Serie TV > Arrow
Segui la storia  |       
Autore: ArtRevenge_M    29/12/2016    14 recensioni
Quando Felicity Megan Smoak decide di curare uno dei pirati più pericolosi in circolazione, non ha la minima idea che il suo ringraziamento sarà essere rapita e condotta in un pericoloso viaggio oltre mare che cambierà totalmente la sua vita.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen, Tommy Merlyn, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 11

Oliver lasciò la stanza, richiudendosi la porta alle spalle con un tonfo e a passo spedito camminò verso la sua ciurma, che a pochi metri da lui sostava in attesa dei suoi prossimi ordini. Ordini che non fece minimamente in tempo a formulare per via di Felicity.

La giovane uscì dalla stessa stanza dalla quale lui stesso era uscito pochi istanti prima e marciando furente verso l’uomo esclamò.

“Quello che dite non ha alcun senso!”

Oliver bloccò i suoi passi, chiudendo gli occhi in un espressione di scocciato disappunto e sotto lo sguardo attento dei suoi compagni d’equipaggio si voltò a fronteggiare la ragazza.

“Felicity..” mormorò in una sorta di silenzioso avvertimento.

“Quell’uomo ha ucciso tutti gli abitanti del mio villaggio! E voi volete che io resti qui semplicemente a nascondermi?!” ricordò e nei suoi occhi Oliver lesse un genuino dolore.

“No. Mai! Verrò con voi!” dichiarò la ragazza e sollevando la gonna del lungo vestito che portava superò il pirata intenzionata a posizionarsi al fianco del resto della ciurma, ma Oliver bloccò il suo passaggio afferrandole il braccio.

Felicity spostò nuovamente lo sguardo verso quello dell’uomo che perentorio, dichiarò:

“Non verrete con noi.”
“Sono già stata sulla vostra nave e mi pare di aver dimostrato di sapermela cavare davanti al pericolo. Quindi perché ora non volete che..?”

“Perché ho bisogno che tu sia al sicuro!” la interruppe Oliver, lo sguardo penetrante unicamente fisso su Felicity, la quale schiuse le labbra apparendo per un attimo sorpresa.

“Io non voglio essere al sicuro.” disse, il tono questa volta calmo, ma deciso.

“ Voglio stare al vostro fianco. Voglio aiutarvi a sconfiggere Slade.”

Oliver scivolò all’interno della determinazione del suo sguardo in una rapida corsa che non sembrava conoscere fine e mentre il suo cuore lo implorava per uscirgli dal petto, represse l’improvviso impulso di baciarla scaturito in lui all’udire quelle parole.

“Slade sta distruggendo tutte quelle isole perché vuole punirmi.” mormorò in tono pacato e Felicity annuì replicando immediatamente.

“Lo so. Me l’avete detto.”

“.. vuole punirmi per aver ucciso... l’amore della sua vita.” terminò e nello stesso istante vide la sorpresa balenare nel volto innocente di lei. Oliver la guardò per qualche secondo prima di continuare, consapevole che una volta detto quanto doveva dire, non sarebbe più potuto tornare indietro.

“Vuole che io provi il suo stesso dolore e se dovesse accaderti qualcosa Felicity.. lui riuscirebbe nel suo scopo.”

Fu come essere colpiti da un fulmine a ciel sereno. Inaspettato e più intenso di quanto avrebbe potuto immaginare. Felicity sentì il suo cuore rimbombare nella sala silenziosa, mentre i suoi occhi si perdevano nell’azzurro intenso di quelli del pirata e della sua improvvisa dichiarazione.

Oliver posò entrambe le sue mani ai lati delle spalle di lei, senza mai per un solo istante lasciare il suo sguardo e quasi non volesse lasciar spazio ad alcun tipo di fraintendimento sussurrò:

“Ti amo.”

L’equipaggio della Green Arrow si lanciò sguardi lieti e sorpresi, nel silenzioso momento sospeso che seguì le parole del loro capitano, mentre Felicity con l’espressione smarrita di chi non ha la minima idea di dove sia capitata restò immobile, persa in quella irreale realtà.


