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Autore: Ria_27    28/12/2016    3 recensioni
Tutti amano la storia di Peter Pan, il ragazzo che non voleva crescere. Ma una sola persona è stata tanto avventata da amare proprio lui, l'eterno bambino. Wendy Darling.
Sono passati tre anni da quando Wendy è tornata da Neverland.
Tre anni in cui ha dovuto fare i conti con la sua scelta di diventare un'adulta.
Ma quando le si prospetta davanti un matrimonio con un uomo che non ama basta il semplice riflesso dell'abito bianco a ricordarle un momento diverso, con un ragazzo diverso. Un ragazzo che le insegnò a volare.
E se Wendy tornasse a Neverland ?
Se anche i suoi sentimenti per Peter fossero cambiati, cresciuti, maturati?
Se qualcun altro avesse posato gli occhi su di lei, qualcuno dall'animo nero ma dal cuore decisamente più maturo?
Dimenticate Barrie e la polvere di fata, perché in questa storia si viaggerà a vele spiegate verso acque più oscure.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5- RITORNO ALL'ISOLA CHE NON C'E'

Londra appariva sempre più piccola sotto di loro.
Wendy abbassò lo sguardo ritrovandosi incantata. Da quella distanza poteva scorgere i tetti delle abitazioni, ricoperti da candore della neve. Le sembrò di osservare una di quei globi contenenti, all'interno, una miniatura.
« È uno spettacolo bellissimo» mormorò estasiata.
Aveva dimenticato cosa significasse volare. Provare l'ebbrezza di librarsi nell'aria. Sentirsi leggera, mentre rincorreva le stelle splendenti, luccicanti di una silenziosa promessa.
 E tra le braccia di Peter ogni emozione le sembrava più intensa; il volo, le stelle sopra di loro e la città al di sotto. Tutto le risultava più vivido.
 «Ricordi ancora la strada?» domandò Peter, abbassando il proprio sguardo su di lei.
Wendy gli rivelò un sorriso di genuino entusiasmo. «Seconda stella a destra, se non vado errato.»
 Peter ridacchiò prima di calare il volto verso il suo. Il respiro caldo le stuzzicò  l'orecchio, facendole saltare un battito. « Ora tieniti forte, dovremmo velocizzare un po'.»
Prontamente Wendy seguì le sue direttive, nonostante il cuore continuasse a sfarfallarle. Ebbe appena il tempo di scorgere un accenno del sorriso sghembo di Peter, prima che lui si impennasse ulteriormente. Istintivamente Wendy serrò gli occhi, mentre le sue mani si aggrapparono ulteriormente al collo del ragazzo.
Il petto di Peter vibrò scosso dalla sua risata. «Puoi aprire gli occhi ora, abbiamo preso sufficientemente quota, per il momento.»
 Wendy schiuse un occhio sbirciando il volto sornione di Peter.  «Quanto in alto siamo?»
« Diciamo solo che se fossi in te non proverei a lasciare la presa»  rispose spicciolo.
Wendy gettò uno sguardo verso il basso. La città non era più visibile. I tetti erano stati sostituiti da una coltre di nuvole.
 « Pensavo non avessi paura di volare» asserì Peter, guardandola con curiosità.
Wendy ricambiò il suo sguardo. «È diverso quando vieni portata in braccio. Essere totalmente priva di controllo è qualcosa di leggermente spiazzante» si giustificò.
 Un ulteriore sorriso imperlò le labbra di Peter.  « Hai paura che ti lasci?» chiese divertito.
Wendy gli scoccò un'occhiata di sbieco. «Non scherzare.»
Peter sbuffò una nuova risata.
Volarono così, semplicemente in silenzio. Le braccia di Peter la sorreggevano saldamente facendola sentire più al sicuro di quanto sarebbe stata disposta ad ammettere.
Lì, avvolti dalle stelle e dalle nuvole, il tempo sembrava già non avere più alcuna importanza.
Così Wendy non ebbe minimamente idea di quanto ore o minuti fossero trascorsi, prima che Peter esclamasse: «Eccolo».
 Wendy corrugò la fronte, gettando un'attenta occhiata al panorama, alla ricerca di ciò che aveva destato l'attenzione del ragazzo.
