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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    20/12/2016    1 recensioni
Spin-off legato alla mia tutt'ora in corso longfiction "The Wathcers Chrnicles", che tratta della vita di uno dei sette protagonisti prima di unirsi nella lotta contro il male.
Qui potremo leggere del passato di Castiel Velharion, Terzogenito della Casata Reale di Draconia, e ogni capitolo sarà dedicato a un argomento particolare e a uno specifico periodo della sua vita.
Vedremo da vicino il suo rapporto con il padre e con i fratelli, e potremo anche reicontrare personaggi finora poco approfonditi, come la sua stessa madre.
Se avete e state amando la serie principale, questo piccolo squarcio nel tempo e nello spazio fa per voi.
Come promesso, ecco a voi la mini-serie interamente dedicata al Guardiano più Fosoco di tutti!!!
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Watchers Chronicles'
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Ricordami chi eri
 
 
Voglio premettere una cosa.
Castor non è sempre stato uno stronzo fatto e finito.
Prima che tutto cambiasse, io e lui andavamo parecchio d’accordo.
Forse persino di più di quanto non andassi con le mie sorelline minori.
Ok, magari ci riempivamo di mazzate a tutte le ore del giorno e della notte, ma ci volevamo bene. Diciamo che il nostro rapporto era un po’ particolare, più complesso di quello che solitamente accomuna dei fratelli forse anche a causa del fatto che quando eravamo piccoli, e lui non aveva ancora intrapreso la strada del milite sadico tutto d’un pezzo, avevamo due caratteri incredibilmente simili, forse persino affini.
Eravamo entrambi due scavezzacollo fatti e finiti, il terrore di tutti i domestici e gli inservienti di corte, la calamità peggiore che i maggiordomi avessero mai dovuto affrontare dopo le guerre di confine … insomma, avevamo una certa, e meritata, fama.
Cocciuti a livelli estremi, oltre che parecchio impudenti e non poco impavidi (ma noi preferivamo definirci “cavallerescamente coraggiosi”), passavamo la gran parte delle nostre giornate a gozzovigliare in cerca di guai, per i corridoi della reggia, incuranti delle bestemmie e delle imprecazioni che le nostre malaugurate vittime ci lanciavano contro a ogni singola nostra marachella.
Noi ci chiamavamo “spiriti liberi”, ma se doveste chiedere a quella domestica che coprimmo di vernice rossa, probabilmente potreste sentirci definire persino “demoni assatanati”, o “catastrofi naturali”. Personalmente, penso che sia solo questione di punti di vista.
Chi arrivava al castello, rimaneva subito immancabilmente affascinato dai nostri bei visini angelici, così teneri e paccioccosi. Poi si trovavano le formiche rosse nel letto, e guai se avevamo la sfortuna di beccarlo in giro, perché subito iniziava a lanciarci contro maledizioni e improperi di ogni genere immaginabile e non, e a volte anche qualche pezzo di argenteria malauguratamente capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Comunque, ci volevamo un gran bene …
Le cose iniziarono a cambiare quel giorno, in una calda e assolata mattina di prima estate.
 
“Manco morto! Non ha tempo nemmeno per salutarmi quando torna da quelle sue ridicole missioni da salvatore di mondi, e ora mi chiede di venire con lui al fronte?!? Non ci penso nemmeno!”, le grida furiose di mio fratello mi giunsero all’orecchio proprio mente stavo schiacciando il mio pisolino pomeridiano, al che aprii un occhio, assonnato e visibilmente infastidito.
Castor mi venne incontro, i pugni serrati e tante rughe in fronte da dargli quasi l’aria di un demonio sceso in terra.
Ed effettivamente qualcuno avrebbe potuto vederlo proprio così, considerato il calcio che scagliò poco dopo a uno dei bellissimi (e dubito anche altrettanto costosi) vasi in ceramica posti ai lati del piccolo portico in cui ci trovavamo.
Alzai un sopracciglio, ormai completamente sveglio, e mi misi a sedere: “Ehm … posso sapere che succede? Quello era il vaso di Zia Mildred, devi essere parecchio incazzato per non curarti della sua possibile vendetta, quella donna è un’arpia.”