 

48 ore prima.


 

La mano della ragazza strinse il tessuto che aveva nella mano e sotto quel tepore rilassante aprì lentamente gli occhi, mettendo a fuoco il drappo bianco che stava stringendo. Ancora trascinata dalla confusione del dormiveglia alzò appena il capo fino a notare il volto dell’uomo che le dormiva accanto. Ci volle poco meno di un secondo perché i suoi occhi si spalancassero sorpresi nel riconoscere i famigliari lineamenti di Oliver Queen e meno di un minuto per realizzare non solo che stavano dormendo insieme, ma anche che lei lo stava abbracciando.

In uno scatto repentino Felicity scappò dal calore che l’aveva cullata per tutta la notte, gli occhi fissi sulla figura d’adone che le dormiva tranquillamente accanto e boccheggiando d’incredulità cercò di capire cosa stesse accadendo. Ma più fatti i suoi occhi registravano e più l’imbarazzo e la confusione aumentavano. Cosa ci faceva su quel letto insieme ad Oliver? E perché indossava solo la sottoveste? E sopratutto dove diavolo si trovava?

Felicity spostò lo sguardo verso la stanza silenziosa, mentre la stessa sensazione di smarrimento provata al suo primo risveglio a bordo della Green Arrow la sommergeva. Nonostante il leggero stordimento che sentiva riuscì a riportare a galla il suo ultimo ricordo. Un calore soffocante, la testa in completa agonia, la sensazione di cadere nel vuoto e la voce di Oliver che chiamava il suo nome, poi il buio.

Felicity riaprì gli occhi lasciando andare quelle ultime confuse memorie e sospirando, si disse che quella di perdere i sensi e risvegliarsi in luoghi sconosciuti stava diventando una cattiva ricorrenza. Poi voltò il capo, lasciando nuovamente ricadere i suoi occhi nella figura del pirata al suo fianco. Oliver dormiva indisturbato, l’espressione rilassata in viso così diversa da quella che solitamente mostrava da sveglio e lei si ritrovò ad osservare con attenzione rapita ogni suo lineamento dimenticando ogni domanda che fino a quel momento aveva sommerso la sua mente.

Quando dopo un tempo indefinito riprese coscienza della situazione in cui si trovava spostò lo sguardo dalla figura di lui scuotendo il capo come a voler cacciar via ognuno dei bollenti pensieri che aveva invaso la sua mente. Poi si mosse, intenzionata a scendere dal letto per cercare qualcosa da indossare e fare il punto della situazione, ma i suoi piedi non toccarono mai il pavimento.

Oliver acciuffò il suo polso, tirando nuovamente la ragazza tra le lenzuola del letto sfatto e Felicity si ritrovò a guardare il volto del pirata che torreggiava sopra di lei, totalmente confusa.

“O-Oliver?” mormorò il suo nome incerta lei, mentre i loro sguardi entravano ancora una volta in contatto. Ma il pirata non rispose, abbassando lentamente il suo volto verso quello della ragazza. Felicity sentì distintamente il suo cuore accelerare, mentre il respiro le si mozzava in gola e i suoi occhi si chiudevano istintivamente. L’avrebbe baciata? Si domandava lei, che ancora faticava a mettere insieme gli indizi di quel solito momento che stava vivendo, del tutto inconsapevole che lo scopo dell’uomo fosse ben altro.

Oliver si bloccò un secondo nel vederla chiudere gli occhi, arcuando le labbra in un lieve sorriso divertito, subito dopo poggiò la sua fronte contro quella di Felicity, raggiungendo il suo vero obbiettivo.

Misurare la sua temperatura.

