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Autore: obidoia    28/12/2016    0 recensioni
Dal testo: "E ancora nei secoli successivi alla grande lotta, le persone terrorizzate pregavano rintanate e nascoste nelle loro case affinché gli Dei potessero garantire loro la sopravvivenza. Ma si sbagliavano, perché non sempre il Dio che ci si aspetta di vedere davanti è quello giusto."
Kalia non credeva. Chiusa nella sua piccola bolla di quotidianità e ignoranza non voleva credere o vedere. Poi incontra Lui.
"IO SONO DIO"
E lei gli crede.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Micael: Deriva dall'ebraico Mika'el, composto da Mi, “colui”, da Ke, “come”, e da 'El,

abbreviazione di Elohim, “Dio”, e significa “Colui che è come Dio”. Michele è l'arcangelo

custode dei guerrieri e del popolo eletto.

 

Alla fine il libro che avevo acquistato il giorno prima non mi era servito granché. Ne ricavai solo qualche futile informazione. Sbuffai lanciando il libro ai piedi del letto. Cercai di addormentarmi anche se parzialmente insoddisfatta dal risultato delle mie ricerche. Avrei fatto ulteriori ricerche appena ne avessi avuto la possibilità. Per adesso dovevo accontentarmi di ripensare all'incontro di quel pomeriggio e fantasticarci un po' su.

La mattina mi svegliai in preda agli incubi. Mi misi a sedere sul letto ormai totalmente sveglia e incapace di riprendere il sonno. Guardai il display del cellulare che segnava solo le 7. Mancava un'ora all'inizio del primo corso, Storia e Cultura dei popoli antichi tenuto da un professore che non sapeva neanche cosa stesse insegnando. Accesi il computer portatile. Cercando di continuare la ricerca dalla sera precedente. In particolare un sito attirò la mia attenzione. La pagina era stata presa da un vecchio libro, una specie di tomo che secondo le leggende fu scritto nel 1200 a. C. dalle streghe di Salem. Iniziai a leggere voracemente tutte le notizie possibili, senza rendermi conto del tempo che nel frattempo avanzava.

 

Dopo aver letto non è che mi sentii poi più sicura... guardai l'ora sul comodino. Oh, cavolo! Erano già le 8 meno 10!! Mi preparai velocemente non facendo caso ai calzini, che puntualmente erano uno a righe e l'altro coi pallini rosa, ed uscii di casa. L'unica fortuna era che il mio nuovo appartamento era abbastanza vicino all'università. Una volta arrivata mi fermai davanti alla porta della mia classe cercando di riprendere fiato e cercare il polmone che avevo perso durante la corsa.

Erano le 08.10, mi ero decisamente svegliata dalla parte sbagliata del letto quella mattina e non avrei sopportato di sentire anche una ramanzina sul mio inadeguato comportamento da un professore che pensava non si notasse il parrucchino che aveva al posto dei capelli. Decisamente no. Insegnava più che altro storia e letteratura legata a religione, in pratica tre materie in una. Le sue lezioni però dovevo ammettere che fossero magnetiche, interessanti e che catturavano l'attenzione di chi ascoltava. Io non ero tra quelli. Tuttavia sentivo provenire dall'interno troppo rumore rispetto a quello che ci sarebbe stato se il professore fosse stato presente... che fosse anche lui in ritardo? Pensai che magari potevo fargli una o due domande riguardanti ciò che avevo scoperto ultimamente, per vedere cosa ne pensasse e forse schiarirmi un po' le idee.

Feci un bel respiro ed entrai in classe. Come sostenevo il professore non era ancora in aula. Andai dritta al mio banco, terza fila attaccato alla finestra e chiacchierai un po' con la mia vicina aspettando l'arrivo del prof. Eveline, così si chiamava la mia compagna di banco, era una ragazza molto, forse troppo loquace, ma che in fondo sapeva essere anche sincera e giudiziosa. Aveva la pelle olivastra e i capelli neri corvini che scendevano con dolci boccoli sulle sue spalle. Vicino a lei io invece sembravo una racchia...

