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Autore: Gem    30/12/2016    2 recensioni
Questa è una raccolta di storie slegate tra loro e scritte per Promptember. Appariranno molti personaggi, ma la maggior parte delle fanfic sono AU e dedicate a Milo e Camus. Moltissimi generi presenti: storico, commedia, fantascienza etc.

«Vedi Cappuccetto?» il cacciatore, vestito interamente di nero, si sistemò un’arma in spalla spostando i lunghi capelli biondi dietro la schiena. Poi si avvicinò verso la creatura senza vita. «Tutti i bambini vogliono diventare cacciatori, non corrieri…»
«Smettila di chiamarmi Cappuccetto, Milo.» sentenziò severamente il corriere. «Non ho tempo per te. Il locandiere mi aspetta a Newark.»
Il bambino sbirciò il cacciatore.
Quel Milo si chinò accanto al corpo e, prese delle funi dalla cinta, iniziò a legare gli arti al corpo. Non si degnò di rispondere.
Il corriere allora avanzò di un passo. «Ci vediamo.»
«Se ti chiamo Camus resti?»
«Quando lavoro sono Corriere Rosso 11.»
«Dai, Cappuccetto è più simpatico.» il cacciatore iniziò a trascinare il corpo della bestia.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Gold Saints, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: In auto
Rating: giallo.
Tipologia: one-shot.
Genere: generale, commedia, erotico.
Pairing: Milo/Camus
Personaggi: Milo, Camus, poliziotto scherzoso
Avvertimenti: POV di Milo, AU, slash.
Parole: 733
Note dell’autore: questa sembra una cosa che Milo e Camus farebbero anche in canon, se solo avessero una macchina, ma loro non sono mica pazzi come Hyoga che guida nell’anime…
Prompt:
 
Person A and B are fucking in their car late at night after a date, the windows steam up and it’s going great until there’s something rapping against the window from the outside. It’s an embarrassed police officer telling them they’ve parked illegally and this is considered indecent exposure. (Bonus points if the officer is person C.)
By otppromtps
 
Cercando, per quanto possibile, di non separarsi troppo da Camus, Milo si issò sulle ginocchia e si spinse un po’ in avanti, verso una delle portiere posteriori.
Camus si fece sfuggire un sospiro più pesante e si spostò insieme a lui, facendo scorrere le mani lungo la sua schiena.
Non c’era molto spazio per distendere le gambe e Milo fece del suo meglio per non costringere l’altro a rimanere in una posizione scomoda per troppo tempo, ma l’abitacolo dell’automobile non consentiva di certo una grande varietà di movimento. Agguantò di nuovo un fianco di Camus, appoggiando la fronte al finestrino, e affondò in lui sempre più velocemente, tentando di riprendere il ritmo perduto.
Camus gemette.
Il freddo e umido vetro, la pelle calda e sudata delle cosce di Camus, l’aria pesante e le fitte piacevoli che giungevano dal bassoventre erano tutte sensazioni in contrasto tra loro che Milo stava assaporando con bramosia.
Camus gli passò entrambe le mani sul petto, tastando e graffiando per l’impeto.
«Oh Dio…» ansimò Milo, stringendo la presa al fianco.
Come risposta l’altro spostò le mani dal suo petto alla schiena, fino a giungere ai glutei, che ghermì.
Milo si fece sfuggire un risolino eccitato.
«Ti piace?» sussurrò, sornione, all’orecchio del compagno.
«Sto venendo…»
Milo si morse il labbro. La voce di Camus era così spezzata dal piacere che farne a meno era quasi impensabile.
«Chiamami…»
«Milo.»
«Ancora.»
«Ah, Milo…»
La macchina oscillava vistosamente quando Milo afferrò le gambe di Camus per poter avere più presa.
«Milo, Milo…»
«Sì, Camus, sì…»
Qualche colpetto iniziò a risuonare nell’abitacolo. Dapprima Milo pensò che i movimenti del suo corpo, adesso più concitati, stessero solo dando i loro frutti. Tuttavia, all’improvviso si accorse della loro irregolarità e sobbalzando passò una mano sul finestrino appannato, sbrinandolo.
Una mano si trovava proprio davanti la sua, oltre al vetro.
Il cuore gli saltò in gola.
«Cazzo.» biascicò, tirandosi i pantaloni su per i fianchi così velocemente da farsi male. «Camus c’è qualcuno.»
«Polizia…»
Camus sobbalzò e si girò su un lato, e Milo fece in modo di non ostacolare i suoi movimenti. Nel buio non si vedeva molto, ma fu una benedizione per non peggiorare la situazione e rimpiangere all’istante quel bel momento così malamente interrotto.
«Resta giù.» mormorò Milo, gettando qualcosa su Camus. Un cappotto, la coperta? In realtà non lo sapeva neanche lui. Si gettò poi verso l’altro sportello e scivolò fuori, chiudendosi la patta dei pantaloni in fretta.
«Stavamo andando via agente.» mormorò confusamente. «Scusi.»
In quel momento si accorse della volante parcheggiata proprio dietro la sua macchina, lungo il ciglio di quella strada secondaria di campagna che era sembrata perfetta per concludere la serata nel migliore dei modi. Deglutì, sperando che il poliziotto non si avvicinasse troppo a lui.
«Qui non è consentita la sosta…» spiegò l’agente, allontanandosi dalla vettura, guardando la strada.
Milo si accorse che a essere imbarazzato era soprattutto l’estraneo, in quel momento.
«Sì, mi dispiace davvero, stiamo andando via…» ripeté aprendo lo sportello del guidatore. Pregò con tutto se stesso che la cosa finisse lì… senza coinvolgere Camus o – peggio – dover seguire l’agente fino alla centrale. Un briciolo di coscienza riprese a funzionare. Oh Dio. Era appena stato beccato dalla polizia mentre faceva l’amore col suo fidanzato.
«In teoria questo non è consentito…» il poliziotto gettò un’occhiata fugace a Milo. «Ma alla tua età capisco la situazione… fa’ che non succeda più.»
Milo annuì.
«Buonasera, buonasera anche lì dentro.» fece ancora il poliziotto, allontanandosi.
«Arrivederci e scusi!»
Milo si lanciò nell’auto come se dovesse scappare da un mostro e strinse il volante, sgranando gli occhi. Si accorse in quel momento di avere le mani gelide.
«Si è accorto che siamo due ragazzi?»
La voce di Camus suonò vagamente canzonatoria.
Milo si volse a guardarlo a occhi stretti, benché il buio gli precludeva una vista chiara. Poi girò le chiavi e mise in moto.
«Chi è che mi stava facendo sbandare con quella bravata?» replicò. «Ci siamo fermati qui per colpa tua.»
Un calcio fece vibrare il sedile.
«Andiamo nel tuo garage. Così ricominciamo.»
La volante della polizia lampeggiò e Milo partì. Beh, non poteva fare altro.
«In caso finiamo…» mormorò, allargando le cosce: non era certo il massimo guidare in quelle condizioni.
Dai sedili posteriori Camus, adesso seduto, alzò le spalle. «Già fatto.»
Non servì molto a Milo per recepire il messaggio.
«Sei davvero un bastardo, lo sai?»
 
  
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