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Autore: Xion92    24/12/2016    5 recensioni
Introduzione breve: se immaginate un sequel di TMM pubblicato su Shonen Jump invece che su Nakayoshi, probabilmente verrebbe fuori qualcosa di simile.
Introduzione lunga: Un'ipotetica seconda serie, in cui il tema serio di fondo è l'integralismo religioso e il nemico principale è un alieno, Flan, intenzionato a portare a termine la missione fallita nella serie precedente. E' suddivisa in tre parti:
I. In questa parte c'è il "lancio" della trama, del nemico principale, l'iniziale e provvisoria sconfitta di gran parte dei personaggi, l'approfondimento della relazione tra Ichigo e Masaya, fino alla nascita della loro figlia;
II. Questa parte serve allo sviluppo e all'approfondimento del personaggio della figlia di Ichigo, Angel, la sua crescita fisica e in parte psicologica, la sua relazione con i suoi nonni e col figlio di Flan, i suoi primi combattimenti in singolo;
III. Il "cuore" della storia. Torna il cast canon e i temi tornano ad essere quelli tipici di TMM mescolati a quelli di uno shonen di formazione: spirito di squadra, onore, crescita psicologica, combattimenti contro vari boss, potenziamenti.
Coppie presenti: Ichigo/Masaya, Retasu/Ryou.
Nota: rating modificato da giallo a arancione principalmente a causa del capitolo 78, molto crudo e violento.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E oggi, alla Vigilia di Natale, la vostra Xion riesce pure a farvi il regalo col capitolo nuovo, anche se non è che succeda chissà cosa stavolta, è più un capitolo di transizione (io invece, per tradizione, ogni anno alla Vigilia mi guardo gli episodi 37 e 38. Perché per me non è Natale senza quei due episodi lì <3). Intanto, per chi se la fosse persa, questa è la cover nuova, che ho caricato anche all'inizio del capitolo 43. Buona lettura!


