Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: LoveEverlack    27/12/2016    1 recensioni
La principessa Aranel è figlia unica e futura erede del regno di Coldbridge
Alla morte di sua madre, o alla sua abdicazione, sarà lei a prendere il suo posto sul trono per guidare la popolazione che vive all'interno delle mura che circondano il Castello.
Ma cosa significa veramente essere L'Erede? Quel peso, Aranel, lo porta su di sé fin da bambina. L'erede di Coldbridge, infatti, non è solo quello che erediterà la corona ed il regno ma anche chi, da questa, ne riceve dei poteri diversi a seconda della leggittimità dell'erede.
Eppure Aranel, nonostante sia in procinto di festeggiare il suo compleanno, non è riuscita ancora a scoprire quale fosse il potere destinatole.
Eppure i segreti non durano in eterno tanto che si mostreranno tutti assieme sconvolgendo la vita della principessa, come la tormenta che colpendo il regno aveva dato inizio a tutto. I segreti inizieranno dal suo passato e dal quel potere, unico rispetto ai suoi predecessori, che la madre le aveva nascosto per proteggerla da chi, invece, voleva la corona solo per sé.
La storia che ho scritto è stata pubblicata anche su Wattpad
Genere: Avventura, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

"È come vi dico, madre! L'acqua del fiume stava bollendo!" l'ennesimo urlo si propagò dalle labbra di Aranel, che con la gola secca non ne poteva più di ribadire sempre lo stesso concetto. 
Sua madre, seduta sul trono, tese le labbra in una linea sottile, serrandole al massimo per mostrare tutta la sua rabbia. 
La Sala del Trono era vuota, fatta eccezione per loro due. Da quando la principessa Aranel era giunta al suo interno, trafelata per la corsa che aveva fatto e con abiti macchiati di polvere, tutti coloro che si trovavano al suo interno erano stati mandati via per lasciarla sola in compagnia di sua madre. 
Con un solo sguardo, sua madre aveva compreso dov'era andata e, se in un primo momento era stata preoccupata per la figlia, successivamente era divenuta offesa per quel comportamento che mostrava.

"Credevo di essere stata chiara, Aranel. Non saresti dovuta uscire dal castello, per iniziare, ma soprattutto non dovresti raccontare simili storie e far preoccupare il popolo!" nonostante il tono di voce non fosse particolarmente alto, nella risposta della Regina si poteva ben cogliere tutto il suo sdegno. Aranel provò a ribattere, ma aveva quasi l'impressione che sarebbe stato tutto inutile. 
Per questo, la principessa prese un profondo respiro, tentando di tornare ad un portamento migliore, così da farsi realmente ascoltare da sua madre che altrimenti non si sarebbe interessata a nessuna parola. In un moto di ribellione però, sempre impossibile da domare, la principessa strinse i pugni invisibili se coperti dal mantello che ancora stava indossando.

"La prego allora di mandare degli uomini a controllare, sono sicura di ciò che ho visto." la regina Lothierel alzò un sopracciglio e la principessa, sospirando, chinò di poco il capo. "La prego, regina."

Odiava quando sua madre la obbligava a comportarsi in quel modo, ma sapendo anche di non avere altra scelta si obbligava in quei momenti a far buon viso a cattivo gioco e a portarle quel rispetto che, solitamente, avrebbero avuto solo sudditi e servi del palazzo.

"Vieni qui." picchiettò la mano sul trono del re, facendole un cenno affinché si avvicinasse ad esso. Aranel, però, preferì rimanere in piedi accanto ad esso, non sentendosi ancora pronta a prendere quel posto che suo padre aveva occupato in passato. 
Sua madre sorrise, indicandole con un piccolo cenno del capo la cesta di fiori poco lontano, che aveva fatto portare per abbellire il palazzo laddove altre piante erano già appassite. Aranel la prese, da sopra il piccolo seggio in legno, portandola da sua madre e poggiandola sul suo abito verde.

"Tu sei come questo fiore, figliola." ne prese uno più piccolo, che doveva ancora sbocciare. 
Era sempre lo stesso esempio, quello, dal piccolo fiore sarebbe diventata presto regina. Doveva ancora trovare la sua specialità, ma sua madre era convinta che fosse solo nascosta da qualche parte. 
"Sei in procinto di sbocciare, ma al tempo stesso ti nascondi tra altre rose con il tuo mantello di normalità. Se solo ci provassi, potresti divenire la più bella di tutte." mosse la mano, facendo crescere il fiore con quel potere che, la Corona, le aveva permesso di avere
"Però ti ostini a prender tutto alla leggera. Tuo padre é quel fiore appassito che vedi in fondo alla cesta. È morto, rimarrà sempre nella nostra memoria, ma nonostante usi i miei poteri, quel fiore non tornerà. La rosa rossa, dalle punte rovinate sono io. Porto sulle mie spalle il bene del regno, ma non potrò durare a lungo. Presto toccherà a te, Aranel, prendere il mio posto e ci sono cose che devi imparare." posò dunque la cesta per terra, tenendo con sé solo quei tre fiori, con quello piccolo tornato alle normali dimensioni.  Con una mano, inconsciamente, la regina Lothiriel toccava i petali del fiore appassito ed una lacrima le solcava la guancia, bagnando questo e l'abito che indossava.

