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Autore: Ciccipicci9    28/12/2016    0 recensioni
[A real life in New York City GDR]
Nathan e Clarissa sono come due pezzi di puzzle...totalmente diversi, forse incompatibili eppure riescono ad incastrarsi. Non sono perfetti, non vivono una favola ma la loro realtà è perfetta nell'imperfezione.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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Era un caldo pomeriggio d'estate, c'erano circa 37 gradi ed un'afa insopportabile. Lei era davanti allo specchio della sua stanza: capelli neri come il carbone raccolti in un morbido chignon, pantaloncini di jeans ricamati con del pizzo bianco e quel top bordeaux che faceva risaltare la sua abbronzatura. Con la mano destra si sistemò il rossetto, quel colore, rosso sfumato, le faceva risaltare gli occhi color nocciola. Guardò la sua immagine riflessa e si morse con forza il labbro inferiore, lo faceva sempre, quando era nervosa, triste, emozionata o impacciata. I suoi amici la definivano stravagante e pazza ma era proprio grazie alla sua follia che riusciva ad affrontare il mondo.

<< Mamma, sei bellissima >>

Una piccola vocina ruppe il silenzio. Clarissa si voltò, notando Willow sulla soglia della porta mentre teneva le scarpette in mano.

<< Devi imparare ad allacciarti le scarpe, sei una signorina ormai >>

La ragazza si avvicinò alla bambina e lentamente si accovacciò aiutandola ad infilare le ballerine. Willow aveva solo quattro anni ed era l'unica gioia della sua vita, avrebbe dato la vita per lei e, in un certo senso, l'aveva fatto. Clarissa aveva adottato Willow pochi mesi prima e da allora erano state inseparabili. Era una bambina molto timida, ne aveva passate tante, i genitori l'avevano abbandonata quando era ancora in fasce e da allora era stata in diversi orfanotrofi fin quando Clarissa non l'aveva presa con sè. Era stato un cambiamento radicale anche per lei...lei che non si era mai aperta fino in fondo con nessuno, lei che tendeva ad allontare il mondo da sè, lei che preferiva scherzare e ridere piuttosto che mostrarsi fragile. A volte poteva sembrare scontrosa, acida e perfino strafottente.. In realtà, con gli anni, si era costruita una corazza, una di quelle indistruttibili... Apriva il suo cuore a qualcuno ma poi si chiudeva di nuovo in se stessa, lei aveva bisogno dei suoi tempi, dei suoi spazi...Lei non mostrava mai apertamente i suoi sentimenti ma quando lo faceva dava anche l'anima.

<< Andiamo, avanti, la zia ci sta aspettando >>

Clarissa prese la borsa e tenendo la mano di Willow uscì di casa. Amava Los Angeles ma la sua casa era New York. Era lì che aveva un suo piccolo ma accogliente appartamento, era lì che aveva aperto il suo studio legale per volere del padre, nonostante il suo sogno fosse quello di organizzare eventi, feste, banchetti. Tuttavia, nonostante non lo ammettesse neanche a se stessa, Clarissa non voleva deludere il padre e così aveva finito per accontentarlo. A volte si domandava se le volesse bene davvero ma poi nascondeva i pensieri più intimi e fingeva che andava tutto per il meglio. Per fortuna c'era Willow che la distraeva. Quella bambina era la cura ad ogni male, era la sua salvezza, era la sua ancora di salvezza.
Dopo che Mark l'aveva lasciata all'altare, Clarissa aveva avuto diverse relazioni...alcune avventure ed altre serie...A volte usava il sesso per scacciare i pensieri... lei era fatta così...era una furia, un uragano di vita.
Adesso era circa un mese che non aveva notizie da John...era sparito così, nel nulla e lei non lo ammetteva ma le mancava, le mancava davvero eppure preferiva continuare a vivere...perchè lei amava la vita, lei soffriva, forse soffriva più di tutti ma non lo diceva a nessuno, neanche ai suoi migliori amici. Più volte Jamie e Katie avevano provato a forzare le cose con lei, a farle rivelare i suoi sentimenti ma Clarissa era una roccia. Capitava che rispondeva male, forse anche fin troppo, ma era il suo scudo, il suo modo di difendersi dalla vita che odiava. 
<< Scusate il ritardo..eccoci qui >>
Sorrise vedendo i suoi amici alle prese con il barbecue nel giardino di Katie. Era per lei che si era trasferita a Los Angeles per l'estate. Esattamente tre giorni dopo la sua migliore amica si sarebbe sposata ad Anchorage, in Alaska, e Clarissa voleva che fosse tutto estremamente perfetto.

