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Autore: Hopeless20    21/12/2016    0 recensioni
Quando una ragazza si trova a combattere con la tristezza cosa è giusto che faccia? Può la cosa sbagliata diventare giusta? Il difficile cammino di Jessica che si ritrova a combattere, per cercare di uscire dal suo stato di tristezza perenne. Non sempre c'è un motivo per cui il cuore perde la gioia di vivere.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 4 “Pronto?”. Ha risposto, ma non so neanche io cosa devo dire... Stamattina, come tutte le volte che Giacomo ha dormito da me, si è svegliato prima lui, o meglio gli ho lasciato credere di essersi svegliato per primo. Mi ha portato la colazione a letto, cornetto al cioccolato e cappuccino. L'ho ringraziato e abbiamo mangiato insieme. Giacomo, da bravo ragazzo qual è, ha lasciato che fossi io ad usare il bagno per prima. Mi sono infilata subito nella doccia. Appena ho finito di sciacquarmi, ho infilato l'accappatoio, e ho avvolto un asciugamano intorno ai miei capelli a mo' di turbante. Appena sono uscita dal bagno Giacomo vi è entrato. Ho sentito subito l'acqua scorrere, ma non ci ho badato. Sono entrata in camera mia e ho aperto il cassetto della biancheria. Ho preso mutandine e reggiseno e li ho indossati. Ho anche infilato un paio di pantaloni della tuta grigi, larghi e comodi, una t-shirt a maniche corte nera, e una felpa grigia abbinata ai pantaloni. Mi sono seduta alla mia toeletta, e ho asciugati i capelli con il phon. Per fortuna ho i capelli ricci e non ho avuto bisogno di pettinarli. "Sei sempre molto carina Jessi, anche con questa tuta che nasconde tutte le tue forme.". Giacomo è uscito dal bagno già vestito senza che io me ne accorgessi, è incredibile quanto sappia essere silenzioso. Come sempre è molto cortese, nonostante abbia un aspetto orribile ci tiene a farmi sapere che mi trova attraente. "Comunque ora devo andare Jessi, mi aspetta una giornata di studio molto intensa.". Già lo studio è sempre al primo posto per lui, d'altronde ingegneria aerospaziale non è mica una passeggiata. Annuisco e mi alzo per accompagnarlo alla porta e salutarlo, mi da' un bacio leggero sulle labbra, come se a sfiorarle fosse un petalo di rosa; mi dice che appena farà una pausa mi chiamerà, il che significa che mi chiamerà solo verso cena, trovo ammirevole la sua dedizione allo studio, si è posto un obiettivo e vuole portarlo a termine il più velocemente possibile, è buffo il fatto che dica che si impegna anche per me, perché vuole un futuro con me ed io non so nemmeno cosa voglio fare del mio futuro, forse buffo non è l'aggettivo giusto. Chiudo la porta appena Giacomo si avvia verso le scale, chissà da cosa deriva la sua fobia dell'ascensore, mi pare me l'abbia accennato una volta, ma non ricordo. Vado in cucina, non ho molta fame, ma mi sforzo di mangiare, Giulia direbbe che la colazione è il pasto più importante della giornata, già chissà perché non è venuta ieri sera... Probabilmente non ne aveva voglia. Credo sia per questo che mi piace tanto come amica, se non ha voglia di fare una cosa non la fa, non le importa di seguire la corrente o le mode. L'ho conosciuta per caso in libreria, avevo 10 anni ed era appena uscito un libro di Harry Potter, onestamente non ricordo nemmeno quale. Mi ero fatta accompagnare immediatamente dai miei nel negozio di libri più vicini per comprarlo, e dentro alla libreria mentre mi accingevo a prendere l'ultimo rimasto, una bambina bionda con gli occhi verdi mi spintona per prenderlo lei, ero molto arrabbiata e mi veniva da piangere e così Giulia entrò nella mia vita, era anche lei in libreria, ma non per Harry Potter, figuriamoci lei odia i fantasy, e questa bambina mora con gli occhi neri si accorse che stavo per piangere e anche se non sapeva chi fossi, andò dietro alla bambina bionda, e le strappò il libro di mano dicendole che era maleducata e che io l'avevo visto per prima, e senza degnare la ragazzina che nel frattempo strepitava, venne da me e mi