«Cosa?» domandò. Per quanto meraviglioso, lo scenario non sembrava cambiato granché.
Solo l'aria era divenuta più frizzante, quasi elettrica.
 «La nostra porta d'accesso» spiegò Peter, abbassando lo sguardo su di lei. «Non ricordi?»
 Ricordare. Wendy non aveva mai creduto di poter dimenticare nulla di ciò che riguardasse Peter o l'Isola che non c'è. Ma, davanti a quella domanda, si ritrovò spiazzata.
Vi era come una coltre nebulosa tra i suoi pensieri. Quell'informazione sembrava essere stata preclusa dal suo accesso.
 «È strano» ammise, facendosi pensierosa, «Non riesco a ricordare come arrivare all'Isola che non c'è.»
Peter la osservò per qualche istante, prima di sospirare. «Credo sia normale. Non so bene come funzioni, non mi sono mai allontanato dall'Isola per un tempo tanto lungo, ma certi ricordi tendono a svanire dalla mente dopo qualche tempo» le mostrò un sorriso incoraggiante, «Penso si tratti semplicemente del modo che l'Isola ha trovato per proteggersi e celarsi.»
 Wendy inarcò un sopracciglio. « È solo un'Isola, come potrebbe farlo ?!»replicò critica.
Peter le diede un'occhiata ammonitrice. «Non è mai solo un'Isola, Wendy» affermò. «Ad ogni modo, guarda lì»  mosse la testa verso un punto non ben definito nel drappello di stelle, «Quello è il nostro accesso per l'Isola!»
Wendy seguì il suo sguardo. In un primo momento non riuscì a scorgere nulla di diverso. Assottigliò ulteriormente lo sguardo, cercando di mettere a fuoco quanto più possibile.
Stava quasi per rinunciare quando, finalmente, lo vide.
 Dapprima fu solo un lieve tremito nell'aria. Lo avrebbe facilmente potuto scambiare per uno scherzo dei suoi occhi. Ma ben presto quell'unico e impercettibile movimento tramutò in una vera e propria onda. Le stelle sembravano nuotare come sabbia tra le onde.
Oscillavano, tremolavano, con un movimento terribilmente lento ma costante.
 Wendy osservò quello spettacolo stupefatta.
 «Non allentare la presa» le ordinò Peter, prendendo sempre più velocità nella direzione in cui, quello che era iniziato come un movimento ondulatorio, si trasformava in un vero e proprio vortice.
Automaticamente le dita di Wendy si serrarono maggiormente intorno al collo di Peter.
«Preparati!»
 Wendy avrebbe voluto chiedergli a cosa di preciso. Ma le sue parole vennero inghiottite da un forte sbalzo. Il vortice li avviluppò.
 Le stelle sembrarono turbinare intorno a loro.
I contorni divennero sfocati, luminosi, iridescenti. Faceva quasi male tenere gli occhi aperti.
Le viscere di Wendy si contrassero, mentre percepiva una sensazione di caduta libera.
Nonostante fossero già in volo, in quel momento le sembrò di divenire ancora più leggera, quasi inconsistente.
Ben presto quel turbinio divenne più intenso. Tutto prese a vorticare velocemente.
Wendy non era più tanto sicura di trovarsi ancora tra le braccia di Peter. Non sapeva neanche se stesse respirando. L'aria la avvolgeva in modo insistente, quasi a volerla comprimere.
Wendy avrebbe voluto urlare, ma tutto ciò che riuscì a fare fu serrare gli occhi.
Udì un rumore simile ad uno schiocco e tutto tornò alla normalità.
 Velocemente Wendy tornò ad aprire gli occhi trovando lo sguardo divertito di Peter su di sé.
«Non male come viaggio di ritorno, non credi?» la schernì.
Wendy espirò sollevata. «Non credo di volerlo ripetere.»
 «Non ce ne sarà bisogno» la rassicurò Peter. «Guardati intorno.»
 Seppur controvoglia, Wendy fece come le era stato chiesto, preparandosi ad osservare nuovamente il luccichio delle stelle e null'altro. Ma, quando abbassò lo sguardo, non riuscì a contenere un'espressione di puro stupore. «L'Isola che non c'è.»
