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Autore: randomnessUnicorn    26/12/2016    1 recensioni
❝ Egli si presentò a noi comuni mortali come Il Salvatore, come colui che avrebbe liberato la razza umana dall'illusione della realtà, facendoci vedere ciò che si nasconde al di sotto del velo dell’inconoscibile e dell’imperscrutabile. La conoscenza assoluta. Chi non l’avrebbe mai desiderata? (...)
Molti lo chiamarono l’Occhio della Provvidenza, che tutto vedeva e sapeva; l’aria di mistero che lo circondava avvalorava la teoria per cui lui non provenisse da questo mondo, ma da una dimensione parallela che la nostra mente inconsapevole non sarebbe nemmeno in grado di concepire. ❞
Genere: Angst, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bill Cipher, Dipper Pines, Mabel Pines
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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Lo scrutatore del Caos
 
. L’Occhio che cancella

 
 
“ Io non sono che lo spettro di un’ombra che si contorce in mani che non sono mani e vortica ciecamente oltre le mezzanotti popolate di fantasmi d’un creato putrescente, oltre i cadaveri di mondi morti solcati da piaghe che furono città, oltre i venti sepolcrali che spezzano le stelle evanescenti e ne attenuano il chiarore. Al di là dei mondi, vaghi fantasmi di cose mostruose, indistinte colonne di templi blasfemi che poggiano su massi senza nome al di sotto dello spazio e raggiungono vuoti vertiginosi sopra le sfere della luce e della tenebra.
 
(Citazione di Howard Phillips Lovecraft, da "Nyarlathotep", 1920)


 

La pallida luna piena risplende nel cielo come un bulbo oculare putrescente e marcio, senza più alcuna vita, cadaverica e spettrale, proprio come il pianeta attorno cui ruota. Pare una pazza ballerina ubriaca, senza senso e pietà, che si gode gli ultimi attimi di gloria, e d’ebrezza, prima di lanciarsi nel vuoto e morire sola. Caduta come una stella cadente, andata in fiamme, ora precipita, spegnendosi. Come Lei. Dimenticata nell’abisso dell’effimero. Ispira ora i poeti deceduti del passato, del presente e del futuro, che un tempo l’amarono, si riappacificherà con loro. Nello stesso modo in cui io farò, ma non prima di essermi tolto questo peso dal cuore…
Nessun’anima, sempre se ne siano rimaste, udirà i miei sproloqui confusi e deliranti, riguardo la depravazione insana che mi circonda. La stessa luna lassù, che mi fissa mentre apparentemente ruota, ora sembra paralizzata, una fotografia, mi fa pena. Come io faccio pena a me stesso.
Prima che perda completamente la ragione e mi lasci anch’ io affogare in questo mare di pestilenza, voglio lasciare un’ultima testimonianza di me, del mio anonimato. Ora che tutte le definizioni hanno perso il loro senso originario. Ora che la logica ha perso la propria logica. Tutto è stato perso. Ogni cosa a cui tenevo è scomparsa nel nulla assoluto. Nell’insensatezza. Ah, mi duole la testa al solo ricordo.
 
… Nel frattempo scrivo…
 
Scrivo questo sfogo, parole che nessuno leggerà e che non hanno motivo di esistere, ma ne ho bisogno. Scrivere è l’unico modo che ho per mantenere intatta la mia sanità mentale, per non cadere nel baratro della follia –come qualcuno vorrebbe-. Non cedere alla tentazione è dura, le voci nella mia testa assalgono l’ultimo barlume di ragione che mi è rimasto.
 
