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Autore: elyxyz    24/05/2009    28 recensioni
Una domenica al Luna Park; un giro in giostra, un tuffo nei ricordi.
Se non avesse guardato la giostra delle tazze, non avrebbe mai confessato a nessuno questa parte privata della sua vita. Solo Kyoya sapeva qualcosa, e neanche tutto.
Ma si era confidato con lei perché il suo silenzio e la sua riservatezza lo incoraggiavano. Sapeva che poteva fidarsi di Haruhi. Non era la prima volta che accadeva, e dopo averlo fatto si sentiva sempre un po’ più leggero.
(...) “Un giorno, mi piacerebbe farti conoscere mia madre, credo che la affascineresti. E dopo potrei offrivi il tè, nelle tazze della mia infanzia.”
(Tamaki Suou e Haruhi Fujioka [friendship o pairing ad interpretazione personale]; il resto degli host ha una presenza marginale.)
Vincitrice del Contest su Host Club “These Sweet Days” indetto dal Forum Collection of Starlight
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Haruhi Fujioka, Tamaki Suoh
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Teacup

EDIT: grazie anche ai vostri voti, la mia fic ha vinto il concorso, classificandosi prima!! ^_____^

Grazie di cuore, sono felicissima!

 

 

 

Questa storia partecipa al ContestThese Sweet Days indetto dal forum COS Collection of Starlight.

Le regole d’ingaggio prevedevano:

 

~ La storia deve essere ambientata in un Luna Park.
~ Una giostra deve avere un ruolo centrale nello svolgimento della storia.
~ Un riferimento alla preparazione di un dolce.
~ Un riferimento a un gioco dell’infanzia.

 

Se, dopo averla letta, vorrete votare per farla vincere, troverete il link del sondaggio alla fine.

Grazie dell’attenzione e buona lettura.

 

 

Questa è la mia seconda fic su Host Club *__* (giusto ieri ho preso tra le zampine il primo volume in ristampa, gioia e giubilo! ^O^) e trovo doveroso ringraziare per le bellissime parole di commento che ho ricevuto per la prima ficHaruhi’s Melody (My Awareness).

26 recensioni sono andate ben oltre le mie più rosse aspettative.

A voi, il mio grazie più sincero.

Ely

 

 

<>O<>O<>O<>

 

 

 

 

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Teacups Fair & Blackberry Pie

 

[Childhood Memories]

 

 

 

 

“Sarà una giornata perfetta!” aveva esclamato Tamaki, congratulandosi con se stesso per la brillante idea che aveva avuto. “Estremamente proficua!”

 

Haruhi, al suo fianco, lo guardava perplessa: “Sinceramente, senpai, io non capisco la necessità di tutta questa segretezza.”

 

“Vedi, mia cara: per carpire le preferenze ludiche della plebe, bisogna mescolarsi ad essa e studiarla con occhio critico!”

 

“Ma…”

 

“Ricorda che questa non è una visita di piacere!” aveva agitato l’indice verso di lei, con chiaro intento di negazione. “L’Host Club è qui, questa domenica, per osservare e fare tesoro, di modo che le nostre clienti siano sempre soddisfatte! Vedrai, quando costruiremo il nostro Host Park, rimarranno estasiate!” aveva gongolato.

 

La ragazza aveva sospirato, rassegnata. “Tamaki senpai, il parco dei divertimenti in costruzione apparterrà alla famiglia di Ootori senpai, non al nostro club… e poi non credo che così passeremmo inosservati…” aveva indicato un’anonima divisa blu alla marinaretta che era stata costretta ad indossare per l’occasione.

 

Il giovane Suou, che portava l’equivalente uniforme maschile, aveva raddrizzato con orgoglio il proprio colletto inamidato. “Abbigliati in questo modo, ci confonderemo con le folle studentesche proletarie e faremo meglio il nostro lavoro di investigazione!”

 

Fujioka aveva raccolto la propria pazienza prima di parlare. “I ragazzi proletari non girano in divisa nei momenti di svago, soprattutto di domenica!”     

 

Il bel volto del Lord si era gelato all’istante. “Ah.” Si era chinato affranto a terra, a fare cerchietti col dito nella polvere. “Ma non potevi dirmelo prima?” aveva piagnucolato.

 

“Ci ho provato diverse volte, però non mi hai dato retta.”