Lui sbuffò, sedendosi al mio fianco e borbottando: “Papà dice che sono abbastanza grande per prendere il mio posto nel regno, e quindi dovrei accompagnarlo al Fronte Meridionale, per confortare i feriti dell’ultima battaglia.”
Mi misi a sedere, elettrizzato: “Aspetta un attimo, e perché non vuoi andarci? Insomma, sarebbe una forza! Potresti vedere finalmente i campi di battaglia, e i comandanti di papà, forse persino alcuni degli Spadaccini Leggendari di Draconia … è un’occasione unica, perché rinunciarvi?”
Quello sbuffò, guardandomi con un pelo di insufficienza.
Effettivamente, io ero ancora parecchio giovane, avevo si e no nove anni e ancora non avevo ben chiaro il significato della parola “guerra”. Per me una proposta simile sarebbe stato quanto di meglio immaginabile, perché la mia concezione di ciò era quello che ci veniva tramandato dai poemi e dai canti dei nostri antenati, che quasi mai si fermavano a descrivere il lato più macabro dei conflitti armati, come per esempio le morti e i feriti. Castor, invece, aveva già tredici anni, e sebbene non fosse certo un adulto già capiva meglio ciò che avrebbe significato seguire il padre nel suo viaggio: probabilmente temeva di rimanere ferito, o persino di uscirne troppo cambiato anche solo per riconoscersi, timore che successivamente si rivelò più che fondato.
“Sììì, certo, non vedo l’ora. Così magari mentre siamo là qualche bel sicario si fa venire in mente di scegliere proprio quel  momento per visitare la regal tende di nostro padre, e ci rimetto le penne pure io. No, tante grazie, ma io ne faccio volentieri a meno.”, disse, sbuffando.
Lo guardai, senza capire, per cui proseguii: “Eddai! Saresti tenuto sotto sorveglianza giorno e notte, papà non permetterebbe mai che suo figlio rischi la vita. Sono certo che saresti così protetto che nessuno riuscirebbe ad avvicinarsi, nemmeno di un millimetro!”
Quello parve adombrarsi, mentre mi fissava, con la coda dell’occhio, poi prese un respiro, per voltarsi e guardarmi negli occhi. Era la prima volta che lo vedevo così serio e triste: “Senti, Cast, ora ti dirò una cosa … ma dovrà rimanere solo tra noi due, va bene?”
Annuii veementemente, curioso, e forse anche un pelo preoccupato.
Sorrise appena, proseguendo: “So che tu pensi ancora che papà ci voglia bene, come si dovrebbe voler bene a dei figli. Forse, se fossimo nati in un altro tempo e in un altro luogo, sarebbe anche potuto essere così, o almeno mi piace pensarlo. Ma io ho passato tredici anni della mia vita aspettando che mettesse, anche solo per un istante, da parte i propri doveri e il proprio onore per dedicarmi anche solo un secondo della sua esistenza, e ho capito da tempo che quel momento non arriverà mai. Dici che siamo i suoi figli, e che se andassimo al fronte ci fornirebbe un scorta degna di un imperatore, ma credi veramente che priverebbe le sue guarnigioni di preziosi soldati, solo per proteggere non dico il suo primogenito, ma il suo secondogenito? Quando ha altri tre figli che possano sostituirlo? Pensi veramente che lo farebbe?
Papà è un uomo di fuoco, Cast. Lui è nato per servire il suo popolo, e i suoi figli non lo distoglieranno certo da questo proposito, specialmente considerando che ormai si aspetta da me che sia perfettamente in grado di difendermi da solo. Siamo Draconiani, ci viene insegnata l’arte della guerra sin da quando impariamo a parlare, dubito che sprecherebbe i suoi uomini per una cosa simile. E io non sono disposto a essere ammazzato solo a causa della sua dannata ossessione per questo regno!”
Lo fissai, immobile e muto, del tutto incapace di formulare anche solo un pensiero coerente, o una protesta che potesse difendere, e giustificare (come forse avrei dovuto) le azioni di nostro padre. Perché in fondo sapevo che aveva ragione, e che sebbene fossero crudeli, quelle parole avessero un fondo di verità non indifferente.
