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Autore: Illisse    26/12/2016    1 recensioni
"Non importa che voi siate abituati, che il tempo abbia temprato la vostra corazza, che il cuore vi si sia riempito di spine e la bocca di bile. Non importa. Perché le delusioni, quando arrivano, non hanno pietà. Nessuno sconto vi sarà fatto e, indipendentemente dal vostro passato, vi faranno male. Il dolore di una nuova delusione rinnova quello delle precedenti. E ogni volta che vi sembrerà di aver toccato il fondo, precipiterete ancora e ancora. Farà sempre male, ogni volta, come la prima, più della prima."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quante volte avete creduto di conoscere una persona? Quante volte vi è capitato di dire: “Lo conosco. Non lo farebbe mai.”? Quante volte siete stati smentiti? Chi sostiene di conoscere davvero qualcuno è un folle. I suoi pregi ed i suoi difetti, le sue  paure ed i suoi desideri. È  tutto racchiuso in un corpo, in un nome. Il nome è tutto ciò che ancora so di lui. Mi guarda con uno sguardo che non conosco, mi parla con una voce il cui suono mi è così poco familiare, mi tocca con mani che non sono le sue. Non oppongo più resistenza da un po’ e lascio che mi rinchiuda ancora una volta in questa stanza gelida e spoglia, la mia casa da parecchio tempo ormai. Nonostante la rassegnazione, non chino mai il capo. Scruto nei suoi occhi neri, due fessure su un volto barbuto e irato, perché so che questo lo infastidisce. Odia quando gli oppongono resistenza, quando lo contraddico e gli mostro che forse, nonostante tutto, posso ancora farcela. Lo vedo accigliarsi ed avvicinarsi a me. Mi sfiora i capelli, ne stringe una ciocca tra le mani e se la porta alle labbra.
–“ Hanno lo stesso buon odore di una volta.”
–“ Non toccarmi.”- sibilo. La mia sfrontatezza lo manda in bestia e con un solo rapido movimento le sue dita lasciano cadere i capelli e si  stringono attorno al mio collo. La presa è così forte da riuscire ad alzarmi di qualche centimetro dal pavimento. Boccheggio e mi divincolo, ma lui non molla, anzi, spinge con il pollice sulla mia trachea.
 –“ Non sarebbe bello sentire il rumore di questo tuo fragile collo spezzarsi?”- Chiudo gli occhi e concentro i miei pensieri su un nostro bel ricordo, molto diverso da ciò che sto vivendo ora. Ricordare è dolcissimo e straziante al tempo stesso.  Poi la presa si allenta e l’aria ricomincia a circolare nei miei polmoni.
-“ Così è troppo facile.”- sogghigna.
Mi lascio crollare a terra tossendo e asciugando dal viso le lacrime che inconsapevolmente ho versato. Non piango perché sono quasi stata strangolata, quello che provo è un dolore molto più in profondità: quello della perdita. In quel momento capisco che non avevo mai smesso di sperare che un giorno lui tornasse da me. Adesso, invece, so di averlo perso per sempre. Si accovaccia accanto a me ed  io, terrorizzata, mi ritraggo quanto posso, ma pochi movimenti e sono già con le spalle al muro.
 -“ La vedi anche tu?”-  sussurra al mio orecchio.
– “ Di che parli?” –
 - “ Della nascita della mia maschera nei tuoi confronti.”- sorride compiaciuto, poi si alza  e va via, abbandonandomi sul pavimento, tremante come una foglia su un manto innevato. Sento la chiave muoversi nella serratura e finalmente tiro un sospiro di sollievo. Non sono mai stata così contenta di ritrovarmi nella mia prigione.
Il dolore è un assassino che uccide lentamente. È un mostro dalle molteplici facce, che agisce per vie traverse e senza preavviso. Molto spesso in lui amiamo crogiolarci, rinchiudendoci nella sua prigione, come se fosse tutto ciò che ci tenesse ancora attaccati alla terra. Il dolore è il nostro porto sicuro quando tutto il resto ci sembra svanito. Ho scritto queste parole in un momento di grandissima sofferenza per me. Ammetto di averlo affrontato nel peggiore dei modi: ho lasciato andare tutto, eccetto il mio dolore. Non ho mai fatto nulla per scacciarlo realmente, anzi, come un caro amico, lo tenevo stretto al petto la sera, prima di addormentarmi. Solo quando ho realizzato che la sua compagnia non era più gradita, Lui mi ha lasciata andare. Non fatevi abbattere dal dolore. So che all’inizio può essere difficile, ma provateci. Non fidatevi di quel falso amico, che lentamente vi mangiucchia la felicità. Perché non importa che voi siate abituati, che il tempo abbia temprato la vostra corazza, che il cuore vi si sia riempito di spine e la bocca di bile. Non importa. Perché le delusioni, quando arrivano, non hanno pietà. Nessuno sconto vi sarà fatto e, indipendentemente dal vostro passato, vi faranno male. Il  dolore di una nuova delusione rinnova quello delle precedenti. E ogni volta che vi sembrerà di aver toccato il fondo, precipiterete ancora e ancora. Farà sempre male, ogni volta, come la prima, più della prima. Ma non è un’utopia pensare che il dolore possa essere sconfitto. C’è così tanta forza in ognuno di noi da permetterci di morire e rinascere come le fenici. Non dimenticatelo nei momenti bui, quando avrete perduto lo scopo della vostra vita o i vostri punti di riferimento. Mi rivolgo specialmente a chi sta vivendo un momento particolarmente difficile. Vi auguro di rinascere come la fenice. Io lo so che siete forti.
 
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Ehi, ragazzi. Mi scuso per questo ‘augurio’ così deprimente, ma ci tenevo a scrivervi qualcosa per il nuovo anno. Il mio 2016 non è stato particolarmente entusiasmante. Mi sono ritrovata spesso sola e senza meta, abbandonata da persone che hanno indossato più volte maschere diverse. Ho vagato a lungo e solo dopo molte peregrinazioni ho ritrovato me stessa. Sono rinata e in parte lo devo alla scrittura, a questa mia immensa passione, e a voi che mi leggete. Grazie di cuore. Buon anno <3
P.s A breve uscirà il capitolo di Memento. Non perdetevelo!
   
 
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