 

“Ne sono mortalmente dispiaciuto, Haru-chan!” si era scusato, stringendole le mani con le proprie. “E’ imperdonabile, da parte mia, non aver dato ascolto ai tuoi saggi consigli…

 

“Ormai è tardi, senpai.” Lo aveva liquidato, sciogliendo il contatto senza tante cerimonie.

 

“Potremmo comunque approfittare dell’occasione, eh?” aveva proposto, speranzoso, con gli occhioni luccicosi spalancati.

 

Additando la familiare combriccola che li aveva preceduti in fila all’entrata, Haruhi aveva assentito. “Credo che gli altri lo stiano già facendo!”

 

S’erano quindi incamminati per raggiungerli, lasciando vagare lo sguardo davanti a loro, dove decine di famiglie e loro coetanei si stavano svagando, tra musiche un po’ stagionate, giostre variopinte, palloncini colorati e schiamazzi di paura e divertimento.

 

 

Quando, il giorno addietro, Tamaki aveva esordito con una sua ennesima trovata - stavolta sui Luna Park -, i ragazzi avevano accolto l’idea con entusiasmo e Haruhi si era rassegnata a seguirli, benché quella domenica pomeriggio avesse programmato di fare il bucato.

Nessuno le avrebbe tolto di mente che quell’azione di spionaggio non fosse altro che un pretesto per passare del tempo insieme a divertirsi. Ma in fondo stava bene con loro, perciò non aveva rifiutato.

 

 

E così era finita col farsi trascinare tra le bancarelle e le varie attrazioni: i gemelli avevano fatto ben cinque giri di filato sulle montagne russe, sfidando il loro buonsenso e il loro stomaco; Honey e Mori avevano effettuato una gara di tiro al bersaglio, lasciando sul lastrico il povero ambulante: avevano sbancato praticamente tutti i premi a disposizione e siccome Haninozuka senpai era certo che il suo coniglietto si sarebbe offeso se avesse adottato un altro animale, aveva lasciato ad Haruhi l’intera vincita. Alla fine, il buon cuore di lei aveva prevalso, facendola rinunciare al generoso regalo offerto. Ma i ragazzi avevano insistito a tal punto da costringerla ad accontentarsi almeno di un gigantesco cane di pezza morbidissimo, - che Mori si era offerto di portarle, data la mole consistente - due bambole di pezza dall’aria vagamente inquietante, una papera quaquereggiante e un orsetto dolcissimo a cui nessuno - le aveva detto Tamaki - avrebbe saputo resistere.

 

La tappa successiva li aveva portati alle bancarelle dei dolci, tra mele caramellate e zucchero filato, per la gioia di Honey senpai.

Poi avevano assistito allo spettacolo di magia di un esperto illusionista; avevano fatto un giro sul trenino elettrico che percorreva il perimetro dell’intero parco, avevano messo ai voti l’idea di entrare nella casa dei mostri.

Sull’immensa ruota panoramica, avevano ammirato il paesaggio dall’alto, dove le persone sembravano piccole piccole e dove si era scoperto che Ootori senpai preferiva di gran lunga rimanere con i piedi a terra, ma lui avrebbe negato questa sua debolezza sino alla morte. La loro.

 

Glissando le battutacce dei gemelli con una freddezza austera che prometteva future ritorsioni, Kyoya si era seduto su una panca di legno sotto l’ombra di un albero, bofonchiando qualcosa su una transizione urgente da completare, e aveva infilato il naso nel palmare, ignorandoli tutti.

 

Le due pesti si erano allora fiondate sulla giostra più vicina, aspettando che sbollisse l’arrabbiatura, e avevano trascinato gli altri con loro, istigandoli all’ennesima gara. Non che la giostra delle tazze girevoli fosse esattamente ‘la competizione per eccellenza’, ma con quei due diavoli ogni pretesto era buono.

Alla fine, avevano persuaso il piccolo Honey, e il senpai li aveva seguiti, scortato dall’inseparabile cugino; mentre Tamaki, Haruhi e i pupazzi vinti avevano gentilmente declinato l’offerta e si erano appoggiati alla balaustra che circondava l’attrazione restando a sorvegliarli.

Benché i sedili fossero ampi, Kaoru e Hikaru avevano preso possesso di una tazza a testa, giurandosi un duello all’ultimo sangue. Invece Haninozuka senpai se ne stava appollaiato sulla spalla di Mori senpai, mentre questi faceva girare la loro giostra ad una velocità più moderata e, quando passavano accanto ai loro amici spettatori, li salutavano allegramente, intanto che i gemelli si sbracciavano invano, nel tentativo di girare su se stessi il più velocemente possibile.

