Storie originali > Introspettivo
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Autore: benmirw    20/12/2016    0 recensioni
" Il fatto è che ero pieno di speranze come non lo ero mai stato prima, vedevo il nostro rapporto finalmente andare in una direzione positiva, stava diventando sempre meno tossico, più piacevole e salutare. E quelle volte in cui litigavamo e riuscivamo a risolvere prima che uno dei due uscisse dalla porta di casa sbattendola violentemente, io, Eve, mi sentivo così bene ed in pace. "
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                              13 Dicembre, 2015
 
 
Cara Eve,
 
Sono appena tornato dall'aeroporto dove ti ho lasciato andare. Mi hai lasciato, Eve. E non ti vedrò per almeno un anno. Volevi spazio, ed eccoti accontentata. C'erano anche i tuoi genitori in aeroporto, mi hanno salutato e abbracciato con un gran sorriso.
 
Non hai detto a tua madre che abbiamo litigato come due assennati ieri pomeriggio? Mente controllavi di aver preso tutto, facevi una lista sotto voce, sussurravi parole disconnesse e io ti guardavo con uno sguardo "pietoso", hai detto. Da lì sono iniziati i problemi e le urla, soprattutto. Mi hai chiesto "cosa c'è?" con quegli occhi che mi infiammano il cuore, ti ho risposto "mi lasci".
 
 Perché tu, Eve, mi hai lasciato. E io ti ho lasciata andare, perché so che questa è un'opportunità magnifica per te. Ma avrei fatto volentieri l'egoista dicendoti di non andare ed implorandoti di non lasciarmi solo. Perché io senza di te sono nulla. Ma non l’ho fatto, voglio solo il meglio per te, Eve.
 
Ti chiamerò in quest'anno? Magari nei momenti di debolezza, probabilmente avrò tue notizie tramite Jess che oggi in aeroporto stava per cadere dal dolore. Tremava. Le mancherai così tanto, Eve. Mancherai anche a Josh, gli mancheranno le vostre litigate e discussioni assurde, come mancheranno a te, Eve. Io ti mancherò? Si, lo so, io ti mancherò, come tu mancherai a me. Non verrò a trovarti, Eve, non lo farò. Mi prendo un anno sabatico dalla nostra tossica relazione. In effetti è quello che abbiamo deciso sta notte, mentre ti stringevo tra le mie braccia ascoltando il suono soffuso e tremolante delle tue aspre parole. In aeroporto, forse non te ne sei accorta, ma c'era anche quel cretino di Raley, quello con cui te la facevi quando eravamo ancora solo "amici". E' stato nascosto tutto il tempo, dietro un pilastro. Che tipo assurdo.
 
 Sai cosa stavo pensando? Che non assomigli per niente a tua sorella, l'ho accompagnata a scuola, perché i tuoi sono tornati subito a lavoro. Lei era così distrutta dalla tua partenza, sembrava un ramoscello pronto a crollare al primo soffio di vento.
 
 E tu, Eve, sei così forte, come una quercia, amore. E poi lei è così timida, così introversa, le ho dovuto tirare le parole di bocca. Tu invece sei cos' spigliata, diretta, coincisa, spietata a volte. Con quei tuoi occhi scuri e decisi hai tutto il mondo sotto la suola di una sola scarpa, lei, invece, con quegli occhi verdi e riservati, quella sciarpa grande grande a coprirle il viso e le guance imbarazzate e rosse probabilmente si trova sotto la tua suola, o forse nel tuo cuore c'è un posto anche per lei?
 