Capitolo 70 – Confidenze sentimentali


“E anche questa è fatta!” esclamò Masaya chiudendo l’eserciziario, parlando forte per tenersi compagnia.
Aveva parecchi compiti per l’indomani, ed era riuscito a finirli tutti senza nemmeno metterci troppo tempo. In effetti, ultimamente le cose gli stavano andando bene, fin troppo. A scuola, nelle ultime verifiche aveva accumulato un sacco di buoni voti, negli allenamenti riusciva sempre a vincere, il suo senpai si congratulava con lui in un modo quasi eccessivo… beh, andava tutto alla perfezione, no?
“No!”, sbuffò appoggiandosi allo schienale. No che le cose non andavano bene. Per niente. Anzi, per essere più precisi, andavano bene superficialmente. La verità era che il ragazzo non si era mai sentito uno schifo come si stava sentendo in quei giorni.
Certo, oggettivamente le cose non stavano andando male: alla scoperta della presunta data di attacco di Flan, Angel aveva risposto con una pronta ripresa psicologica, a cui si stava accompagnando anche la guarigione del suo fisico. Erano passati pochi giorni da quando Ryou si era avventurato sui grattacieli nella sua operazione di spionaggio, e da quella sera il clima nella squadra era migliorato di parecchio. Ma lui, anche se con la sua esperienza collaudata stava fingendo che tutto andasse per il verso, in verità si stava trovando in uno stato di profonda crisi e conflitto interiore.
A dire il vero, questa sua situazione sorprendeva perfino lui: fino a neanche due anni prima, non gli sarebbe neanche mai venuto in mente di poter provare un senso di colpa per il suo modo di comportarsi. Lui non si era mai sentito in colpa nei riguardi di nessuno. E invece, adesso che lo spirito umano aveva fatto breccia nel suo animo e lui l’aveva fatto suo, più andava avanti coi giorni e più sentiva il suo cuore appesantirsi. Già si sarebbe sentito in colpa a comportarsi in quel modo nei riguardi di una persona qualunque. Ma fingere che andasse tutto bene proprio con Ichigo, proprio con la persona più importante della sua vita, anzi, la persona che lo aveva fatto diventare umano togliendolo dal suo status iniziale di guscio vuoto, lo faceva sentire ancora più miserabile. E la cosa che lo soddisfaceva e lo faceva più sentire in colpa insieme, era la consapevolezza che lei non si stava accorgendo di niente. Per Ichigo, la loro discussione era iniziata e terminata quella sera a casa sua. Il giorno dopo, Masaya aveva fatto finta che non fosse successo nulla di grave, e aveva ripreso a comportarsi con lei nel modo in cui aveva sempre fatto. Ichigo, innamorata più che mai, stava sempre accanto a lui, e visto si stava iniziando a intravedere all’orizzonte il Natale, sembrava essere diventata ancora più romantica del solito.
E il fatto era che anche Masaya era innamorato di lei, di quella ragazza a cui doveva tutto. Nonostante il loro litigio e le tremende conclusioni a cui era arrivato, lui non riusciva a provare un senso di distacco e separazione nei suoi confronti, ora che la rabbia gli era sbollita. Anzi, più andava avanti e più sentiva forte il desiderio verso di lei, come era sempre stato, e forse in misura anche maggiore. Ma quando, preso dai sentimenti, sentiva la spinta di abbracciarla e baciarla con passione, all’improvviso gli tornava in mente che lei non vedeva Angel come la vedeva lui, e che in realtà non la considerava sua figlia. Allora dava un freno ai suoi impulsi tentando di starle lontano, ma dopo poco tornava a desiderarla con la stessa intensità. Questa situazione di ambiguità lo stava facendo impazzire. Sapeva che in fondo stava sbagliando a pensare così: riflettendo a mente fredda, sapeva che, se Ichigo non vedeva Angel come una figlia sua, non era certo perché non le volesse bene, ma solo perché erano coetanee e magari perché non l’aveva fatta davvero lei. E in ogni caso non aveva nessun diritto a cercare di forzarla. Ma non ce la faceva a comportarsi diversamente: amava troppo Angel, veramente come il sangue del suo sangue, per poter stare tranquillamente con sua madre che non si considerava tale. Masaya si rendeva conto che, andando avanti a mentire in quel modo, stava letteralmente calpestando la propria dignità. Ichigo era l’ultima persona al mondo a meritarsi un trattamento simile. E ogni volta, quando la vergogna lo assaliva, veniva preso dal desiderio di andare da lei, spiegarle tutto con chiarezza, e decidere insieme il da farsi; magari anche per separarsi da lei, se fosse stato necessario; una soluzione drastica, però almeno trasparente e priva di ipocrisia. Ma non in questo modo, a far finta che tutto andasse bene quando invece non era così. Tuttavia non poteva farci niente: ogni volta che sembrava sul punto di prendere questa decisione, sua figlia gli attraversava la mente, e allora cercava di calmarsi pensando: “lo sto facendo per Angel… solo per Angel.” Non si poteva permettere di tradirsi, e nemmeno di lasciar trapelare qualcosa: se Ichigo avesse anche solo intuito quello che gli stava passando per la testa, avrebbe iniziato a detestare l’altra ragazza invece di avvicinarsi a lei, e le cose sarebbero peggiorate ancora di più. Ma che prezzo gli stava costando! Era arrivato al punto che, quando al mattino andava in bagno a lavarsi, doveva tenere gli occhi bassi per evitare di guardarsi allo specchio, dalla gran vergogna e ribrezzo che provava. E ancora non era passata nemmeno una settimana. Flan li avrebbe combattuti dopo tre mesi. Non ce l’avrebbe mai fatta a reggere un tale fardello per tutto quel tempo, ne era sicuro.