 Il familiare paesaggio che aveva rincorso più volte nei suoi sogni, si estendeva ora sotto di loro.
Le verdi montagne, talmente alte da torreggiare su tutto il resto.
 Il mare cristallino che si infrangeva sulla spiaggia dorata.
I mille e mille ettari di foresta incontaminata.
Al loro paesaggio il ghiaccio, che ricopriva l'oceano come un manto, si scioglieva docile, permettendo alle onde di tornare ad incresparsi.
 Nonostante l'oscurità della notte calasse sull'Isola, il chiarore dell'enorme luna rischiarava abbondantemente i contorni di ogni cosa. Persino le imponenti vele nere del Jolly Roger erano visibili al largo.
Wendy sospirò estasiata prima di volgere uno sguardo di pura gioia verso Peter.
 Peter ridacchiò. «Bentornata a casa Wendy!»
 
***
 
Le pareti della Jolly Roger tremolarono, facendo repentinamente destare l'uomo che, fino a pochi momenti prima, giaceva addormentato nell'imponente letto al centro della stanza.
Il Capitan James Hook scoccò uno sguardo irritato in direzione del piccolo oblò posto all'altra estremità della stanza.
Odiava esser svegliato nel bel mezzo del sonno. Erano rare le volte in cui riusciva a godersi una dormita per come si doveva.
 Le uniche volte in cui poteva beneficiare di una ricca dormita, era quando ricorreva al l'ausilio dei fumi dell'alcol. E la sera prima vi aveva ceduto senza troppi indugi.
Dunque non apprezzava particolarmente quel repentino risveglio non richiesto.
Hook fece una smorfia di puro fastidio, prima di rigirarsi nuovamente tra le lenzuola color cremisi.
Nulla si sarebbe frapposto tra lui ed il mondo onirico.
Percepì l'armoniosa ebbrezza soporifera rimpossessarsi di lui, quando la porta venne aperta con un tonfo. «CAPITANO» urlò Spugna precipitandosi nella stanza, senza attendere un invito.
Hook serrò gli occhi, indeciso se fingersi morto o palesare apertamente il proprio fastidio per quell'intrusione.
 «CAPITANO»  tornò a gridare Spugna con quanto fiato aveva in corpo.
«Ti ho sentito già la prima volta,Spugna» sbottò Hook ,decidendosi ad aprire gli occhi, senza però voltarsi per osservare il proprio sottoposto.
«Abbiamo grosse, grossissime novità!»
 Hook roteò gli occhi davanti al tono trafelato dell'altro.
«Pan è tornato!» annunciò questo a gran voce.
«Ma va?»  replicò ironicamente il capitano.
«I ghiacci si sono sciolti, l'Isola si è svegliata » proseguì Spugna che non sembrava aver fatto caso al tono al vetriolo del suo capitano.
Hook inspirò a fondo, sapeva che la pistola si trovava da qualche parte per terra, avrebbe potuto raggiungerla e porre fine alla vita di Spugna. Almeno avrebbe potuto tornare a godersi quella meritata dormita. Alla fine si trovò costretto a desistere, in qualche modo aveva bisogno di Spugna.
 Era un uomo fidato! Per quanto si potesse parlare di fiducia in mezzo ad una ciurma di pirati.
 «Avete sentito quello che vi ho detto?» insistette Spugna, «Pan è tornato!»
 «Ho sentito,Spugna» replicò monocorde Hook, continuando a dargli le spalle.
Quella conversazione aveva luogo con una cadenza settimanale ormai; Pan si allontanava dall'Isola, per andare Dio solo sa dove, la sua partenza veniva annunciata dall'Isola stessa che entrava in una sorta di glaciazione. Tutto procedeva con più lentezza. Ogni abitante si lasciava andare ad una tranquilla routine. Finché Pan non faceva il suo ritorno e allora la frenesia riprendeva vita.
Un tempo Hook accoglieva con grande fervore il disgelo dei ghiacci che annunciavano la presenza di Pan. Odiava i giorni che si trascinavano lenti quando lui era via. Non vedeva l'ora di riprovare l'ebbrezza della caccia dell'eterno ragazzo. Ma, ormai, anche quella pratica aveva perso il suo fascino.
