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Autore: Sarck    23/12/2016    3 recensioni
Dopotutto, nessuno si accorge di Tsubaki, neanche mentre piange.
"Forse anche tu non sei umana"
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Black Star, Tsubaki | Coppie: Black*Star/Tsubaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pioggia




Capelli sparsi sul cuscino, ciglia bagnate e labbra serrate per trattenersi, mentre cerca di respirare piano, per non svegliare Blackstar.
Ha freddo, freddo fino alle ossa.
Piove su Death City, ma anche negli occhi di Tsubaki, quella notte. Lei, semplicemente, ascolta le gocce - suicide - che si abbattono sulla finestra, sapendo già che non riuscirà ad addormentarsi e si chiede, stringendo di più con le dita il piumone, se tutto quel male avrà mai fine.
Freddo. Singhiozzo. Schiaccia la faccia contro il cuscino, lo morde e soffoca nei suoi stessi rantoli, decisa a non fare rumore e essere, come sempre, silenziosa.
Dopotutto, nessuno si accorge di Tsubaki, neanche mentre piange.

"Forse anche tu non sei umana"

Trema più forte quando sente la voce del suo partner e un singhiozzo le sfugge, romoroso e inequivocabile. "Blackstar", voce d'acqua, di chi si sta facendo infradiciare dal temporale che ha dentro gli occhi. "Dormi Blackstar" e mentre lo dice, fiume che straripa, argini degli occhi che crollano e dita che cercano di aggrapparsi a qualcosa, il piumino o la riva, sa di non volerlo.
Piedi nudi sul legno, li vede spostarsi verso di lei, sono appannati, forse è la sua vista ad esserlo, dopo un'ora di pianto.
"Ancora?" Chiede Blackstar, mentre solleva il piumino per toglierglielo dalla faccia. Tsubaki lo vede, anche al buio, stranito, sciuffi di capelli sollevati, preoccupato e in qualche modo luminoso. È pazza, è pazza, perché non è la prima volta che lo guarda, al buio, e pensa che - in qualche strano modo - brilli di luce propria.
Allora Blackstar entra nel suo letto, facendo un casino tremendo come al solito; butta di lato la coperta, poi la scalcia via con i piedi - non soddisfatto - e si trascina Tsubaki addosso.
Lei sta per lamentarsi che ha freddo, ma appena sente Balckstar stringerla si ricrede, scaldata dal suo corpo.
È così forte lui. E così solo. Prima di lei lui non aveva nessuno che ci tenesse così tanto.
Se ci pensa, a quanto davvero solo sia stato Balckstar, le viene da piangere ancora più forte.
Lo fa, sul suo petto, stringendogli la maglietta e il suo meister sembra un po' imbarazzato, nel sentirla singhiozzare "tuuu sei co-così forte."
Lo sente sospirare, perché ha l'orecchio incollato alla sua gabbia toracica. "Lo so" dice, poi le stringe più forte un fianco e aggiunge "ma anche tu non sei umana Tsubaki".
Lei trattiene il respiro e regolarizza il suo battito con quello del ragazzo. È una stufa, davvero non ha più freddo.
"Perché?"
"Perché continui a volerti portare addossi i mali di tutti. Piangi per tutti, perché vorresti aiutare ogni singola persona ma sai che non puoi."
Colpita. Nave che affonda in quel mare di lacrime che si è creata intorno.
"Hai ragione". Un labbro che trema. "Ma tu supererai gli dei, giusto? Allora  potremo aiutare tutti, non permettere più che Soul si faccia ferire così per proteggere Maka, elimare la follia dal mondo, impedire alle persone di prendere la strada di mio fratello... lo faremo, vero?"
"Ovvio. Tsubaki se stai con me ti prometto che riusciremo a fare tutto, sempre. Non c'è niente che non possa fare".
 
Lo sa, lo sa. È per questo che si fida così tanto di lui. Ha iniziato a farlo dalla prima volta che erano andati in missione. Lei si torturava un ciuffo sfugito alla coda, in ansia, chiedendosi se sarebbero sopravvissuti. Il suo maestro d'armi a quel tempo non le aveva ancora dato occasione di mostrarle come se la cavasse, perché durante gli esercizi di allenamento aveva fatto il buffone tutto il tempo. Quindi, Tsubaki, non sapeva cosa aspettarsi e aveva follemente paura.
Lui, accovacciato su un lampione, aveva guardato in basso verso di lei e "Tsubaki!" aveva urlato - nulla di strano - "non avrai mica paura!". Poi era scoppiato a ridere sguaiatamente, era saltato giù e aveva incrociato le mani dietro la testa.
"Finché starai con me non ti succederà mai nulla. I-m-p-o-s-s-i-b-i-l-e".
Effettivamente quella volta era andato tutto bene. Così come quelle successive. Anche se spesso finivano per non terminare le missioni, lei non si era mai fatta male. Blackstar sì, ma non se ne lamentava mai. Era lei l'arma, eppure, proprio come aveva detto lui quella volta - e non aveva avuto bisogno di riperlo - quando era con lui non gli capitava mai nulla di male.
 
"Ora che il grande Blackstar è qui con te starai bene, possiamo dormire". Tsubaki annuisce, ne è sicura. Sussurra un grazie, a cui lui non risponde e si volta di lato, schiacciando la schiena contro il suo petto. Lui le avvolge le braccia intorno, posandole le mani sulla pancia. Sa che la mattina seguente se le troverà sul seno, ma ogni volta è davvero troppo imbarazzata per dirglielo.
Nessuno si accorge mai di Tsubaki quando piange.
Lo sente sbadigliare - anche quello non riesce a farlo in modo silenzioso - e mugugnare "è la terza volta in questo mese". L'attimo dopo è già addormentato.
A parte Balckstar.











 
Spazio autrice
Qualcosa di un po' triste, ma se c'è un tipo come Blackstar poi ogni cosa si sistema.
Mi piaceva l'idea di caratterizzare maggiormente Tsubaki e renderla più umana, nella sua infinita dolcezza e continua preoccupazione per gli altri.
Sperando in qualche recensione costruttiva (comunque noto che leggete, la cosa mi fa già molto piacere).
Alla prossima! 
  
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