A distrarlo da questi pensieri così pesanti, gli arrivò all’improvviso una chiamata al cellulare. Ben lieto di poter pensare ad altro, controllò chi lo stava contattando. Shirogane! Rispose immediatamente.
“Shirogane-san, che succede?”
“Aoyama, vieni qui immediatamente!” sentì il suo superiore ordinare all’altro capo del filo, con un tono talmente fuori di sé che per un attimo gli venne il dubbio che ce l’avesse con lui.
“Ma che succede?” insisté Masaya. Forse li avevano attaccati e Shirogane aveva fatto in tempo a contattare solo lui?
“Ti spiego. Corri!” si limitò a rispondere il più grande, e Masaya, dopo aver riattaccato, scese di sotto in un baleno e si precipitò verso la loro base, col cuore in gola e convinto di trovarci Flan.
Ma, appena fu arrivato, fu sorpreso di trovare tutto in ordine. Solo, dal piano superiore sembrava provenire uno strano brusio.
“Aoyama!” lo accolse Ryou appena Masaya fu entrato. “Guarda, se non vai su di sopra e non porti tua figlia lontano da qui, vado su io e la trascino di sotto per un orecchio”, lo avvertì, con la voce così esasperata come non gliel’aveva mai sentita.
Masaya, a bocca aperta, volse lo sguardo verso il soffitto. Il brusio continuava, e il lampadario appeso al muro sembrava stesse tremando.
“Ma che ha fatto?” volle sapere.
“Prima ha scoperto il mio stereo e la mia collezione di dischi. Ha attaccato lo stereo in camera sua dicendo che avrebbe usato la musica per imparare l’inglese. Non ho fatto in tempo a fermarla, e se provo a dirle qualcosa mi risponde che le serve per studiare. Ci sta facendo impazzire, non posso nemmeno salire in camera, perché sennò mi viene il mal di testa. Portala via di qui per qualche ora, almeno!”, concluse Ryou, più in una supplica che in un ordine.
“Ma fino a tre giorni fa quasi non si reggeva in piedi”, osservò l’altro ragazzo, stupito. “Si è ripresa così velocemente?”
“Scherzi? Quella è una che, se un giorno ha quaranta di febbre, il giorno dopo sta benissimo senza nemmeno aver preso medicine. Si stava meglio quando si stava peggio, veramente. E ora…”
“Va bene, calmati, Shirogane-san, risolvo io con lei”, gli rispose fermo Masaya, e subito salì di corsa le scale. A metà della rampa, si fermò girandosi verso il suo capo, e con aria ironica gli chiese:
“ti stai pentendo di aver fatto passare ad Angel la sua paranoia?”
Ryou rispose con uno sbuffo e voltando la testa, e Masaya ridacchiò sotto i denti mentre si metteva a risalire. In tutta quella baraonda non aveva nemmeno fatto caso al fatto che Ryou si era riferito ad Angel come a sua figlia, e Ryou era così fuori di sé che probabilmente non si era preoccupato di contenersi. Salendo le scale, il giovane si rese conto che il volume della musica in effetti stava aumentando di parecchio.
Quando fu sulla porta della camera, aspettò un attimo prima di bussare. Sentì distintamente la voce calda e passionale di Elvis Presley, e quella forte e maschile di Angel che tentava di cantare sopra la sua. Faceva fatica a ripetere le parole di una canzone in una lingua che non conosceva, ma le stava dietro in modo tenace, e quella voce non aveva nulla del tono roco e strascicato che aveva assunto nelle settimane prima.
Masaya allora, cercando di fare più forte possibile per coprire le due voci ed evitando di scoppiare a ridere per quella situazione, bussò alla porta. Non era sicuro che Angel da dentro lo avesse sentito. Ma dopo pochi secondi la ragazza spalancò la porta, senza aver prima spento la musica, con un’espressione molto irritata.
“Allora, la pianti di rompere il…”, ma quando vide chi in realtà si trovava davanti, si ammutolì dalla vergogna. “Ah, ecco, io… pensavo che fosse il boss.”
“Immaginavo”, rispose lui, serrando le labbra per evitare di mettersi a ridere ed imbarazzarla ancora di più. “Cosa ascolti?”
“Questa è Hound Dog di Elvis. Sono tutti dischi che il boss si è portato dietro dall’America. Mi servono per studiare”, gli spiegò lei, avvicinandosi allo stereo e spegnendolo.
“Non lo metto in dubbio”, rispose Masaya, sperando che Angel non cogliesse l’ironia. “Forza, adesso vieni con me. Andiamo al parco, perché devo urgentemente raccogliere dei campioni e vorrei che venga anche tu.” Non era vero. Al club gli avevano dato quel compito, ma non era affatto una cosa urgente. Ma doveva togliere quella ragazza da quel posto almeno per un po’, perché quel poveretto del suo coinquilino aveva raggiunto il limite dell’esasperazione: era suo diritto starsene tranquillo per qualche ora.
“Va bene”, rispose Angel. “Tanto inglese posso anche riprenderlo stasera dopo cena.”
“Eh… certo”, commentò lui, sperando che la ragazza non decidesse veramente di mettere lo stereo a pieno volume quando tutti sarebbero stati già a letto.
Era vero, comunque, quello che aveva detto Ryou, pensò mentre Angel si infilava il maglione e ltml+xml,application/xml;q=0.9,imzza non era altro che il risultato di una selezione naturale che aveva funzionato alla perfezione: non solo era fisicamente robusta e resistente, ma possedeva una capacità di ripresa impressionante. Fino a pochi giorni prima si trascinava come una morta vivente per il locale, smagrita e coi capelli opachi, e ora era tornata ad essere quella di sempre, vigorosa e in salute come se nulla fosse accaduto. Anche il suo carattere era tornato ad essere quello allegro e scanzonato che aveva di natura. Masaya prese consapevolezza di ciò con sollievo, sapendo che sua figlia era talmente forte e di pronta guarigione che difficilmente sarebbe potuto accaderle qualcosa di brutto.

