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Autore: Relie Diadamat    24/12/2016    2 recensioni
Se due persone sono destinate si ritroveranno sempre e comunque. Non importa come, non importa dove e nemmeno quando.
Mark la guardò incredulo mentre le luci le coloravano la pelle d’oro, riaccendendo vecchi ricordi, immagini sempre più nitide. Era da un mese che viveva con quella sensazione nelle ossa, come se il nastro si fosse riavvolto e un bel film cominciasse daccapo.
«Mark…»
La voce di Lexie era un dolce richiamo, una carezza accogliente e un’eco lontanissima che tornava a fargli visita, pizzicandogli le orecchie.
D’un tratto, gli fu chiaro cosa fare. Come se fosse
destinato.
[Slexie, Christmas!AU; una seconda possibilità per un amore destinato ad essere.]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Sheperd, George O'Malley, Lexie Grey, Mark Sloan, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Nda: Buon Salve e... buone feste a tutti!
Finalmente ce l'ho fatta: ho scritto una Slexie natalizia! (Felicità-time). In realtà, era nata come una shot, ma per via dello scarso tempo a mia disposizione è diventata una mini-long, che se vorrete vi accompagnerà in questo periodo di festa, neve e cioccolata!
La storia segue alcuni prompt della challenge natalizia "Prompt sotto l'albero" del gruppo/pagina di facebook "Il Giardino di Efp": biscotti di natale, White Christmas, cioccolata calda "Dicono che il vischio salvi l'amore. A me piace pensare che lo faccia rinascere."; albero, sorpresa
Che altro dire? Sono super emozionata e spero che questo primo capitolo possa piacervi!
Buona, spero, lettura!





I. Chapter One



La neve era silenziosa come la notte.
Mark lo sapeva da sempre, ma lo aveva capito solo quel giorno, rincasato a casa da poco.
La neve era silenziosa quando cadeva sulle strade grigie, il legno delle panchine e i tetti delle case.
Mark lo aveva sempre saputo, ma non aveva mai avuto il tempo per accorgersene.
Guardò distrattamente l’orologio; la mezzanotte era passata già da un po’ e lui sentiva tutte le ossa distrutte. Si concesse il lusso di un bicchiere di vino rosso nella fievole luce del lampione che entrava dalla finestra, contemplando in assoluto silenzio lo spettacolo del Natale.
A Mark non erano mai piaciute le feste perché gli ricordavano quanto fosse solo. Gli incubi dell’ultimo mese e tutte le allucinazioni che ne erano seguite erano state, per Sloan, i momenti più luminosi che aveva vissuto in trentacinque anni.
 Finì il suo bicchiere, versandosi dell’altro vino.
Mark non aveva mai festeggiato il Natale con la sua famiglia: i suoi erano delle presenze manchevoli nella sua vita; sua madre non gli aveva mai preparato una cioccolata calda e suo padre non gli aveva mai insegnato a pescare. Era stato Derek ad insegnarglielo, ad accoglierlo in una casa piena di calore.
Era stato Derek, il fratello che non aveva mai avuto, per il quale Mark si era trasferito in un piccolo paesino sperduto e dimenticato dal mondo. Era stato Derek, che quella stessa notte era al sicuro di fronte ad un camino acceso, parlando con suo padre.
Trangugiò l’ultimo sorso di vino, decidendo che per quella notte i festeggiativi potessero bastare. Posò il bicchiere sul ripiano in legno della cucina, lanciando un’ultima occhiata alla neve silenziosa, poi accadde.
Un rumore.
Proveniva dal soggiorno.
Mark era sicuro di aver chiuso la porta a chiave la mattina stessa, prima di recarsi al ristorante. Voltandosi verso la porta secondaria della piccola cucina, infatti, ebbe la conferma delle sue ipotesi: aveva chiuso la porta d’entrata, ma non quella.
Un secondo rumore, stavolta un lamento distinto.
Sloan si fece coraggio, abbrancò la mazza da baseball nascosta dietro la piccola penisola in marmo, avvicinandosi piano verso il soggiorno. Era pronto a colpire quando… la mazza gli cadde dalle mani.
Al centro esatto della stanza, dove prima regnava tutto quel vuoto, c’era un albero addobbato con palline oro e rosse, luci calde che si accendevano e spegnevano ad intermittenza… e inginocchiata accanto a piccoli pacchetti c’era lei, in divisa da Babbo Natale, con la faccia colpevole riparata dalla finta barba bianca e un cappellino rosso sui capelli castani.
«Lexie…»
Mark rimase impalato al suo posto, la mazza da baseball rotolata poco lontano dai suoi piedi.
La ragazza scattò in piedi, rischiando quasi d’inciampare in un orsetto di pezza caduto dall’albero, balbettando e indicando l’abete sintetico alle sue spalle e l’uomo che le stava dinanzi in alternanza. «D-Doveva essere una sorpresa per Natale, io-io me ne stavo andando, ma poi tu sei entrato in casa tua e… la porta d’ingresso era chiusa… e tu hai cominciato a bere in cucina e… Mi dispiace, doveva essere una sorpresa per Natale».
Mark la guardò incredulo mentre le luci le coloravano la pelle d’oro, riaccendendo vecchi ricordi, immagini sempre più nitide. Era da un mese che viveva con quella sensazione nelle ossa, come se il nastro si fosse riavvolto e un bel film cominciasse daccapo.
«Mark…»       
La voce di Lexie era un dolce richiamo, una carezza accogliente e un’eco lontanissima che tornava a fargli visita, pizzicandogli le orecchie.
D’un tratto, gli fu chiaro cosa fare. Come se fosse destinato.
 