Appena ti sei imbarcata Dylan si è avvicinato a me, qualche passo più avanti rispetto a lui, mi ha poggiato una mano sulla spalla prima di dirmi "non fare cazzate". Gli ho risposto che ne avevo appena fatta una grossa, lasciandoti andare e lui mi ha detto che sta sera andremo al solito pub, io, lui, Jess e Josh. Senza di te, Eve, perché ci hai lasciato. Brinderemo, penso, non so per cosa o per chi, magari per il mio ego che si sente un po' messo da parte, o forse per i corsi universitari che quest'anno seguirò di meno, senza di te, senza di te, Eve. In effetti, l'architettura mi serviva solo per rendermi più affascinante con le ragazze di giurisprudenza, che mi dici, ha funzionato con te? Ora ti lascio, vado a chiamare mia sorella.
 
Ti amo.
 
Carl.
 
Ps: non ho ancora deciso se farti leggere questo diario al tuo ritorno, ci penserò un po' su, nel frattempo tutti i miei pensieri vanno a te.
 
 
                                                                                                                                             14 Dicembre, 2015
 
Cara Eve,
 
Mi manchi.
 Dicembre è sempre stato il tuo mese preferito. Ti ricordi quando ci siamo conosciuti? Eri così piccola, così bella. Quella sera Dylan, il mio migliore amico da che io ne abbia memoria, mi aveva chiesto di accompagnarlo ad una festa, la festa di compleanno di Jess, una sedicenne coi capelli ricci e rossicci. Rido al pensiero di Jess che ora non fa altro che stirare quei ricci indomabili. Era il primo dicembre quando ci siamo conosciuti. Alle 22:47 circa, perdonami se non sono preciso. Esattamente quattro anni e tredici giorni fa. Avevi un vestito verde smeraldo che faceva risaltare la tua carnagione pallida, i tuoi capelli cadevano lunghi sulle spalle, li avevi lisciati quella sera, mentre ora li porti mossi, o un po' come capita; avevi ai piedi le scarpe col tacco che tu e tua sorella condividevate, se non sbaglio, era proprio così. Ricordo con precisione i tuoi occhi brillanti e il sorriso giovanile di un'adolescente che ha tante domande da porsi, risposte da darsi, decisioni da prendere e problemi da risolvere. Quando Dylan mi ha indicato Jess, che conoscevo relativamente perché sua vicina di casa, devo ammetterlo: ho guardato te, e non la figura frizzante della festeggiata con quel vestito di un rosso acceso e quella criniera di ricci ad incorniciarle il viso lentigginoso. Stavi gesticolando con vigore, convinta delle tue idee, come sempre del resto, mentre cercavi di far capire ciò che era giusto a quegli omaccioni della squadra di nuoto della scuola. Fatica sprecata, mi rivelasti poi. Non ho mai avuto le spalle larghe quante le loro, Eve, ma ho sempre avuto le mie braccia aperte quanto basta per confortarti, per rassicurarti. Per amarti.
 
Quando ci siamo presentati non ho potuto far altro che notare il tuo cipiglio e la puzza di fumo che ti circondava. Se mai dovessi descriverti con tre parole, Eve, la prima sarebbe "sigaretta". Non so quando tu abbia iniziato, a sedici anni già fumavi, e adesso ancora giri con una sigaretta fra le dita di una mano ed i diritti che vorresti far rispettare nell'altra. La seconda parola sarebbe "giustizia". Hai sempre avuto questa sete di giustizia infrenabile. Ti amo, amo quando dopo un interminabile discorso, mio, come di chiunque altro, tu risponda "non è giusto" e lo dici come se fosse la cosa più giusta del mondo. La terza parola sarebbe "occhi". Non so perché, Eve, ma quando penso a te, la prima cosa del tuo corpo che mi appare nella mente è il tuo sguardo, i tuoi bellissimi occhi intriganti. Non sono le tue curve, la tua bocca, i tuoi capelli, ma sono i tuoi occhi quelli che amo di più. I tuoi occhi mi hanno mandato in tilt fin dal primo momento, fin da quel primo dicembre. Mi hai reso schiavo con un semplice sguardo, ed io, Eve, ho finalmente capito che sono su questa terra solo per vivere con te.
 
Ti amo.
 
Carl.
 
  
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