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Autore: myqueasysmile    28/12/2016    0 recensioni
La scuola.
Il canto.
La musica.
La famiglia.
Queste sono le cose più importanti nella vita di Elisa, ragazza diciottenne dal carattere molto introverso e complicato.
Una ragazza che adora il fratello, che spera di conoscere il suo "eroe" e che ancora non ha idea di cosa sia l'amore.
Ma poi arriva lui, completamente inaspettato, che un po' alla volta le stravolge la vita.
Forse riuscirà a farsi avvicinare da lei, lei che tende ad allontanare tutti e starsene per conto suo. O forse no.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Arrivammo a casa di Serena e io rimasi a giocare con Stefano in salotto, mentre Milani preparava delle cose per la scuola in cucina.

«Vuoi che ti faccio vedere un gioco che facevamo io e mio fratello da piccoli?» chiesi al biondino dopo un po'.
Lui mi guardò annuendo. Spostai i giochi dal materasso e mi misi a quattro zampe facendo un ponte.
«Ecco, allora, io scelgo un numero ma non te lo dico. Poi inizio a contare lentamente, e tu intanto passi sotto il ponte avanti e indietro, come vuoi... puoi anche fermarti ogni tanto. Quando arrivo al numero che ho scelto però il ponte crolla, e se tu sei sotto rimani intrappolato, perciò devi essere veloce» gli spiegai.

Lui annuì preparandosi, poi io iniziai a contare e lui a girare di qua e di là, passando sotto di me. Al numero 25 gli crollai addosso, stando attenta a non fargli male e lui scoppiò a ridere.
Continuammo per qualche minuto, poi si trovò ancora sotto di me.
«Ti piace?» gli chiesi dandogli un leggero pizzicotto sul fianco. Lui ridacchiò. Allora gliene diedi un altro e incominciai a fargli il solletico.
Ormai nella stanza risuonavano solo le sue risate...

«Ba-sta! Smettila E-lisa!!» esclamò tra una risata e l'altra, riuscendo a liberarsi dalla mia presa e a scappare. Lo rincorsi fino in cucina.
«Zio, aiutami!» esclamò implorando il prof. che ci guardava col sorriso sulle labbra.
«A fare cosa?» chiese quest'ultimo guardando il nipotino.
«A fargli il solletico, lei lo ha fatto a me!» urlò il piccoletto in risposta tirandolo per il braccio. Lui si alzò e lo guardò «Si dice "a farle il solletico" Stè, è una femmina».

Portò il suo sguardo su di me. La sua espressione non mi piaceva per niente.
Arretrai lentamente, poi velocizzai il passo facendo il giro del divano e lasciandolo tra noi.
Loro si misero uno di qua e uno di là, e in un attimo mi ritrovai circondata.

«No, vi prego!» dissi alzando le mani per difendermi. Stefano mi si avvicinò afferrandomi il braccio «Dai zio, prendila!».
Io riuscii a scansarlo e mi voltai per scappare. Ma venni bloccata da due forti braccia che mi trascinarono per terra, sul materassino.
Mi ritrovai sotto di lui. Le braccia bloccate dalla sua mano che mi teneva i polsi sopra la testa, e le gambe bloccate sotto di lui che stava seduto su di me. Aveva un'espressione trionfante sul volto e un sopracciglio alzato.

«Presa!» esclamò Stefano saltellando lì affianco. Lo guardai facendo una smorfia, poi guardai il prof.
Avevano tutti e due quel sorriso beffardo sulle labbra.
«Non vale così, due uomini contro una ragazza indifesa!» mi lamentai cercando di liberare le mani.
Milani strinse la presa sui miei polsi, mentre io cercavo di non pensare alla nostra vicinanza, al contatto dei nostri corpi...
Cavolo, dovevo seriamente smetterla!

«Allora? Cosa ne facciamo di lei Stè?» chiese guardando il nipotino.
Il biondino guardò lo zio, e poi me.
«Dai Stefano, liberami!» lo esortai.
«Ma tu mi hai fatto il solletico» protestò lui «quindi lo zio può farti quello che vuole...» continuò saltellando fuori dalla stanza.
«Stefano?!» lo chiamai. Ma era già sparito.

Sbuffai e incrociai gli occhi del prof.
«Ehm, lo zio mi libera vero?» chiesi leggermente in imbarazzo ora che eravamo rimasti da soli in quella posizione.
«Nah, credo che deciderà Stefano quando torna dal bagno» disse lui tranquillamente.
«Ma prof» gemetti facendolo ridere.

Lo fulminai con lo sguardo. «Potrei anche arrabbiarmi» dissi facendo il broncio.
«Non penso che lo farai» commentò lui avvicinando la mano lentamente.
Capii le sue intenzioni e mi dimenai cercando di sfuggirgli, ma era molto più forte di me. Perciò mi ritrovai in balia delle risate mentre lui mi faceva il solletico sui fianchi.