***
 
Egli si presentò a noi comuni mortali come Il Salvatore, come colui che avrebbe liberato la razza umana dall’illusione della realtà, facendoci vedere ciò che si nasconde al di sotto del velo dell’inconoscibile e dell’imperscrutabile. La conoscenza assoluta. Chi non l’avrebbe mai desiderata?
Io rimasi a dir poco scettico dai suoi discorsi, intravedevo una malsana luce d’ironia e beffa nell’unico occhio che mostrava, contornato da un’iride dorata, il suo era uno sguardo colorato d’insania e capricciosità, m’ incuteva un certo timore.
Molti lo chiamarono l’Occhio della Provvidenza, che tutto vedeva e sapeva; l’aria di mistero che lo circondava avvalorava la teoria per cui lui non provenisse da questo mondo, ma da una dimensione parallela che la nostra mente inconsapevole non sarebbe nemmeno in grado di concepire. Solamente una volta, una volta soltanto, aveva pronunciato il suo nome – sempre se quello fosse il suo nome reale-. Si presentò come Bill Cipher. Nessuno però lo chiamava in quel modo, come se non si sentissero abbastanza degni di nominarlo. Avevo l’impressione che quell’essere avesse fatto loro il lavaggio del cervello. Il Bulbo Onnisciente, anche così veniva chiamato, con le sue parole piene di ispida saggezza, di contorta benevolenza, riuscì a dominare anche gli animi più inquieti e ribelli. Giurava potere e prestigio a tutti coloro che l’avessero seguito e adorato. Ai fortunati che si fossero sottomessi a lui avrebbe mostrato i segreti del mondo, avrebbe donato ad essi una conoscenza che si spingeva al di là di ogni fantasia terrena, giacché tali conoscenze provenivano dallo spazio cosmico. Un vaso di Pandora che racchiudeva i celati misteri dell’Universo, qualcosa di fin troppo vasto e sconfinato da poter realizzare autonomamente, e non sarebbero bastate vite intere per raccontare, o anche solo spiegare, tali meraviglie e oscurità, dal momento che la mente sarebbe esplosa come un palloncino sovraccarico di elio. Invece lui poteva farlo. Mostrava alle persone ogni genere di cosa, qualunque sogno volessero e bramassero. Peccato che le conseguenze che ne derivano fossero devastanti, fortunato chi riuscì ad uscirne vivo ma, inevitabilmente, cambiato, spremuto come un limone da ogni capacità intellettiva. 
Io non mi lasciai incantare dalle sue promesse d’eternità, che alle mie orecchie suonarono come bugie impacchettate a regola d’arte da sembrare verità. In qualche modo non mi fidavo. Per questa ragione mi allontanai dagli altri che, al contrario mio, erano ceduti alle sue lusinghe.
Non ho la minima idea, e non desidero nemmeno saperlo, cosa quei malcapitati avevano veduto all’interno del suo occhio. In esso era presente l’infinito, la galassia sconfinata della consapevolezza. Il senso dell’esistenza, alcuni dicevano di aver appreso ciò, altrimenti la verità –di quale verità si trattasse, non oso immaginarlo-. Fatto sta che nessuno ne uscì incolume.
Delle voci mi giunsero alle orecchie diverse settimane fa, un mese dopo l’ascesa del Demone, si vociferava che qualcuno fosse riuscito a scappare dalla visione onirica, quella che Cipher mostrava alla vittima, prima di cadere completamente in preda alla follia. Chiunque scrutava all’interno del suo Occhio ne rimaneva imprigionato, incapace di voltare lo sguardo altrove, si veniva immobilizzati da una forza invisibile e micidiale, impossibilitati anche a chiudere gli occhi si andava incontro alla morte. Si guardava la morte in faccia. Il suo occhio era una vera e propria palla di cristallo in grado di rivelare ogni epoca, luogo ed esistenza, così come avvenienti, disgrazie, paure e sogni. Alcune persone avevano visto la loro stessa dipartita al suo interno, altri avevano appreso la morte dei loro cari, oppure fatalità e scene talmente tanto violente che il solo pensarle farebbe salire la nausea anche all’uomo più coraggioso del mondo. Un cinema delle atrocità, uno schermo che proiettava ogni sorta di depravazione, follia e crudeltà.
Quel giorno una persona, non sono sicuro se definirla fortunata o meno, riuscì a fuggire dal proprio sciagurato destino, anche se la sua mente ne era rimasta compromessa, così come il suo corpo.  L’uomo spiegò tra le lacrime, i singhiozzi e gli scatti d’ira ciò che aveva intravisto all’interno dell’occhio che tutto vede, si trattava di quello coperto dalla benda, nascosto e inaccessibile. Evidentemente l’altro occhio era solo un mero oggetto decorativo, che assumeva una normale funzione visiva. Non mi stupisco più di tanto, in realtà. Ormai non mi stupisco più di nulla.