Hook aveva iniziato a non provare più alcun interesse per il luogo in cui si trovava Pan.
Sull'Isola o fuori, non aveva importanza. Le giornate sarebbero state comunque tutte uguali, almeno quando quel moccioso si trovava lontano da quel posto, poteva godersi il riposo tanto agognato, lontano dalle incessanti richieste della sua ciurma.
 «Non mi importa» aggiunse quando fu chiaro che Spugna non aveva alcuna intenzione di abbandonare la stanza. «Nulla ha più importanza Spugna.»
 «Oh, ancora con questa storia Capitano?» si lamentò l'altro.
«Io e quel ragazzo non facciamo altro che rincorrerci e scontrarci da secoli e secoli, e continueremo a farlo per ancora molti secoli, finendo sempre in uno snervante impasse. Non riesco più a trovare giovamento  in tutto ciò» asserì laconico.
«Ma, Capitano, voi avete bisogno di riprendervi» replicò Spugna.
 «Non credo che vi sia alcun modo, caro mio» borbottò Hook.
«Forse vi servirebbe una nuova sfida!»
 «Si, servirebbe proprio» convenne,  senza particolare entusiasmo.
 Spugna si avvicinò al suo capezzale. «Una sfida che vi rinvigorisca» suggerì con tono cospiratorio.
«Proprio così.»
 Spugna sorrise, rivelando una bocca sdentata. « E se vi dicessi che ho quello che fa al caso vostro?!»
 A quelle parole Hook si decise, finalmente, a voltarsi per scrutare l'altro uomo. «A cosa ti riferisci?» chiese, inarcando un sopracciglio.
Il sorriso sul volto di Spugna si accentuò. «Pan è tornato.»
 Hook sospirò. «Questo lo avevo capito.»
 Spugna annuì. « Si, ma si dà il caso che sia tornato portando qualcosa con se» annunciò. «O sarebbe più corretto dire: qualcuno.»
 Quelle parole fecero brezza nella mente di Hook.
 In un secondo il capitano si rivolse totalmente verso il suo sottoposto, rivelando un'espressione di totale interesse. « Ti ascolto.»
 Spugna si sfregò le mani. « Lo hanno avvistato sorvolare la baia portando con se una giovane donna.»
 Le sopracciglia di Hook si sollevarono automaticamente. «Pan con una giovane donna?» domandò, per assicurarsi di non aver udito male. Quell'affermazione era talmente inaspettata da risultare assurda. Spugna annuì con forza. «Oh sì, Capitano. Una giovane donna»  ripeté.
Hook si diede qualche momento per soppesare quelle nuove informazioni.
Pan aveva portato sull'isola una misteriosa ragazza?!
 « A quale pro?» si trovò a domandare.
«Non saprei» ammise Spugna, prima di mostrare un sorriso ricco di macchinazioni, «Ma suppongo che potreste aver voglia di scoprirlo da voi» concluse.
Una risata liberatoria riempì le mura della stanza. Hook si sollevò dal letto con ritrovata energia.
Un sorriso mellifluo gli incurvò le labbra. «Oh mio caro Spugna, puoi starne certo!»
 Quella che era iniziata come una giornata come tante altre, si era appena trasformata in qualcosa di molto più ghiotto.
Ed il Capitan James Hook era pronto a rimontare in sella all'avventura .
 
***
Peter atterrò con eleganza, giusto all'estremità della foresta.
Quando Wendy fu finalmente libera di adagiare i piedi al suolo, trasse un sospiro.
 «Tutto bene?» le domandò Peter, lisciandosi i vestiti.
«Si, solo che tutte quelle ore passate senza potermi muovere mi hanno lasciato un po' intorpidita» ammise, tastandosi le ginocchia traballanti.
Peter sorrise. «Fortuna che non dovremo camminare allora.»
Wendy sollevò lo sguardo per puntarlo in quello del ragazzo. «Vuoi rimanere qui?» allargò le braccia, «Al centro del nulla?!»
 Peter le si avvicinò, senza smettere di sorridere. Delicatamente le posò le mani sulle spalle, prima di costringerla a voltarsi.
«Cosa fai?» chiese Wendy, criticamente.