 

“Non so se mi preoccupano di più quando sono in combutta o in competizione tra loro!” scherzò Fujioka, impostando un tono semiserio.

 

Neanch’io!” convenne il giovane, lanciando un’occhiata all’amico in disparte. “Ma credo che Kyoya troverà il modo di vendicarsi, prima o poi.”

 

“Il senpai è ancora arrabbiato?” si interessò Haruhi, guardando il ragazzo moro intento a trafficare col piccolo, inseparabile portatile ipertecnologico. “Vado a chiedergli come sta.”

 

Qualche istante dopo, la ragazza si rimise al fianco del Lord.

 

“Perché hai uno sguardo così stupito?”

 

Ootori senpai dice che ha scattato delle foto dei ragazzi mentre sono sulle giostre e le sta rivendendo alle nostre clienti in un’asta on-line.” Dichiarò, sconcertata.

 

Ma Tamaki, anziché biasimarlo, sorrise gioioso. “Benissimo, il nostro club ha continuamente bisogno di nuovi fondi per poter offrire sempre il meglio alle nostre preziose principesse!”

 

“E allora perché non ti unisci al gruppo per contribuire?” lo incitò, con un vago tono di delusa recriminazione.

 

“Non si abbandona da sola una gentile fanciulla, anche se è l’Host Club a richiederlo.”

 

“Non ti preoccupare, senpai, so badare benissimo a me stessa!” protestò lei, ma non ottenne la risposta che si aspettava.

 

“In verità… Oggi niente lavoro.” Confessò candidamente, accarezzando l’orsetto che si era ritrovato in braccio.

 

Quindi era vero, si disse lei. La missione sotto copertura aveva in realtà un secondo fine.

 

Sai, Haru-chan? Non ero mai andato in un Luna Park, prima d’ora.” Riprese d’un tratto, senza curarsi del discorso precedente. “Non ne ho mai avuto l’occasione.”

 

“Intendi dire che hai frequentato solo intrattenimenti per ragazzi ricchi?”

 

“No, neppure quelli.” Sorrise in modo nostalgico. “Eppure, questa giostra con le tazze mi è in qualche modo famigliare, mi riporta alla mia infanzia.”

 

Haruhi avrebbe voluto chiedere il perché, ma attese che fosse lui a parlare, se avesse voluto confidarsi con lei.

 

“Rideresti, se ti rivelassi che da piccolo passavo il tempo a bere del tè? So che può sembrare un’affermazione poco virile, detta così, ma...

 

“Io non ci trovo niente di male nel bere del tè, senpai.” Dichiarò, con l’abituale tono pratico.

 

“Ma io non sto parlando dell’iniziazione alla nobile scuola dell’onorevole arte Chado!”

 

“Oh, neanch’io.” Chiarì lei. “La pace in una tazza di tè.” Recitò ridondante. “E’ una bellissima filosofia di vita, certamente; ma lo è altrettanto centellinare un infuso da una tazzina, dividendo il tempo con una persona che ami.”

 

Tamaki sussultò sorpreso, colpito dalla sconvolgente semplicità con cui Fujioka aveva delineato quel pezzo della sua vita e i sentimenti ad essa collegati.

 

“L’antica cerimonia del tè l’ho imparata qui in Giappone, per compiacere mia nonna. Ma hai ragione tu: sono altri, i riti che ho imparato ad amare. Si zittì un istante, per raccogliere le idee o forse il coraggio. Poi riprese. “Mia madre era di salute cagionevole, non poteva allontanarsi da casa, non sarebbe riuscita ad accompagnarmi in un posto come questo.

Perciò, passavo le mie giornate con lei, le tenevo compagnia suonandole il pianoforte, leggevamo libri di avventura e di luoghi che non avremmo mai potuto visitare.

Durante i nostri lunghi pomeriggi, quando si sentiva un po’ meglio, scendevamo in cucina e preparavamo assieme la merenda.

C’era uno sgabello su cui salivo per raggiungere la giusta altezza del tavolo, e disponevamo le ciotole, i componenti dosati, il mattarello per stendere la pasta, l’acqua, le formine per i biscotti o la tortiera da imburrare.

Era bello giocare con la farina, mescolare gli ingredienti, sbirciare nel forno la lievitazione, o se era giunto il punto di cottura.

