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Autore: randomnessUnicorn    28/12/2016    0 recensioni
Questa è una raccolta di una serie di Fiction auto conclusive, quindi ognuna non c'entra con l'altra. I personaggi saranno vari, per questo metterò "un po' tutti", idem per i generi che saranno sempre diversi a seconda della storia. Non so ogni quanto aggiornerò, però spero che siano gradite.
Capitoli pubblicati fino ad ora:
1- Self- Inflicted Pain ( Calliope x Roxy)
2- Waiting for you… (Nepeta)
3- I will learn to fly (Tavros & Vriska)
4- Whalecome Love (Meenah x Aranea)
5- Due cuori spezzati sono meglio di uno (Kankri & Nepeta)
6- Thank you for the Smile (Feferi & Gamzee)
7- L'utopia di un desiderio (Calliope & Cronus)
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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TITOLO: L’utopia di un desiderio
AUTORE: randomnessUnicorn
FANDOM: Homestuck
RAITING: Verde
GENERE: Introspettivo e malinconico
NOTE: Raccolta
PROMPT: Ho la sensazione di consumare la mia vita nell’attesa di qualcosa che non accadrà mai. {Fabio Volo}
PERSONAGGI: Calliope & Cronus
NOTE D’ AUTORE: Chi pensava che fossi morta e con me la mia raccolta? Si sbagliava –più o meno-. So di essere una vergogna perché aggiorno effettivamente ogni morte di papa, un giorno sì e mille no! Tanto nessuno si ricorderà di me, poco male… però avevo questa storia in archivio da molto tempo, l’avevo già scritta quindi ho deciso di finirla. Spero possa intrattenervi almeno un poco~!





 
L’utopia di un desiderio

 
 
Due persone che nessuno avrebbe mai immaginato potessero divenire amiche, parevano essersi incontrate grazie al destino, e aver scovato un fattore in comune molto particolare e curioso, il motivo per cui adesso si trovavano insieme a truccarsi e a indossare abiti non propri, divertendosi a recitare parti differenti da loro stessi, senza vergogna e senza timore di essere derisi da nessuno.  
«Et Voilà! Ho finito. Come ti sembra?» domandò Calliope appena terminò il lavoro, stava truccando Cronus facendolo sembrare un essere umano, visto che il suo sogno era proprio quello di far parte di codesta razza. Questo stravagante ragazzo le faceva molta tenerezza, poiché riusciva a comprendere a pieno i suoi sentimenti, infatti lei voleva essere una troll, strano, eh? Chi ha il pane ma non i denti. Cercavano di aiutarsi l’una con l’altro proprio perché s’ intendevano a vicenda.
«Oh, grazie, dolcezza. Hai fatto un lavoro con i fiocchi, sei grande!» rispose il troll ammirandosi allo specchio senza nascondere quel filo di vanità in più che lo caratterizzava e che lo rendeva un tantino arrogante e superbo. «Non c’è di che!» disse la Cherubina, annuendo convinta, si sentiva soddisfatta del suo lavoro e, oramai, poteva considerarsi una vera professionista del make-up. «Allora?! Sono un essere umano, sì o no?» questa fu la fatidica domanda che Cronus, pieno di entusiasmo e speranza, aveva posto all’altra… Forse Calliope non era una truccatrice esperta come pensava di essere? Difatti, dopo essersi guardata intorno per alcuni secondi, palesemente spaesata, tentò di rispondere ma senza successo, solo un lieve sospiro fuoriuscì dalle labbra della ragazza, «Uhm…» Calliope non voleva mentirgli poiché di umano Cronus non aveva un bel niente, a parte i modi di fare da Greaser e la passione che dimostrava. Aveva verniciato la sua pelle color rosa carne e gli aveva messo delle lenti a contatto speciali, però le corna e le pinne erano ancora perfettamente visibili, per non parlare dei denti appuntiti da squalo. Le sue fattezze da troll non sarebbero passate del tutto inosservate. Calliope non sapeva cosa dire e che parole usare, non voleva affatto ferire i suoi sentimenti, ma neppure dirgli una bugia od illuderlo. Intanto Cronus aspettava una risposta, che alla fine si dette da solo: «Non importa Callie, so quello che stai pensando… È vero. Non somiglio neppure alla copia scadente di un essere umano! Non sarà certo una maschera a cambiare quello che sono!» Lei si sentì in colpa nonostante non avesse proferito parola, però chi tace acconsente, dunque… «Non dire così, Cronus. Troveremo una soluzione per farti sembrare umano e…» Ella non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che lui la interruppe bruscamente, scrutandola con freddezza. La solarità che caratterizzava Cronus scomparve, aveva sempre tenuto una scintilla di vita nel suo sguardo –nonostante ora fosse solo un cadavere, un morto che cammina-. Calliope stessa ammirava il giovane troll proprio per il suo sguardo, la sicurezza che dimostrava malgrado tutti gli altri troll gli andassero contro. Spesso era fin troppo appiccicoso, per non dire molesto e irritante, ma lei sapeva che anche questi fattori erano elementi che lo rendevano speciale, forse in una maniera diversa dal solito. Si sentiva simile a lui poiché entrambi si trovavano in corpi che non gli appartenevano!