Abbassai il capo, frastornato.
Lui sorrise, scompigliandomi i capelli e cercando di tirarmi su il morale.
Poi, improvvisamente, dissi, sorprendendo persino me stesso: “Questa famiglia sta andando in malora.”
Si fermò, osservandomi preoccupato.
Solitamente, forse anche a causa del fatto che ero comunque solo un bambino, e tra l’altro anche abbastanza carico, erano rari i momenti in cui fossi triste, o pronunciassi un ragionamento o un’osservazione particolarmente profondi.
Ma per quanto potessi essere giovane, e forse anche ingenuo, non ero certo cieco.
L’avevo capito da tempo che la nostra famiglia non era più quella di una volta, anzi, che si stava lentamente sgretolando dall’interno.
“Caesar ormai non ci guarda più: è sempre via per motivi diplomatici, o chiuso in camera a studiare per diventare un valido successore. Arianne è partita con le Sacerdotesse della Fenice, per apprendere l’arte della guerra e Ariyme sta ogni giorno peggio. Come se non bastasse, mamma non esce più dalle sue stanze, l’Imperatrice monopolizza la corte come fosse un circolo di marionette e LEI sembra si diverta nel seminare zizzania dove più le aggrada. E papà le va anche dietro.”, Castor si oscurò. Sapeva bene che stavo parlando proprio di sua madre, e forse lui stesso era il primo a odiare i suoi modi esageratamente crudeli e subdoli, e quindi era lui, più di tutti, a comprendere ciò che stavo dicendo. Lo guardai, le lacrime agli occhi, al che lui arrossì, guardandosi attorno disperato in cerca di aiuto, in vista della cascata di lacrime in arrivo.
“P-promettimi che tu non mi lascerai mai, Ok?”, chiesi, affondando il viso sulla sua spalla.
Quello parve rilassarsi, mentre il suo sguardo si addolciva e, forse, una leggera lacrimuccia gli solcava la guancia.
Si affrettò ad asciugarla, tornando a sorridere, spaccone: “Eddai! E tu saresti un uomo? A me sembri più una piccola paperella piagnucolosa!”
Mi pulii le lacrime, gridando: “Non è affatto vero! Non stavo piangendo!”
“Sì, si, e quegli occhioni rossi dove me li metti?”, disse, divertito.
Mi affrettai a coprirmi il viso: “Zitto, anche tu stavi piangendo.”
Mi saltò addosso, mentre rotolavamo nella sabbia e iniziavamo a prenderci a botte scherzosamente. Dopotutto, eravamo fatti così: con noi, le parole passavano sempre in secondo piano, solo con i pugni sapevamo trasmetterci i nostri sentimenti, senza dover parlare per ore e rischiare di non concludere niente.
“Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio!”, gridò, furioso.
“Piagnone!”
“Mezza calzetta!”
“Lecca mutande!!!”
“Cocco di mamma!!!”
“Sadico!”
“Piromane!”
Ci fermammo, affannati, poi lo guardai: “Mmmhhh, ma cos’è un piromane esattamente?”, chiesi, incerto.
Scoppiammo a ridere, mentre un’ombra assassina ci compariva alle spalle, ed Eleazer ci osservava, visibilmente irritata (immagino più per i fatto che avevamo appena ridotto a uno straccio i suoi vestiti in seta, quanto perché ci eravamo quasi ammazzati di legnate).
Ci voltammo, tremanti.
“Ehm … salve.”, feci, cercando di sotterrarmi.
Castor, invece, fu più impavido: “Ehilà, bella giornata, vero?”
Quella divenne arancione, poi rossa, poi viola … infine scoppiò: “Piccoli, subdoli e malvagrerrimi … si può sapere che avete fatto hai vostri vestiti?”
Abbassammo lo sguardo.
Era difficile tenere testa all’Imperatrice, quando ci si metteva.