Aranel distolse lo sguardo, non sopportandone la pressione. Era difficile per lei ricordare il padre, aveva ricordi imprecisi, alcuni nitidi e altri erano solo delle mere immagini, che sua madre voleva invece sapere ricche di vita. Era morto durante un viaggio, anni prima una forte malattia lo aveva colpito e non era più riuscito a superarla. Si era spento pian piano, lasciando alla regina il compito di portare avanti il regno e di crescere sua figlia.
Aranel sapeva che alla fine Lothiriel sarebbe voluta essere diversa, più umana di quanto a volte lo fosse con sua figlia, ma il destino a cui era andata incontro aveva scelto per lei, obbligandola ad occupare da sola un ruolo che sarebbe spettato a due persone.

"Ho cercato di comportarmi come avrebbe fatto tuo padre. Sai bene che io non sono brava a cavalcare, ma tuo padre avrebbe voluto che tu sapessi farlo. Ti è stato insegnato ad usare l'arco, più per gioco che per altro, ma queste cose io non le avrei mai permesse." sospirò, riposando i fiori nella cesta e tenendo la figlia per mano. "Ciò che voglio dire è che ho cercato di fare del mio meglio per non farti pesare la mancanza e tu devi fare lo stesso. Manderò qualcuno, se può esserti utile, ma devi imparare a scindere i sogni dalla realtà. Coldbridge è un regno pacifico, ma non per questo impossibile da destabilizzare. L'acqua che bolle non è un qualcosa di cui parlare alla leggera e se qualcuno lo scoprisse, se vero fosse, potrebbe utilizzarlo contro di noi. Chiaro?" le strinse la mano, questa volta più forte, facendola annuire rapidamente nella speranza che lasciasse la presa. Sua madre sapeva incutere terrore se lo voleva, chiunque si trovasse davanti. E forse era stato quello il motivo per cui nessuno aveva per lungo tempo provato a minare la calma che da sempre aveva contraddistinto Coldbridge. Un talento, quello, che senza dubbio aveva colpito suo padre da giovane.
Era impossibile in fondo non ammirare quell'animo da combattente che caratterizzava Lothiriel, una pacata regina che finiva per essere allo stesso tempo ben più forte di chiunque altro. Sembrava quasi impossibile da scalfire, impossibile comprendere quanti anni avesse realmente. Lontana da chiunque altro, in nessun momento Aranel era riuscita a vederla debole, impaurita da qualcosa.

"Bene, ora raggiungi le tue camere e datti una pulita. La cena sarà servita con mezz'ora di ritardo, vista la tua interruzione." affermò, tornando alla solita compostezza che non riusciva a farla apparire come una madre, riprendendola nuovamente per quel suo arrivo che non era adatto in alcun modo a quello di una principessa.

"Certo, madre." con un piccolo inchino, Aranel si diresse verso le porte e le aprì. Due guardie erano lì a controllarne l'entrata e Leon, il consigliere reale, era fermo su di una sedia ad attendere che finissero.

"Principessa." la salutò, prima di richiudere la porta dietro di sé.

***
Nelle sue stanze, Aranel era tornata a giocare con la collana nella mano sinistra, firmando fogli con la destra. La cena era stata annullata,  regina e principessa avevano mangiato ognuna nelle proprie camere e, la ragazza, aveva mangiato solo del primo e un po' di frutta, rimanendo appostata al lato destro della scrivania, lì dove la vista dalla finestra era migliore.  Probabilmente qualche firma era andata anche male, aveva osservato più il fiume e la strana luce che credeva di cogliere ad intermittenza, piuttosto che quei fogli a cui doveva apporre il nome.
La curiosità però era troppa e lei, ovviamente, non poteva resisterle.

"Mi chiedo cosa sia." affermò, assottigliando lo sguardo per osservare fuori, ma senza molto successo. 
Un leggero bussare alla porta la ridestò da quella sua posizione e si affrettò a coprire tutti i fogli non firmati, per nasconderli alla vista di sua madre o di Elysia, qualora fosse stata una delle due donne.

"Avanti." una figura piuttosto bassa, dai capelli rossi legati in una piccola crocchia si fece avanti nelle sue camere. Non ricordava di quella ragazza, dunque con tutta probabilità era una cameriera assunta da poco o che per lungo tempo aveva lavorato unicamente nelle cucine.