La Cherubina si era persa in vaghi pensieri, anch’ella aveva smarrito il proprio entusiasmo, fissava il vuoto negli occhi di Cronus. Lui si era messo a parlare con un tono diverso dal suo solito, quasi freddo e scocciato. Un tono di voce che lei non riconosceva.
«Sembrare, appunto. Ma a quanto pare neppure quello è possibile per me!» abbassò la testa in modo da evitare lo sguardo di lei, così preoccupato e stordito. Non voleva ferirla ma era ciò che stava effettivamente facendo, dopo continuò a parlare tentando di essere più pacato, «Non riesco a ingannare me stesso… figuriamoci gli altri! E non c’è soluzione.» la propria testa, dapprima china, scattò in avanti assieme alle mani che si posarono sulle spalle di Calliope, tale gesto la fece sussultare un tantino ma rimase comunque in silenzio ad ascoltare il resto dello sproloquio altrui, «Cosa dovrei fare? Tagliarmi le corna? Amputarmi le pinne? Mettermi delle orecchie umane di plastica? Solo in questo modo somiglierò veramente a un essere umano!?» un sospiro sconsolato uscì dalle pallide labbra del ragazzo, inarcò le spalle, poggiandosi sulla figura altrui come se da lì a poco sarebbe caduto. Non stava piangendo giacché non voleva farlo… Non ora, almeno.
«O forse no! Non sarà ancora sufficiente perché le persone troveranno sempre e comunque qualcosa da ridire sul mio conto. Qualcosa che non gli sta bene. Continuerei a sembrare una parodia umanoide di un essere umano. Un freak! Un mostro raccapricciante! »
L’amarezza nella voce di Cronus era incalcolabile, le braccia gli caddero lungo i fianchi, chiuse lo sguardo, contemplando i funesti pensieri della propria mente. Rimase in silenzio, immobile, in attesa di qualcosa che non sarebbe mai arrivato, o di una risposta da parte della sua amica.
Calliope non seppe come rispondergli, sentiva solo un grande peso nel cuore per non riuscire ad aiutare il troll. A dargli consigli utili, una soluzione definitiva al suo problema.
Lei che comprendeva più di chiunque altro i sentimenti altrui ma, in questo momento, era come paralizzata. Le parole da egli pronunciate, così piene di odio verso se stesso, intrinseche di amarezza e resa, le sortirono un effetto devastante. Come se fosse stata colpita da un sasso in pieno volto. Un sasso che aveva frantumato la maschera d’ illusioni che si era costruita fino a quel momento. Quel discorso valeva anche per lei… Però non era giusto! Niente in questo mondo lo era. Le dispiaceva così tanto vedere Cronus soffrire o sentirgli dire quelle parole scoraggianti.
Rimanere in silenzio non avrebbe aiutato molto, doveva dargli una risposta, forse non sarebbe stata molto sensata, ma doveva provarci!