Il fuggiasco si trovava in condizioni misere e disarmanti, pareva che si fosse autoinflitto ferite e lesioni, come se avesse combattuto contro una bestia feroce, e quasi non venne riconosciuto dai propri amici per quanto le sue condizioni erano allarmanti. La sua fronte era aperta da una profonda ferita da cui sgorgavano scie di sangue, il poveretto aveva sbattuto la testa contro il muro talmente tante volte che molti si chiesero come fosse possibile che ancora riuscisse a camminare e parlare, anche se in modo delirante e disordinato. Il suo stesso volto era coperto da grumoli di sangue, aveva detto di essere divenuto cieco, i propri occhi gli bruciavano e non riusciva più ad aprirli. Come se avesse osservato il sole troppo a lungo, o fosse stato colpito da una luce fin troppo radiosa e accecante, tanto che sentiva un fuoco bruciare all’interno della propria testa.
L’unica cosa a cui posso pensare è che il pover uomo avrebbe fatto qualunque cosa pur di dimenticare le atroci visioni che il Demone gli aveva inflitto. Si era martoriato e auto-lesionato perché la propria mente non era più in grado di reggere tale supplizio, tanto valeva farla finita e cercare la pace interiore annullando completamente i propri sensi e la propria vita, che ormai non aveva più senso di essere vissuta e salvata. Quello difatti fu il destino a cui andò incontro quell’uomo; il suo corpo senza vita venne trovato diversi giorni dopo accasciato a terra, in una pozza di sangue rancido, il proprio. Egli si era conficcato due coltelli negli occhi, deduco che quelle visioni continuassero ad essere proiettate nella sua mente anche senza che il demonio gliele mostrasse, le aveva memorizzate, divenendo parte integrante di lui. Inutile dire che il suo gesto portò tutti gli altri a provare una paura indescrivibile, e iniziarono a chiedersi dove potessero nascondersi e cosa avessero potuto fare per surclassare il potere del Demone che pareva essere invincibile e invulnerabile ad ogni tipologia di arma, esplosivo e marchingegno tecnologico, nonostante pochi avessero l’effettivo coraggio di affrontarlo o soltanto parlargli.
Dubito comunque che qualcuno lo avrebbe riconosciuto o trovato così facilmente, in fondo non si trattava di una creatura umana o animale, non apparteneva neppure a questa dimensione. Era indubbiamente un essere superiore dai poteri illimitati e indefinibili.
Qualcuno aveva anche affermato, soprattutto dopo essere stato vittima delle sue visioni oniriche e viaggi verso l’ignoto, che Cipher non possedeva un aspetto fisico effettivo, ma era in grado di mutare le proprie fattezze a suo piacimento in base alle situazioni e alle necessità. La maggior parte delle volte, quando si presentava al cospetto delle persone comuni, appariva come un giovane adulto dalla capigliatura dorata, come la propria carnagione che assumeva delle sfumature bronzee in base alla luce solare che l’accarezzava, dava l’impressione di provenire da un qualche paese esotico e primordiale. I suoi stessi capi d’abbigliamento erano stravaganti ma, al tempo stesso, eleganti e ricercati, di certo non era una persona di cui ci si dimenticava facilmente. Il cilindro che portava sulla testa lo faceva apparire come una sorta di mago, un illusionista, di quelli che fanno uscire i conigli dal cappello o che segano le assistenti in due. Quel genere di maghi che non si prendono sul serio e che si rivelano essere truffatori esperti. Senza alcun dubbio, lui non era esattamente una brava persona, o entità benevola, né tanto meno le sue intenzioni erano caritatevoli, ma di sicuro i suoi trucchi di magia non erano ciarlatanerie qualsiasi né imbrogli, poiché esercitava sulle persone un controllo e un potere reale, portandole a compiere atti di atroce pazzia e violenza sia verso sé stesse che verso gli altri e ciò la diceva lunga su quanto la sua stregoneria fosse pericolosa e concreta. Altri individui lo avevano scorto sotto spoglie differenti e particolari, i loro resoconti su tali esperienze erano ingarbugliati e sconclusionati, visto che faticavano a raccontarli come se la loro stessa memoria li ingannasse. Parlavano di quell’esperienza come fosse un sogno, ovvero qualcosa di non vissuto realmente ma inconsciamente. Tante persone non rammentano i propri sogni, o di essi ricordano solo vaghe sequenze ed episodi, come quando si tenta di evocare un avvenimento di un passato remoto, e con non poca fatica si riescono a mettere insieme i pezzi del puzzle e ricordare per filo e per segno ogni elemento. Queste stesse persone dicevano di aver incontrato Cipher in sogno, che gli era apparso come una specie di divinità mistica e arcana, dai meandri della loro mente tormentata e indifesa.
Gli episodi che descrivevano non erano distinti e chiari, ci sarebbe voluta l’interpretazione di uno psicologo esperto per comprendere al meglio il significato dei sogni di quei soggetti ma, da come la situazione era mutata in peggio, gli stessi professionisti della mente umana avevano bisogno a loro volta di consultare uno strizza cervelli, perché tutta la città sembrava essere caduta nel caos più totale. L’anarchia dominava su tutto e tutti e chiunque poteva essere un amico o un nemico. Non ci si poteva fidare di nessuno, a volte nemmeno di sé stessi.