 
 
Circa un mese prima…
 

Mark… sto… morendo.
 

Dammi… la mano.
 

L’uno per l’altra…
 

Aprì di scatto gli occhi, ritrovandosi seduto sul letto con la fronte madida di sudore.
Un incubo. Di nuovo lo stesso incubo.
Non ricordava molto, una volta sveglio; riusciva a cogliere immagini sfocate di una ragazza schiacciata dai rottami di quel avrebbe potuto essere un aereo. Ogni notte lo supplicava di tenerle la mano, di aiutarla a combattere la morte.
Ogni notte, quella ragazza moriva con gli occhi velati di lacrime, sussurrando con le labbra pallide “l’uno per l’altra”.
Mark si passò una mano sulla fronte, ricadendo di schiena sul materasso.
Da quando si era trasferito, quel sogno lo perseguitava come un leone appostato in un punto sicuro che attende di cogliere la sua preda.
Inizialmente si era detto di ignorarlo, di fare finta di niente… ma la situazione gli stava sfuggendo di mano. Da quel giorno avrebbe iniziato una nuova vita: si sarebbe presentato allo Shepherd’s e avrebbe affrontato il suo primo giorno di lavoro come chef.
Derek, il proprietario del ristorante -  nonché suo migliore amico -, aveva insistito affinché lo raggiungesse in quel posto anonimo, che forse nemmeno le cartine geografiche mostravano, così Mark aveva fatto i bagagli ed era approdato in quel piccolo paesino.
Dopo qualche giorno, Mark si chiedeva ancora cosa spingesse il talentuoso Shepherd a rimanere in un luogo simile, anche se la risposta era palese: il suo matrimonio era fallito e suo padre era ancora lì ad aspettarlo.
Differentemente da lui, Mark non aveva nessuno.
Gli erano rimasti solo quegli stranissimi e inquietanti incubi.
Si alzò dal letto, decidendo che restare a rimuginare su scene estrapolate da un film drammatico non era propizio; mangiò una mela al volo e si apprestò a darsi una rinfrescata.
Quella notte aveva nevicato; avrebbe fatto meglio a coprirsi per bene se voleva evitare un malanno. Di sicuro, non sarebbe stato il modo migliore per finire un anno iniziato peggio.
 


