Serie TV > Dr. House - Medical Division
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Autore: Van Gogh    19/12/2016    0 recensioni
la giumenta inarcò il collo e galoppava avanti e indietro lungo la staccionata, sbuffava e nitriva come una pazza...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Greg House/Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era notte, fuori piovigginava e Gregory era intento a guardare la sua serie TV preferita: General Hospital, con una mano si teneva la gamba e con l'altra reggeva la bottiglia vuota di Vodka. Non usciva di casa fuorché per recuperare il giornale mattutino, la segreteria telefonica era staccata, un segno che non voleva essere disturbato. Aveva pensato che troppe persone si preoccupassero per lui, in particolare il suo amico James. La gamba iniziò a bruciargli come se gliela avessero aperta e ci avessero inserito carboni ardenti. Iniziò a tremare, fece cadere la bottiglia e prese un angolo del copri divano, iniziò a stringerlo come se fosse stata la mano di Lisa, era il dolore a renderlo così aggressivo e autolesionista. Ne era uscito con diversi tagli al braccio destro e una frattura alla mano. Lanciò un urlo quando si spaccò la bottiglia sulla gamba malata, lo stesso secondo che la il dolore si calmò, l'altra ferita lo fece impazzire dal dolore, iniziò ad avere terribili conati che lo facevano ansimare come se avesse del liquido nei polmoni. Il dolore era tornato più forte che mai, stava vomitando senza sosta... ogni secondo era doloroso, non riusciva neanche a respirare per quanta bile, succhi gastrici e qualsiasi altra cosa uscisse dal suo apparato gastro-intestinale in quell'istante. Gli mancava la sua amata Lisa, non riusciva più a dimenticarla, voleva averla accanto in quel momento così orrendo... la gamba lo fece impazzire solo al pensiero della donna che amava. Prese il cerca persone e chiamò la sua amata, la voleva accanto, solo per un'ultima volta. -che vuoi? - domandò Lisa triste, Gregory non ebbe il coraggio di rispondere -chi sei? Cosa vuoi?” - continuò a chiedere insistente la donna -ti vorrei vedere un'ultima volta, prima che...- rispose con una voce debole, triste, le sue guance si impregnarono di lacrime. Lei sembrava sconcertata: -mi dispiace.... Non volevo, ero geloso- continuò scoppiando a piangere ed ad ansimare come un bambino che non risentiva la sua mamma da anni e aveva fatto qualcosa che non doveva Lisa, s'alzò dal letto e corse al piano di sotto, credendo di trovarlo ubriaco davanti alla sua porta, ma... appena l'aprì, non ci trovò nessuno, solo la luna dal colore dell'ambra e l'erba dal colore del cielo notturno. Sospirò e fissò la sua ombra di bambina creata dalla luce dell'immenso globo ambrato, la fresca brezza notturna mosse i suoi capelli. Dopo tanto tempo entrò in quell'hotel e aprì quella porta ed eccolo, stava disteso su un fianco sul pavimento, l’odore di alcool e vomito gli fece capire che qualcosa non andava, s'avvicinò all'uomo, gli sfiorò una spalla, Gregory si girò appena e la guardò tristemente, nonostante i tremori riuscì a stringerle la mano, la donna gli sfiorò appena la fronte imperlata di sudore: -non c'è la faccio- -dov'è la morfina? - -la scatola a scacchi- rispose lui continuando ad ansimare, lei prese una siringa e gli fece un'iniezione e iniziò a esaminare le profonde ferite, i detriti si erano infilati nella carne, con cautela iniziò a pulirgli e suturare le ferite mentre lui singhiozzava e ringhiava per i dolori: la morfina non faceva effetto. Gli fasciò la gamba maciullata e lo fece sdraiare sul divano. Crollò esausto ma nonostante la morfina continuava a mugugnare e soffrire per i dolori. Arriva l’alba, lei lo guardava agitarsi come un ossesso nel sonno, mise su l’acqua per il the e nel frattempo raccolse i cocci causati dalla bottiglia rotta, in modo che non ci potesse mettere i piedi sopra e procurarsi qualche altra ferita, trovò un flacone vuoto di metadone, rimase bloccata per un momento finché non sentì il fischio della