"Principessa... sono venuta per la vostra cena." le sembrò quasi un sussurro, quello che uscì dalle sue labbra.  Non sapeva se affidare il tutto ad un tono di voce naturale o semplicemente ad un qualche imbarazzo che questa doveva provare nel trovarsi in sua presenza.

"Certo, vieni pure. È tutto sistemato sul tavolo, grazie." non senza una certa sorpresa, la ragazza osservò il vassoio ancora piuttosto pieno della principessa. Questa però aveva riportato l'attenzione alla finestra e dunque non aveva colto quel suo sguardo che sicuramente l'avrebbe spinta a domandarle che cosa la turbasse.

"Principessa, si sente bene?" Aranel si girò, osservando quella ragazza che nuovamente le aveva parlato a sussurri, ferma accanto al tavolo con il vassoio tra le mani.

"Sì, certo." si alzò dal suo posto, sistemando le carte che tanto non avrebbe finito ed osservando come la ragazza si posasse prima su un piede e poi su un altro, dondolandosi sul posto. Leggermente, certo, in fondo Aranel conosceva reali che non sarebbero stati tanto disposti ad accettare che qualcuno si ritrovasse a ciondolare davanti a loro. Con Aranel e sua madre, invece, l'importante all'interno del castello era svolgere bene il proprio compito, o ancora non ciondolare qualora vi fossero degli ospiti. Il resto del tempo non pressavano mai nessuno, dando loro la possibilità di lavorare in tutta serenità. E forse era anche per questo che chiunque, alla fine, le raggiungeva per chiedere la possibilità di lavorare nel castello.

"Vuole che le porti del latte caldo?" chiese e rapidamente si morse il labbro, affrettandosi a continuare nel momento in cui colse l'espressione confusa di Aranel per quella sua proposta. "Mia nonna diceva che quando avevo un pensiero..."  Si fermò, senza continuare la frase, tenendo lo sguardo basso convinta di aver molto probabilmente offeso la principessa con quella sua intrusione, nonostante semplicemente

"È per questo?" chiese e lei annuì, obbligandosi a farlo.
Ammetteva che la sua era stata una frase stupida, detta di getto e probabilmente fastidiosa per la stessa reale nonostante avesse riso. In fondo si poteva pure fingere di essere realmente divertiti.
"Sì, mi sembra un'ottima idea." gli occhi della ragazza però s'illuminarono di colpo e fece un profondo inchino prima di uscire dalla camera.

Scuotendo un leggermente il capo Aranel si obbligò ad entrare nel letto, accedendo con una candela le tre piccole luci al suo fianco e posando tra le gambe un libro. Doveva pur sempre far qualcosa, fin quando la ragazza non fosse tornata nella sua camera in compagnia del latte. E l'unico modo che conosceva per distrarsi completamente in quei casi era leggere un buon libro.
In questo aveva preso da sua madre, ogni volta che la carica lo permetteva infatti Lothiriel si rifugiava nelle proprie camere con in mano un tomo da poter leggere comodamente alla luce del sole, sui balconcini di cui le camere reali erano forniti.

Si appoggiò alla testiera dietro di lei, con gli occhi chiusi e tentando in qualche modo di liberare la propria mente dalle immagini che quel giorno sembravano non volerla abbandonare. Probabilmente si era fatta semplicemente prendere dall'ansia, si era immaginata tutto e questo l'aveva portata poi a creare uno scompiglio generale quando, alla fine, il tutto era stato solo frutto della sua mente.
Forse, aveva davvero bisogno di rilassarsi.
 E senza neppure accorgersene, mentre le immagini nella sua mente diventavano sempre meno nitide -ed un bussare alla sua porta tentava di ridestarla-, Aranel cadde in un sonno profondo.

"Svegliami principessa. Sono qui." una voce dolce, ma che allo stesso tempo emanava forza ed un po' di risentimento, si fece largo nella sua mente ormai assopita. Si rigirò nel letto, sentendola diventare sempre più forte nella sua mente, come un eco infinito che non accennava a voler smettere.
Strinse gli occhi, tentando di riconoscerla in qualche modo, seppur senza molto successo.
La voce, cogliendo la sua recondita domanda rise, in modo gutturale, quasi tossisse per la poca aria di cui poteva usufruire.
"Non ho un nome, Aranel... non ancora." le fece sapere, prima di tacere completamente per permetterle di addormentarsi. 


***
Eccoci arrivati al secondo Capitolo de "L'Erede"!
Cosa ne pensate di questo nuovo capitolo? E sopratutto vi siete già fatti qualche idea sulla principessa e su Coldbridge?
Fatemi sapere tutto in un commento, sono curiosa di vedere le vostre idee.

LoveEverlack
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: LoveEverlack