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Autore: Cannie Follett    29/12/2016    2 recensioni
Se mi avessero raccontato questa storia prima che l’avessi vista con i miei occhi, non ci avrei creduto.
Però, poi ho conosciuto Nives e Karl Ferrowray.
E la mia vita è cambiata.
Certo, anche il fatto di aver mandato in fiamme il Grande Circolo Elfico ha influito, ma, intendiamoci, tutto è cominciato con quella coppia di nome Ferroway.
***
A Kim, Miss Loriane piaceva.
Le piacevano i suoi maglioni, larghi e colorati, le piaceva il suo accento che la portava a calcare le erre, le piacevano i lunghi capelli bianchi raccolti in una crocchia in cima alla testa.
Ma, in particolare, le piacevano le sue storie.

Storie che possono uccidere, se non sapute a memoria.
Sembra quasi un minaccia.
...
Ok, forse lo è.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un demone ci sta inseguendo.
È un buon segno?
Capitolo uno ~ l’albero e la bambina

Quando si rese conto di ciò che aveva fatto, la donna iniziò a correre.
Avere il destino di Shelan fra le proprie mani comportava un certo prezzo, e lei lo aveva scoperto troppo tardi.
Ma la Terra era così diversa dal suo mondo!
Tutti quegli alberi le rendevano difficile la visuale, e i rami più bassi le graffiavano continuamente la sua pelle azzurrina, creando un intreccio di linee rosse sulle gambe e sulle braccia.
E, anche se lei non voleva ammetterlo, faceva male, per Ariech!, molto più male di quanto avesse pensato.
La bambina che portava sulle spalle iniziò ad agitarsi; in effetti, aveva dormito per tutto il viaggio, e si sarebbe svegliata da un momento all’altro.
La donna stava per cantarle qualcosa, ma proprio in quel momento sentì uno schiocco dietro di sé, e un ringhio disgustoso invase la foresta; al che, lei ricominciò a correre. Doveva solo trovare quella dannatissima quercia sacra di cui le aveva parlato Erin prima della partenza, e poi la Chiave sarebbe stata al sicuro.
Lei sarebbe anche potuta morire, ma la Chiave no, non poteva permetterselo.
Un altro ringhio scosse la foresta, seguito dal rumore di passi.
La donna era consapevole di avere poco tempo. Finalmente, a pochi metri da lei, lo vide.
Poteva sembrare un comune albero, ma lei lo riconobbe subito, senza averlo mai visto se non sulle illustrazioni dei libri di Shelan. Ma una druida come lei, seppur novizia, non poteva sbagliarsi: quella Quercia emanava un tale potere, una tale energia, che finalmente capì perché i saggi di Shelan la volessero usare per difendere la Chiave.
Per quanto tempo ci sarebbe riuscita, peró? Secondo i saggi, sedici anni.
Sì, sarebbe bastato.
Raggiunse l’albero, poi si accovacciò fra le sue radici nodose e posò la bambina vicino a sé, cercando di non svegliarla. Se aveva accettato di compiere quella missione, l’aveva fatto soprattutto perché quell’esserino le ricordava sua figlia, che i demoni delle ombre avevano impiccato, squartato in due ed infine impalato appena fuori dalle mura della sua città. Ricordava ancora gli occhi vuoti della piccola Kathleen fissare il nulla per giorni, come mai aveva fatto in vita… Il puzzo dei morti e dei demoni aveva reso impossibile il respirare. Le cose che ricordava erano veramente tante, e ognuna aumentava la sua voglia di vendetta.
Fece per iniziare il rito, ma la sua spalla esplose di dolore. Stupefatta, abbassò lo sguardo, e vide la punta di una lancia spuntare da sotto la clavicola, la lama nera e pulsante in netto contrasto con la sua carnagione chiara. Poi, con la stessa rapidità con cui l’aveva trafitta, il demone estrasse la lancia dalla sua carne. La vista della donna si oscurò ai margini, mentre osservava impotente il fiotto di sangue vivo uscire dalla ferita e bagnare il terreno.
Le venne da vomitare.
Dietro di sé sentì un sibilo, e si abbassò appena in tempo per non venire colpita un’altra volta; poi estrasse un pugnale dalla cintura e si girò di colpo, mozzando con un movimento preciso la mano destra del suo nemico. Lo sguardo confuso del demone mentre fissava il moncherino la spinse ad agire prima che fosse effettivamente troppo tardi. Cercò a tentoni il fagotto in cui aveva avvolto la bambina, poi lo prese e si avvicinò ancora di più alla Quercia, in modo da poterla appoggiare contro il suo tronco.
Veloce, più veloce!
Ormai aveva perso molto sangue, e si sentiva più debole di minuto in minuto. Senza contare che il demone si sarebbe presto ripreso dallo stato di smarrimento, e che quindi sarebbe tornato all’attacco.
Con lo stesso pugnale che aveva usato prima, incise alcuni simboli nella corteccia, facendone fuoriuscire qualche goccia di linfa, che brillò per alcuni secondi prima di tornare al suo colore normale.
Intanto, il demone le si stava nuovamente avvicinando, forse avendo capito cosa stava succedendo. Con un urlo, recuperò la lancia e la piantò con tutte le sue forze nella schiena della donna, che si lasciò cadere a terra senza un lamento.
Tuttavia, con le sue ultime forze riuscì a mormorare la frase finale del rito:
-Con questa benedizione, io ti lego all’albero sacro fino alla matura età. Fin quando non lascerai la Terra, sarai benedetta da Nelia, dea protettrice delle Chiavi viaggiatrici, e la tua faretra non sarà mai vuota, affinché tu possa, un giorno, tornare alla patria che ti ha partorito.
Poi morì.
Il demone, infuriato, sollevò il corpo della donna e lo strappò in pezzi, con la stessa facilità con cui una persona normale strappa un foglio di carta. Infine si voltò e scomparve nella foresta.
In quel momento, la bambina si svegliò, aprendo i suoi grandi occhi verdi su quella carneficina.
E iniziò a piangere.
   
 
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