«Ti mostro la direzione giusta dove guardare.»
Wendy inarcò un sopracciglio poco convinta. «Guardare cosa, esattamente?»
Peter portó la bocca all'altezza del suo orecchio. «Ricorda, Wendy: devi solo crederci.>>
 A quelle parole la terrà sembrò prender vita davanti alloro. Tremò e si contrasse, mentre dalle sue radici andava prendendo forma una struttura a più piani. Questa di districava verso l'alto, come la quercia di un albero che svetta alta alla ricerca della luce solare.
In un primo momento, Wendy pensò si trattasse di una semplice casa. Ma questa continuò a crescere ed allungarsi, fino a raggiungere le dimensioni del più alto degli alberi della foresta.
Wendy guardò davanti a se basita.
La struttura che si ergeva ora imponente, davanti ai loro occhi, ricordando vagamente la forma del tronco di una quercia. Ma, a rivestirla, rilucevano vetri splendenti.
Wendy non aveva mai visto nulla del genere. Più alta di una qualunque fabbrica londinese, ricordava maggiormente una torre di qualche antico castello. Ma era molto più spessa e articolata nel suo snodamento centrale.
Un albero di cristallo, questo era quello che le richiamava alla mente.
Improvvisamente Wendy si sentì strana. Per quanto sbalorditivo fosse stato quello spettacolo, era come se non le risultasse del tutto nuovo.
 «Cosa c'è?» chiese Peter, posandole il palmo sulla schiena tesa.
«Ho una strana sensazione» sussurrò lei.
«Di cosa si tratta?»
 Wendy scosse la testa lentamente. «Non saprei come spiegarlo.»
 Le braccia di Peter si mossero a cingerle la vita. «Prova.»
 Wendy si mordicchiò nervosamente il labbro. «È come...»  si soffermò per riflettere, «Come se non fosse la prima volta che vedessi questo posto.»
 Peter emise una piccola risata, facendo vibrare il petto contro cui si trovava la schiena di Wendy. «Davvero?» chiese, per nulla sorpreso.
Improvvisamente, un ricordo si fece strada nella parte cosciente della mente della giovane.
Wendy spalancò la bocca con sorpresa mista a gioia. «Ora ricordo!»
 
«Benvenuti sull'Isola che non c'» > aveva annunciato Peter mostrando un ampio sorriso soddisfatto.
Wendy ed i fratelli si guardarono intorno circospetti. John rivolse alla sorella uno sguardo carico di confusione.
Si trovavano nel bel mezzo del nulla, alle loro spalle si ergevano miglia e miglia di foresta selvaggia. Per il resto nulla era visibile.
«Ma tu dove dormi Peter?» domandò Michael, che con la sua innocenza, propria di un bambino di quella età, trovò il coraggio di porre la stessa domanda che frullava nelle menti dei fratelli maggiori.
A dispetto di quanto potessero pensare, il buonumore di Peter non vacillò minimamente. «Oh, questa è la parte più bella»asserì, portandosi alle loro spalle. «Guardate» disse, indicando la radura vuota davanti ai loro occhi, «Riuscite a vederlo?»
«Cosa dovremmo vedere?» domandò John,  sempre più perplesso.
Wendy gli scoccò un'occhiata ammonitrice. Non voleva che l'allegria di Peter venisse intaccata.
Certo, era anche vero che il ragazzo continuava ad indicare loro un punto vuoto, attendendo che mostrassero entusiasmo.
Peter ridacchiò. «La mia casa» spiegò, come se fosse ovvio.
A quelle parole persino Wendy si ritrovò a sospirare. «Non c'è nulla lì, Peter» cercò di farlo ragionare.
Peter scosse la testa risoluto. «È per questo che non riuscite a vederlo. Non ci state credendo!»
 Nella radura calò il silenzio. I quattro ragazzi continuavano a mantenere lo sguardo dritto davanti a loro, quando Michael esclamò: «ECCO, ORA LO VEDO.»
 «Dici sul serio?» domandò John,  volgendo velocemente il capo dal fratello minore al punto vuoto davanti a sé.
Michael agitò le braccia euforicamente. «Si sì, lo vedo. È bellissimo!»
