Fanfic su attori > Cast Glee
Segui la storia  |       
Autore: Infected Heart    23/12/2016    1 recensioni
They took the midnight train, goin' anywhere...
Ho immaginato il primo incontro tra Cory e Lea, e sognato tutto ciò che ne è seguito.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cory Monteith, Lea Michele
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
CORY POV

Fumo, sudore, sospiri, gemiti. Chiudo gli occhi, e le mie orecchie vengono beate dall’acuto più celestiale che io abbia mai ascoltato. 

Un brivido di piacere mi attraversa il corpo e faccio scorrere le mani lungo le cosce della brunetta che sta condividendo con me questi attimi di totale perdizione. Ha ancora la pelle d’oca. Mentre la bacio, sorrido soddisfatto, e lei, come per vendicarsi, affonda le unghie nella mia schiena. La stringo a me più forte. Nonostante il culmine sia già stato raggiunto, il mio corpo chiede ancora il calore del suo. I sensi riacquistano lucidità solo quando il silenzio lascia nel vuoto il mio udito. Abbasso lo sguardo e vedo la ragazza appoggiata al mio petto con un’espressione angelica dipinta sul volto.

Dio, è così minuta… le avrò fatto male? Adesso perché mi sto facendo questa domanda? Come sono finito in questa situazione?

-Tutto ok?- Le sento chiedere. Appena i suoi occhi castani e lucidi intercettano i miei, io distolgo lo sguardo, imbarazzato.

-Questa volta sei tu quello dalle mille facce buffe... –

Continua a parlare, con voce incerta e dolcissima. Si raggomitola sotto le coperte e dopo qualche istante la sento imprecare.

 –Ma dove diavolo sono finite le mie mutande? E il reggiseno?-

Non che ne abbia particolarmente bisogno, visto che i suoi seni sono piccoli e sodi, perfetti.

Sotto il piumone sembra essersi scatenata la ricerca all’oro, e lei continua a setacciare ogni angolo del letto. Qualche minuto dopo riemerge dagli abissi di piuma d’oca. Ha i capelli tutti arruffati e le guance arrossate. Sbuffa, sollevando dal viso un ciuffo ribelle.

-Cercavi queste?- appese a un dito, ho le sue mutande. La guardo, malizioso, poi scoppio a ridere.

Cerca di afferrarle, ma io mi sposto, e la sua testa si ritrova ad affondare nel cuscino.

-Non è divertente!- esclama, con tono perentorio, per poi camuffare una risata subito dopo.

Sono dietro di lei, e delicatamente la prendo per i fianchi, aiutandola a sedersi. Si adagia su di me e posa la nuca nell’incavo del mio collo. Chino il capo e le lascio un lieve bacio.

Lei si gira, e intreccia le gambe alla mia vita. Le sue labbra d’improvviso sulle mie. Approfondisce il bacio mentre accarezza ogni muscolo delle mie braccia, gioca con le mie dita e…  

-Grazie! - 

Mi lascia senza fiato e la vedo sorridere furbetta, con le mutande, questa volta, tra le sue dita. Alzo gli occhi al cielo e le prendo la mano. D’improvviso mi blocco, e delicatamente faccio combaciare il suo palmo con il mio.

“E’ così piccolina” mi ritrovo a pensare, di nuovo. “Sveglia, Cory! Sembri un disco rotto!” mi ammonisco mentalmente, sempre più stranito da queste reazioni.

Osservo le nostre mani stringersi, e le sollevo, per sfiorare con il dorso della mia il suo viso.

I suoi occhi nei miei, e poi sull’orologio.

-Merda. Merda, merda, merda! Sono le nove!!! – Urla, in preda al panico, mentre raccoglie i vestiti sparsi per la stanza, li indossa e sistema il trucco a tempo di record.

-Scusa, è stato bello, tanti saluti e baci. Scusa ancora. Ciao. –

Mi sorride, fugace; prende il suo borsone ed esce dalla stanza sbattendo la porta, che io continuo a fissare, perplesso.

..........................................................................................................................................................................................................
 
H. 14.30.  Fox studios, uffici casting.

Sono seduto in sala d’attesa, mentre aspetto il mio turno per l’audizione e picchietto nervosamente con gli indici su una sedia.

Perché non c’è mai una batteria vera, quando serve?

Mentalmente, canto le parole di I Can’t Fight This Feeling Anymore, una bella canzone anni ‘80. Che da qui a poco dovrò cantare. Che non saprò mai cantare a dovere.

Io non sono un cantante, dannazione! Ma perché mi sono lasciato convincere a fare questo provino?

