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Autore: Akira Yuki    20/12/2016    0 recensioni
Gilbert Beilschmidt è un famoso quanto temuto agente della Gestapo, il quale viene incaricato di condurre un'indagine su un certo Roderich Edelstein, accusato di proteggere illegalmente degli ebrei. Tuttavia gli eventi prenderanno una piega davvero inaspettata.
Gilbert x Roderich. Scene di violenza.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Germania/Ludwig, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Roderich respirava affannosamente, col viso schiacciato contro il tavolo e costretto in quella scomoda posizione dall'albino dietro di lui. La situazione era precipitata: l'uomo dietro di lui ora non assomigliava minimamente al ragazzo dall'aspetto sfacciato e dalla risata fragorosa che quel pomeriggio era andato a casa sua; ora vi era un assassino dietro di lui, un uomo in uniforme nera e circondato da un 'aura di pericolo. Roderich era preoccupato di ciò che avrebbe potuto fargli, ma allo stesso tempo non voleva mentire.

"E' vero che non esco spesso, ma non mi sono mai incontrato con nessuno, se non con dei vecchi amici, ma quest'anno ci siamo visti solotre volte e l'ultima risale a un mese fa", disse Roderich.

Il ragazzo austriaco sentiva la forte presa del nazista sulla sua testa, che continuava a pigiargli la testa contro il tavolo, ma anche se provava a ribellarsi era tutto inutile: Gilbert era troppo forte a confronto.

Gilbert gli alzò la testa dal tavolo per poi risbatterlo contro questo.

"Basta menzogne!", gli urlò. Roderich teneva gli occhi chiusi per il dolore alla testa causato da quello schianto, ma non si arrese e continuò a parlare.

"Non sto mentendo! Chiedete a chi vi pare! A parte loro, io non ho mai incontrato nessun altro, ne tanto meno mi sono sbambiato lettere con qualcun'altro!".

Roderich guardò il nazista dritto negli occhi, arrabbiato e deciso. Gilbert rimase in po' a guardarlo, pensando, ma dopo poco lasciò la presa sulla sua testa e sul suo polso, allontanandosi mentre Roderich si accarezzava la testa dolorante.

"Allora come mi spieghi queste 'coincidenze'?", chiese l'albino incrociando le braccia.

"Non me le spiego. Potrebbero avermi incastrato..". Roderich pensò un po' ma poi si girò a guardare l'SS davanti a sè, che ora se ne stava fermo a braccia incrociate.

"Appena verrà fuori che io con questa storia non c'entro nulla, vi denuncerò per violenza". Roderich guardò Gilbert, arrabbiato.

Gilbert rimase a guardarlo, l'ombra che il cappello gli faceva sugli occhi lo rendeva ancora più spaventoso, ma Roderich non si sarebbe lasciato impaurire così, ne andava del suo orgoglio.
Rimasero per un po' in silenzio, ma poi Roderich parlò.

"Ora che devi fare?", chiese.

"Buttarti al fresco e tornare a casa. Sono le quasi le undici di sera".

Gilbert si avvicinò e prese il ragazzo per un polso. Roderich aveva ancora le mani ammanettate.

"Io non voglio dormire in quei posti sudici".

Gilbert lo guardò. "Non hai altra scelta", gli rispose.

Roderich scosse la testa, testardo e si sedette sulla sedia dietro di lui.

"Io non mi muovo da qui se non mi porti in qualche posto decente per dormire".

Gilbert lo guardò malissimo. Questo principino era davvero troppo viziato. L'albino rimase però a guardarlo e pensò.

"Mh... Beh, ho una soluzione se proprio non vuoi dormire qui", disse.

Roderich lo guardava, anche se non si fidava affatto delle sue parole, tutto era meglio di quei posti freddi e sudici.

"Va bene. A me basta non dormire lì".

Gilbert lo guardò e lo fece alzare a forza, tenendolo per un polso e portandolo via, mentre Roderich lo guardava sorpreso e un po' arrabbiato dai suoi modi bruti.

