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Autore: Seira Hikari    29/12/2016    0 recensioni
E quando realizzi che spesso il confine tra gli incubi e la realtà non è poi così lontano è già troppo tardi.
Non volevi,non potevi piangere.
Paura della solitudine di ciò che sarebbe accaduto dopo tutto questo.
Come se "L'Happy Ending" esistesse davvero.
Avevo capito.
Una missione, un posto SCONOSCIUTO.
E se in realtà io fossi lo sconosciuto?
Genere: Drammatico, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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Corsero e saltarono giù dai gradini come non l'avevano mai fatto prima, Charlotte ne mancò uno e si aggrappò appena in tempo a una ringhiera sospirando di sollievo.
«Tutto ok?», le domandò Nick ridendo imbarazzato.
Charlotte annuì mentre rideva, capiva di aver appena fatto una figura che poteva benissimo evitare.
Finite le rampe di scale percorsero il corridoio fino a una porticina che portava al cortile vicino ai portici.
Misero entrambi un piede fuori notando una strana tranquillità e l'odore dell'aria era davvero inconfondibile: fuori pioveva, non troppo forte ma neanche troppo poco, quell'aria fresca ti liberava completamente il naso e ti ricaricava le energie.
Fuori, sotto ai portici, ci sarebbero dovute essere delle panche dove tutti noi avremmo mangiato insieme, peccato che, delle persone non c'era traccia. L'unico rumore dall'esterno era il ticchettio delle gocce di pioggia sulle foglie degli alberi.
La polizia probabilmente se n'era andata da un pezzo, fatto stava che si potevano notare numerosi cartelli e recinzioni che circondavano l'area dello sfortunato incidente avvenuto circa due ore prima.
«Ehi ma... Gli altri?», fece notare Charlotte guardandosi intorno.
«Che abbiano mangiato senza di noi?», chiese lui perplesso.
«Naaah, dubito, saranno giù nella mensa interna»
«Hai ragione!», esclamò il ragazzo battendole una mano sulla spalla.
Charlotte sorrise, e appena Nick si girò iniziò ad arrossire. Sapeva di essere parecchio noiosa, ma era perchè non sapeva come reagire. Non riusciva ad essere spontanea con lui, avrebbe paura che fossero successe le stesse cose degli anni precedenti, non voleva rischiare. Si tirò uno schiaffo in faccia, quasi per cercare di scacciare il pensiero e seguì il ragazzo giù da quelle scale buie.
"Sono una stupida. Un caso perso. Perchè devo sempre reagire così? Anzi, perchè devo sempre nascondermi? Non è quello che voglio ma allo stesso tempo sono più felice così. Basta non ce la faccio più."
Continuò a seguirlo stringendo i pugni. 
Quando mancavano solo pochi gradini Charlotte inciampò in uno e fece un volo pazzesco finendo dritta dritta addosso a Nick, si ritrovarono stesi a terra a fissare il soffitto.
Erano doloranti entrambi ma Charlotte stava ridendo mentre preoccupata blaterava frasi per scusarsi con il ragazzo. Alla fine nessuno si era fatto seriamente male e perciò si ritrovarono a ridere e a parlare del suo essere così goffa.
Nick gli pose una mano per aiutarla a rialzarsi e lei la accettò felice. Quando ripresero a camminare Charlotte era davanti e sorrideva pensando che le cose successe prima non importavano più.
Si sentivano sempre più voci, ormai era ovvio che tutti fossero lì.
Il corridoio era buio, ma da delle finestrelle in alto si intravedevano degli spiragli di luce che rendevano l'atmosfera meno macabra.
Le pareti erano abbastanza strette e le piastrelle sul pavimento erano formate da  materiali diversi, sulla parete sinistra c'erano parecchie porte dietro le quali si trovavano le varie mense. Sulla parete destra invece c'erano solo due porte, che conducevano alla palestra dei bambini più piccoli.
Entrarono nell'ultima porta a sinistra.
Era pieno di persone, si era la stanza giusta.
In un tavolino all'angolo più nascosto della sala c'erano sedute Fay e Sabrina che stavano già mangiando, c'erano due posti liberi.
Dopo aver fatto dei cenni alle due ragazze, Charlotte e Nick si avvicinarono al tavolo e si accomodarono vicino a loro.