Io stesso andavo dietro casa nostra, nel pollaio, e raccoglievo le uova fresche deposte dalle galline; successivamente mi recavo nell’orto che c’era di fianco e sceglievo i frutti freschi che avremmo usato per la guarnizione.

Per quanto la nostra cuoca fosse brava, le torte che cucinavamo io e la mamma avevano un sapore speciale. Quella con le more era la migliore in assoluto, la mia preferita.

Poi preparavamo il tè, che avremmo bevuto insieme.

Maman aveva un’intera collezione di chicchere pregiate, e io mi divertivo a servirglielo, scegliendo ogni giorno un servizio diverso.

 

Haruhi si raffigurò nella mente l’infinità di volte in cui aveva visto il Lord riempire le tazzine alle tante ospiti, con gesti misurati e accorti, e soprattutto con impegno e devozione, come se fosse un rituale antico da far rivivere.

 

“Alle volte, quando non riusciva ad alzarsi, facevamo finta di cucinare le torte lì, sul letto, ci inventavamo gli ingredienti con le cose che lei aveva nella stanza. Niente torte di terra e fango, beninteso, ma il libro sul comodino diventava un vassoio intarsiato; i suoi orecchini di perle erano dolcetti ricoperti di glassa; il lenzuolo era la tovaglia, naturalmente. Io sceglievo le tazze ugualmente, e fingevamo di sorbire un tè verde, una tisana al gelsomino o un infuso di bacche e ribes.

 

“Non… non ti mancavano degli amici con cui giocare?” si sorprese a chiedere.

 

“Forse. Ma ero felice di starle accanto. Lei era tutto il mio mondo.”

 

Mentre si sistemava la frangia bionda con finta noncuranza, non si arrischiò a incrociare i loro sguardi.

Se non avesse guardato la giostra delle tazze, non avrebbe mai confessato a nessuno questa parte privata della sua vita. Solo Kyoya sapeva qualcosa, e neanche tutto.

Ma si era confidato con lei perché il suo silenzio e la sua riservatezza lo incoraggiavano. Sapeva che poteva fidarsi di Haruhi. Non era la prima volta che accadeva, e dopo averlo fatto si sentiva sempre un po’ più leggero.

 

“La vedi quella color verde intenso, con bordo e manico con le rifiniture gialle?” attese che lei la inquadrasse.

 

“Quella occupata da Kaoru?”

 

“Non so se è Kaoru o Hikaru…” ammise. “Ma certamente è una buona imitazione di una tazza ‘Ginori’.”

 

“Ne riconosci altre?” s’interessò lei, incuriosita dall’insolita lezione.

 

“Quella su cui siedono Honey e Takashi-kun è una ‘Meissen’ e… questa, che sta girando vicino a noi, è una ‘Wedged’; l’altro gemello Hitachiin usa una ‘Worcester’, mi sembra.”

 

“E poi?”

 

“La ‘Roslyn’ ha i fiorellini con i petali gialli, la parte centrale è quasi arancione, e peduncoli sono rosso corallo. La scorgi là in fondo, dov’è seduta quella coppia di graziose signorine vestite in jeans.

 

“E la teiera?”

 

“E’ una ‘Biedermeier’, senza dubbio. Raffigurazione di scene esotiche, manico a riccio, una riproduzione abbastanza fedele. L’originale risale all’epoca napoleonica.

 

“E la tua preferita qual è?”

 

“La ‘Rosenthal’. Ha una lavorazione a rilievo, con gli inserti in oro su fondo avorio. Qui non c’è.”

 

“Ah, no?”

 

“Devo confessarti che in realtà è una coppa da consommé. Ma me ne sono innamorato la prima volta che l’ho vista. Aveva delle roselline adorabili.”

 

“Non sapevo avessi la stessa passione per le tazze di Suzushima senpai e Kasuga-chan!”

 

“Forse è così, ma per motivi molto differenti.” Concesse. “Un giorno, mi piacerebbe farti conoscere mia madre, credo che la affascineresti. E dopo potrei offrivi il tè, nelle tazze della mia infanzia.

 

“Sarebbe molto bello.”

 

Tamaki si rabbuiò. “Ma non so se…”

 

“Vedrai che prima o poi avremo quest’occasione!” lo persuase, convinta. “Comunque adesso non sei più solo, no? Ci siamo noi a tenerti compagnia! Però… senpai… se desideri che i ragazzi passino del tempo libero a divertirsi con te, non dovresti ricorrere a pretesti o sotterfugi. Dovresti essere onesto, perché loro sono tuoi amici. Sono certa che avrebbero accettato volentieri, se tu gliel’avessi chiesto.