<< Non sei in ritardo tesoro. Sei splendida >>. Katie le andò incontro salutandola con un bacio per poi prendere tra le braccia la piccola Willow. 
<< Allora come ti senti? >>
<< Clary è il 25 Luglio e mancano solo 3 giorni al matrimonio...sono agitatissima >>
Clarissa scoppiò a ridere e poi nuovamente si morse il labbro inferiore. Parlare di matrimonio la agitava ma non lo avrebbe mai detto a nessuno.
Mentre Katie parlava, spiegandole gli ultimi dettagli della partenza, lei si girò notando Jamie fare gli auguri ad un ragazzo che era lì con loro. L'aveva visto altre volte, usciva spesso nel suo gruppo di amici, lui era il migliore amico di Cameron, il fratello di Jamie, ma non si erano mai rivolti la parola. Lui era sempre in compagnia di una ragazza bionda ma, stavolta, era da solo. 
Clarissa lo guardò e, senza volerlo, ascoltò la conversazione.

<< Auguri amico..e oggi quanti sono? >>
<< 32 >> Rispose Nathan con un sorriso e poi diede una pacca a Jamie che si allontanò chiamato da suo figlio in cerca di attenzioni. 
Clarissa continuò a mordersi il labbro inferiore, lei era sfacciata e non se ne vergognava di questo, diceva sempre quello che pensava e adorava prendere in giro i suoi amici anche se lo faceva soltanto per mascherare il malumore che la tormentava.
<< Auguri >>
Si avvicinò al ragazzo mentre si sciolse i capelli che le caddero morbidi sulle spalle. Nathan si voltò di scatto, non potendo fare a meno di notare le sue labbra...e quei morsetti che continuava a darsi. Lui sorrise, non staccando gli occhi da lei. 
<< Ehm grazie >>
Rispose un pò impacciato mentre Clarissa gli sorrise per sciogliere il ghiaccio. Con la mano destra si sistemò i capelli dietro l'orecchio mentre notò i suoi occhi azzurri, simili al mare, forse più intensi. Lui continuava a guardarla mentre distrattamente le pestò un piede.
<< Che sbadato..scusa >> 
Clarissa rise e la sua risata sembrò a lui così contagiosa, piena di speranze, vita, gioia.
<< Non preoccuparti, devi vedere quante volte capita a me e nei momenti meno opportuni >>
Nathan fece una piccola smorfia con il naso. Sicuramente era imbarazzato per la figuraccia ma, allo stesso tempo, come ammaliato da lei.

<< Posso offrirti una birra? >> Le chiese con un ampio sorriso. Lei annuìì mentre si morse nuovamente ancora il labbro. Nathan lo notò ma non disse nulla. Mise le mani in tasca e la guardò. La trovava sexy ed in quel momento si chiese perchè non l'aveva mai notata prima. Conosceva la risposta ma non voleva che il passato lo tormentasse ancora. Per la prima volta, dopo esattamente un mese e proprio il giorno del suo compleanno, gli sembrava di respirare. Non sapeva spiegarsi il motivo eppure era così.

<>. Il ragazzo prese due bicchieri stracolmi di birra e gliene passò uno. Fece un lungo sorso, lui adorava la birra, avrebbe potuto vivere di quella, accompagnata dalla caffeina. Era una sorta di dipendenza la sua, ogni giorno doveva bere almeno tre caffè e la sera un bicchiere di birra. Aveva sicuramente abitudini strane ma non se ne vergognava affatto, al contrario. Spesso si comportava come un bambino e ne andava estremamente fiero.
<< Grazie Nathan >>. Clarissa fece un sorso, cercando di nascondere l'espressione disgustata che le causava la bevanda. Odiava la birra ed anche il caffè, eppure aveva accettato di berla. Nathan notò la piccola ruga che le apparve sul viso ma lei cercò di nasconderla con un ampio sorriso. 
<< è buona >>. Aggiunse sentendosi gli occhi di lui addosso, mentre mentì per non sembrare una ragazzina viziata. Il ragazzo annuìì e cominciò a camminare al suo fianco per il giardino. Era come se tutti gli altri fossero spariti, le voci sembravano lontane... era come se fossero entrati in universo tutto loro dove lei continuava a ridere e mordersi quelle maledette labbra e lui la guardava come se fosse l'unica donna presente in quel momento.

<< Frequentiamo gli stessi amici, eppure non ci eravamo mai parlati >>. Le disse Nathan. Lui odiava il silenzio. Era il tipo di ragazzo che parlava sempre, spesso lo faceva per nascondere l'imbarazzo. Era socievole, riusciva a fare amicizia con tutti ma conservava il suo cuore soltanto per pochi.

<< Forse perchè tu eri sempre in compagnia. >> 
La schiettezza di Clarissa lo colpì, tanto da farlo rimanere titubante per un momento. Alzò un sopracciglio e si voltò verso di lei. Aveva colpito nel segno. 
<< Si...ero...io...ora ...insomma io >>. Cominciò a balbettare. Nathan non era mai stato bravo a nascondere le sue emozioni ma, in quei giorni, ci stava provando, ovviamente fallendo. Non si può cambiare la natura di una persona. Chi ti ama, ti accetta così come sei.