 

 

 
«Nemmeno mi guarda».
«Che peccato».
Lexie guardò di traverso la rossa seduta al suo fianco, regalandole una faccia da innamorata offesa e amareggiata. «Dico sul serio, Reed», le fece nota. «Lui… non vede niente».
Reed continuò a giocherellare con la bustina di zucchero che aveva tra le mani, scoccando un’occhiata di sufficienza al ragazzo che serviva i tavoli accoglienti della cioccolateria. «E con questo, oggi siamo a quattro».
«Secondo te, ha una storia?» Lexie crucciò le sopracciglia, com’era solita fare nei momenti di concentrazione. «Magari è un amore impossibile, forse lei è lontanissima e-»
«Forse non gl’interessi», terminò al posto suo.
«Dov’è finita la solidarietà femminile?»
«Lexie, non voglio essere cattiva. Cerco solo di aiutarti.» Reed prese un sorso dalla sua tazza quasi vuota, pulendosi le labbra con un tovagliolo di carta. «Devi voltare pagina, smetterla di pensare a George O’Malley e trovare qualcuno per cui valga la pena struggersi così tanto».
Lexie si lasciò andare contro lo schienale bordeaux imbottito, incrociando le braccia come una bambina delusa. Sapeva perfettamente che Reed aveva ragione – Reed aveva sempre ragione –, ma l’idea di arrendersi le faceva male. Forse il timido, buono e riservato George O’Malley non era la sua anima gemella… ma allora l’avrebbe mai trovata?
Esisteva per davvero la persona fatta a posta per lei?
Scoraggiata, Lexie si rituffò nella sua cioccolata calda, godendosi almeno quella piccola gioia sicura prima del lavoro.
«Io devo andare».
Reed si era alzata, indossando sciarpa e cappotto, aggiustandosi la borsa sulla spalla. «Ci sentiamo più tardi, allora».
«Certo.» Lexie sorrise, mentre l’amica s’incamminava verso l’uscita. «A più tardi».
Abbassò lo sguardo sulla tazza ormai vuota, sicura di essersi sporcata la bocca con lunghi baffi di cioccolata… ma che importava? George non l’avrebbe notata comunque.
Per consolarsi, la giovane Grey prese dal piattino rosso al centro del tavolo uno dei biscotti omaggio che Denny regalava a lei e a Reed tutti i giorni, mangiucchiandolo tristemente.
Per fortuna, pensò, c’era la neve.
Lexie era follemente innamorata della neve, fin da bambina. Non c’era un vero perché, ma sapeva metterla di buon umore.
Con gli occhi cercò la figura non tanto agile di George che prendeva ordini e sorrideva cordiale ad una coppia anziana. Avrebbe mai incontrato una persona da amare per tutto quel tempo?
Stava prendendo un altro biscotto – stavolta un alberello di pasta frolla – quando il campanellino all’entrata annunciò l’arrivo di un nuovo cliente, e per poco Alexandra non si strozzò con il dolcetto.
Derek Shepherd si era appena diretto verso il bancone, allegro e con i capelli meravigliosi sempre al loro posto, portandosi dietro un tizio strano.
Non che la cosa le fosse di alcun fastidio, ma condividere la colazione con il suo datore di lavoro non era proprio il massimo, per il momento.
Masticò alla velocità della luce, pronta a lasciare il conto sul tavolo e scappare via dalla cioccolateria… ma qualcosa, ad un certo punto, la bloccò.
Erano due occhi di ghiaccio, che nemmeno la stavano guardando. Erano persi nella luce calda del locale, tra i pochi addobbi natalizi già in bella mostra.
Due occhi di ghiaccio che, per una ragione, Lexie ebbe l’impressione di aver già conosciuto.











Relie's Corner
- La scena in cui Mark sogna la morte di Lexie è ispirata ad un'altra ff, nel fandom di Merlin. --> click
- Nella storia saranno presenti tutti i personaggi di GA a cui abbiamo dovuto dire - più o meno - a malincuore addio.
Non ho altre precisazioni, e spero che come primo capitolo sia stato di vostro gradimento. Aspetto i vostri pareri e colgo l'occasione per consigliarvi la mia pagina fb --> click
Buona Vigilia e buon Natale!!
   
 
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