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Autore: Grazi_a    20/12/2016    0 recensioni
Diede un ultimo sguardo alla strada che si lasciava alle spalle e vide che la donna era ancora lì..
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il suo pensiero era rivolto continuamente a quella donna. Aveva la sensazione che le fosse accaduto qualcosa di brutto. Quella strada era sempre stata lo scenario di incidenti e di scontri tra camion e il pensiero che fosse là fuori tutta sola lo faceva rabbrividire. 
-Ciao Marco- 
Si voltò di scatto, ancora scosso. C'era qualcosa in lui che il suo collega non riuscì a decifrare immediatamente.
-Ciao Lucas- 
Marco si schiari` la gola.
Con la sua ventiquattrore sottobraccio, dalla quale era inseparabile, entrò in ufficio mettendosi il camice e iniziò il turno. 
-Hai perso la lingua?- chiese Lucas. 
Marco aveva ancora lo stomaco sottosopra per l'agitazione, ma non voleva dire nulla a nessuno. Nemmeno lui era certo di quanto fosse successo qualche minuto prima.  
Possibile che quella donna avesse un aspetto così trasandato? Eppure era così giovane. 

Per tutto il turno rimase in silenzio. I colleghi chiesero più volte collaborazione da parte sua. Ma Marco li liquidava con risposte corte e brevi, come se dire qualche parola in più fosse uno sforzo. 
Riusciva solo a pensare a quella donna, tanto da considerare l'opzione di rimuoverla dalla mente in qualsiasi modo. Così aveva provato a leggere un vecchio giornale, ad ascoltare una canzone a caso. Ma era come se i suoi pensieri facessero rumore.
-Hai la testa tra le nuvole, amico.- disse Lucas con la voce piena di sincera preoccupazione. In effetti Marco era da tutt'altra parte. Il suo cercapersone suonò almeno tre volte, prima che Lucas lo riportasse alla realtà. Solo allora Marco si concentrò su quel suono e, con un salto, si mise in piedi. 
L'uomo si chiamava John Gregson. Non parlò per tutto il tempo, nemmeno quando Marco provò a scuoterlo leggermente. 
-Sappiamo perché è ricoverato?- chiese. 
-Vagava in stato confusionale in un parco- spiegò l'infermiera.
Sfogliando la scheda dei dati personali, Marco capì che Gregson era vedovo. A dire il vero avrebbe potuto intuirlo anche dagli abiti che indossava. Era poco curato e non emanava di certo un buon odore. 
-Somministrategli della melatonina.-
L'infermiera ubbidi`. 

Il turno era ormai terminato. Marco entrò in auto e, con un sospiro prolungato, appoggiò la testa allo schienale. Prese le chiavi dalla tasca del cappotto e mise in moto. Era quasi certo che una bella dormita lo avrebbe ringiovanito di almeno un giorno. Eppure non aveva lavorato molto. 
Arrivato al suo appartamento, aprì la porta silenziosamente per poi farla sbattere alle sue spalle.
Che sforzo inutile pensò ad alta voce. Lasciò la sua ventiquattrore sulla sedia all'ingresso e si diresse in cucina per prepararsi una tazza di tè caldo. Rimase immobile alla finestra ad osservare quel poco che si riusciva a scorgere con la luce della luna che, lentamente, si spegneva per dare spazio al sole. 
Erano le sei del mattino. 
Tutto sommato quello che era successo non era poi così difficile da dimenticare e Marco pensò che la cosa più giusta da fare era andare a dormire, o almeno provarci. 
Posò la tazza vuota sul ripiano vicino al letto. Si tolse le ciabatte e solo in quel momento si rese conto che l'anta dell'armadio era socchiusa. Per quanto fosse un maniaco dell'ordine e della precisione, era troppo stanco anche solo per fare due passi. Quando, però, sentì una sorta di schiocco, la sua mente gli suggerì di accertarsi che non ci fosse nessun animale. Ad un passo dall'armadio, sentì quasi un sospiro. Poco dopo comparve davanti a lui una donna.
La sua mente ripeteva non è possibile, non è possibile.
Ma quella figura non era un'allucinazione dovuta alla stanchezza. Era la stessa donna che si era lasciato alle spalle la notte prima. 
Lentamente perse la posizione rannicchiata che aveva chi sa da quanto tempo e uscì dell'armadio. 
Marco voleva afferare qualcosa da usare come arma, nel caso in cui quella avesse voluto aggredirlo di nuovo, ma si accorse subito che era più calma rispetto alla notte precedente. 
-Nessuno può farmi niente qui dentro. Lui non mi troverà mai.-
Al suono di quelle parole, a Marco gli si gelo` anche l'ultima vena. 

   
 
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