«Charlotte! Dov'eri finita? Con Nick poi...», Fay fissò la ragazza iniziando a ridere maliziosamente, Charlotte si arrabbiò e arrossì.
«Ma da nessuna parte! Stavo girando per la scuola e poi ho incontrato Nick», disse guardandolo mentre Sabrina e Fay ridevano.
Nick rideva un po' imbarazzato.
Dopo poco le suore iniziarono a servire i primi anche a Charlotte e Nick, mentre mangiavano nel loro tavolino isolato, come al solito, parlavano delle cose più strane oppure di quello che avevano fatto i giorni prima. Tra qualche battuta e altro Charlotte provò una strana sensazione, come se sapesse che quella giornata fosse già stata pianificata da qualcun altro, ma non poteva capirlo totalmente, nè tanto meno saperlo.
Quella giornata le era sembrata strana dal primo momento, eppure sentiva che c'era qualcosa d'altro, qualcuno stava tramando contro di lei? Chissà, non poteva saperlo. Sentiva solo uno strano presentimento, le sembrava anche che le cose fatte in quella giornata, per quanto le ricordasse nella sua routine fossero state modificate.
Sabrina interruppe i suoi pensieri iniziando a parlare di quanto successo qualche ora prima.
«Ragazzi secondo voi non è fantastico??Abbiamo un caso su cui indagare!», esclamò la bionda fissando Charlotte quasi per provocarla.
Charlotte la ignorò e fissò altrove mentre Fay e Nick discutevano riguardo a ciò avvenuto, sì, Sabrina era fissata con certe cose, ma scherzare sulla morte di qualcuno non era una cosa sopportabile per la ragazza riccia.
Continuò a rimanere fuori dal discorso finchè...
«Oh è finita l'acqua», notò Fay versando l'ultima gocciolina nel suo bicchiere.
«Sabrina puoi andare a prenderla?», domandò Nick.
«Eh non posso, mi fa malissimo una gamba, Charlotte!! Perchè non ci vai tu?»
Charlotte sobbalzò, c'era qualcosa di strano, rimase zitta un attimo fissando stranita tutta la stanza, Sabrina e i suoi amici. Dopo un po', titubante, si alzò.
«Vado, torno subito», disse allontanandosi dagli altri. Provava due sensazioni contrastanti: andare perchè doveva farlo, oppure non andare perchè sarebbe successo qualcosa di inaspettato. Era molto curiosa e decise di andarci. Camminò attraverso la stanza e uscì.
Arrivò completamente infondo al corridoio dove a sinistra si trovava una scaletta che portava ai bagni, decise di procedere dritto verso la mensa dei bambini più piccoli dove si trovava anche la porta che portava alla palestra grande, e nel corridoio che conduceva a quella stanza ci sarebbe dovuta essere qualche bottiglia.
Aprì la porta di legno che cigolò un po' ritrovandosi completamente dentro la mensa, girò a destra dove si trovava una porticina larga neanche un metro. Appoggiò la mano sopra la porta e si bloccò, decise di aspettare ad aprirla.
Notò una cosa molto strana, appena aveva toccato la maniglia il cielo era iniziato a diventare più scuro come se fossa giunta improvvisamente notte.
Si staccò dalla maniglia ma non cambiò nulla, iniziò a credere di avere le allucinazioni.
Un po' impaurita e non capendo ciò che stava succedendo si diresse alla porta, ma per qualche ragione non si voleva aprire. Iniziò a preoccuparsi.
«Ehi?! Chi mi ha chiuso dentro?!», urlò mentre continuava a bussare alla porta, nessuno sembrava sentire e fuori c'era uno strano silenzio come se davvero non ci fosse anima viva, cosa che invece era impossibile, fino a pochi minuti prima la mensa era piena di persone.
Charlotte si allontanò dalla porta frustrata e decise di uscire dalla finestra, quella stanza aveva poco dislivello tra pavimento interno ed esterno, scansò un po' di sedie e si diresse verso la finestra più vicina.
Tentò di aprirla un po' di volte, sempre mettendoci più forza, ma pareva tutto inutile, la finestra non si voleva aprire, non si arrendeva.