Qualche mese fa il mio agente, Tom, mi ha parlato di questa nuova commedia televisiva a puntate, a tema musicale. Il nome dello show non era ancora stato deciso e gli autori ci avevano solo dato una lista di personaggi con le loro caratteristiche base. Io avevo scelto di propormi per il ruolo di Finn Hudson, un quarterback orfano di padre, popolare a scuola. Nel telefilm avrà un ruolo importante, ma mi ero detto che se ci dovevo provare, tanto valeva puntare in alto. Peccato che i termini per inviare la prima presentazione online scadevano il giorno stesso in cui finalmente mi ero deciso a mandarla. Giorno in cui, ovviamente, non ero a casa e non avevo a disposizione l'unico strumento con il quale avrei potuto mostrare qualche mia presunta capacità artistico/musicale: la batteria. Non so cantare, né ballare, allora avevo mandato un video, totalmente sconclusionato, in cui recitavo e suonavo una batteria di oggetti a caso. Mi è stato chiaro fin da subito che questa volta non basterà il fisico per ottenere la parte. Ad ogni modo, incredibilmente, mi hanno convocato per il secondo casting, tenuto alla sede della compagnia di produzione, e a cui dovrò cantare. Quindi, oggi eccomi qui.

“Col tuo talento per la musica, sicuramente una parte la otterrai.” Mi aveva incoraggiato Tom.

Se per “talento” intendeva la mia naturale propensione a far casino dovunque, su piatti e casse di qualunque tipo, con delle bacchette di qualunque tipo… allora aveva ragione.
In tutta risposta, io gli avevo riso in faccia. Ecco, l’unica cosa che so fare nella vita: ridere. Perché proprio non so affrontare le cose diversamente.

Pure in questo momento sto ridendo di me stesso, mentre penso all’assurdità delle ultime 24 ore.

La notte scorsa ho incontrato una buffa e affascinante fanciulla sul treno -non chiedetemi come i due aggettivi possano coesistere nella stessa persona- e dopo averla importunata involontariamente, l’ho svegliata come la bella addormentata quando il treno è arrivato a destinazione, verso le due di notte.

Mi aveva sorriso e ringraziato, dimenticando che qualche ora prima mi avrebbe preso volentieri a schiaffi. A quel punto mi ero detto semplicemente che “Le donne sono fatte così.” e avevo sospirato. Ripensandoci bene, però, essere importunati da un clown di un metro e novantuno non deve essere stato il massimo per lei.

Fatto sta che entrambi non avevamo più sonno e dovevamo aspettare il mattino, così ci siamo ritrovati nell’unico locale aperto nei paraggi, con una nebbia di fumo a riempire l’atmosfera e un karaoke a disposizione.
Senza farsi troppi problemi, la ragazza mi aveva messo il microfono in mano e un secondo dopo stavamo cantando insieme su un piccolo palchetto disastrato, duettando sulle note di What A Feeling.

“Well, I hear the music. Close my eyes, feel the rhythm. Wrap around, take a hold of my hand.”

Su quelle parole cantate da lei, i nostri occhi si sono incontrati, e appena finito il brano ci siamo ritrovati stretti in una spirale di non-ritorno. Per fortuna al piano di sopra c’era un motel 24h su 24, o la faccenda sarebbe stata ingestibile.
Sospiro, pensando che, nella foga, non ci eravamo nemmeno presentati.

-Monteith?-

Una voce mi richiama alla realtà. Mi alzo di scatto e, celere, seguo il signore che mi introduce in una stanza dove ci sono sei paia di occhi attenti ad osservarmi. 

Ok, Cory. Cerca un punto di riferimento.

Per evitare il contatto diretto con gli occhi della crew, guardo l’orologio in fondo alla stanza, che segna le quattro del pomeriggio.
 
“Che trucchetto da dilettante. Iniziamo bene.” Questa è la mia vocina interiore, a cui intimo di stare zitta finché non ho terminato di mettermi alla gogna come un giullare. Ma d’altronde, se c’è una cosa per cui sono nato, è questa.
 
Sorrido alle persone di fronte a me, e inizio ad interpretare Finn. O me stesso. O tutti e due insieme.
Tra le risate generali, un simpatico signore con la testa pelata e il cappello da basket, mi dice:

-Ci vediamo tra un paio di mesi. Ho i tuoi dati, ti contatto appena abbiamo finito gli altri casting. Tu pensa a cercare casa qua vicino e a chiamare la nostra segreteria per le questioni burocratiche. Ciao, Finn!-
 
La mia faccia incredula e tante strette di mano.

Esco dalla stanza e prendo il cellulare per chiamare Tom. Il display segna le 16.35. 

Ero per caso finito in un sospeso spazio-temporale? E' davvero già finito tutto?
Scuoto la testa: guardo decisamente troppi film di fantascienza.
 
Uscendo dagli studi, noto un’auto sfasciata nel parcheggio accanto all’entrata. Ha finestrini rotti e il fianco completamente rientrato. Sento una donna in divisa parlare al telefono:
 
-Non si preoccupi, signorina Sarfati. L’assicurazione copre i danni e la compagnia di noleggio si è già occupata di chiamare il carro attrezzi.-
 
Se non altro la persona coinvolta sta bene.
Prendo la metropolitana e mi guardo attorno, cercando la locandina di qualche concerto interessante: stasera si festeggia. 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Glee / Vai alla pagina dell'autore: Infected Heart