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Autore: Nono23    24/12/2016    1 recensioni
Una ragazza riesce a far avverare un suo piccolo grande sogno: incontrare il suo migliore amico.
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Dedicata a te.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a te.
Ti voglio bene, C.

~*~*~
 
~A te~


Appena appoggiai il piede sulla banchina venni investita da una forte ventata d’aria calda. L’arsura estiva era terribile, soprattutto nei centri e nei luoghi più affollati, come la stazione di Termini. Okay, forse l’idea di venire a Roma in pieno agosto non era stata delle migliori, ma ero appena riuscita a convincere i miei genitori, non potevo certo farmi sfuggire quell’occasione d’oro dalle mani.

Avevo lottato tanto e duramente contro ogni pregiudizio possibile, solo per passare un paio di giorni con una delle persone più importanti della mia giovane vita da quindicenne: il mio migliore amico. Certo, conoscere persone online, dietro uno schermo non è mai sicuro, ma chi ci assicura che il nostro vicino di casa lo sia? Per questo avevo conversato con lui dapprima sul sito in cui, grazie ad una recensione e a un successivo scambio di opinioni, tutto era nato, poi presi confidenza passati i primi mesi e così, a ottobre dell’anno scorso, ci siamo scambiati i numeri di telefono. La sensazione che ho provato era simile a quella che senti quando vai dal parrucchiere per farti cambiare la tinta. Ero emozionata, non stavo nella pelle per la felicità, ma allo stesso tempo ero timorosa, quella sensazione che subentra quando hai gli impacchi di colorante sotto al casco caldo e pensi se hai fatto la scelta giusta o meno.

Mi mossi cautamente in quel luogo nuovo, ma la mia curiosità prevalse e quindi osservai tutto ciò che mi circondava con bocca aperta in una “O” di stupore. Indossavo un paio di pinocchietti di jeans e una canottiera lavorata con il pizzo; un coordinato che amavo molto, il quale non solo era comodo, ma mi permetteva di sentirmi a mio agio, esattamente come quando ceni allegramente con i tuoi genitori, che magari non hai visto per tutto il giorno. Capelli raccolti in una coda e zaino in spalla, mi sentivo come se fossi un avventuriera in una terra sconosciuta, ma in un certo senso promessa. Quel senso di piccolezza di fronte a una novità così grande come può essere Roma mi invase completamente, però ciò non fece spegnere il mio sorriso, che mi aleggiava sul viso da tutta la mattina. Purtroppo i miei genitori non poterono accompagnarmi, ma mia madre si era tanto raccomandata di chiamarla non appena avessi preso il treno di andata, di ritorno e quando lo avessi incontrato.

Uscii dalla stazione, ma la folla non sembrava per nulla essere diminuita. Presi il telefono e digitai al mio migliore amico dove mi trovavo velocemente, ma con le dita tremanti, un po’ come quando affronti gli esami in terza media, con il cuore che palpita più veloce dei cavalli in un ippodromo. Alla sua risposta, un semplice “Arrivo”, sentii il respiro mancare. Ero come una bomba ad orologeria a cui mancava meno di un minuto ad esplodere, tanta l’agitazione mi dilaniava l’anima.

Mi ero immaginata il momento in cui l’avrei visto per la prima volta in varie occasioni. Addirittura, in primavera, colsi una margherita e, mentre passeggiavo, staccai i petali, fantasticando per ognuno di essi il nostro incontro con uno svolgimento diverso.

Sentii un leggero tocco sulla spalla e un ragazzo chiamare incerto il mio nome. Mi voltai lentamente, ero certa che le mie gambe tremavano come foglie scosse dal vento. Scorsi di primo impatto un paio d’occhi scuri, penetranti, che mi fissavano in silenzio. Spostai lo sguardo lentamente, più in basso, e notai un sorriso spuntare fuori dalla barba incolta e formarsi velocemente, mostrando i denti bianchi. Io rimasi impalata a fissarlo, in una sorta di adorazione, finché non mi tirai uno schiaffo mentalmente.

“Carlo” mormorai, timidamente.

Allungai una mano, in modo timoroso, forse pure un po’ sudata, al suo viso e glielo accarezzai, come se fosse una delicatissima bambola di porcellana. Lo abbracciai, incurante della gente che ci sfrecciava accanto, del caldo che trasformava in lava rovente le strade, delle auto che strombazzavano dando vita ad un’orchestra cittadina tediosa, ma incredibilmente armoniosa. Incurante di qualsiasi dettaglio che non comprendesse il mio migliore amico.

In quel frangente, che mi sembrò durare troppo poco, realizzai che tra tutte le fantasie che avevo concepito, nessuna, neanche lontanamente, comprendeva una così forte esplosione di sentimenti.

 

Fine.
   
 
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