<< Tu?? >>. La ragazza lo guardò capendo che evidentemente aveva toccato un tasto dolente ma non volle fare altre domande, non in quel momento. 
<> Era la prima volta che lui pronunciava quelle parole a voce alta. Solitamente si incupiva ed invece dirlo a lei era stato come togliersi un peso che continuava a portarsi sul cuore. Clarissa accennò un sorriso e Nathan non potè far a meno di notare la fossetta rosea che le comparve sulla guancia. Gli stava per rispondere quando vide Willow correre verso di loro.

Si accovacciò spalancando le braccia per prenderla e tirarla su.
<< Mamma, è vero che partiamo stanotte? >>.
Nathan ascoltò quella voce dolce e sottile, notando con quanta premura e dedizione Clarissa accarezzasse i capelli di sua figlia e le rispondesse. Sembrava ammaliato dalle sue parole e non riusciva a smettere di ascoltarla. Soltanto quando Willow corse verso i suoi amichetti lui riprese la parola. 
<< é un amore tua figlia. >>
<< In realtà non è proprio mia ...l'ho adottata ma..è come se lo fosse >>
<< è una cosa fantastica. Anche io ho un bambino...di un anno, Mark. >> Nathan indicò suo figlio che giocava insieme alla figlia di Cameron. Clarissa gli sorrise annuendo, vedendo negli occhi di lui tutto il bene nei confronti di quel bambino ricciolino che correva dappertutto.
<< Lo so, usciamo nella stessa compagnia, ricordi? >>. La sua ironia lo fece ridere e, all'improvviso, le loro risate si mischiarono l'una con l'altra. Lei aveva una risata contagiosa, una di quelle che ti entrano nelle vene per non uscirne più. Lui rideva forte, come non rideva da tempo. Passarono tutto il pomeriggio a chiaccherare, parlando del più e del meno mentre i bambini giocavano ed i loro amici preparavano il barbecue. 
Lui le raccontò di essersi trasferito a Los Angeles circa un anno prima ma che presto sarebbe tornato nel North Carolina, era lì la sua casa, lì dove vivevano i suoi fratelli. Clarissa lo ascoltò interessata e gli parlò di New York, di quanto fosse eccitante vivere nella Grande Mela e poi gli confessò di amare il mare...Le trasmetteva calma. Non sapeva neanche lei perchè gli stava dicendo tutto questo ma le parole uscivano dalle sue labbra come un flusso di vento continuo. Parlarono di sport, lui era un giocatore professionista di basket e lei non sapeva neanche tenere in mano un pallone e poi, tra una chiacchera e l'altra, il discorso cadde sul matrimonio di Katie, loro amica in comune. 
<< Quindi verrai anche tu! >>

<< Sono la damigella, non posso di certo mancare. >> Nathan rise per quella risposta. Non era entusiasta di partire per l'Alaska, non dopo tutto ciò che gli stava succedendo ma l'idea che ci fosse anche Clarissa lì, non sapeva il perchè, ma gli aveva improvvisamente stimolato la voglia di andare.
<< Potremmo andarci insieme...se...non non sei impegnata. >>. Solitamente non era impacciato o meglio, non lo era con le donne con cui era stato nell'ultimo periodo. Non lo era stato con Alex, nè con Veronica, nè tantomeno con Eleonor...ma quell'invito gli sembrò la cosa più sensata di sempre... e di cose sensate non ne faceva da un pò.

<< Ehm, certo, perchè no, in fondo ti faccio un favore, ci andrai con me. >>. L'invito di Nathan l'aveva sorpresa ma Clarissa preferì rispondere con una battuta, tipica del suo genere. Era contenta, in cuor suo sapeva che quell'invito le avrebbe permesso di non pensare al suo di matrimonio ma non lo ammetteva neanche a se stessa, figuriamoci agli altri.
Il ragazzo scosse la testa, era divertito dal suo modo di fare. Si voltò verso di lei con il suo tipico sorriso...quello sincero.

<< Ragazzi, venite a tavola, forza >>. La voce di Katie li richiamò e Nathan, prima di andare, prese dalla tasca del jeans il suo smartphone.
<< Aspetta, è tradizione farsi un selfie con il festeggiato. >>
Clarissa lo guardò ridendo mentre lui aprìì la fotocamera per poi sistemarsi il berretto che aveva sulla testa. Le loro spalle si sfiorarono ma non si toccarono. Lei lo guardò divertita. In quel momento non c'erano più i pensieri, nè il tormento, c'era solo la vita che meritava di essere vissuta appieno.
<< Cheesee >>. Nathan sorrise, Clarissa fece una linguaccia mentre lui immortalò quel momento.

   
 
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