Dopo cinque minuti entrò qualcuno. Capii che era qualcuno di nuovo quando in classe scese il silenzio. Forse era un nostro nuovo compagno. Mi mossi sulla sedia per cercare di vederlo, ma visto che l'alunno davanti a me era un bulldozer, rinunciai subito all'idea facendomi gli affari miei. All'improvviso sentii un mormorio provenire dalla classe. Alzai la testa e riuscii a vedere che il nostro nuovo compagno, infatti notai che era un maschio, era dietro la cattedra rivolto verso la lavagna. Prese un gesso e iniziò a scrivere il suo nome.

<< Il mio nome è Michele Iuga , e sono il vostro nuovo insegnante. >>

Le voci nella classe aumentarono e la mia testa iniziò vorticare. Quella voce, non poteva essere la SUA voce. E il nome... non si chiamava Micael? Alzai lo sguardo e subito incrociai il suo. Aveva un sorrisetto divertito stampato in faccia, e gli occhi erano ridotti a due fessure. Mi stava sfidando? Perché dirmi un nome falso? A quale scopo? Oppure era il nome che aveva detto qui a non essere quello vero. La mia testa stava per scoppiare.

Inoltre non bastavano questi dilemmi da risolvere, no perché ora lui, un ragazzo affascinante, giovane e bello, ma comunque dal carattere ambiguo, sarebbe stato il mio nuovo insegnante e io indossavo degli orrendi calzettoni a righe e a pois rosa!

<< Purtroppo per voi – avevo solo io l'impressione che si stesse riferendo esclusivamente a me? - ci sono io, perché il vostro professore è gravemente malato e non si sa quanto potrà durare la sua situazione. Ora farò l'appello per iniziare a conoscerci, ma se prima avete domande chiedete pure. >>

Micael, o Michele o come cavolo si chiamava era molto strano. Era piuttosto professionale e serio, non credevo si potesse comportare a tal modo. Inoltre dall'inizio della lezione non sorrise neanche una volta o almeno, l'aveva fatto, ma in maniera ambigua e non con il suo solito sorriso, così bello da spaccare le rocce.

Una mia compagna alzò prontamente la mano e parlò senza che fosse interpellata.

<< Se non sono indiscreta... posso chiederle quanti anni ha? >>

La classe rise piano. Era la tipica domanda idiota da fare se un professore era così giovane. Per la prima volta però, “Michele” sorrise, divertito da essa, cosa avrà avuto mai da ridersi?

<< Bhè, anche se sono un professore sono abbastanza giovane, ho 24 anni. >>

Che cosa? E io che pensavo avesse la mia stessa età, ovvero 18!! Allora non era poi così giovane.

Eveline si avvicinò intenta a sussurrarmi qualcosa.

<< Certo che siamo state fortunate eh? E' davvero carino il nuovo professore! >>

Senza accorgermene diventai rossa al ricordo di tutti i nostri trascorsi, ma in fondo... che trascorsi?

<< Si si, carino... >>

Lo osservai di sottecchi, non volevo né che Eveline né che il sottoscritto se ne accorgessero. Indossava un paio di jeans neri che gli fasciavano i muscoli delle cosce e un cardigan grigio che ne metteva in risalto i fianchi e le clavicole appena sporgenti. Aveva la pelle quasi bianca. Sentii il suo sguardo su di me.

<< Ora ragazzi farò l'appello, mi raccomando alzate le mani in modo che possa riconoscervi con facilità. >>

Iniziò a chiamarci e gli altri man mano alzavano la mano. Ed ecco che arrivò il mio turno.

<< Anderson Kalia >>

Sbaglio o solo io avevo avvertito il tono mellifluo con cui aveva pronunciato il nome? Non feci neanche in tempo ad alzare la mano che i suoi occhi erano puntati nei miei.

<< E' un piacere conoscerti. >> il suo tono profondo mi fece quasi sobbalzare.