«Stefano liberami dallo zio cattivo!» esclamai quando il piccoletto tornò dal bagno, dopo qualche minuto. La mano di Milani era momentaneamente ferma, io cercavo di riprendere fiato.
«Lo zio non è cattivo, ti fa solo ridere» replicò lui avvicinandosi con quell'aria innocente tipica dei bambini.

Alzai gli occhi al cielo «Ma anche lui ha bisogno di ridere, dai aiutami!».
«Ma cosa mi dai in cambio?» chiese.
«Un bacino» risposi mentre il prof. ci ascoltava divertito.
Lui ci pensò su per qualche secondo. «Ok, ALL'ATTACCO!» urlò gettandosi sullo zio e facendogli allentare la presa su di me. Mi liberai e andai ad aiutare il bambino, ma con scarsi risultati. Milani riusciva a tenerci a bada tutti e due, perciò dopo un po' ci arrendemmo e ci sedemmo per terra sfiniti.

«Il mio bacino?» chiese all'improvviso Stefano sedendosi sulle mie gambe. Mi sporsi e gli baciai la guancetta.
«Che ruffiano!» commentò lo zio prendendolo in giro.
«Non è vero. È solo che lei lo ha dato a me e a te no» replicò Stefano facendogli la linguaccia, poi si girò verso di me e mi chiese di giocare.
Il prof scosse la testa divertito e tornò in cucina a finire quello che stava facendo prima che lo interrompessimo, e noi due giocammo con i Lego.

Quando tornò Serena stavamo guardando dei cartoni in tv.
Lasciai lì Stefano e parlai un po' con sua madre, dopodiché salutai lei e il fratello e mi affacciai a salutare il bimbetto. Lui mi corse incontro abbracciandomi, mi fece abbassare e mi diede un bacio sulla guancia. Lo salutai e uscii dalla casa, percorrendo il vialetto.

«Aspetta!».
Mi voltai trovando il prof che mi raggiungeva.
«Vado a casa, ti do un passaggio» disse aprendomi la portiera.
«Non serve prof, vado a piedi» risposi.
«Lasciami accompagnare una povera ragazza indifesa» fece lui con tono divertito prendendomi per il braccio.
«Non mi prenda in giro prof» borbottai mettendo piede per la seconda volta in quella fantastica auto.
«Ci sai fare con Stefano» disse accendendo la macchina.
«Be', adoro i bambini. E poi lui è molto dolce» risposi guardandolo.

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Qualche settimana dopo Marco dovette ripartire per Milano.
Aveva il volo alle nove e mezza perciò lo salutai prima di andare a scuola, abbracciandolo forte.
«Ciao Eli, fai la brava» mi sussurrò stringendomi al suo petto.
«Ciao Marco» risposi con gli occhi lucidi.
Lui mi allontanò leggermente guardandomi negli occhi «Ti prego, non piangere stellina». Mi strinse di nuovo a sé e mi lasciò un bacio sulla fronte.
Feci un respiro profondo, sciolsi l'abbraccio e lo salutai un'ultima volta prima di uscire di casa.

Feci il tragitto fino a scuola a passo veloce, ero un po' in ritardo. Ma fortunatamente arrivai in tempo e raggiunsi la mia classe giusto un secondo prima del suono della campanella.
Probabilmente non sentii nemmeno una parola di quello che venne spiegato la prima ora.
Ripensavo a mio fratello e già mi mancava.

In queste poche settimane avevamo passato molto tempo insieme, quando non dovevo fare da baby-sitter a Stefano. Avevamo parlato per ore, guardato insieme i nostri programmi preferiti alla tv, cantato e suonato... e avevamo dormito ancora insieme due o tre volte.

Quando lui non era a casa mi sentivo molto più sola. Mamma e papà lavoravano e io rimanevo per ore in quella casa silenziosa, senza sapere cosa fare.

Per questo anche ascoltavo tanta musica. Mi teneva compagnia. Attaccavo lo stereo in salotto e ci mettevo i cd di Mika, poi cantavo facendo finta di essere su di un palco. Si, se qualcuno mi avesse visto probabilmente avrebbe pensato che fossi pazza, ma io così mi divertivo. Almeno Mika mi dava un po' di gioia e allegria...

Mi sforzai e cercai di prestare attenzione alla lezione. Ero in quinta, non potevo permettermi brutti voti.
Ma almeno era venerdì.

Passai come sempre la ricreazione da sola e dopo la sesta ora uscii a passo svelto da quel cancello. Come sempre attaccai la musica e mi infilai le cuffie camminando a ritmo.
Arrivata a casa mangiai assieme ai miei, anche se rimasi piuttosto silenziosa.

Dopo pranzo feci i vari compiti. Più che altro si trattava di studiare per le verifiche e le interrogazioni varie. Guardai un episodio di Castle in tv, suonai qualche canzone e iniziai a rileggere per l'ennesima volta la saga di Harry Potter.

Mi divorai quasi mezzo libro prima che la mamma mi chiamasse a preparare la tavola. Cenammo e poi tornai di sopra a guardare un po' di tv. Non rimasi su fino a tardi dato che l'indomani avevo scuola ed ero stanca. Ed effettivamente non mi ci volle molto per addormentarmi.

  
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