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VI AUGURO UN BUON NATALE!
Le nozze dei sovrani
Fantaghirò
allungò la mano e osservò i fiocchi di neve
cadere davanti a sé. Alcuni le finivano tra i capelli, altri
le sfioravano le
dita pallide e parecchi inumidirono il suo vestito azzurro. Il
pavimento in
marmo della terrazza si era ricoperto di due dita di neve candida.
Romualdo la raggiunse alle spalle, le
adagiò un mantello di
raso sulle spalle sottili e la abbracciò, stringendola a
sé.
“Ti amo, mio conte di
Valdoca” le sussurrò all’orecchio. Lei
gli sfiorò la mano con la propria.
“Anche io, mio re
Romualdo” rispose. Sciolse l’abbraccio di
lui e si voltò, guardandolo in viso.
“Non avete freddo mia
regina?” chiese Romualdo. Fantaghirò
negò con il capo, facendo ondeggiare il suo caschetto moro.
Si voltò e gli
prese il viso tra le mani.
“Ammettilo, ti ho confuso
alquanto quando pensavi che fossi
ancora un uomo” disse. Romualdo la guardò negli
occhi e arrossì.
“Beh, eri speciale in tutto
e per tutto. Nessun uomo mi ha
mai sconfitto in duello” mormorò con voce rauca.
Fantaghirò gli accarezzò
delicatamente la barba in cui si erano impigliate.
“E nessun uomo lo ha mai
fatto” ribatté. Romualdo le alzò il
mento con l’indice, sfiorandole la pelle delicata e gelida.
“Però tu mi hai
battuto ben due volte” le ricordò.
Fantaghirò gli diede un bacio sulla guancia.
“E tu mi hai avuta tua. Non
è una cosa che nessun’altro può
vantare” rispose addolcendo il tono.
Romualdo
s’inginocchiò ai suoi piedi e accarezzò
il ventre
rigonfio della moglie.
“Io mi vanterò
di avere un figlio vostro, mia signora”
sussurrò. Diede un bacio sulla pancia della moglie.
Fantaghirò gli sorrise, un
fiocco di neve le sfiorò il collo.
“Ancora non ci credo che ci
siamo finalmente riusciti a
sposare. Dopo quell’incubo atroce che avevo avuto di pirati e
stravaganze”
gemette.
Romualdo le baciò le mani.
I fiati di entrambi si
condensavano davanti ai loro visi.
“Io temevo che non ci sarei
riuscito a causa di
trasformazioni in marmo, soldati di terracotta neri e arancio, e di
principi
più belli di me” borbottò.
Fantaghirò
ridacchiò. Si piegò e gli prese le mani nelle
proprie.
“E la strega nera non era
più bella di me?” lo punzecchiò.
Romualdo si rialzò in piedi e piegò la testa,
facendo sfiorare le loro fronti.
Le sfiorò l’anello con l’indice, il
rubino brillava.
“A nessun’altra
avrei donato l’anello di mia madre”
sussurrò.
“La mia dolce strega bianca
ha benedetto le nostre nozze nonostante non abbia più i suoi poteri.
Niente potrà più dividerci. Né mostri,
né malefici, né altre creature” promise
Fantaghirò. Romualdo la abbracciò e la
baciò. Fantaghirò ricambiò al bacio.