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Autore: _Heide    29/12/2016    2 recensioni
Sansa/Sandor | 716 parole |
"Sansa, dopotutto, non ha mai conosciuto il Mastino."
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Una breve analisi del personaggio di Sandor Clegane, dal punto di vista di Sansa, la quale conosce entrambi i volti di lui.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Tipo di coppia: Nessuna
Genere: Angst, Introspettivo
Note: Non è propriamente una SanSan, infatti non ho nemmeno specificato la coppia, perché - appunto - è solo uno sguardo al personaggio di Sandor e del Mastino, perché le reputo due persone diverse e Sansa - e forse anche un po' Arya - è l'unica che possa rendersene conto perché... lo vedrete, sto zitta e non vi "rovino" il finale.
Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, sono di proprietà di George R.R. Martin, purtroppo, infatti hanno rischiato la vita troppe volte e ne hanno passate di tutti i colori. Fosse stato per me adesso vivrebbero tutti felici e contenti. 



Two Sides, One Man
 

Il Mastino non prova niente da quando il fratello gli ha tenuto il viso a contatto con le braci ardenti, mentre spingeva con odio il fratellino in quello che sarebbe diventato il suo inferno. Il Mastino è una macchina da guerra forgiata nel fuoco, è un cane addestrato per uccidere e terrorizzare la gente.

Ma, in realtà, il Mastino è solo il cane del Re Bambino.

Sandor Clegane non è il Mastino.

Sandor Clegane, a differenza del cane, è un uomo.

Freddo e distaccato, una mano che regge una spada con la quale ha strappato più vite di quante sia possibile dire. Sandor Clegane non è un cavaliere, soltanto un guerriero, ma pur sempre un uomo. Così, si definisce Sandor Clegane stesso.

Sandor non lo si vede quasi mai in giro per le strade di Approdo del Re, al suo posto, al fianco del Re Bambino, c'è il Mastino. Lo sguardo distante e il volto che non trasmette alcuna emozione. La cicatrice che mostra senza alcun riguardo perché i cani non si vergognano di niente, i cani non ti nascondono niente e non ti mentono. Non si nascondono dietro a una maschera, perché sono comunque cani. Il Mastino non è da meno. Usa quell'ustione come un cane usa i denti per terrorizzare le persone che gli sfilano accanto, mentre cercano di distogliere lo sguardo dai suoi occhi, prima che il cane la prenda come una sfida e attacchi alla gola. Si somigliano, i due. Si somigliano tanto se osservi i loro volti: quelle cicatrici che ne ricoprono un lato intero, i capelli scuri che cercano di nascondere una parte di quei segni infernali. Gli occhi, però, quelli sono diversi: il Mastino ha degli occhi d'acciaio, Sandor ce li ha grigi come il cielo che sta per piangere.

Sansa l'ha visto il Mastino. L'ha visto mentre trucidava i suoi assalitori, mentre gli squarciava il ventre con la spada lunga e le viscere ne fuoriuscivano come se volessero allontanarsi il più velocemente possibile da quel luogo pieno di odio e morte. Sansa ha visto il Mastino per un momento così breve che non ne è neanche sicura, ma non dimenticherà mai quegli occhi carichi di furia e rabbia, quegli occhi così duri e metallici.

È durato così poco, perché poi il Mastino se ne è andato ed è arrivato Sandor Clegane. L'uomo che preferisce essere chiamato cane piuttosto che sir, come il Mastino dopotutto. Sandor Clegane le ha afferrato la mano, si è tirato addosso la fanciulla e l'ha caricata addosso come se non fosse che un uccellino sulle sue spalle. Sandor Clegane l'ha tenuta con una delicatezza sorprendete fra le sue braccia, come se non volesse spezzare le ali di quella creatura così piccola e pura.

E sempre Sandor Clegane l'ha posata delicatamente per terra, mentre le sue ancelle accorrevano per controllare che stesse bene. Il Mastino, poi, ha guardato il leone, Tyrion Lannister e gli ha ringhiato contro di non averlo fatto per lui.

Sandor Clegane l'ha guardata per un attimo poi se ne è andato, seguito dal Mastino.

Sempre Sandor Clegane le sta davanti la notte della Battaglia delle Acque Nere. È lui che le propone di scappare, lui che vuole aprire la sua gabbia dorata e permetterle di spiegare le ali per prendere il volo. Sansa non sa chi dei due sia scappato dal fuoco che bruciava qualunque cosa fosse vicino alla battaglia. Non sa se a guardare quelle fiamme siano stati gli occhi tristi di Sandor o quelli d'acciaio del Mastino, ma Sansa sa per certo che quegli occhi erano terrorizzati. Lo sa perché Sandor ne ha ancora un po', di quella paura primordiale, nascosta nelle iridi grigie.

È sempre Sandor che le chiede una canzone e Sansa Stark gliela concede.

Pensava di essersi dimenticata qualunque canzone avesse mai conosciuto, ma in quel momento, davanti agli occhi grigi di Sandor Clegane – occhi tristi ed ora anche bisognosi, sempre con quel pizzico di paura del fuoco che continua ad ardere fuori dalla finestra dietro di lei – Sansa gli concede quella canzone che non sapeva di ricordare.

E non è il Mastino che lascia scivolare lacrime salate sulla guancia distrutta dal fuoco.

No, alla fine non è mai stato il Mastino, è sempre stato Sandor.

Sansa, dopotutto, non ha mai conosciuto il Mastino. 

   
 
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