Al parco di Ueno, il più grande di Tokyo, Masaya, insieme ad Angel, doveva raccogliere vari tipi di campioni di terra: argillosa, sabbiosa, ghiaiosa, e via così. Era una cosa insolita, ma i dirigenti del club non avevano avuto altra scelta, perché ormai a novembre non erano più molte le piante particolari ad essere rimaste in giro.
Mentre stava cercando nei dintorni col capo chino nel bosco di alberi spogli, Angel sollevò un attimo la testa e scorse, attraverso i rametti nudi dei cespugli, il lago dove tempo prima avevano dato da mangiare alle anatre. Ma, seduta sulla riva erbosa, riconobbe qualcuno che conosceva.
“C’è Retasu là, Masaya”, informò il suo accompagnatore. “La vado a salutare.”
“Certo”, rispose lui. “Anzi, se vuoi e se ti sei stancata, puoi rimanere con lei. Io continuo per conto mio. Poi ti fai accompagnare al Caffè? Sai che non puoi andare da sola.”
“Va bene”, annuì Angel, e dopo avergli consegnato quello che aveva trovato, si staccò dal ragazzo e si avvicinò di corsa alla sua compagna.
“Retasu, ciao!” la salutò quando fu abbastanza vicina.
La ragazza seduta per terra, che sembrava assorta in pensieri molto profondi, sobbalzò. “Angel-san, buongiorno. Che ci fai qui?”
“Ero con Masaya. Ma adesso se vuoi ti tengo compagnia. Lui tornerà a casa da solo”, le spiegò l’altra.
“Ma certo”, annuì sorridendo Retasu.
Allora Angel si sedette sull’erba vicino a lei. “Cosa stai facendo?”
“Niente… pensavo. Quando guardo l’acqua mi viene da riflettere meglio”, rispose incerta Retasu.
“Su cosa?” insisté Angel.
“Beh… pensavo…” Retasu squadrò attentamente la sua interlocutrice, e l’ombra che le oscurava il viso parve dissolversi. “Ma Angel-san, sembri quasi un’altra persona!” osservò sorridendo lieta.
“Era questo che pensavi?” si meravigliò Angel.
“No, veramente. L’ho notato ora. I giorni scorsi quasi non riuscivi nemmeno più a lottare con noi da quanto ti eri smagrita. E ti si erano scoloriti anche i capelli. Io e gli altri eravamo veramente preoccupati, e ora invece hai recuperato tutto. I nostri capi ti hanno dato qualche medicina per aiutarti?” le chiese Retasu, curiosa.
“No, non ho preso niente. Ho solo ripreso a mangiare e a dormire”, rispose l’altra, arruffandosi i capelli con la mano.
“Ti ci è voluto veramente poco. Ti dirò, Angel-san, avrai di sicuro avuto una vita molto più dura della nostra, ma penso che nessuno di noi sarebbe in grado di riprendersi in così poco tempo come hai fatto tu.”
“Perché voi non avete bisogno di dovervi guarire in un tempo così breve”, le spiegò Angel. “Ma alla fine, il merito non è stato neanche il mio. Se il boss non fosse andato a spiare i nostri nemici, ora starei ancora male.”
“Giusto, Shirogane-san… veramente, non trovi che l’altra sera sia stato veramente coraggioso a fare quel che ha fatto? Rischiare la vita solo per noi…”
“Sicuro!” assentì Angel, pienamente convinta. “E non è neanche la prima volta. È un guerriero come tutti noi, anche se non combatte.”
“E quindi… insomma… visto che ne parli in modo così entusiasta, lo apprezzi, vero? Se posso chiedere…” chiese Retasu, assumendo un bel colorito rosso in viso.
“Ma certo che lo apprezzo!” confermò ancora Angel senza problemi. “Anzi, gli voglio proprio bene. Non penserei nemmeno a vivere con uno come lui, se non gliene volessi.”
A quella risposta così esplicita, Retasu assunse un’espressione scioccata, ma neanche troppo stravolta. Come se fosse una risposta che in realtà si aspettava.
“Quindi ti piace, sì, lo immaginavo… e… anche… lui…?” cercò di continuare.
“Sì, sì, anche lui mi vuol bene”, la precedette Angel. “Fidati, se non fosse così, mi avrebbe già cacciato da casa sua a pedate molto tempo fa.”
Guardandola meglio e notando la sua espressione abbattuta, Angel rimase stupita. “Ma che c’è? Non ti piacciono le risposte che ti ho dato?”
“No, per carità…” mise le mani avanti Retasu. “Non è che non mi piacciano, anzi, in un certo senso me le aspettavo anche. Sono anche molto felice per voi, davvero. Però siete strani, sai. Insomma, dici che vi volete bene… ma non vi ho mai visti toccarvi nemmeno una volta. Siete riservati.”