Il pirata rilasciò un sospiro di sollievo nel sentirla finalmente fresca e senza indugio alcuno la liberò da quella sorta di gabbia in cui l’aveva rinchiusa, lasciandosi ricadere al suo fianco. Incerta, nel non aver ricevuto alcun bacio e nell’averlo sentito spostarsi Felicity aprì gli occhi, voltando appena il capo verso il pirata. Nonostante la confusione e l’agitazione che poteva sentire ancora vibrare nel palpitare frenetico del suo cuore per quanto appena accaduto, la ragazza si ritrovò a fissare silenziosamente il profilo dell’uomo, mentre la sua mente spaziava nuovamente verso quesiti riguardanti il grosso buco nero di tempo che non riusciva a ricordare. E Oliver, quasi avesse udito gli interrogativi della sua mente, con gli occhi chiusi e il tono pacato spiegò:

“Avete avuto la febbre molto alta per alcuni giorni”

Quelle parole riportarono un po’ di lucidità nella mente della ragazza che istintivamente si toccò la fronte fresca, capendo nella medesima frazione di secondo lo strano comportamento tenuto dal pirata poco prima. Si diede mentalmente della stupida, sopprimendo l’imbarazzo causato dai suoi stessi precedenti pensieri e in quel breve momento di silenzio realizzò che le parole di Oliver non rispondevano a tutti i suoi quesiti.

“Questo non spiega perché io sia mezza nuda.” sussurrò senza neanche accorgersene e il pirata, senza alterare neanche un minimo la sua rilassata espressione, rispose.

“Ho dovuto levarveli, per potervi abbassare la febbre con delle spugnature.”

Nel momento stesso in cui il cervello di Felicity registrò le parole dell’uomo e ciò che esse comportavano le sue guance si tinsero di un rosso fuoco e la pacata reazione che fino a quel momento aveva tenuto sparì, lasciando il posto ad un incontenibile imbarazzo.

“VOI COSA!?” urlò, scattando a sedere e guardando con occhi spalancati la figura ancora del tutto tranquilla del pirata.

“Spugnature..” mormorò in tutta risposta voltandosi di lato con visibile stanchezza, chiaramente deciso a dormire e in un’azione ben poco saggia aggiunse.

“Potete ringraziarmi dopo.”

L’istante successivo venne letteralmente preso a colpi di cuscino da una tutt’altro che grata Felicity.

“Felicity! Cosa.. ehi, aspe..”

“Come avete potuto farlo!?” strillò lei, senza ascoltare minimamente le proteste del pirata che scocciato afferrò i suoi polsi, bloccando le sue cuscinate.

“Avevate la febbre alta e a bordo non c’erano medicine, cos’altro avrei dovuto fare?”

“Voi non siete un medico!”

“Eravamo in mare aperto e non potevamo scendere in una qualsiasi isola a cercare un dottore!”
“John è un dottore! Perché non avete lasciato che si occupasse lui di me? ” chiese lei e l’espressione di Oliver divenne automaticamente stizzita, mentre rispondeva a tono.

“John ha competenze mediche, ma non è un dottore.”

“Essere tratta da qualcuno con competenze mediche è comunque meglio di essere trattata da un uomo che non ne ha!” ribatté lei e l’espressione infastidita del pirata risuonò nella sua successiva replica.

“Quindi vi sarebbe andato bene essere vista nuda da John ma non da me?”

La tonalità già particolarmente colorita delle guance di lei aumentò d’intensità e con occhi spalancati d’incredulità boccheggiò per un intenso attimo, prima di esclamare con tono scandalizzato.

“Mi avete vista.. mi avete..!” le parole le morirono in bocca, mentre Oliver prendeva consapevolezza di quanto avesse detto e istintivamente il pirata scosse il capo.

“No, non era quello che intendevo..” riuscì a dire, mentre Felicity si liberava dalla sua presa e scendeva in modo trafelato dal letto.

“State lontano da me!” dichiarò, quasi fiondandosi verso la doppia porta più vicina a lei e senza indugio l’aprì, ben decisa a mettere una considerevole distanza tra lei e l’uomo. In quell’esatto attimo venne inondata da una forte luce, che la costrinse a chiudere gli occhi e distogliere lo sguardo, mentre una leggera brezza che sapeva di muschio e oceano colpiva la sua intera figura.

Felicity aprì esitante i suoi occhi, lasciando che questi si abituassero lentamente all’improvvisa luce e a poco a poco iniziò a intravedere, al di là della ringhiera del balcone sul quale si trovava, una fitta vegetazione di piante e alberi maestosi, che non sembravano aver mai conosciuto la mano dell’uomo.