E quel gesto? Risposi con un grazie masticato e frettoloso, che vergogna! Tutti gli sguardi erano puntati su di me, chi era invidioso, chi curioso, mentre io ero qua a rimpicciolirmi e a voler sparire insieme alle mie calze. Micael mi sorrise velocemente, ma apparentemente dolce e continuò a fare l'appello. Fui sicura che avere lui come insegnante non avrebbe portato a nulla di buono. Inoltre a chi avrei potuto posare i miei dubbi?

Le due ore con il professor Iuga passarono veloci e non me ne accorsi fino a che non sentii il suono familiare della campanella destarmi dai miei pensieri e dal suono di quella voce così magnetica. Mi sarei aspettata un segno o anche un piccolo cenno da parte sua e invece Micael uscì dalla classe senza rivolgermi un sguardo, neanche fossi stata trasparente. Ne rimasi piuttosto delusa, ma cosa mi aspettavo? Eveline richiamò la mia attenzione, dovevamo cambiare aula per il prossimo corso. Latino era insegnato da una professoressa sui cinquant'anni che amava mantenere un rapporto distaccato e professionale coi suoi alunni. Il latino mi affascinava, così come un po' tutte le lingue antiche, ma studiarlo era tutt'altra cosa. Era come studiare matematica in arabo.

La prof iniziò a parlare e mi accorsi di non riuscire a mantenere la concentrazione. La mia testa era da tutt'altra parte. Sentire pronunciare delle frasi in latino mi ricordava le frasi scolpite sulle statue e sulle pareti di quella chiesa vista mesi prima. Se a quei tempi avessi saputo il latino forse avrei capito più cose. Il mio pensiero ritorno a Micael e a quello che avevo scoperto in mattinata. Erano per lo più riferimenti religiosi ma erano sempre meglio che niente. Presi un quadernino e ci appuntai sopra tutto quello che ricordavo.

Micael arcangelo custode dei guerrieri e del popolo eletto. Dapprima accanto a Lucifero (Satana) nel rappresentare la coppia angelica, si separa poi da Satana e dagli angeli che operano la scissione da Dio, rimanendo fedele a Lui e difendendo la sua fede andando contro le orde del Maligno, mentre Lucifero e le sue schiere precipitano negli inferi.”

Chiusi il quaderno e lo riposi con cura nello zaino. Chiesi a Eveline di tenere d'occhio la mia roba mentre facevo un salto bagno. Appena entrai nel corridoio tirai fuori il cellulare, dovevo chiamare Sharon. Sapevo che a quell'ora non aveva lezione. Rispose dopo neanche due squilli.

<< Ehi Kal come va? >> Il suo tono allegro aveva sempre un effetto calmante sui miei nervi.

<< Ti devo parlare. >>

<< Cos'è successo? >> Capii dal suo cambiamento di tono che era preoccupata.

<< Micael. È tornato. >>

La sentii trattenere il respiro.

<< Dimmi tutto. >>

<< L'ho rincontrato ieri dopo tutti questi mesi e adesso vengo a scoprire che il suo vero nome è Michele Iuga, che ha 24 anni e che sarà un mio nuovo professore! >>

Sharon sembrò soppesare le mie informazioni. << Non mi fido di lui, c'è qualcosa di sospetto. >>

<< Sharon non so che fare io s– >> << Usare il cellulare quando si ha lezione non è molto rispettoso signorina Anderson. >>>

<< Sharon devo andare ci sentiamo dopo. >> Chiusi la chiamata mettendo il cellulare in tasca.

<< E origliare le conversazioni non è una cosa molto educata, professor Iuga. >>

Micael sorrise. << Sono stato colto in flagrante? >>

Si avvicinò a me di qualche passo e io indietreggiai senza rendermene quasi conto, come fosse istintivo.

<< Ti avevo detto che ci saremmo rivisti molto presto no? >>

Micael sorrideva, ma quel sorriso non mi rassicurava, al contrario ne avevo paura. Non gli risposi, gli voltai le spalle e mi misi a correre per ritornare da Eveline.

  
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