il resto lo sai” sospirò Oswald.
“Sei andato da Cerny e hai minacciato quel povero ragazzo apprendista. Poi hai ridato alla signora Maroni il falso diamante. Maroni non sapeva nulla?”
“Naturalmente la moglie glielo ha detto. Ma non hanno capito che il diamante non era un diamante. Quello zaffiro era molto convincente. Così lo hanno rimesso in cassaforte e, nel frattempo, sono tornato al mio club e ho nascosto i gioielli. Maroni non avrebbe dovuto scoprire che era un falso...almeno, non subito”.
“Per questo Maroni ti ha colto di sorpresa?”
“Infatti. Quando Maroni e i suoi scagnozzi hanno fatto irruzione, mi ha iniziato a raccontare una storia sulla fiducia, di come era delusa sua moglie quando ha scoperto che il suo diamante era stato sostituito. Aveva mostrato la collana ai suoi amici, uno di loro l’ha fatta cadere e si è scheggiata,quindi hanno capito che qualcosa non andava. Forse hanno anche controllato all’esterno. Ho cercato di scappare, ma sono scivolato sulle scale e ho picchiato la testa”.
“Va bene, tutto questo ha senso, ma perché Maroni ti ha rapito?” chiese Jim. “Perché non ti ha lasciato lì?”
“Perché non riusciva a trovare il vero diamante” disse Oswald, sorridendo. “Così hanno pensato che fossi solo svenuto e che gli avrei detto dove si trovava quando mi sarei svegliato.”
“Poi, quando si sono accorti che era qualcosa di più serio, hanno rapito la dottoressa Yoon per assicurarsi che saresti sopravvissuto” Jim scosse la testa, incredulo. “Volevano aspettare che ti svegliassi, estorcerti la posizione del diamante, e sbarazzasi del tuo corpo.”
Jim era solo leggermente sorpreso della rabbia rivoltante e della sensazione di malessere che nascevano nel suo stomaco alla prospettiva di quest’idea. Se Oswald non fosse venuto da lui come fantasma, Gordon dubitava che lui e Harvey avrebbero sbrogliato il caso così facilmente.
“Non bisognerebbe mai farmi questo” disse Jim con voce stridula e ora toccò a Oswald abbassare lo sguardo con aria colpevole. “Non dopo tutto quello che abbiamo passato.”
Rimasero in silenzio per un paio di minuti, rimuginando sui loro pensieri.
“Cos’è successo all’ Oswald Fantasma? Mi manca, quel tipo” disse Jim per alleggerire l’atmosfera.
Oswald sorrise. “E’ tornato al suo legittimo corpo dopo essere stato sicuro che il GCPD non l’avrebbe più rovinato”.
“La tua insolenza non è diminuita, vedo. Grazie per aver convinto Harvey, però.”
“Avevo paura di non avere abbastanza poteri allora, ma ha funzionato. Sono tornato al mio corpo, anche se ero consapevole che stavano arrivando i soccorsi. Sapevo che saresti venuto presto e poi mi sono svegliato per degli spari lontani e ho capito che eri arrivato. Ti sono sempre piaciuti gli ingressi drammatici.”
Si sorrisero a vicenda, poi Jim disse a Oswald le novità di Gotham. Ma c’era ancora una domanda che restava senza risposta: dov’era il vero diamante?
Quando Jim portò finalmente l’argomento, Oswald scoppiò a ridere.
“Sono abbastanza sicuro che l’hai oltrepassato un paio di volte. Sai come si dice, se vuoi nascondere qualcosa, mettilo in bella vista.”
“Intendi dire che è stato nel tuo club per tutto questo tempo?!”
“E’ nascosto sulla punta del disegno al neon dell’ombrello”.
Oswald rise ancora di più alla faccia di Jim. “Perché il tuo fantasma non lo sapeva? Sai quanto sarebbe stato più facile per noi?”
“Lo so, lo so. Mi dispiace. In mia difesa, però, l’ho messo lì letteralmente pochi minuti prima dell’arrivo di Maroni. Continuavo a cambiare nascondiglio”.
“Beh, immagino che avrai un diamante, ora...”
“Che sono sicuro che mia madre insisterà sul liberarsi...”
“Non c’è da stupirsi, porta ricordi molto negativi su di lei.”
Oswald annuì, poi sbadigliò.“Ho paura che il mio cervello sta per spegnersi. E’ stato bello parlare con te, apprezzo molto la tua visita, Jim.”
Gordon si alzò e guardò Oswald sprimacciarsi il cuscino, mentre si preparava ad andarsene. Guidato da un misterioso impulso, Jim si chinò e baciò la fronte di Cobblepot, accarezzandogli lo zigomo col pollice. Gordon era quasi fuori dalla stanza, quando Oswald gli fece un’ultima domanda:
“A proposito, detective...vale ancora la tua offerta per la cena?”
“Certo” rispose Jim, sorridendo timidamente. “Solo...guarisci presto, va bene?”
“Non me la perderei per nulla al mondo.” Gordon sorrise, sentendosi improvvisamente molto sollevato. I suoi passi erano più svelti, e qualcosa nel suo atteggiamento era cambiato molto evidentemente. Anche se non era a conoscenza di questi cambiamenti, Oswald si addormentò con un sorriso sulle labbra, sapendo di non aver guadagnato solo un diamante viola, ma, ancora più importante, anche il cuore del detective James Gordon.
   
 
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