Angel non stava capendo quello a cui Retasu voleva arrivare. “Perché se ci vogliamo bene dovremmo toccarci?”
Retasu diventò rossa come il fuoco. “Beh, insomma… guarda Ichigo-san e Aoyama-san, per capirci.”
Angel incrociò le braccia e si mise a fissare pensierosa le acque dell’immenso lago, cercando di trovare un senso e un collegamento a tutto ciò, mentre Retasu di fianco a lei, in evidente nervosismo, si intrecciava le dita in grembo.
All’improvviso, la ragazza mora ebbe un guizzo e, anche lei diventata rossa fino alla radice dei capelli, si girò verso la sua compagna.
“Aspetta, ma tu intendi… che io e il boss…” e non fu capace di proseguire.
Retasu, anche lei imbarazzatissima, annuì con la testa.
“No! Oddio, no!” esclamò Angel, quasi cadendo all’indietro. “Non intendevo in quel senso. Mica me lo voglio sposare!”
Retasu assunse a quel punto un’espressione speranzosa. “Ma quindi, Angel-san… a te Shirogane-san non piace?”
“No, mi piace, ma non come Masaya piace a Ichigo, va bene? Io comportarmi con lui come Ichigo fa con Masaya… io abbracciare e baciare il boss!” e si mise a ridere, senza nemmeno cercare di contenersi.
“E neanche… tu a lui?” azzardò ancora Retasu.
Le risate di Angel aumentarono, e lei dovette strofinarsi gli occhi col dorso della mano per darsi una calmata. “No, fidati, no.”
Retasu ora sembrava enormemente sollevata. “Ma quindi, se ti dicessi che in realtà Shirogane-san piace a me… come ragazzo, intendo, a te non darebbe fastidio?”
“Perché dovrebbe darmi fastidio?” chiese Angel, ricomponendosi.
“No, niente. È che, per tutti questi mesi, ho pensato…”, rise anche Retasu, che pareva aver ritrovato tutto il buonumore. Ma poi tornò di nuovo silenziosa. “Ti prego, Angel-san, non dirlo a nessuno.”
“Non dovrei dirlo a nessuno? Perché? Anzi, se ti piace, perché non glielo vai a dire?”
“Non posso”, rispose Retasu, chinando la testa.
“Perché?” insisté Angel, che non era capace di farsi i fatti propri.
“Mi vergogno…” ammise Retasu. “E poi non è mica detto che io piaccia a lui. E se poi mi dice di no?”
“Almeno lo saprai. Se invece stai sempre così senza dire niente, come pensi di risolvere la cosa?” le chiese l’altra.
Retasu rimase in silenzio a quella domanda.
“E poi, secondo me non è mica vero che non gli piaci. Anzi, vedo che ti tratta benissimo e in modo molto gentile”, continuò Angel.
“Oh, ma quello è solo perché per il mio carattere sa che non può permettersi di trattarmi come tratta te”, mormorò Retasu.
“E io ti dico, che se ci rimani a rimuginare non lo saprai mai. Anzi, se ti vergogni, posso anche andare a dirglielo io, così facciamo prima”, ed Angel fece per alzarsi.
Retasu, con uno scatto, la afferrò per la manica del maglione. “No, Angel-san, per carità, non dirglielo”, la supplicò.
“E allora?” chiese Angel, risistemandosi sull’erba.
“Veramente, pensavo… preferirei cercare di farglielo capire in un altro modo, invece di dirglielo. Tu ci vivi insieme, e lo conosci molto meglio. Come potrei fare, secondo te?” chiese Retasu a bassa voce.
“In realtà non capisco perché complicarsi la vita in questo modo. Comunque…” Angel rimase in silienzio e pensierosa per qualche minuto, leccandosi il labbro superiore. “Ci sono! Preparagli qualcosa da mangiare!”
Retasu sembrava stupita. “Qualcosa da mangiare?”
“Sì, sai come funzionava? Quando mio nonno era stanco per la giornata o era un po’ arrabbiato e nervoso, mia nonna gli preparava sempre le cose che gli piacevano. Così lui tornava di buon umore e la abbracciava anche”, le spiegò Angel, con aria saputa.
Retasu sorrise indulgente. “Avrai ragione, Angel-san, ma Shirogane-san e tuo nonno sono due persone diverse…”
“Senti”, la interruppe severa Angel, mettendosi le mani sui fianchi. “Mio nonno è stato il più grande uomo mai esistito. Ogni altro uomo del mondo dovrebbe prenderlo ad esempio. Se anche il boss è un vero uomo, e tu gli cucinerai da mangiare, reagirà esattamente come lui. Perciò ora vai a casa e preparagli qualcosa che gli possa piacere.”