teiera, tornò in cucina e spense il fuoco, tirò fuori due tazze, mise in infusione due bustine di the, sentì un pesante mugugno e un tonfo, corse in salotto e lo vide inginocchiato per terra, che vomitava fino alle lacrime, sbatté un pugno sul pavimento, tentò di rialzarsi, lei lo sorresse, era talmente magro che gli si sentivano le costole e le vene pulsare sotto alle sue dita, lo rifece accomodare sul divano e gli diede in mano il flacone del Vicodin, era ancora diffidente ma vederlo soffrire era una cosa che la faceva dannare. La Babysitter smontava all’alba, e la bimba stava per rimanere sola a casa, chiamò un infermiera chiedendole di portarla a casa di Greg, l’infermiera annuì e chiuse. Lisa guardò nel frigorifero e trovò solo un uovo e una bottiglia di whisky, cercò nella borsetta e trovò un pacchetto di cracker in fondo alla borsa, gli fece una frittatina accompagnata da una tazza di the, Greg si rifiutò di mangiare. Lei si chiese da quante ore non mangiava e come facesse il suo fisico a resistere tanto a lungo. Sentì bussare, aprì, era l’infermiera con la bambina, che vedendo l’uomo gli corse in contro in preda alla gioia gli schioccò un grosso bacio umidiccio, l’infermiera e Lisa si guardarono per un momento, ringraziò e ognuno per la sua strada. La bimba urtò inconsapevolmente la gamba dell’uomo e lui cambiò visibilmente umore, si buttò su un fianco e ringhiò pesantemente tenendosi la gamba, Lisa la chiamò in cucina e si bevvero una tazza di the raccontando la situazione in cui si sta trovando, il silenzio venne rotto da un mugolio, una serie di oggetti lanciati sul muro, Lisa chiede a Rachele di stare un momento dov’era, torna in sala e lo trova in piedi aggrappato al divano che aveva appena scagliato la tazza di the contro al muro, aveva appena vomitato, il viso martoriato di sudore e le lacrime di dolore, mollò il bracciolo del divano e si lasciò cadere. Lei lo sorresse in tempo, questa volta lo riportò sul divano e gli fece una mezza flebo di fisiologica e morfina… il cerca persone squillò, era un emergenza in ospedale, non poteva portare la bimba con se, la Babysitter era in ferie, l’unica persona a cui poteva lasciarla era Greg… pensava e ripensava, lui era bloccato sul divano, non poteva farle del male… andò in cucina, parlò con la bimba, che le diede il compito di fare da infermiera all’uomo e in caso di emergenza sapeva chi chiamare… Rachele accettò tutta contenta l’importante incarico affidato, Lisa uscì molto fiduciosa di sua figlia. Greg e Rachele si fissarono negli occhi per un paio di minuti: “Cosa vuoi fare?” “Non so!!” rispose la bimba molto felice Lui tentò di alzarsi, riuscì ad appigliarsi sul bracciolo del divano, pensò che con quella gamba fasciata non poteva fare tanto: “Portami il bastone, è nella mia camera” gli ordinò mentre reclinava il capo in avanti fissando il pavimento, la bimba gli portò l’oggetto e lui, si aggrappò saldamente all’asta porta-flebo e il bastone: “Adesso, cosa facciamo… dottoressa?” continuò mentre tentava di nascondere le lacrime, la bimba fece una smorfietta preoccupata alla vista della fasciatura macchiata di sangue: -siediti, che ti faccio la fasciatura- rispose con quasi la professionalità di sua madre, lui si sedette, lei gli tolse la fascia sporca e scoprì la grossa cicatrice: -deve farti molto male- esclamò mentre con le sue piccole manine delicate gli faceva un piccolo massaggio improvvisato, Greg era sorpreso nel vedere come quelle piccole dita scivolavano con professionalità sulla carne accartocciata, gli provocava una gradevole sensazione, Rachele gli disinfettò le ferite e gli rifece la fasciatura, aveva proprio preso da sua madre. L’uomo chiese alla bimba di prendere lo stetoscopio che stava in un cassetto della libreria, e gli insegnò a ascoltare il cuore, gli insegnò a fare le iniezioni e i prelievi, aveva una mano meglio di un infermiera. Per la prima volta Greg aveva la totale fiducia di qualcuno. Erano le 18 del pomeriggio e s’addormentarono esausti. Lisa tornò a casa