 

Il Lord sorrise colpevole. “Hai ragione. Farò tesoro di queste parole.”

 

“Bene! E ora ti andrebbe di fare un giro in giostra?” propose lei, prendendolo per mano e trascinandolo verso la fila in attesa di salire.

 

“Ma…” Il ragazzo osservò riluttante i gemelli scatenati. “Non voglio che il giro sulle tazze diventi una sfida.”

 

“Non dovrà esserlo, se non vuoi. Aspetteremo che gli altri scendano, poi saliremo noi. Sarà un giro tutto nostro.”

 

“D’accordo.”

 

Mentre si dirigevano al cancelletto, Mori fece loro capire che sarebbe andato al chiosco delle torte lì di fronte, perché per Honey-senpai era tempo di fare merenda per la terza volta.

 

Haru-chan, desideri anche tu qualcosa?”

 

“No, grazie.” Rifiutò. “Però… senpai, posso chiederti una cosa?”

 

“Dimmi...

 

“Come mai non ti ho mai visto mangiare la tua torta preferita?”

 

“Perché conservo il ricordo di quel sapore. Niente reggerebbe al confronto.”

 

Haruhi arricciò le labbra in modo pensieroso.

“A me non piacciono i dolci, ma credo di aver capito.”

 

“Non so quando succederà, ma ti prometto che le torte di mia madre ti faranno cambiare idea!” promise il Lord, riacquistando il suo caratteristico buonumore. “Ti offriremo tè e gateau, i migliori del mondo, bien sûr!”

 

“Accetto.” Annuì lei, mentre Tamaki le cedeva cavallerescamente il passo, prendendole una mano e facendola accomodare nella tazza imbottita. “Ora però godiamoci questo giro. Niente passato o futuro. Solo questo.”

 

 

- Fine -

 

 

 

 

Disclaimer: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto.

Ho verificato i nomi delle tazze da tè, che sono realmente esistenti. Alcune riproduzioni vengono vendute ancora oggi. Ho attinto alle informazioni e alle descrizioni da vari siti web, in questo non vi è alcuna forma di appropriazione o di lucro da parte mia.

 

Note dell’autore:

Nella fic vi è un piccolo accenno all’episodio n°2 dell’anime, con Suzushima senpai e Kasuga-chan.

Chicchera = tazzina

Blackberry = mora di rovo

Gateau = torta, dolce

Bien sûr = certamente, certo.

 

“Il Gyokuro è il tè verde più pregiato, che viene raccolto una sola volta l’anno, costituito dalle gemme o al più la prima foglia. Dopo l’essiccazione può essere ridotto in polvere per produrre il Matcha destinato alle cerimonie del tè. (…)

La riunione è la manifestazione esteriore di una sensibilità interiore che viene acquisita attraverso lo studio e la disciplina del Chado "il percorso del tè".

Attualmente, le comodità ed i meccanismi moderni hanno alleggerito l’uomo dal lavoro più pesante, il tempo e la fatica richiesti per preparare una tazza di tè sembrano superflui. Ma una tazza di tè, preparata secondo i principi del Chado, è un rituale sviluppato per soddisfare i bisogni dell’uomo, per la tranquillità interiore. E’ un rito semplice ed essenziale che si può sintetizzare nella seguente frase: "La pace in una tazza di tè" (Peacefulness through one bowl of tea)”. [Info dal web]

 

 

Ed ora, un piccolo sforzo da parte vostra!

Se la mia fic vi è piaciuta, vi prego di votare per me in questo sondaggio, confermando brevemente con un commento il perché della vostra scelta (altrimenti il voto è nullo).

Ad ogni buon conto, se ritenete che un’altra fic sia più meritevole della mia, votate secondo coscienza.^^

 

Link per votare la fic (con i giudizi espressi dal Collegio di valutazione del forum):

http://fanfictioncontest.forumcommunity.net/?t=27850645

 

 

Per correttezza: link delle fic in gara oltre alla mia:

http://fanfictioncontest.forumcommunity.net/?t=27850578

 

 

Non è assolutamente obbligatorio presentarsi nel forum, per votare basta essere iscritti al circuito.

Se NON riuscite a votare, è perché non siete iscritti al circuito di forumcommunity, ma bastano pochi secondi per farlo!

 

Grazie dell’attenzione!

 

 

Risultati "These Sweet Days"

1° Classificato: elyxyz

 

 

 

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