"Dove mi stai portando?", chiese.

"A casa mia. Ci viviamo io e mio fratello, così potremo tenerti d'occhio in due. E poi mi servi per fare una cosa". Gilbert portò il ragazzo in un ufficio, dove lavorava già un altro delle SS. Si fece dare un foglio e lo firmò: era un permesso per portare con sè il ragazzo; visto che ancora non era certo se fosse colpevole o no, rimaneva solo un sospettato, quindi in quanto tale poteva scarrozzarselo dove voleva a patto di accettare ogni tipo di responsabilità. 

Il tenente portò il ragazzo fuori dall'edificio e lo fece entrare in macchina. Insieme partirono.

Dopo pochi minuti, Roderich guardò l'uomo alla sua sinistra.

"A cosa ti servo, per l'esattezza?".

"Uno degli incontri è fissato per domattina. Tu ci andrai e io ti controllerò da debita distanza. Ti darò i dettagli domani mattina".

Roderich rimase a guardarlo, ma poi si mise il cuore in pace e rimase a guardare la strada.

Poco dopo arrivarono e, dopo aver parcheggiato, Gilbert portò il ragazzo in casa sua e accese le luci. Il fratello non era ancora tornato.
Roderich si guardò intorno, mentre il nazista si toglieva giacca e cappello.

"Mph", fece Roderich. Gilbert subito lo guardò offeso.

"Che c'è?", chiese irritato.

"No, nulla". Il ragazzo lo guardò tranquillo mentre l'albino già si pentiva di averlo portato a casa sua.

"Allora, non ci sono molte stanze, quindi non puoi andartene tanto a giro", disse Gil mentre gli toglieva le manette. "Mangeremo appena mio fratello sarà a casa, nel frattempo siediti sul divano e sta buono un attimo". Gilbert posò le manette aperte e girò per ogni stanza della casa, sigillando le finestre del piano terra, così che il ragazzino non provasse a scappare. Fatto ciò, tornò in salotto a controllare il principino che si era messo a leggere un libro sul divano. 

Il prussiano si avvicinò meglio e guardò che libro stesse leggendo: 'Strategie militari. Sezione terza: la guerra di trincea'. Gil rimase a guardarlo, stranito, ma almeno il principino se ne stava buono. Decise allora di andare in cucina e preparare qualcosa in più visto che a cena sarebbero stati tre. 

Roderich dopo poco posò il libro, andò in cucina e guardò l'uomo intento a cucinare qualcosa.

"Cenate sempre così tardi tu e tuo fratello?", chiese.

"Beh, capita. Io preferisco aspettarlo che farlo mangiare da solo.. E lui fa lo stesso".

Roderich rimase a guardarlo poi guardò la cucina: era tutto in ordine, rigorosamente pulito e ordinato.

"Avete una brava donna delle pulizie..", disse il ragazzo.

"Mh?", Gilbert si girò a guardarlo curioso. "Veramente non abbiamo nessuna donna delle pulizie. Semplicemente amiamo l'ordine e non potremmo sopportare che qualcosa sia sporco". Il prussiano guardò Roderich leggermente divertito.

Roderich lo guardò leggermente sorpreso: non si aspettava affatto che due soldati avessero una casa così in ordine e pulita. Roderich sbuffò leggermente e tornò in salotto.

Passarono i minuti. Ludwig finalmente tornò a casa, ma rimase fermo sul ciglio della porta, osservando uno scenario particolare: suo fratello su una poltrona, seduto a braccia incrociate, che fissava un ragazzo seduto sul divanetto, davanti la poltrona di Gil. Il ragazzo pareva intento a guardare qualcosa tra le sue mani. Quando l'albino si accorse del ritorno del fratello sorrise e si alzò, andando davanti a lui.

"Ben tornato fratellino!", lo guardò divertito. "La cena è pronta e abbiamo un ospite". Gilbert si diresse verso la cucina, andando ad apparecchiare.

Roderich posò il libro e si alzò per poi guardare l'uomo in divisa che si stava togliendo guacca e cappello.