Boccheggiando incredula, si ritrovò a guardare quello spettacolo di verde e luce che prima dall’allora aveva potuto vedere solo nei ritratti di vecchi libri.

“Dove..?”mormorò quasi inconsciamente e alle sue spalle la voce di Oliver rispose.

“Benvenuta su Lian Yu.”

Al suono della sua voce Felicity si voltò sorpresa, inciampando sui suoi stessi passi nel ritrovarselo così vicino e finendo per sussultare quando la mano del pirata si posò automaticamente sulla sua vita, impedendole la caduta.

Ancora una volta i loro sguardi entrarono in contatto, rendendo i loro cuori folli in quella corsa senza traguardo. La rabbia che poco prima l’aveva portata ad allontanarsi da lui svanì, ma non l’imbarazzo. Quello restò fermo sulle sue guance arrossate e le impedì di sostenere più del dovuto lo sguardo del pirata.

“Lasciatemi.” sussurrò quasi, spingendo nello stesso istante la mano sul suo petto, per allontanarlo.

Oliver lasciò senza indugio la presa dalla sua vita, ma a differenza di lei, non smise di guardarla in viso.

“Tornate a letto, siete ancora debole.” ordinò, ma Felicity gli voltò le spalle, riprendendo a guardare il paesaggio sull’isola.

“Sto bene. Piuttosto spiegatemi perché siamo approdati su quest’isola.” replicò, ignorando la sensazione di debolezza che avvertiva lungo tutto il suo corpo.

“Avevamo bisogno di luogo dove sostare e fare rifornimento, senza venire attaccati dalla marina.” le rispose, mentre i suoi occhi scorrevano dalla pelle d’oca sulle sue spalle, al tremolio delle sue gambe.

“Perché proprio quest’isola?”

“Perché non tornate a letto?” replicò e lei si voltò in uno scatto repentino.

“Vi ho detto che sto bene.” mormorò, ma la sua testa iniziò a girare vorticosamente e portandosi una mano verso essa si ritrovò ad abbassare il capo.

“Lo vedo.” ironizzò, ma senza alcun sorriso in volto. Felicity alzò uno sguardo per nulla amichevole verso il pirata.

“Spiegatemi perché avete scelto di approdare su quest’isola, non penso di aver visto il suo nome nemmeno in una carata nautica.”

“Questo è il motivo.” rispose senza nessun’altra spiegazione alcuna, afferrandola in un azione del tutto inaspettata tra le braccia.

“Cosa!?” esclamò, aggrappandosi alle sue spalle in modo istintivo.

La ragazza guardò il volto dell’uomo a pochi centimetri dal suo con sorpresa e imbarazzo, prima di ordinargli in un urlo ben poco amichevole di lasciarla andare. Ma Oliver ignorò palesemente le sue proteste o il suo vano tentativo di liberarsi dalla sua presa, riportandola senza alcuno sforzo apparente sul letto a baldacchino.

“Cosa credete di..” iniziò, ma il pirata le bloccò le braccia contro il materasso e imprigionò ogni sua protesta catturando i suoi occhi nei propri.

“Siete debole. Avete avuto la febbre e non toccate cibo da quasi tre giorni, avete bisogno di mangiare e riposare.”

Felicity schiuse le labbra, il cuore in tumulto nell’ascoltare quelle semplici parole e Oliver, incoraggiato dal fatto che avesse smesso di protestare continuò.

“Quando vi sarete ripresa del tutto, vi permetterò di lasciare questo letto. Riguardo all’isola..”

Il pirata soppesò per un momento silenzioso su quanto dirle, ma alla fine decise per la via più breve.

“Vi basti sapere che qui la marina non potrà seguirci.”

Quell’affermazione fece scaturire cento e più domande nella mente della ragazza, appesantendo ancora di più la sensazione di stordimento che il suo intero corpo stava provando, ma nonostante la sua sete di curiosità fosse tanta sapeva che il pirata aveva ragione. Era debole. Debilitata dalla febbre avuta e dalla mancanza di cibo. Alterarsi e sprecare energie non sarebbe servito a nulla, almeno non in quel momento.