esausta dopo una montagna di scartoffie, entrò nel salotto e vide lui con la piccola in braccio a dormire insieme sul divano… la flebo era stata cambiata e la fasciatura era pulita, aveva tutto il tempo di tornare a casa, farsi una doccia, andare a comprare qualcosa da mangiare e tornare in appartamento. Si ricordò che l'ultima volta quando l'aveva visto così tranquillo era quando prendeva il metadone. Arrivò l'alba, si ricordò subito di dov'era, I raggi di sole danzavano sulle coperte e sulle pareti di un colore ambrato, aprì le finestre per far entrare un po' di aria in quella camera da letto, si cambiò e tornò all’appartamento, la bimba gli corse in contro tutta allegra raccontandogli tutto il pomeriggio trascorso con Greg: -Dottoressa, ho controllato il paziente, ha i parametri vitali stabili, mi ha insegnato a cambiare le flebo, mi ha insegnato un sacco di cose- esclamò con tono professionale, Lisa fece una carezza e un sorriso alla piccola e guardò l’uomo con fare serio, era visibilmente nervosa e preoccupata, s’avvicinò a lui e controllò il lavoro svolto dalla bimba, rimase molto sorpresa nel vedere che era un lavoro eccellente: -Hey, tua figlia è ufficialmente assunta- esclamò Greg esaltato, Lisa lo fulminò con lo sguardo: -Appena ti riprendi e le ferite saranno guarite, tu te ne torni al lavoro e non ci sarà mai un noi e dimenticheremo tutto- esclamò esterrefatta, lui chinò la testa e lei lo copiò, fecero colazione con i pancake: Lisa chiese se avevano programmi per la giornata, loro dissero che se ne stavano a casa a leggere libri. Lei gli diede un bacino a Rachele e prendendo la borsa andò al lavoro. Greg a fatica prese per mano la bimba e si diressero verso l'ospedale. “House, Che ci fai qui, lo sai che potrebbero saltarti i punti?” saltò addosso Lisa a Greg, lui non ebbe il coraggio di rispondere, ma Rachele rispose che era abbastanza stabile per risolvere un caso, i punti gli si stavano rimarginando molto bene senza segno di infezione e i dolori erano gestibili… Lisa seguì Greg fino all’ascensore per fargli una ramanzina, lui non ribatté, non disse nulla… Ore 8.30, fissò l’orologio dell’ufficio che ticchettava incostantemente, la tremarella era peggiorata assieme alla nausea, giocherellava con il pennarello e il mal di testa aumentava ad ogni secondo, aspettava che qualcuno venisse fuori con la solita domanda ma in quel giorno l’ufficio era nel silenzio più malinconico e triste, solo il rumore delle ambulanze in lontananza che tornavano con qualche vittima della notte. “Che… che…” esclamò non riuscendo a finire la frase a balbetti, rimasero di pietra per più di una quindicina di minuti ma i commenti volarono all’impazzata come missili dopo quel straziante silenzio, gli guardò come se volesse fargli una ramanzina e uscì ma, appena s’alzò dalla sedia le gambe cedettero per l’ennesima volta, si rialzò e uscì. Entrò nel bagno mentre la stanza iniziò a girare vorticosamente, le gambe cedettero, batté i pugni sul gelido pavimento, visibilmente accaldato e furioso, la tremarella si fece sentire in tutta la sua forza, un altro conato lo forzò a buttare fuori quello che aveva, tutto su quel gelido pavimento bianco: bile, succhi gastrici accompagnati da una notevole quantità di sangue … la stanza girava vorticosamente mentre le luci si facevano offuscate, ingoiò tre vicodin prima di sedersi con le spalle al muro, fissò il soffitto cercando di capire cosa fosse successo, aveva il cancro e queste cose sarebbero diventate normali nel corso dei mesi. Prese delle pillole, tirò un sospiro e si rialzò… ritornò in ufficio con la piccola Rachele, buttò la cartella sul tavolo di vetro… la paziente è caduta da cavallo, sospetta frattura del piede, colpa del cavallo… esclamò preso da una delle sue illuminazioni… voi fate i test, io e Rachele andiamo a controllare l’animale in questione…. Continuò fiero della diagnosi, tutti lo fissarono sbalorditi mentre uscivano con l’abile passo di un felino.
   
 
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