Provò con tutte le altre finestre, ma ottenne lo stesso risultato.
Si fermò un attimo a pensare, non aveva ancora aperto la porta del corridoio, ma per qualche strano motivo non se la sentiva, aveva uno strano presentimento, no, non era paura, sentiva come se dopo averla aperta sarebbe cambiato qualcosa irrimediabilmente.
E il suo destino finalmente si sarebbe compiuto.
Decise ugualmente di aprire la porta.
Prima di metterci un piede dentro guardò all'interno della stanza, sembrava il solito corridoio in cui passava sempre, così entrò.
Ma nello stesso momento che fu interamente nella stanza la porta si chiuse di scatto, la stanza si oscurò completamente. Charlotte si spaventò e si aggrappò a una parete, ma dopo poco si accorse che la parete non c'era, era sparita. Quel posto adesso non era un corridoio, era un immenso padiglione oscuro. Ogni volta che i suoi piedi toccavano terra generavano una luce rosa che si rifletteva a specchio ovunque intorno a lei. Sembrava di camminare su un lago, un lago nero. I suoi passi creavano luce, lei creava luce, in quello strano posto la porta era anche scomparsa, si era dileguata nell'oscurità.
Il ticchettio dei suoi piedi su quella superficie bagnata, che non era acqua, pareva piuttosto benzina, era accentuato dall'eco.
"Dove...Sono finita?", subito dopo essersi fatta questa domanda comparve un conto alla rovescia appena davanti a lei. Non capendo ciò che stava succedendo rimase immobile, paralizzata.
I secondi passavano, il conto alla rovescia era quasi giunto al termine. Ad ogni secondo Charlotte vedeva un' immagine sfocata, delle strane visioni.
10 Un upupa.
9 La donna bianca.
8 La donna nera.
7 Una ragazza bionda vestita di azzurro.
6 Due amiche.
5 Una ragazza con gli occhiali.
4 Un ragazzo vivace.
3 Una ragazza coi capelli rossi.
2 Una bambina vestita con abiti vittoriani.
1 Dei cadaveri.
...e zero.
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Nel frattempo nella sala da pranzo Sabrina, Fay e Nick stavano conversando riguardo alla scuola e i compiti delle  vacanze.
«Quanto ci mette Charlotte con la bottiglia, ho sete!», disse Fay.
«Sarà andata a prenderla in cucina!», disse Sabrina.
«Forse hai ragione»
Nick nel frattempo osservava quelle due senza dire parola.
Sabrina si alzò.
«Dove vai?? Cerchi Charlotte?», domandò sempre Fay.
«No, vado in bagnoo!», rispose mentre usciva dalla stanza osservata dai due.
Arrivò completamente infondo al corridoio dove a sinistra si trovava una scaletta che portava ai bagni, li guardò un attimo, controllò di essere da sola e decise di procedere dritto verso la mensa dei bambini più piccoli.
Aprì la porta e mentre girava la maniglia una strana luce bianca usciva dalla serratura, si affrettò ad entrare nella stanza e richiuse la porta dietro di sè.
Una ragazza albina  girata di profilo era seduta a gambe incrociate su un tavolino. Aveva all'incirca 17 anni, si poteva pensare. Indossava una maglietta corta bianca a righe nere e dei pantaloncini di jeans con delle francesine nere.  
Sabrina guardò per alcuni secondi la ragazza.
«Cosa ci fai qui??», domandò la bionda.
La ragazza albina si girò con sguardo freddo e la fissò negli occhi. Era bellissima, era davvero molto pallida e aveva le lentiggini ma la prima cosa a colpire uno spettatore era senz'altro l'eterocromia, un occhio era marrone, quasi dorato e l'altro era azzurro, ma sembrava freddo, come se in realtà da quell'occhio non ci vedesse.
«Perchè mi hai disubbidito?», domandò l'albina senza distogliere lo sguardo.
«Quella ragazza mi stava ostacolando!!», esclamò la bionda  stringendo i pugni.
La ragazza albina la guardò indifferente e poi fissò la porticina.
«Non hai fatto così male»
«Le cose si faranno presto interessanti...», disse ridacchiando e prima che Sabrina se ne potesse accorgere la ragazza era già sparita.
  
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