“Va bene..” disse quindi, in un tono quasi arrendevole e spostando gli occhi verso un lato del materasso per distoglierli da quelli ipnotizzanti dell’uomo continuò:
“Ora potreste lasciarmi andare..?”

Oliver schiuse le labbra a quelle parole, prendendo davvero coscienza solo in quel momento di essere praticamente sopra di lei.

“Oh..” mormorò palesemente sorpreso, ma ancor prima che potesse decidere di spostarsi da lei, alcuni membri del suo equipaggio irruppero nella stanza.

“Capi! ..tano?” la voce prima altamente preoccupata di Thomas, si frazionò in una ben più sorpresa alla vista che gli si presentò davanti del suo capitano e di Felicity, quando insieme a John, Floyd, Curtis e Roy, spalancò la porta della stanza.

“Abbiamo sentito un urlo e..” mormorò in spiegazione a quella brusca entrata, ma l’uomo parve incapace di continuare la frase e ben presto, qualsiasi sua parola venne sostituita da un imbarazzante silenzio, verso il quale le guance di Felicity cominciarono ad ardere come forti fiamme.

Chiunque, nel vedere l’espressione del suo viso avrebbe potuto intuire lo sbigottimento imbarazzato che stava vivendo. Nonostante ciò, la giovane non accennò a muoversi o a parlare.

Il suo cervello era come spento. Bloccato in quell’imbarazzante momento che sembrava non voler finire. Oliver dall’altro canto aveva un espressione stoica, che non lasciava trasparire alcun tipo d’imbarazzo, ma il solo fatto che fosse ancora sopra lei, immobile come una statua, dimostrava la sua vera sorpresa verso quella situazione.

Fu Floyd a rompere quell’apparente lunghissimo momento d’imbarazzo, con un commento che diede vita all’eccentrico balbettio della ragazza.

“Be..scusate il disturbo.”

“Cosa!? No! Non è come.. noi non..assolutamente...”

“Oh certo. Non è mai come sembra.” la canzonò Floyd, inviandole un occhiolino ammiccante, mentre John e Thomas tentavano inutilmente di mantenere l’espressione del loro volto impassibile alla vista dello shock costellato d’imbarazzo che le parole di Floyd avevano avuto nel volto della ragazza.

“No. Noi.. assolutamente.. diteglielo anche voi!” ordinò infine verso Oliver, ma quest’ultimo si limitò a liberarla dalla sua presa, scendendo con noncuranza dal letto e rivolgendosi subito dopo ai suoi compagni con espressione del tutto calma. Dalla sua bocca però non uscì alcun tipo di giustificazione per quello a cui avevano appena assistito.

“Curtis falle preparare qualcosa da mangiare..” ordinò semplicemente, mentre Felicity drappeggiava freneticamente il lenzuolo verso il suo corpo, nel tentativo maldestro di coprirsi maggiormente.

“Faccio preparare anche per voi capitano?Siete a digiuno da quasi tre giorni, inoltre non dormite da...”

“Sto bene. Occupati solo di lei.” lo interruppe, smuovendo appena i capelli in un gesto abitudinario.

Curtis si affrettò a eseguire gli ordini, senza ulteriori proteste e Oliver si rivolse allora a Thomas.

“Avete avuto fortuna durante la caccia?” chiese e l’amico sbuffò.

“Solo qualche piccolo animale e della frutta. Non abbastanza per riempire la stiva e riprendere la rotta.”
“Avessimo almeno trovato del sakè.” aggiunse Floyd, palesemente scocciato dalla mancanza d’alcol.

Il capitano della Green Arrow sorrise appena a quelle parole, posando una mano sulla spalla dell’amico.

“Se sosti su quest’isola, è meglio restare sobri.” commentò enigmaticamente, poi voltò il capo verso Felicity che silenziosamente aveva seguito tutta la scena e con un tono che non ammetteva repliche, le ordinò.

“Mangia, riposa e non lasciare per nessun motivo questa casa.”

“Come!?”

