Usui le accarezzò dolcemente la pelle nuda, mentre Misaki si contraeva sotto di lui. Non riusciva a credere che finalmente la donna che aveva tanto bramato era lì, sotto di lui, e con passione chiamava il suo nome. Ogni volta che Misaki sentiva le mani gelate dell’uomo sopra di lei, sentiva un fuoco dentro uscire dalle sue labbra e baciava Usui, baciava Usui per trasmettere quella potente passione anche a lui. Sentiva che quelle mani la marchiavano con il loro solo tocco, che quella bocca lasciava evidenti segni che mostravano il suo passaggio. Misaki si sentiva marchiata come gli animali da macello, ma per lei non c’era mai stata situazione migliore. Erano anni che non vedeva Usui. Dopo la fine della scuola si erano persi di vista, ognuno aveva preso strade diverse. Misaki non era più una maid. Non faceva più quel genere di lavoro ed ora era una grande impresaria, mentre Usui aveva seguito il vento e aveva viaggiato. Non le aveva spiegato cosa avesse fatto, dove fosse stato, se fosse sposato, se avesse figli, se avesse perseguito i suoi sogni. Non sapeva nulla, ma provava solo la grande e dolce sensazione che quella notte non sarebbe finita facilmente. Il giorno dopo avrebbe ripreso l’aereo per New York, dove avrebbe avuto un rilevante incontro di lavoro. Non sapeva quando sarebbe tornata, perciò si sarebbe goduta a pieno quella nottata. Quella nottata insieme a lui, sotto la luna brillante, che le dava l’impressione di essere osservata. Vedeva nella luce notturna il potere d’illuminare e sovrastare la sua anima in pena, quell’anima che aveva combattuto, ma che era stata amaramente sconfitta da quella di Usui-kun. Non sarebbe mai riuscita ad abbatterlo, a sottometterlo, a dimenticarlo. Ed erano quei baci, quelle carezze a mostrare il sogno di una vita, quel sogno che aveva sempre e solo considerato il peggiore degli incubi. Ma lei lì era felice, si sentiva completa. Rispondeva ai baci di lui con forza e tormento, sentiva di dover dare un senso a quelle ore liete che avrebbe trascorso insieme a lui. I suoi capelli lunghi erano più lunghi del normale e la barba che si era fatto crescere mostrava quasi trascuratezza, dolore. Se fosse stata sua moglie non gli avrebbe mai permesso di andare in giro così. Lo avrebbe pettinato al mattino, lo avrebbe esortato con forza come faceva ai tempi del liceo, gli avrebbe preparato il bagno. No, questa non era Misaki. Lo avrebbe solamente esortato violentemente a fare ciò che doveva. A curarsi. Gli avrebbe urlato contro di fare le cose, di darle attenzioni, di accompagnarla, e lui, ridendo, avrebbe reagito tranquillamente, comportandosi come sempre con lei. Con amore e cura.
I vestiti, finiti sul pavimento freddo, i loro sguardi puntati gli uni in quegli dell’altro, le braccia che si stringevano in maniera passionale e piccante. Fu così che fecero all’amore prima dolcemente, poi con bisogno, con necessità. Misaki riusciva a renderlo felice così tanto, come negli anni passati. I due corpi si muovevano ad un solo movimento, il vento fresco d’autunno entrava lieve dalle finestre, la musica della festa proveniva alta e sonora più che mai dal piano di sotto. Ma Usui poteva perfettamente sentire la voce soavemente roca della giovane chiamare il suo nome, incitarlo a fare di più. I respiri erano sintonizzati, lo stesso battito, la stessa intensità, lo stesso amore.
La prese tra le sue braccia e la cullò per ore. L’accarezzò, la coccolò. Chissà quando avrebbe potuto farlo ancora. Sorrise nel buio che accompagnava quell’amore eterno, mentre le accarezzava i capelli neri. Li aveva tagliati ma era sempre più bella. Bella da morire.
«Ti amo, Misaki. Ti ho sempre amato.»