L’elemento che i sognatori rammentavano più frequentemente, un aspetto comune e su cui ognuno di loro concordava, era la forma attraverso cui la creatura demoniaca si mostrava nei loro incubi, tutti lo avevano definito come una figura geometrica, per essere più precisi come un triangolo. Tali affermazioni equivalgono a mere supposizioni e non a fatti veri e propri, considerando che tutte queste persone fossero mentalmente instabili, e si parla di un mostro in grado di tramutarsi in tutto ciò che desidera. Non mi stupirebbe il fatto che esso volesse prendersi gioco delle loro fragili e malandate menti facendogli vedere ciò che di più insensato esiste al mondo.
Tante furono le vittime di Bill Cipher, coloro che si sono lasciati ingenuamente sopraffare dai suoi incubi e hanno visto la propria sanità mentale spezzarsi giorno dopo giorno.
Il solo pensiero di quelle persone, il dolore e il tormento che hanno passato, mi inquieta e mi demoralizza perché sono consapevole di non potermi nascondere per sempre.
Sono conscio del fatto che potrei essere proprio io il suo prossimo bersaglio, non perché rappresenti una minaccia, non sono nessuno e non penso di essere forte e determinato abbastanza per sconfiggerlo, o anche solo indebolirlo o spaventarlo. Chi voglio prendere in giro?
Ho smesso di contare i giorni, le settimane, che mi hanno separato da lei, da una delle persone più importanti della mia vita. Colei che mi è stata portata via e che ho visto delirare e spegnersi davanti ai miei occhi, infettata dal virus mortale che è quel Demone. Insaziabile e incontentabile, pare che non abbia pietà di niente e di nessuno.
Non conosco neppure il motivo che mi spinge a scrivere queste pagine, forse per mantenere stabile la mia razionalità, per distrarmi dal male che ha preso possesso del mondo. Per non pensare a lei. A loro. Alle persone che ho perduto, che sono state portate via sotto ai miei occhi increduli e spaventati.
Però un po’ è utile, scrivere, malgrado rammentare quei ricordi, gli avvenimenti che sono successi fino a questo momento, mi faccia atrocemente soffrire, è un buon metodo. Un modo per esorcizzare la paura, come se la realtà, se raccontata su carta, sparisse. Come se stessi scrivendo un romanzo di fantascienza o dell’orrore, anche se vorrei che i fatti qui riportati non fossero reali… Un’illusione che è destinata a finire nel momento in cui chiudo questo diario e quelle terribili memorie prendono vita nella mia mente e mi impediscono di dormire, di sognare, difatti tento di non addormentarmi, giacché non voglio ritrovarmi sotto il controllo del demone che è in grado di proiettarsi nei sogni degli uomini. Per questo faccio il possibile pur di rimanere sveglio, anche se è dura e molte volte non ci riesco.
E continuo a scrivere ad un destinatario sconosciuto, al futuro che non giungerà mai, al sole che sorgerà inconsapevole della catastrofe che si sta abbattendo su di noi. Che si è già abbattuta.
Scrivo continuando ad illudermi in un domani migliore, sperando che questo sia solo uno scherzo. Un incubo. Che io possa svegliarmi ora e ritrovarmi nel mio letto, accanto al suo. Che possa alzarmi e vederla ronfare calma e serena, vederla sorridere mentre sogna l’amore, e sarei finalmente calmo, consapevole che tutto questo era solo frutto della mia mente stanca… Purtroppo ciò non avverrà perché nulla di codesto presente è un brutto sogno. Quando la stessa realtà diviene un incubo, qualcosa dal quale non ci si può svegliare, è inutile aggrapparsi alla speranza. Illudere sé stessi fa parte del dolore, del gioco, della vita. Ma continuerò a scrivere finché mi sarà concesso.
A te, lettore dell’ignoto, che sfogli questa mia testimonianza, ti auguro che mai ti capiti quel che è capitato a me e che continuerò a raccontarti fin quando sarò in vita.
 
D.P.



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∆  N.D. A. ~
 
Buon salve,
Lieta che siate giunti fin qua, non me lo aspettavo.
Mi auguro che questo capitolo vi sia piaciuto almeno un po’, forse è un pochettino diversa dalle solite storie che si leggono qui, uhm… Infatti volevo spiegare alcune cosette, ok…
La storia è liberamente ispirata a uno dei racconti di Lovecraft intitolato Nyarlathotep che consiglio di leggere perché è molto interessante.
Se conoscete l’universo Lovecraftiano avrete capito dove voglia andare a parare, difatti è palese che Bill sia ispirato ai mostri di Lovecraft, soprattutto a Nyarlathotep, difatti ho tentato di essere fedele allo stile dell’autore.
Inizialmente volevo scrivere un solo capitolo auto-conclusivo però forse ne aggiungerò altri due o tre, non saprei. Non dico altro, vi ringrazio ancora per la lettura ~


 


 
   
 
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