“Quest’isola non è un luogo dove una donna possa passeggiare, quindi tieni la tua curiosità sotto controllo.” chiarì, rivolgendo poi la sua attenzione nuovamente su Thomas, mentre Felicity con l’espressione esterrefatta boccheggiava furente e priva di parole.

“Lascio il comando a te.” si limitò a dire e Thomas annuì mormorando:

“Riposa tranquillo.”

Subito dopo uscì dalla stanza con al seguito Floyd, John e Thomas, ma non il giovane Roy.

Il ragazzo rimase indietro e nonostante provasse ancora un po’ d’imbarazzo per quanto intravisto poco prima, domandò impacciato.

“State bene ora?”

Quella domanda risvegliò la giovane dal suo stato di trance infuriato, nel quale era caduta dopo l’ordine imperioso di Oliver e quasi sorpresa dalla sua presenza sollevò gli occhi verso Roy, sorridendo prima di mormorare.

“Si, ora sto molto meglio, grazie. E tu? Ti hanno trattato bene? Cos’è successo mentre ero incosciente? Quest’isola sembra disabitata, eppure siamo chiaramente dentro a una casa...com’è possibile?” mormorò, snocciolando solo alcune delle domande che affollavano la sua mente e Roy sorrise, quasi quella fosse una conferma del suo stato di salute più veritiera di qualsiasi rassicurazione.

“Mi hanno trattato bene.” iniziò, avvicinandosi di un poco per accomodarsi nella sedia sistemata davanti a letto.

“Dopo che hai perso i sensi, hanno cambiato rotta verso quest’isola per evitare la marina a detta del signor Diggle.”

Felicity sollevò un sopracciglio sorpresa verso il modo in cui il giovane aveva appellato John e senza indugio mormorò:

“Il signor Diggle? Quanta riverenza. Credevo che odiassi questa ciurma.”

Roy si guardò intorno, strofinandosi le mani sulle ginocchia in un gesto nervoso.

“Ora so che non sono stati loro ad uccidere mio nonno ..” disse facendo comparire un sorriso nel volto della giovane.

“Capisco. Ma in che modo quest’isola impedisce alla marina di trovarci?”

“Non so bene. Il signor Diggle ha solo detto che saremo sbarcati in un’isola deserta..”

Felicity spostò lo sguardo verso la stanza che la circondava e senza nemmeno accorgersene il suo pensiero si trasformò in parola.

“Una casa in un isola deserta? Non ha alcun senso..”

“L’ho pensato anch’io.” affermò Roy, mentre la giovane si perdeva in una miriade di pensieri. Perché quell’isola avrebbe dovuto impedire alla marina di trovarli? Era comune che i pirati sostassero in isole deserte, ma solitamente queste non presentavano case accoglienti. Che l’avessero costruita loro? Un sorta di rifugio d’emergenza?

“Cos’ha detto il capitano?”

“Come?” chiese Roy, sorpreso da quell’improvvisa domanda.

“Oliver, ha detto qualcosa su questo posto?” domandò nuovamente, questa volta con maggior chiarezza.

“Be in realtà oggi è il primo giorno che lo rivedo da quando siamo sbarcati.”

Quella risposta confuse Felicity, portando nuovi quesiti nella sua testa.

“Cosa vuoi dire?”

“Voglio dire che non si è mosso da questa stanza. E anche durante il viaggio per arrivare qui, è sempre rimasto a vegliare su di voi per farvi abbassare la febbre.”

Felicity dischiuse le labbra, mentre la genuina sorpresa verso quell’informazione cresceva parola dopo parola.

“A quanto ho capito non ha dormito neanche un attimo.. e per tre giorni di fila!In realtà quattro.. se contiamo il fatto che..”

Roy continuò a mormorare di quanto fosse sorprendete la resistenza dell’uomo, in un monologo che lei sentì appena. La sua testa infatti, venne completamente assorbita dalla consapevolezza che lui fosse rimasto a vegliare ininterrottamente su di lei in quei giorni, senza mai riposarsi e ogni scorbutico pensiero che aveva avuto riguardo all’uomo scomparve.