"Io sono Edelstein Roderich. Piacere".

Ludwig lo guardava un po' stranito dalla sua presenza. "Ah, piacere. Io sono Ludwig Beilschmidt, fratello di Gilbert".

Roderich annuì e si avviò in cucina, seguito dal tedesco. Entrambi si sedettero a tavola e Gilbert potè servire loro da mangiare. Appena iniziarono a mangiare, Gilbert diede delle spegazioni riguardo la presenza del ragazzo.

"Il principino deve essere tenuto d'occhio. Visto che non ci voleva stare in cella a dormire l'ho portato qui". L'albino guardò il fratello.
Ludwig annuì mentre Roderich  protestò con: "Ti ho detto di non chiamarmi principino!". Gilbert, in risposta, rise divertito vedendolo irritato.

A parte ciò e poche altre parole, non si dissero altro. Ludwig, quando tutti ebbero finito di mangiare, si alzò e sparecchiò. 

"Lavo io i piatti", disse.

Il fratello annuì e si alzò. 

"Allora noi andiamo a dormire. Principino, tu dormirai sul divano".

Roderich lo guardò di nuovo irritato. "Non chiamarmi così. E poi io sul divano non ci dormo". Detto ciò, incrociò le braccia.

"O sul divano o in terra. Scegli te". Gilbert lo guardò tranquillo, senza un filo di pietà.

Roderich lo guardò un po' arrabbiato, ma poi si dovette arrendere e annuì silenziosamente.

Gilbert sorrise nel vederlo arreso. "Bene allora. Vado a prenderti un cuscino e una coperta". L'albino andò di sopra e tornò da lui in salotto col necessario. Buttò la roba sul divano mentre Roderich lo guardava.

"Che c'è?", chiese Gil.

"Non posso dormire con i vestiti che ho addosso e anche se lo facessi, domani dovrei cambiarmeli".

"Tsk. Puoi anche dormirci per una notte", rispose l'albino, seccato dal comportamento del ragazzo.

"No non posso. Sarebbe orribile". Roderich era deciso: non avrebbe dormito con gli stessi vestiti con cui si sarebbe vestito il giorno dopo.

"Tu sei orribile", disse a bassa voce il prussiano, pensando a bassa voce.

"Scusatemii?!", Roderich lo sentì e si arrabbiò, offeso. 

Gilbert sospirò e lo guardò. "Nulla.. Tsk, come vuoi. Ti darò uno dei miei pigiami, basta che stai buono e dormi".

Roderich lo guardò ancora offeso, ma almeno avrebbe avuto un ricambio di vestiti. Annuì.

Gilbert tornò al piano di sopra, in camera sua.
Ludwig aveva assistito a tutta la scena, stranito, ma finito di lavare si avviò per le scale, in camera sua.
Gilbert tornò dal ragazzo pochi minuti dopo con un pigiama bianco in mano che gli lanciò contro. Roderich prese i vestiti, sorpreso dai modi del nazista.

"Ora mettiti a dormire", disse Gilbert. 

Roderich, con camminata regale, andò in bagno a cambiarsi. Qualche minuto dopo tornò in salotto e si sedette sul divano. Gilbert lo guardò per tutto il tempo. I suoi vestiti gli stavano evidentemente grandi.

Roderich si tolse gli occhiali, poggiandoli sul tavolino davanti al divano e si sdraiò, coprendosi con la coperta dopo aver sistemato il cuscino. Gilbert pensò allora che poteva andare a dormire anche lui; tuttavia, prima che potesse fare più di quattro passi, le parole di Roderich lo fermarono.

"Beilschmidt...", disse il ragazzo, sdraiato e avvolto dalla coperta.

"Mh?". Gilbert si girò verso di lui sorpreso.

"Promettete che mi tirerete fuori da questa assurda storia prima possibile".

Passarono dei secondi, durante i quali Gilbert rimase a osservare verso Roderich. Quella era una richiesta curiosa, che dimostrava che in fondo quel ragazzo era innocente. Ma servivano delle prove e lui le avrebbe trovate. L'albino annuì piano.