restituì il libro... da allora è la mia più cara amica, eppure nonostante ciò non sono riuscita a dire nemmeno a lei che volevo andare dallo psicologo, certo è l'unica che si sia accorta dei momenti in cui mi assento, ma a parte chiedermi se io stia bene non dice nient'altro. Mi ridesto dai miei pensieri poiché sento il mio telefono squillare. "Pronto?" rispondo. "Ehi Jessica, ciao sono Maria, so che avrei dovuto chiamarti prima e forse hai già impegni, ma volevo sapere se potevi venire a fare da baby-setter a Luca questo pomeriggio, per un paio d'ore forse tre...". "Sì posso venire, non ho nessun impegno.". "Fantastico! Grazie mille. Ah! Se avessi voglia di far venire qualche tuo amico con te fallo pure.". "Va bene, grazie molte, verso che ora devo arrivare?". "Se puoi per le 14.30.". "Sarò puntuale, arrivederci.". "Arrivederci cara.". Riaggancio il telefono e guardo l'ora, sono solo le 11.00, ho ancora parecchio tempo. Decido di studiare un po', in fondo non ho altro da fare e sarà un buon modo per distrarmi, ho ancora in mente le parole di Angelo, nonostante non sia la giusta via d'uscita dalla mia situazione, non posso fare a meno di pensarci... No devo smetterla. Prendo il libro di letteratura italiana e vado alla pagina assegnata, è una poesia di Leopardi. Secondo Leopardi l'uomo per natura è infelice, e alla ricerca costante del piacere, è incredibile come il suo pensiero si sposi con il mio in questo momento. Stiamo studiando “Il ciclo di Aspasia”, una raccolta di poesie in cui Leopardi scrive dell’ultima grande illusione dell’uomo ”L’ amore”. Squilla il telefono nuovamente, è Davide ma non so se voglio rispondere, probabilmente vorrà nuovamente sfogarsi su Cristina, sono certa che la conversazione prenderà questa piega: fase 1- se sia il caso di dichiararsi ora che la nostra amica è nuovamente libera. Fase 2- si auto convincerà che ce la farà. Fase 3- lo farà domani. Fase 4- lascerà perdere i piani di conquista per non rovinare l’amicizia con la suddetta ragazza. Ignoro la telefonata, devo concentrarmi sulla poesia di modo che oggi pomeriggio sarò ibera di fare da baby-setter al piccolo Luca. Sono concentrata sul mio compito, quando suona nuovamente il mio cellulare, è un numero sconosciuto, non rispondo come sempre quando non so da chi provenga la telefonata. Passano due ore e lo stesso numero sconosciuto ha chiamato altre tre volte deconcentrandomi dall’analisi del testo di “Amore e morte”. Non ho mai accettato la telefonata, potrebbe essere qualche televendita, sono davvero insistenti gli operatori telefonici, più li ignori più ti cercano. Sono le 13.12 decido di prepararmi un piatto di pasta con l’olio, niente di buono o elaborato, giusto per mettere qualcosa tra i denti. Mentre aspetto che bolle l’acqua chiamo Davide, mi sono sentita in colpa per averlo ignorato prima. Risponde subito, che tipo! Sta sempre con il telefono in mano. “Jessi! Allora? Perché non hai risposto prima? Ti sentivi male? Eppure Giacomo mi ha detto che stavi bene stamattina …”. Lo interrompo subito:” No Davide, sto bene, stavo solo studiando e avevo silenziato il telefono per non essere distratta.”. Una mezza verità va più che bene. “Ah capisco.” Continua lui.”Volevo parlarti di Cristina. Non pensi che questa possa essere la mia occasione?”. Come avevo previsto parte il monologo articolato in tutte le sue fasi, e termina con la scelta di lasciar perdere per l’ennesima volta. “Sei sempre così carina Jessica, ascolti sempre tutti, se avessi chiamato Giulia mi avrebbe mandato al diavolo seduta stante.” <> penso fra me e me. La chiamata si risolve con un nulla di fatto, una ragazza in meno per Davide e un mal di testa in più per me. Non ha smesso di sproloquiare sulla perfezione della nostra amicizia, anche mentre io stavo mangiando la mia pasta scotta a causa sua. Riesco a riagganciare solo perché si è fatta ora di andare dalla signora Maria. Mi vesto e vado. “Perché non hai risposto al telefono?”