Quando vi sarete ripresa del tutto, vi permetterò di lasciare questo letto.”

Aveva detto, mandandola in bestia per quella chiara imposizione, ma ora al ricordo di quelle parole il suo cuore accelerò per un motivo ben diverso dalla rabbia.

“Forse dovremo chiamare il signor John.” mormorò Roy che insieme a Curtis la guardava stranito e preoccupato.

Felicity sbatté le palpebre, quasi si stesse risvegliando davvero solo in quel momento e mentalmente si chiese quando Curtis fosse rientrato nella stanza.

“State bene Felicity?”

“Oh? Si, certo.. perché lo chiedete?”

“Il vostro volto si sta arrossando.” replicò il pirata, poggiando il vassoio sul comò accanto al letto.

La giovane boccheggiò, portando automaticamente le mani sui lati del volto e abbassando lo sguardo con imbarazzo.

“Forse dovremo davvero chiamare Diggle.” commentò Curtis e in quel momento la ragazza scosse il capo con forza, sopprimendo l’imbarazzo che provava.

“No, sto benissimo..non c’è bisogno che chiamate nessuno.” garantì lei e seppur con qualche dubbio Curtis parve convincersi di ciò, abbastanza d’acconsentire alla richiesta di essere lasciata sola che la giovane espresse poco dopo.

“Va bene, cercate solo di mangiare tutto e riposare. Se avete bisogno di qualcosa sarò proprio qua fuori.” la informò il pirata, uscendo con al suo seguito il giovane Roy e Felicity sorrise lievemente guardandoli uscire.

Solo quando si richiusero la porta alle loro spalle la ragazza parve riprendere a respirare e chiudendo gli occhi si lasciò ricadere tra le coperte di quel letto sfatto. Il tempo da quando Oliver l’aveva portata a bordo della sua nave, aveva iniziato a scorrere in un modo ben diverso da come lei l’aveva sempre vissuto.

Tutti gli eventi che erano accaduti sembravano aver allungato il tempo di un anno, quando in realtà non era trascorso neanche un mese. Il ricordo del volto sorridente di Rose le tornò alla mente, scontrandosi con quello crudo e brutale dell’espressione terrorizzata del suo volto privo di vita e immediatamente la giovane spalancò gli occhi ricacciando indietro le lacrime che minacciavano di salire. Non importava alla fine quanto tempo sarebbe trascorso, le cose non sarebbero certamente state mai più come prima, qualsiasi cosa lei avrebbe deciso di fare. Ma doveva almeno sapere il motivo. Doveva capire perché l’uomo che Oliver aveva chiamato Slade, aveva deciso di attaccare proprio la sua isola e poi, doveva capire come fermarlo. Felicity avvertì nuovamente una sensazione di debolezza penetrarle le carni e la testa girare. Chiuse gli occhi istintivamente e sospirando voltò il capo verso il vassoio poggiato poco più in là.

Avrebbe dato retta ad Oliver, decise. Almeno per quanto riguardava il mangiare e il dormire.



spazio autrice:
Sono tornata! Per chi segue la mia pagina facebook, sapeva già del mio tardivo ritorno e dei motivi che l'hanno causato. Per chi invece ha dovuto aspettare chiedendosi se avrei o meno postato un nuovo capitolo prima della fine del 2016, chiedo umilmente perdono.Non ho intenzione di abbandonare questa storia, sono semplicemente stata assalita da un carico di lavoro inaspettato che teoricamente dovrebbe finire con capodanno (ultimo giorno di lavoro) ma ancora non lo so per certo. Poiché è stato inaspettato anche che io lavorassi durante questi mesi invernali, dove solitamente riposo. Ad ogni modo, spero che il mio enorme ritardo non vi abbia fatto scegliere di abbandonare la lettura di questa storia, verso la quale spero siate ancora interessati. 
Come sempre, se avete tempo e voglia fatemi sapere cosa ne pensate e cosa credete che accadrà.

ps: Il prossimo capitolo verrà postato nel 2017.
 

  
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Arrow / Vai alla pagina dell'autore: ArtRevenge_M