Fanfic su attori > Altri attori/film
Ricorda la storia  |      
Autore: mario1961    21/12/2016    0 recensioni
[racconto storico]
VALLO DI ADRIANO - maggio del 129 d.C.
Giulio Verecondo, centurione della Legio VI Victrix, ha un difetto: pensa troppo.
E quando si trova sul limes, pensa che quel Vallo, estremo lembo del mondo conosciuto, è lo spartiacque della sua vita.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Pensieri di un Legionario

 

Vallo di Adriano

Forte di Vindolanda

Maggio del 129 d.C.


Giornata nera, oggi. Giove e tutti gli dei dell’Olimpo mi sono stati contro.
Dal suo palazzo profumato di Eboracum, ha fatto presto il governatore Trebio Germano a dire “Sceglimi una scorta. Voglio perlustrare i forti lungo il muro del Vallo.”
Ed io, Giulio Verecondo centurione della Legio VI Victrix, che ho dovuto fare? obbedire, e destinargli 470 legionari.
Ma lo sa il governatore che, degli uomini che mi restano, più di 30 hanno gli occhi rossi e gonfi e non riescono a vedere al di là del loro naso e che per non lasciar sguarnite le difese del Limes ho dovuto raddoppiare i turni di guardia? 
E tutto questo senza contare che da alcuni giorni gruppi di Pitti armati si sono visti ai margini della foresta; se attaccassero ora, non so se riuscirei a respingerli.
Io penso troppo, lo so bene, perciò la notte non riesco a dormire. Allora alzo i calzari e mi porto sugli spalti di questo muro ad osservare che al di là tutto sia silenzio e buio e a controllare che le vedette siano tutte sveglie:
A volte mi fermo, come adesso, assaporo l’aria calma della sera, e dopo tanti anni sui campi di battaglia, riesco ancora a rivolgere gli occhi al cielo e a meravigliarmi mirando la luna che, giocando a nascondersi dietro nuvole veloci, con la sua piena brillantezza illumina per diverse miglia questo Vallo, che ho costruito con le mie mani e con quelle dei miei uomini.
E penso che questa è la mia vita.
Ho scelto Roma, sì: le sue leggi; la sua lingua; la sua cultura e le sue invincibili legioni. 
Se non avessi scelto Roma sarei rimasto nella città di Caesaraugusta in Hispania dove sono nato, e mai avrei obbedito all’ordine dell’Imperatore Adriano che mi ha voluto dove la Pax Romana si è fermata.
Ed anche se sono lontano mille leghe dai volti che amo; anche se rischio la vita ogni giorno, chiamatemi stolto, ma io sono orgoglioso della mia esistenza di legionario che mi ha portato qui, dove il destino ha deciso che oggi fossi.
Sì, sul Vallo, il Limes definitivo, una linea senza fine allo sguardo degli umani occhi, ma ben definita per la sapienza di Roma; estesa da una costa all’altra di un’isola fredda e inospitale abbandonata nel mare dagli dei: è la Britannia, terra di confine, lontana quanto più non si possa immaginare.
Forse è proprio qui che tutto finisce, come alle Colonne d’Ercole.  Oltre c’è l’ignoto; ciò che la mente di Roma non approva perché non capisce, e se non si capisce va tenuto lontano, con qualsiasi mezzo, anche con un muro e dei fossati, anche con legionari venuti da ogni dove.
E’ questo il Vallo, il Limes; ed è questo il punto del mondo che ho il dovere di difendere.
Ma perché! Perché ogni giorno mi arrovello su questo muro pensando a ciò che è meglio per impedire che qualcuno lo attraversi in armi? Perché combatto per una linea fatta di pietre messe una sull’altra per miglia e miglia? dietro non vedo città, strade, case, uomini, donne e bambini; davanti solo boschi inaccessibili e freddi, popolati da barbari che si dipingono il volto e si vestono di pelli, per assomigliare ad animali più che a uomini.
Sono solo sul Vallo, solo con i miei pensieri, e non dovrei farmi tante domande senza poi darmi una risposta. Perché se non ho certezze, su questa linea mi arrenderò senza combattere; perché se non posso comprendere ciò per cui vivere e morire insieme ai miei uomini, domani abbandonerò il forte di Vindolanda per errare privo di una meta, al di là o al di qua del Limes non avrà importanza, sarò sempre in una lugubre oscurità che mi schiaccerà l’animo.
Ora che ci penso (sempre a pensare; l’ho detto, è un mio difetto) forse è proprio il Limes la risposta a tutto.
Forse è il confine stesso che segna, come il suolo su cui è costruito, l’andamento della vita.
“Padre voglio diventare un legionario. Girare il mondo. Conoscere altra gente ed altri luoghi. Non posso vivere tra quattro mura a fare il venditore di tessuti.”
Negli occhi del mio vecchio lacrime represse. Il suo desiderio di far di me un ricco commerciante, come lo era stato lui, si spense su quel confine che lui mai mi avrebbe impedito di attraversare.
Fu il mio primo Limes ed ero orgoglioso delle mie armi.
Le avrei usate presto? un giorno sarebbe stato certo. Per allora ero solo un giovane inesperto.
I miei camerati mi presero la mano; mi forgiarono alla guerra. Mi dicevano: “In battaglia non è il gladio il tuo migliore amico, ma chi ti sta di fianco e dietro. E’ sui compagni più vicini che devi fare affidamento per salvarti la vita, ricordalo! perché anche tu dovrai fare la stessa cosa con loro.”
Ed ecco un altro Limes che si stagliava sul mio cammino.