. Quella voce mi mette i brividi lungo la schiena. “Angelo? Cosa ci fai sotto casa mia? E santo cielo! Come ti sei procurato il mio numero e il mio indirizzo?”. “Rilassati Jessica, l’ho trovato nell’ufficio di mia zia, quando sono andata da lei stamattina.”. Non vedo in che modo questo dovrebbe rilassarmi. Cercando di ignorarlo vado verso casa della signora Maria, fortunatamente abita piuttosto vicino e posso andare a piedi. “Jessi non ignorarmi sono venuto fin qua per te.”. “Potevi risparmiarti il viaggio, è già tanto che non ti denuncerò, sparisci e continua la tua vita da drogato senza interferire con la mia.”. “Ragazzina, ma con chi pensi di avere a che fare? Non crederai che ti lascerò perdere così facilmente!”. Il tono di Angelo è basso, ma si capisce che è infuriato. “Per favore Angelo, lasciami in pace! Per quale ragione non dovresti lasciarmi perdere?”. “Perché tu hai bisogno del mio aiuto.”. “Me lo sussurra a un centimetro dal viso, non mi sono nemmeno accorta che si era avvicinato così tanto. “Stasera sono al “Bali” fatti trovare, o ti passerò a prendere io.”. Si allontana e mi lascia sconcertata. Sono quasi le 14.30 devo assolutamente accelerare o arriverò in ritardo all’appuntamento con la signora Maria. Sono senza fiato quando arrivo e suono il campanello, la corsa mi sta facendo bruciare i polmoni. “Oh! Eccoti qua Jessi! Luca ti stava aspettando con ansia, non vedeva l’ora di giocare con te! Tra un paio d’ore sarò di ritorno a dopo cara! Ciao amore la mamma se ne va!” Mentre dice ciò stampa un bacio sulla guancia del figlio ed esce di casa. Luca ha 5 anni ed è un bambino molto acuto e creativo, ormai è un po’ di tempo che gli faccio da baby-setter il sabato pomeriggio. I suoi genitori sono divorziati e suo padre non ho la minima idea di che fine abbia fatto, e sua madre cerca di rifarsi una vita. I suoi appuntamenti del sabato pomeriggio sono ormai prassi, e spesso non si tratta di solo un paio d’ore. Comunque non mi lamento, mi paga sempre le ore extra che sta fuori e a me piacciono i bambini. “Ti va di fare un disegno con me?”. “Certo Luca, con molto piacere.”. Tra disegni e macchie d’inchiostro sul viso, puzzles con pezzi mancanti e costruzioni improbabili passano le ore. La signora Maria rientra verso le 18.00, mi paga e mi congeda con un “Grazie, per la tua pazienza, ci organizziamo per la settimana prossima. Ciao Jessica.”. “Arrivederci signora! Ciao Luca a presto!”. Il bambino ricambia il saluto con un sorrisone. Grazie a lui sono riuscita a non pensare per un po’, ma subito mi torna in mente a richiesta di Angelo di andare al “Bali”, il “Bali” è una discoteca molto famosa per i suoi traffici illeciti di sostanze stupefacenti tra i giovani, una come me non ci ha mai neanche messo piede lì dentro. Torno a casa convinta di non andare in quel posto. Invio un messaggio a Giulia perché non ho voglia di passare la serata da sola, Giacomo sicuramente non verrà da me, ha la partita di calcetto. Giulia risponde che purtroppo ha un impegno con un certo Kevin, ma sta a me convincerla a non annullare la sua serata per me. Che buona amica, avrebbe annullato la sua serata per stare ad annoiarsi con me. Decido di non cercare nessun altro, insomma se qualcuno avesse voluto vedermi mi avrebbe già cercato. Telefono ai miei genitori, ci siamo promessi di sentirci una volta al giorno. La conversazione dura poco, il tempo di un “Ciao come stai? Ci manchi! Ci vediamo tra qualche giorno.”. Non ho voglia di cenare e quindi non preparo niente da mangiare. Mi sdraio sul divano, non so neanche quanto tempo passa credo che siano le 21.00, o qualcosa del genere. Mi sento soffocare e sono costretta a sedermi, sento come se la stanza si restringesse, vorrei urlare ma non ho voce, corro subito a prendere il telefono, non so neanche perché lo sto facendo, ma la solitudine mi sta facendo andare in panico. “Pronto?”. Ha risposto, ma non so neanche io cosa devo dire. “Jessica, sei tu?”. Resto ancora in silenzio quando mi faccio coraggio e dico:”Vieni a prendermi.”.
  
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