«Non dire queste sciocchezze! Devi solo riuscire ad accettare te stesso così come sei. Se fossi un essere umano non saresti più il Cronus che conosco e che tanto ammiro.» tentò di essere il più convincente possibile, strinse addirittura i pugni annuendo più volte, azzardando un sorriso – anche se pareva più essere la parodia di un sorriso piuttosto che un sorriso autentico-.
A Cronus tali parole non sortirono alcun effetto positivo, non si sentì affatto consolato, anzi, il contrario. Gli stava forse dicendo di rinunciare al suo sogno? Che era senza speranza? Glielo aveva detto semplicemente in una maniera diversa dagli altri, perché era la stessa cosa che già tutti gli ripetevano. Le solite stronzate di accettarsi così come si è –anche quando quello che si è non è ciò che si desidera-. Lui, infatti, pensava che fossero stronzate. Un discorso che per sé non valeva per niente, visto che non era semplice come sembrava. Si sarebbe illuso di accettare se stesso, poiché le condizioni attuali lo portavano a denigrare la propria persona più di chiunque altro facesse. Niente sarebbe mutato, e il problema non si sarebbe risolto dato che sembrava essere troppo grande da risolvere. Decise di dar voce alla contraddizione, in fondo si era anche stancato di prendersi in giro da solo: «Per te è facile parlare! Anche tu non ami il tuo corpo e vorresti essere un troll.» incominciò a parlare con fare severo e schietto, «Ti dipingi la faccia di grigio indossando corna di plastica. Ed ecco Callie la nuova troll di Alternia.» fece volteggiare la mano teatralmente verso di lei, come se la stesse presentando ad un pubblico invisibile. Una giuria impassibile e crudele: la società.
«Sai qual è la differenza tra te e me? È che tu puoi farlo senza sembrare ridicola, mentre io quando mi trucco, quando fingo di essere un umano, sembro più pagliaccio di tutti i Makara messi insieme.» stava completamente delirando, tanto che una risatina di scherno accompagnò le sue parole, poi continuò, «Sono tutte illusioni. Bugie che ci auto-infliggiamo… Forse alcune cose non possono essere cambiate. Certi errori non possono essere riparati…»
Calliope non avrebbe mai immaginato che Cronus provasse tanto rancore verso se stesso. Sotto l’apparenza del ragazzo un po’ arrogante e dongiovanni si nascondeva un’anima insicura e malinconica. Una persona che voleva essere semplicemente amata e compresa.
La Cherubina prese un profondo respiro, il proprio sguardo mostrava tristezza ed aveva perso la speranza di risolvere la faccenda, si stava facendo influenzare dalla negatività del troll, la sua risposta fu piena di rancore, amarezza e desolazione, «Sì, hai ragione. Qualsiasi maschera porti non farà mutare ciò che sono… È tutto inutile dal principio, non vale nemmeno la pena provare…» E, anche questa volta, quelle parole scottanti, pronunciate da lei stessa, la bruciarono come radiazioni solari. Calliope si perse in un lungo silenzio, e non riuscì più a trattenersi, dentro di sé provava sentimenti contrastanti di risentimento, rabbia repressa, sia verso se stessa, il mondo, Cronus e tutto quanto. Iniziò a singhiozzare, sarebbe stato ormai impossibile fermare il pianto. Le proprie mani si alzarono furiosamente, afferrando il cerchietto –che non erano altro che delle finte corna da troll- e se le strappò di dosso con un certo ardore, per poi lanciare il copricapo dietro di sé senza curarsi di romperlo. Dei lacrimoni le verniciarono il viso disfacendo il trucco che era stato spalmato con tanta cura e abilità, un lavoro andato in fumo come le proprie illusioni.