Poi la vidi sorridere, mentre il suo sguardo si spostava da me a mio fratello, raffreddandosi appena, e disse: “Castor, tuo padre desidera parlarti nel suo ufficio, ed è stato abbastanza chiaro a riguardo. Va a cambiarti e poi assicurati di passare da lui.”, ci guardammo, ma lui sorrise, confortandomi: “Tranquillo. Suppongo sia inutile opporsi, specialmente se  sarà lui in persona a ordinarmi di andare, ma puoi stare calmo: quando sarò tornato, andremo subito a giocare sulle mura del castello!”
 
Quello che non sapevo, a quel tempo, era che non quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei visto quel Castor solare e allegro, perché il viaggio lo avrebbe completamente cambiato.
Non seppi mai cosa fosse successo con esattezza, ma alcuni giorni dopo la sua partenza mi giunse voce che il Fronte Meridionale era stato nuovamente attaccato, e che questa volta la portata dell’assalto era di gran lunga superiore alle precedenti.
L’Imperatore, ferito, fu costretto a chiudersi nella sua tenda, limitandosi a guidare i movimenti delle truppe da lì.
Mio fratello, invece, venne costretto a sostituirlo. O meglio, fu lui stesso a offrirsi volontario per scendere sul campo al posto suo: le truppe avevano bisogno di un reale che le guidasse, non solo perché altrimenti il morale sarebbe caduto in pezzi ma anche perché era spesso proprio la presenza di nostro padre a dare loro quella forza leggendaria che permetteva  ai nostri uomini di vincere anche le battaglie più disperate.
Così, quel viaggio che sarebbe dovuto durare solo qualche settimana costrinse Castor sul campo per oltre sei mesi.
Quando rientrò, e lo guardai negli occhi, non vidi nulla che ricordasse la luce calda e gentile di una volta.
Il dolore e la morte lo avevano cambiato, penetrando a fondo nel suo animo e portandolo a essere l’esatto opposto di quello che era stato un tempo. Eppure, quando ancora avevo modo di vederlo combattere, e i suoi occhi si illuminavano nella furore della lotta, mi pareva quasi di rivederlo.
Sono passati anni da quei giorni lontani.
Alla fine, i miei peggiori timori si sono avverati.
La nostra famiglia ha quasi rischiato di distruggersi.
Eppure, forse anche grazie al suo sacrificio finale, ora sono qui, e sono vivo. Sorrido, osservando la tomba di mio fratello. Dopotutto, alla fin fine, è proprio vero: non mi ha mai lasciato solo.


Note dell'Autrice:
Scusateee (*si prostra a terra e chiede umilmente perdono*)!!!
Purtroppo ho avuto alcuni non indifferenti problemi col pc, che ha passato le ultime settimane a spegnarsi e riaccendersi senza un apparente ordine logico.
Comunque, dopo aver tribulato non poco con lo schermo sono riuscita a farlo risistemare, e spero veramente di riuscire a scrivere i capitoletti mancanti nel minor tempo possibile.
Quindi, che dire?
Fatto Astor e Caesar, ho pensato che anche Castor dovesse avere un capitoletto tutto suo, a dispetto del caratterino che si ritrovava, e quindi eccolo qui. Il Castor bambino di questa One è molto differente da quello della serie, ma in generale un po' tutti i suoi fratelli erano diversi prima, fatta eccezione per Arianne e Ariyme, con le quali Castiel ha sempre avuto un rapporto abbastanza buono.
Ovviamente, sto proseguendo anche con la serie principale, tranquilli. Per ora sono al trentesimo capitolo e con un po' di fortuna dovrei riuscire a scriverne almeno una deina prima di capodanno, quando ne pubblicherò tre in un colpo solo come "regalone" di fine anno. Per essere sincera, sono così ansiosa di sapere cosa ne pensarete che quasi quasi ne inserisco uno anche per Natale, ma preferisco non promettere niente, almeno per ora, visto e considerato che probabilmente sarò via per tutto il giorno.
Ringrazio come sempre tutti coloro che continuano a seguirmi, e sopratutto i miei carissimi recensori, senza i quali non saprei proprio cosa fare.
Alla prossima!
Teoth

 
   
 
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