L'inglese non è un'opinione
-Smettila.
Davvero
non lo sopportava. E va bene essere ribelle. E va bene i tuoi assurdi
ideali di libertà di cui mi hai fatto una testa
così. E mi vanno bene pure gli hamburger, le patatine e
tutto il resto. Anche se poi mi riempi la casa di olio fritto e
ketchup. Dico davvero. Non mi importa neanche di quella volta che
trovai una statuetta di Superman nella lavastoviglie. E sinceramente
non voglio sapere per quale motivo fosse finita lì. Ma, my
god, spiegami perché continui imperterrito a storpiare la
mia lingua.
È
questo che Inghilterra pensava durante l'ennesima discussione con
America.
-
Che intendi?
Ovviamente
Alfred non aveva la minima intenzione di correggersi.
-
Parla normalmente.
E
l'altro sapeva che non lo avrebbe mai fatto.
-
Oh, don't you like my behavior?*
Ma
che insolente. Devi anche rincarare la dose?
- Behaviour,
Alfred.
Era
un classico. Le "u" facevano le valige dalle parole dell'americano e
toccava al britannico rispedirle al posto giusto. Ormai colour era
diventato color, flavour
flavor, humour
humor,... e di esempi ce ne sarebbero anche altri.
-
Ah Arthur, non ti stancherai mai di correggermi, vero? -
E
intanto se la rideva.
L'inglese
poi, davvero non sapeva perché Alfred dovesse trovarsi nel
suo apartment invece
che nel suo flat (oltre
al perché stesse effetivamente lì, grammatica a
parte). Nè capiva perché mangiasse chips invece
che crisps,
sgranocchiasse cookies invece
di biscuits e dopo
gli toccasse ripulire le sue briciole da un sofa anziché
da un couch.
Perché l'americano era troppo pigro per farlo, ovvio. La
spiegazione di tutto quell'ozio poi, non era una un holiday ma una vacation presa
per chissà quale ragione visto che era pieno autunno. Ah
dimenticavo, fall,
non autumn.
E
vogliamo parlare di tutte le altre differenze culturali? Non sarebbe
poi così strano se America decidesse di boicottare
nuovamente un carico di tè proveniente dalla Gran Bretagna
solo per indispettire Inghilterra. Altro che Boston Tea Party.
Una
volta il più giovane gli aveva detto: - Sempre a lamentarti
tu, sai che la gente ama più me che te?
No,
se la gente preferisce il tuo inglese a quello britannico non centra il
fatto gli piaccia più tu che io. Oppure sì. Ma
infondo non mi interessa.
Sì,
certo Arthur, perché quella sera non sei andato ad
ubriacarti al bar del quartiere. E non ti sei messo a delirare come un
matto farneticando qualcosa su un certo "piccolo insolente" di nome
Alfred che a tuo dire "non mostra il minimo riconoscimento nei tuoi
confronti dopo tutto quello che hai fatto per lui". E certamente non
hai dovuto chiamare proprio quell'Alfred per farti venire a prendere,
ubriaco com'eri.
Perché
c'è poco da fare, America può avere tutti i
difetti del mondo, ma ad alcool stai messo peggio tu. E non provare a
negare: non è mica Alfred ad offrire brandy a Babbo Natale
la notte di Natale. Ma questo è un discorso a parte.
C'è
altro da dire?
-
No che non smetterò, ribelle che non sei altro. Magari tra
qualche secolo riuscirò ad inculcarti un po' di serio
inglese.
Non
ci sperava neanche lontanamente, però non poteva dargliela
vinta.
-
Ora passami il bricco del latte. È dietro la teiera.
Come
ogni giorno stava preparando il suo adorato tè. Erano le
cinque del pomeriggio, puntuale come sempre.
-
No Alfred, quella è la tazzina. Aspetta, che fai. No fermo.
No Alfred metti giù il tè. ALFRED-
Fu così che iniziò la corsa di Alfred per tutto l'appartamento con la tazzina in mano, l'altro braccio a tenersi la pancia per le risate e Arthur alle calcagna più nervoso che mai armato di colino per gli infusi.
Note: *Il mio comportamento non ti piace?