“Beh, veramente…” fece Retasu, scostandosi un sacchetto dal fianco che Angel non aveva notato.
“Cosa c’è lì?” chiese, curiosa.
“Un… un bento per Shirogane-san”, rispose Retasu, diventando rossa.
“Ma allora lo sapevi già!” esclamò ridendo Angel. “E perché non gliel’hai portato?”
“Mi vergognavo… e poi non volevo mettermi in mezzo fra voi due, avevo frainteso, capisci. Non mi sembrava rispettoso. Però l’ho preparato lo stesso, volevo darglielo, ma non ne ho avuto il coraggio.”
“Tu pensavi che il boss fosse interessato a me, ma hai voluto fargli da mangiare comunque”, ricapitolò Angel. “Beh, questo è coraggio, a casa mia. È proprio come faccio io. A volte, quando affronto un nemico, non so se riuscirò a vincere o no, ma lo faccio lo stesso. È quello che fa un guerriero. E lo stesso fai te, quando combattiamo. Qual è il tuo nemico, adesso?”
Retasu ci pensò. “La mia insicurezza, forse.”
“Beh, io ti dico che la stai vincendo. Già avergli preparato da mangiare nonostante tutto è una bella battaglia combattuta. Ora vai dal boss a dargli quello che gli hai cucinato e vinci il tuo nemico. Non tornare a casa finché non l’avrai battuto”, insisté Angel.
“Hai ragione, Angel-san”, rispose con tono determinato Retasu ed alzandosi in piedi. “Ora vado a portarglielo. Andrà come andrà.”
“Giusto per sapere… cosa gli hai cucinato?” si informò l’altra.
“Eh… niente di che. Nel bento ho messo stelle di pannocchie di mais, wurstel tagliati a forma di polpo, onigiri, fette di cetriolo, involtini di prosciutto e formaggio e uova sode a cui ho fatto dei fori e il becco per farli sembrare uccellini. Roba semplice, insomma, non sono molto brava”, si spiegò Retasu.
“Beh, posso dire che se non accetterà un bento simile, dato poi da una persona come te, si dimostrerà un grandissimo imbecille”, sentenziò Angel con tono grave.
“Ma… Angel-san! Non parlare così di Shirogane-san”, si innervosì un po’ Retasu.
“Non ho mica detto che è un imbecille. Se accetterà il tuo bento, come io penso che farà, vorrà dire che non lo è”, rispose Angel, divertita al vedere come la sua amica si infervorava quando di mezzo c’era il boss. “E comunque, anche se dovesse rifiutare, poco male. Vorrà dire che tutte quelle cose buonissime te le mangerai tu. E le mangerai alla faccia sua!”
Al vedere Retasu mettersi a ridere a quella risposta, aggiunse: “ma se invece andrà bene, dimmelo, così andiamo a prendere un paio di birre in cantina e festeggiamo, sì? Il boss ci darà il permesso.”
“Ehm, va bene, Angel-san. Però è meglio che la birra la beva solo tu”, cercò di metterle un freno Retasu. “Se vado da sola al Caffè, tu come ci torni, poi?”
“Ci dovrebbe essere Masaya laggiù”, le disse Angel girandosi verso il bosco, poi si alzò in piedi. “Tu va’ pure, io lo raggiungo.”
Retasu annuì. “Grazie, Angel-san. Mi sei stata molto di aiuto”, e fece per allontanarsi. Ma, dopo aver fatto pochi passi, si girò di nuovo. “E tu?”
“Io?” chiese Angel, senza capire.
“Sì, tu e Waffle.”
Angel socchiuse gli occhi a quel nome. Non era ancora per niente convinta dal discorso che l’altra ragazza le aveva fatto tempo prima, ma era meglio lasciar correre, per questa volta.
“Vedremo cosa succederà”, le rispose, cercando di suonare convincente.
Retasu allora le sorrise e riprese la sua via verso l’uscita del parco per raggiungere il Caffè, stringendo al petto il sacchetto col bento. Anche Angel si voltò nella direzione opposta per tornare da Masaya; dopo pochi passi, quando ancora il lago era vicino, si arrestarono nel medesimo istante.
Angel, che era la più vicina alla zona d’acqua, rimase immobile, fissandone la superficie. Quella giornata autunnale era fredda, però non c’era un filo di vento. E tuttavia, lo stagno si stava riempiendo di onde, piccole, ma comunque ben visibili.
‘Come possono formarsi onde sull’acqua, se di vento non ce n’è?’, si chiese tra sé e sé Angel, stringendo gli occhi e iniziando a digrignare i denti.