"Voglio levarmi anche io il tuo caso velocemente", con un sorriso strafottente, Gil se ne andò in camera sua.



Quella mattina Roderich fu svegliato da Gilbert, che lo smosse un po'o con una mano.

"Principino, svegliati". Gilbert lo guardava.

Inizialmente il ragazzo fu spaventato da quello sguardo e dagli occhi rubino del prussiano, ma poi si calmò, ricordando perchè si trovava in casa sua. Si alzò a sedere e si rimise gli occhiali, guardandosi attorno. Nel frattempo Gilbert teneva una mano davanti alla bocca, ridendo sotto i baffi.

Roderich se ne accorse e si girò offeso verso di lui.

"Che avete da ridere??".

"E' che.. sembri un pulcino appena sveglio. Ahhaha!", con una mano, il prussiano gli scompigliò i capelli, già scompigliati di loro dopo la notte passata su quello scomodo divano.

Roderich cercò di staccarsi dalla presa rozza dell'uomo e Gilbert lo lasciò presto, divertito.

"Preparati in fretta poi fai colazione", gli disse Gilbert andando in cucina per mangiare. 

Del fratello non vi era ombra. Roderich pensò che forse era già uscito per lavorare. Il ragazzo si alzò e andò a cambiarsi, sistemandosi con i vestiti del giorno precedente. Si recò poi in cucina, facendo compagnia a Gilbert a colazione.

"Ti ho lasciato il pigiama in bagno", disse Roderich.

"Mh, va bene. Ci penso io poi". Gilbert finì il suo caffè e lavò subito la tazzina, rimettendola poi al suo posto. A Roderich aveva preparato del latte caldo, accompagnato da alcuni vari biscotti. Lui e Ludwig erano abituati a mangiare abbastanza a colazione, visto che la consideravano il pasto più importante e perchè spesso, a causa del loro lavoro, non riuscivano a pranzare a orari decenti.

Appena ebbe finito, Gilbert lo fece alzare e si avviò verso la porta, mettendosi la giacca, lasciando il cappello in casa.

"Su andiamo. L'incontro è fissato per le nove di mattina, davanti al bar della piazza a sud da qui". Gilbert lo guardò e lo portò in macchina. Roderich assecondava ogni sua decisione, deciso a liberarsi di questa spiacevole situazione. L'albino mise in moto e iniziò a guidare.

"Starai lì davanti e attenderai lì che arrivi qualcuno. Se vedi chiunque che ti guardi e ti faccia dei segni, va verso di lui direttamente, ma con passo lento. Così potrò capire anche io da chi stai andando. Parla con naturalezza e se ti fa domande a cui non sai rispondere inventa qualche scusa, di quelle semplici. Non destare sospetti e non comportarti in modo sospetto". L'agente delle SS gli stava spiegando ogni dettaglio e regola da seguire.

"Se vi dovete spostare in qualche altro posto, cammina normalmente, ma non veloce. Se ti perdo, giuro che ti uccido appena ti rivedo". Gilbert guardava la strada. Roderich lo guardava un po' preoccupato: poco prima era così tranquillo, ora invece sembrava essere un mostro che non provava alcuna pietà nell'uccidere qualcuno.

"Non fare troppe domande o desterai sospetti. Ah, vedi di ricordarti ogni singola parola che ti diranno. Ogni minimo indizio è fondamentale".
Dopo pochi minuti arrivarono in una strada non troppo vicina alla piazza. Gil parcheggiò, ma rimase in macchina. Guardò Roderich e parlò.

"Ora va e fa come ti ho detto".

Roderich annuì e si alzò, uscendo dalla macchina.

"Ah, principino", fece Gilbert. 

"Mh?". Roderich, che ancora non aveva chiuso la portiera, si girò a guardare l'albino.

"Vedi di non farmi arrabbiare. Ti controllerò ogni secondo". Gilbert sorrideva, mentre gli puntava contro la sua Luger P08.

  
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