Quando la mia Legio fu richiamata dalla Hispania in Germania Inferior per stroncare la rivolta dei Batavi, di fronte avevo genti senza dei, dall’aspetto feroce, che ci venivano addosso come vento di tempesta.
Ora lo vedevo quel confine, finalmente, ed era un Limes di sangue, al di qua del quale avrei ben dovuto ricordare l’insegnamento dei miei compagni, al di là del quale c’era la morte per mano barbara.
Era vero. Sino a quel momento non potevo immaginarlo, ma se adesso sono su questo muro, avvolto da una notte calma, a pensare, lo devo a quel limite: la linea difensiva dei miei compagni che mi protesse allora dalle scuri dei nemici ed ancora mi protegge.
Dopo la battaglia, sul campo c’erano silenzio e pianto; la morte era vicina come mai avrei pensato. Anche dalle nostre file era caduto sangue a bagnare quella terra straniera, ma aggirandomi tra i corpi degli uomini abbattuti provai una gioia strana, ero sereno e non ne sapevo il motivo. Ebbene sì, io ero felice! Avrei dovuto saltare e gridare “Vittoria! Vittoria!”, ma solo una parola mi dicevo sussurrando:
Gli dei non avevano voluto che oltrepassassi il Limes tra la vita e la morte.        
Gli dei non avevano voluto…….
Gli uomini affidano il loro destino a statue di terracotta e ad immagini dipinte. Qualcuno, ho sentito dire, ad un uomo morto in croce in Giudea.
Io credo all’oggi che lentamente se ne va all’orizzonte, lì, dietro il Vallo, dove finisce la luce; e nessuno, sono certo, vedrà mai oltre quel Limes.
Sono ore che mi aggiro sul muro senza meta a guardare nel buio dove
si disegnano i miei pensieri.
Gli uomini di guardia, lo sento, mi osservano incuriositi. Mi chiamano “il solitario” perché mi piace star da solo e parlare con me stesso.
Ma sanno di poter contare in ogni istante su di me. Perciò mi rispettano, per questo obbediscono silenti ai miei ordini.
Ormai più di un mese addietro un centinaio di Pitti, apparsi dal nulla davanti il Limes, dopo strepito di armi e grida, decisero di attaccare.
Avevo, allarmato in tempo, predisposto una prima difesa sul punto del Vallo dove vi sarebbe stata l’aggressione, ma diedi ordine al grosso dei legionari di uscire dalle porte più ad est e più ad ovest per prendere gli assalitori alle spalle e sbaragliarli.
Qualcuno tentò di opporsi: “Se sguarniamo l’accesso al forte, i barbari entreranno e ci massacreranno!”
Non risposi. Diedi ancora l’ordine e questa volta tutti obbedirono. L’orda non riuscì nemmeno a vedere oltre il Vallo, fu presa alle spalle dai legionari in formazione e distrutta, e i pochi rimasti messi in fuga. Abbiamo avuto solo qualche ferito; la mia decisione si era rivelata giusta e vincente.
Anche nell’ordinare e nell’obbedire c’è un confine (eccone ancora un altro), è un Limes nebuloso: scompare se chi comanda ha a cuore la sorte dei suoi uomini; si innalza, potente e inaccessibile, nel caso inverso, ed è allora che il nemico che ci dà la morte diventiamo noi stessi.      
La notte è ormai vecchia e stanca, tra breve finirà ed il sole bambino nascerà ancora ma sempre oltre il muro di confine. Strano, è dietro il Vallo che un giorno muore e un altro giorno nasce, come se questo fosse il compito dato al Limes da un dio che deve pensare ad altro.
Anch’io voglio pensare ad altro: alla mia Claudia Severa.
Ero arrivato al forte di Vindolanda da più di due mesi, e solo allora la vidi, intenta ad accompagnare un’ancella a prendere acqua dal pozzo.
Era bella come poche avevo visto, ma era sposata.
Più volte, con mio grande pericolo perché il marito, Elio, era il comandante del forte, tentai di avvicinarla ma quel Limes mi era sbarrato.  
Solo dopo la morte del marito abbiamo iniziato a vederci. Lo sappiamo entrambi, non siamo più dei bambini, ma io l’amo come la prima volta che l’ho vista, lei mi vuole bene…. mi basta!
Ieri, tra le mura della nostra casa, mi accarezzava i capelli, ormai radi, e cantava una canzone soave.     
Quel luogo avrebbe potuto trovarsi sulle rive calme del mare, o su una collina verdeggiante, o essere nel forte di Vindolanda, sul Limes, ai confini del mondo conosciuto; io ero felice e non volevo altro dalla vita.
Ora sono qui. Ancora a pormi domande e a cercare risposte.
Ma, oggi, in questa notte profumata di miele, forse, forse ho trovato la risposta definitiva.
E’ questo Limes, illuminato dalla perenne luna, che ha guidato e guida il mio cammino.
Sì, dev’essere così e non altro; perché alle mie spalle c’è la Storia, c’è Roma.  
Perciò io debbo difenderlo, il Limes.
Perchè se mi guardo indietro posso vedere le virtù dell’uomo, il suo ergersi sopra la natura per distinguersi dalle bestie umane ed animali, mirare il bello lucente e grande, il sacro maestoso e solenne.
E mai, mai dovrò rivolgere il mio animo verso il buio del bosco che, qui, davanti a me, proprio ora, mi sovrasta e mi fa paura; quel buio devo tenerlo lontano affinchè non minacci la mia storia e non sia di intralcio al cammino verso l’immortalità che sempre dà la memoria dei posteri.
Devo preparare le difese del Vallo.
Addio luna brillante. Addio notte di silenzio.
Qui, sul Limes della Britannia romana, il nuovo giorno sarà più nero di ieri.
                 
    

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Altri attori/film / Vai alla pagina dell'autore: mario1961