 «WOW» esclamò John, strabuzzando improvvisamente gli occhi. «Riesco a vederlo anch’io.»
Wendy si voltò ad osservare i fratelli, con aria contrita.
Peter sembrò rendersene conto e le si avvicinò. «Devi crederci, Wendy» le sussurrò.
Wendy rimase a fissare quelle grandi orbite azzurre per qualche secondo. «Ma non vedo nulla »  si lamentò. Peter le strinse la mano. «Credici Wendy.»
 Ed improvvisamente apparve.
Come se fosse emerso dal nulla. Un imponente edificio si stagliava davanti ai suoi occhi. Interamente ricoperto di vetro, l'edificio si ergeva verso il cielo, ricordando il tronco maestoso di un albero.
«Bellissimo» sussurrò Wendy rapita.«Ma come è possibile?»  si trovò a domandare, tornando a voltarsi in direzione di Peter.
Il ragazzo le sorrise furbamente. «Sull'Isola è possibile ogni cosa. Basta solo avere molta fantasia, e tutto ciò che desideri apparirà davanti ai tuoi occhi!»
 «Dici davvero?» chiese John entusiasta.
Peter annuì soddisfatto.
«Vuol dire che anch'io potrei far comparire qualcosa del genere?» lo interrogò Wendy, indicando l'edificio. «No»  ammise Peter, riducendo immediatamente l'entusiasmo di Wendy. «Solo io sono in grado di far apparire cose tanto complicate» concluse.
«Oh» sospirò Wendy, palesemente delusa.
 «Ma puoi fare tanto altro»  la rassicurò Peter.
 «Per esempio?»
 Il ragazzo sollevò la mano che le stringeva, rivolgendo il palmo verso l'esterno. «Fa apparire un fiore!» le suggerì.
Wendy aprì bocca per affermare di non esserne capace, ma Peter le mise un dito sulle labbra.
«Devi solo crederci» le ripetè.
Wendy annuì prima di tornare a concentrarsi sul proprio palmo.
«Immaginalo, Wendy» proseguì Peter.
Wendy si sforzò di visualizzare l'immagine di un candido fiore. Riuscì ad immaginarlo nei minimi dettagli, dal pistillo verde, alle foglie larghe e bianche, screziate di piccole venature rosa.
In un attimo, nel suo palmo sbocciò un fiore identico a quello che aveva immaginato.

SPAZIO AUTRICE

Ed ecco il nuovo capitolo fresco fresco di revisione.
Allora, siamo finalmente tornati sull'Isola. Ora comincia il bello!
Intanto, appare per la prima volta la figura di Hook (Capitano Uncino), ho deciso di mantenere il nome originale per una questione di preferenza personale, spero non me ne vogliate.
Alcune cosine da sapere su questo personaggio: in questa storia Hook è un giovane uomo, di una decina di anni più grande di Wendy e Peter, ma comunque giovane.
Personalmente per il suo personaggio mi sono ispirata a quello presentato nella serie "Once Upon a Time" ma, ovviamente, siete liberissime di immaginarlo come più vi aggrada.
Per quanto riguarda il viaggio verso l'Isola, so che la forma solita è di un viaggio fino al mattino, ma personalmente ho preferito inserire l'idea di un portale intermondi. Anche in questo caso spero che non me ne vogliate per essermi scostata dall'originale.
Infine, ultimo punto e poi vi lascio, la struttura a forma di albero e il riuscire a creare con la fantasia ciò che si vuole; questa idea l'ho ripresa un pò dal film "Hook", chi lo ha visto ricorderà la scena della cena dove i bimbi sperduti spiegano a Peter che se vuole far "apparire" il cibo deve immaginarlo e crederci, ed un pò mi sono ispirata ad Inception con la storia del creare intere città nei sogni.
Bene, detto ciò, fatemi sapere cosa ne dite di queste piccole modifiche.
Come sempre, ringrazio chi mi segue ed in particolare: Sophja99.
Piiiiccola informazione di servizio finale, sto scrivendo una nuova storia nella sezione "Romantiche", il titolo è "BelGrave-Istituto Correttivo".
Vi lascio il link, se vi cliccateci sopra e date un'occhiata: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3605213&i=1

 
  
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