 

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Ho cercato di mantenere il personaggio di Retasu il più fedele possibile, aspetto una vostra opinione! E' comunque un dialogo molto stridente questo, perché queste due ragazze hanno caratteri, personalità e modi di approcciarsi alla vita e alle situazioni totalmente opposti. Basti vedere come Angel riesca a trovare un lato bellico pure per le situazioni romantiche. Proprio l'ultima persona al mondo adatta per una consulenza di tipo sentimentale. Spero che vi sia sembrato plausibile!

Una nota, che sfrutterò per fare un approfondimento sul doppiaggio: il fatto che venga detto che Angel ha una voce forte e maschile non è casuale, perché la sua doppiatrice ha doppiato anche personaggi maschili, ovviamente ragazzini, ma comunque maschi. Approfitto di questo per fare un ripasso/spiegazione su ognuna delle sei voci scelte, con un esempio audio che possa aiutare a immaginarli meglio. Intanto, tutti i doppiatori scelti sono di Milano (TMM è stato doppiato a Milano), e nessuna delle voci nuove appartiene a un personaggio principale della prima serie.

Marco Balzarotti è Flan. (link) Questo doppiatore ha una voce profonda e roca (non ho idea di come abbiano potuto metterlo come voce di Mamoru, che lo fa sembrare estremamente vecchio. Anche Patrizio Prata aveva i suoi trent'anni quando ha doppiato Masaya, ma lui riesce a modulare la voce facendola sembrare quella di un ragazzo, e su di lui la sua voce stava alla perfezione) che sta perfettamente su un uomo adulto dell'età di Flan. Riesce anche a fare una voce cattiva, sadica e glaciale all'occorrenza, e quindi sta anche meglio sul cattivo principale di questa seconda serie.

Daniela Fava è Zefir. (link) Zefir è un personaggio quasi inesistente nella storia, ma comunque quando appare parla parecchio, e quindi la scelta della sua voce è importante. E' una donna giovane sui vent'anni, che ricopre il ruolo di cattiva pur non essendolo pienamente. Daniela Fava ha una bella voce da adulta ma non matura, e quindi su una ragazza della sua età sta molto bene.