Intanto Cronus la guardava, sentendosi un verme, comprese di essere stato davvero insensibile, in fondo lei stava solo cercando di aiutarlo: si stava comportando da vera amica, una delle poche persone che lo trattavano con tale garbo e simpatia, lui di amici ne aveva veramente pochissimi. Difatti Calliope poteva capirlo un po’ più degli altri perché condividevano un desiderio simile, e dire quelle cattiverie era stato crudele. No, aveva combinato un guaio! Come poteva rimediare adesso? Si rese conto di essere stato un idiota –come suo solito, d’altronde-. Rimanere zitto non avrebbe aiutato l’altra a smettere di piangere, a consolarla un minimo dopo il casino che aveva fatto. «Oh, Callie. Mi dispiace tanto.» borbottò con voce mortificata, piena di sensi di colpa, rimase mezzo minuto ancora zitto perché non aveva detto nulla di così importante da farla smettere di piangere. Prese un profondo respiro gonfiando il petto e anche il suo sguardo si fece più serio e risoluto, appena una minima fiducia in sé venne acquistata, parlò, «Scusami, ho blaterato senza pensare e, come mio solito, sono risultato insensibile e stupido…» sospirò, per poi portare una mano sulla guancia di lei alzandola piano, in modo da poterla guardare negli occhi, accennò un piccolo sorriso maldestro e continuò a dire, «Hey, non piangere, per favore… Guarda! Tra poco mi metto a piangere anche io, e posso assicurarti che non sono per nulla figo quando piango, se non insopportabile…» alzò gli occhi al cielo, se non fossero stati bianchi e vuoti avrebbe roteato le pupille. «Beh, invece tu sei adorabile anche quando piangi, ma non è questo il punto.» scrollò il capo lasciando stare il proprio lato da Casanova una volta tanto, «Non era mia intenzione dire quelle cose ed essere duro in quel modo. Certe volte sono troppo schietto e non mi rendo conto delle sciocchezze che dico… Soprattutto ora, sei sempre stata gentile con me, una delle poche che mai lo siano state…» fece una breve pausa, lasciando cadere la sua mano come un peso morto lungo il proprio fianco, la stessa che prima stava toccando il volto di Calliope, mentre ella adesso stava prestando attenzione alle sue parole, «Ah, ho la sensazione di consumare la mia vita nell’attesa di qualcosa che non accadrà mai… Però è così che funzionano i sogni, no? Io non ho nemmeno una vita da consumare, in fondo sono morto. Se non riesco a realizzare il mio desiderio avendo tutta l’eternità a disposizione… che razza di perdente sarei…?» alzò le braccia al cielo mostrandosi sconvolto, realizzando quanto idiota fosse stato fino a quel momento. Non aveva avuto senso demoralizzarsi in quel modo solo perché non aveva avuto tutto e subito! Era apparso come un ragazzino capriccioso, tale pensiero fece scappare una risatina alla Cherubina che aveva anche smesso di piangere, sinceramente colpita dalle sue parole, ma continuò ad ascoltarlo, «Dunque basta piangere. Ti sei anche rovinata quel trucco perfetto, ah… E non voglio dare la minima soddisfazione a tutti quelli che continuano a dire che sono ridicolo e che mi concio per le feste da solo…!» alzò un pugno in alto e poi il pollice della stessa mano, donandole un sorriso furbo e pieno di sé, quello del troll arrogante e cascamorto di sempre, ma vero.
Era anche arrivata l’ora di rispondergli dopo un discorso così profondo e, in un certo senso, inaspettato poiché Cronus non era certo un tipo profondo o sentimentale, nessuno l’avrebbe mai definito “filosofo” né tanto meno egli avrebbe voluto essere visto sotto tali vesti. Le era piaciuto ascoltarlo, scoprire questo suo lato, con un dolce tono di voce gli rispose, «È dura vivere con una consapevolezza simile, non accettarsi ed aver avuto la sfortuna di nascere in un certo modo anziché in un altro… Possiamo provare a realizzare questo sogno insieme, che ne dici? » sorrise genuinamente, fece un cenno del capo guardandolo negli occhi con espressione fiera e convinta, allungò una mano verso l’altro, in risposta Cronus gliel' afferrò, scuotendola, come se avessero stipulato un patto ma, in fondo, anche questo era: una sfida, un sogno da realizzare unendo le forze.
   
 
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