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Autore: Bathin Raksha Dolorosa    19/12/2016    0 recensioni
La punta letale della sua arma squarciò le mie viscere, facendomi tossire sangue e vedere tutto annebbiato, solo urla in sottofondo... urla e braccia che sentivo stringermi prima di perdere completamente il flebile fiato della mia vita.
Liberamente ispirata da alcuni video visti su Youtube.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ancestors
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quando lo vidi per la prima volta nella caverna delle vergini quasi non credetti ai miei occhi; quella piccola larvetta rosso acceso aveva sì superato tutte le prove, ma al tempo stesso non sembrava esserci alcun Lusus per lui, mi pianse il cuore in petto.
Stringendo i pugni deglutii nervosamente avvicinandomi poi alla creaturina, mai vidi un rosso acceso come quello, ben diverso dal color ruggine a cui siamo abituati, mi chinai davanti al piccolo e gli carezzai la testolina piena di disordinati capelli neri morbidi come la seta, i suoi cornini poi erano così piccoli e carini, subito me ne innamorai.
Fu un attimo.
Abbandonai le mie sorelle levatrici e la larva madre, scappai via dalla caverna con il piccolo tra le braccia non sapendo ancora dove dirigermi, in quel momento sperai solo che l’alveare abbandonato anni prima fosse ancora intatto almeno per metà... mi sarei nascosta lì almeno per un po’.
 
Lo cullai tra le mie braccia per cicli solari che sembrarono quasi infiniti, lo vidi evolversi da larva a bambino, da bambino ad adolescente e da adolescente a quasi adulto.
Lo tenni nascosto al mondo per paura che potesse succedergli qualcosa, gli altri troll avrebbero anche potuto ucciderlo per il colore del suo sangue e sapendo ciò... in lui nacque la voglia di rivelarsi al mondo e portare il suo messaggio a tutta Alternia, un messaggio di fratellanza e speranza per la nostra razza... un messaggio che avrebbe sconfitto la schiavitù ed i conflitti di sangue, Alternia tuttavia non era pronta per tutto questo.
Ascoltai con passione ogni suo sermone, vidi sempre di più persone che si unirono alla sua causa, vidi l’amore tra lui e Disciple sbocciare ben oltre i quattro quadranti, vidi persone combattere e morire per i suoi ideali.
Addolorata, vidi anche la sua cattura... la sua tortura ed io non potei fare nulla.
Corsi da lui, al costo di bruciarmi le mani pur di levargli le catene che lo opprimevano, ma fui raggiunta da due troll che con delle bastonate mi bloccarono a terra, alzandomi il volto in modo da vedere meglio mio figlio mentre soffriva, in modo da vedere meglio la freccia di E%cutor trafiggergli il torace, in modo da vedere meglio la vita spegnersi lentamente... negli occhi di mio figlio.
-NO! MIO FIGLIO! IL MIO RAGAZZO!- urlai prima che altre bastonate potessero farmi perdere i sensi.
 
-Andrà tutto bene Rosa- mi disse uno schiavo accanto a me stringendomi la mano in segno di speranza -Dobbiamo fare in modo che lui non sia morto invano-.
Io credevo nelle sue parole e credevo anche che in un futuro non troppo lontano, la larva madre avrebbe dato alla luce un’altra piccola larvetta rosso acceso e che quella avrebbe lottato per i diritti dei troll proprio come il suo predecessore.
-Alternia allora sarà pronta... per il suo messaggio- dissi stringendo la collana col simbolo di mio figlio, un simbolo che io stessa gli avevo dato.
Dualscar era un padrone crudele e trattava noi schiavi come vermi, dovevamo pulire la nave da cima a fondo e se necessario, pulire anche sul pulito, dovevamo occuparci di tutto, dal cibo allo smaltimento schiavi morti gettandoli nelle furiose acque del mare.
Non mi ribellai mai a lui, sapevo che non mi vedeva di buon occhio e che mi avrebbe frustata e torturata anche solo per un’occhiata di troppo... tuttavia un giorno non ce la feci più.
Dopo l’ennesima frustata di un mio fratello schiavo, per evitare che venisse ucciso mi misi in mezzo, prendendole di santa ragione, svennì non molto tempo dopo.
 
Quando riaprii gli occhi non riconobbi il posto in cui stavo riposando.
-Ti sei svegliata, temevo che ormai fossi morta- avevo già visto quella donna, si era spesso scontrata con Dualscar, erano nemici giurati, una kismesi.
La Marquise Spinneret Mindfang si prese cura di me come mai prima d’ora, mi lavò via il sangue di dosso, medicò le mie ferite e mi diede dei vestiti nuovi, puliti e profumati tra cui... un girocollo con il simbolo della sua casata.
Quando lo vidi realizzai che l’amuleto di mio figlio non era più al mio collo e per il dolore, piansi alla perdita dell’unico ricordo fisico che avevo di lui.
Dopo non molto tempo che ero con lei rincontrai Dualscar, furioso come non mai per il mio rapimento da parte di Mindfang.
-Mi vendicherò di questo affronto Mindfang, ti porterò via la cosa che ami di più al mondo-
La cosa che Mindfang amava di più al mondo era la sua nave o così almeno pensavo ingenuamente.
Mai avrei pensato che provasse sentimenti latenti nei miei confronti, mai avrei pensato che per me provasse... amore.
Me ne resi conto troppo tardi, quando con sorpresa la nave di Dualscar si scontrò con la sua, salendo a bordo ed afferrandomi per il giro collo.
-Tu, lurida schiava, mi hai portato via la mia kismesi ed ora io porterò via qualcosa a te- il suo fucile ad arpione era premuto contro il mio grembo.
-No... no ti sbagli, io non-...- fu un attimo.
La punta letale della sua arma squarciò le mie viscere, facendomi tossire sangue e vedere tutto annebbiato, solo urla in sottofondo... urla e braccia che sentivo stringermi prima di perdere completamente il flebile fiato della mia vita.
 
Il posto dove andai poi era pieno di troll che spingevano e si accalcavano verso un cancello lontano, piano piano arrivò anche il mio turno di varcare quella soglia.
Ciò che vi trovai oltre fu un paesaggio che spesso infestava i miei incubi: il luogo di esecuzione di mio figlio e lui era lì... incatenato a quel rovente supplizio.
Con le lacrime agli occhi avanzai verso di lui... affondai le mani nei suoi morbidi e setosi capelli, accarezzai le sue corna e con le lacrime agli occhi afferrai le roventi catene ed urlando gliele strappai via.
Poi... solo la luce.
Mi ritrovai infine in un campo elisio dove vidi il mio piccolo bambino corrermi in contro, lo presi in braccio abbracciondolo forte a me, piangendo tutte le lacrime che avessi in corpo.
-Amore mio, da tanto sognavo questo momento- piansi sdraiandomi a terra, tenendolo sempre stretto a me.
-Era da tanto che aspetto il tuo arrivo, mamma-
   
 
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