Monica Bonetto è Waffle da bambino. (link) Non so se riuscite a riconoscerla, ma è la doppiatrice di Trunks. Ovviamente Waffle non ha la voce che si sente nel link, ma ha quella modulata di un ragazzino. Waffle è un bambino dispettoso e petulante, e la voce di Monica Bonetto calza bene su di lui.

Simone D'Andrea è Waffle da ragazzo. (link) Dai, ragazze, lui non potete non sapere chi sia, è quello che doppia una pubblicità sì e l'altra pure. Simone d'Andrea ha una voce molto forte, passionale e giovanile, e quando vuole anche molto sexy xD (tipo in certe pubblicità). Ma sa fare anche la voce incazzosa tipica di un guerriero, quindi la voce di Waffle è la sua.

Federica Valenti è Angel da bambina. (link) Con questa doppiatrice ho un rapporto ambivalente, e non posso dire che mi piaccia in toto. Intendiamoci, non è che non mi piaccia la sua voce, anzi, è una voce molto particolare e immediatamente riconoscibile, e il problema non è nemmeno la recitazione, che non le manca. Il problema è che, se notate, i suoi personaggi sono tutti uguali. Dende è Pan è Chopper è Rainbow Dash è (sarebbe) Angel. Federica Valenti non è in grado di calarsi nei personaggi che doppia, tanto che questi si riescono a distinguere gli uni dagli altri solo dai discorsi che fanno, non dal tono della voce. A differenza, per esempio, di Patrizia Scianca, che se non sapessi che ha doppiato sia Goku che Zakuro non ci crederei, o di Patrizio Prata, che è riuscito a dare una voce glaciale e sadica a C-17, dolce e pacata a Masaya, e possente ed energica a quella bestia di Zoro, o, ancora, di Debora Magnaghi, che ha dato una voce da ragazza imbranata a Ichigo e una adulta, fredda e seria a C-18. Tuttavia, Federica Valenti è l'unica doppiatrice milanese non usata per la prima serie che sia in grado di dare un tono grintoso e aggressivo a una bambina. Quindi è l'unica che possa stare bene su un personaggio pieno di carattere come Angel.

Cinzia Massironi è Angel da ragazza. (link) Ora, intendiamoci, Angel non ha davvero la voce del link. Cinzia Massironi, che è una bravissima doppiatrice, riesce a modulare la sua voce per adattarla ai personaggi che doppia. Nel link, la voce che tiene è praticamente la sua originale ma, se doppiasse Angel, la sua voce sarebbe questa ("suocera!" xD). Oppure, ancora meglio, in questo video, che è una vera chicca, sono raccolte tutte le frasi che pronuncia in un videogioco vietato ai minori di 18 anni, quindi ci sono anche parolacce e insulti belli forti, come li direbbe Angel. C'è tutto, risate sadiche, frasi sarcastiche, pianti (4:25), voce spaventata, canzoncine sfottò, una parte seria (3:54). Le mie citazioni preferite: "chi è pronto per un fottutissimo teeeh?!" (7:28) Ce la vedo a dire una cosa simile mentre serve i clienti xD E "il miglior... the... di sempre!" (8:44), potrebbe dirlo a Keiichiro dopo merenda. Invece, con sgomento, mi sono resa conto, qualche giorno fa, di una cosa che non avevo mai notato prima: riguardando l'episodio 20, mi sono accorta che Cinzia Massironi doppia anche la maestra d'asilo di Heicha (sarà per questo che alla sorella di Bu-ling Angel sta così simpatica? Perché ha la voce simile a quella della sua insegnante?). Però è un personaggio filler che appare solo in una puntata, e inoltre la modulazione della voce dei due personaggi è completamente diversa (la maestra d'asilo ha la voce del primo link). Quindi la voce della Massironi resta valida, anche perché non ci potrebbe essere nessun'altra che possa darle quell'impronta così forte e piena di personalità che Angel ha.

Auguro a tutte le mie lettrici un bellissimo Natale, a loro e alle loro famiglie! Alla prossima cover e al prossimo capitolo!

   
 
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