Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Amberly_1    30/12/2016    2 recensioni
Hans è un uomo di ventisette anni, e dopo una tragica perdita decide di entrare a fra parte di un programma di volontariato per tutori di ragazzi senza famiglia, spesso problematici. Anna invece è una ragazzina di sedici anni con lievi disturbi mentali abbandonata dalla sua famiglia e spedita in un orfanotrofio e successivamente in una casa famiglia.
Il caso vuole che Anna viene affidata ad Hans e per entrambi sarà un cambiamento radicale della loro vita. Anna avrà il fratello che non ha mai avuto e che si prenderà cura di lei e Hans avrà una "figlia" che lo aiuterà a superare la sua perdita e a far fronte a i suoi demoni.
Genere: Angst, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Hans, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Parte -3-

 

 




Si svegliò con un gemito e con qualcosa che... gli leccava la mano?
Quando fu completamente sveglio Hans si lamentò per il mal di testa e per il suo cane, Sitron, che stava sbavando sulla sua mano sinistra.

"Ehi amico." Hans salutò il suo cane accarezzandolo dietro le orecchie.
Sitron era un Norsk Elghund Grigio, una razza norvegese. Lo prese quando era solo un cucciolo ed era rimasto con lui dai suoi quindici anni di età, Hans poteva affermare che il suo cane era l'unico compagno fisso della sua vita. I suoi genitori non lo erano, solo sua madre prima di cadere in depressione, i suoi fratelli... figuriamoci, la sua tata era morta, Abigail era morta e i suoi amici, beh... lui non aveva amici. Sitron invece c'è sempre stato.
Hans si lamentò di nuovo quando si rese conto dello stato in cui si trovava, per fortuna erano appena le otto e aveva tempo per farsi una doccia.

"Grazie per avermi svegliato, Sitron." Era ironico che Hans fosse un tutore, ovvero che si occupava lui di tutto e di tutti, aveva a che fare con le persone e si accingeva a risolvere i loro problemi e lui stesso... lui era tutelato dal suo cane. E si, Sitron (un cane) faceva da baby-sitter al suo padrone.
Dieci minuti dopo, Hans finì di farsi la doccia e cominciò a vestirsi. "Dov'è la mia maglietta?" Imprecò.
Subito vide il suo fedele amico entrare in camera sua con in bocca un capo d'abbigliamento, la sua maglietta. Hans la prese titubante, non poteva indossare una maglia con la bava di cane ma gli occhi imploranti di Sitron lo fecero cedere e con una smorfia indossò la maglietta. "Grazie Sitron." Disse nascondendo il disgusto tra i denti.
Dopo essersi vestito si sedette per diversi minuti sul divano per riflettere sull'esistenza umana e per riassestarsi poi si mise difronte allo specchio per riordinare la sua faccia, o meglio la sua espressione da tizio stra fatto e tossico dipendente per cui si schiaffeggiò la faccia e se la lavò con acqua gelida.

Sii ottimista, oggi è un nuovo giorno. Ripetette come il giorno precedente, al dire il vero lui lo ripeteva spesso. Abigail glielo diceva ogni giorno sfoggiando il suo sorriso sempre luminoso.
Hans mise i croccantini nella ciotola di Sitron. "Credo che questi ti dovrebbero bastare, golosone." 
Diede l'ultima carezza al suo cane e uscì.

Questa volta Anna era già pronta e pimpante, la intravedette mentre si dondolava a destra e a sinistra fuori l'edificio, evidentemente aspettando lui. Vide Martina e Millicent che le facevano compagnia e quando videro Hans salutarono lui e Anna e rientrarono.

Anna cominciò a saltellare sorridente. "Ciao Hans!"

"Ciao Anna, come stai?" 

"Io sto bene e tu sei in ritardo..."

Hans si sforzò di sorridere. "Hai ragione, mi perdoni?"

Anna ci pensò su. "Mhm, va bene. Ma solo perché mi sento buona."

"Ah, ma grazie vostra altezza." Ridacchiò lui.

"Che cosa facciamo oggi?" Chiese lei allegra.

"Non ne ho idea, non ci ho pensato. Vogliamo passeggiare un po' per il paese? Godiamoci queste ultime settimane d'estate e prendiamo un po' di sole."

"Va bene!"

Nei successivi venti minuti di passeggiata, Anna non chiuse un momento la bocca. Non che ad Hans dispiacesse, quella mattina era privo di stimoli per parlare, inoltre gli faceva più piacere far parlare Anna, nei due giorni precedenti era stato lui a prendere l'iniziativa nell'intavolare una conversazione, almeno lui così voleva convincersi. La verità è che lui non stava nemmeno prestando attenzione ad una sola parola che diceva Anna, la sua testa non glielo permetteva.

"... A te è mai successo?"

Hans fece fermare la sua testa mormorante e si rese conto che Anna si stava rivolgendo a lui per... per cosa?
"Eh? Non mi è mai successo cosa...?"

Anna mise il broncio.
"Ma come, mi stai ascoltando? Ho detto: è mai successo anche a te di voler dire una parola ma che in quel momento non ti viene perché ce l'hai sulla punta del naso?"

"Veramente è sulla punta della lingua, non del naso." Hans lottò per non ridere.

"Qualsiasi cosa, presta attenzione!"

"Si, è capitato anche a me."

Anna però non parve soddisfatta della risposta. "Perché non mi stavi ascoltando mentre parlavo?"

"Ma io ti stavo ascolta_"

"Non è vero, mentre parlavo tu guardavi da tutt'altra parte. A volte mi fermavo e tu eri distratto, poi ti ho fatto una domanda e tu sembravi caduto dal cielo."

In quel momento Hans non seppe che dire. "Hai ragione scusa, ero effettivamente distratto." Ripresero a camminare.

"Sei di nuovo triste?"

"Ma cosa dici! No, perché dovrei essere triste?"

"Martina mi dice sempre che se sono triste devo dirlo perché mi aiuta a stare meglio."

"Martina ha ragione, e tu fai bene a parlarne sempre se c'è qualcosa che non va. Io sto bene tranquilla."

Anna non sembrava molto convinta. "Se ti chiedo una cosa ti arrabbi?"

Hans sembrava sconvolto. "Certo che no! Cioè dipende... ma con te non mi arrabbio, promesso."

Anna si masticò la sua stessa bocca. Non era sicura di come poteva chiederglielo. "Mi hanno detto che un po' di tempo fa hai perso una persona cara, è vero?"

Hans la guardò apprensivo, lei aveva un'espressione intimorita. "Si. Ti hanno detto il vero."

Anna abbassò lo sguardo e fissava le sue scarpe. "Scusa."

"Di cosa?"

"Se te l'ho chiesto, e solo che... ero curiosa di sapere, volevo capire perché piangesti quella volta e perché hai sempre lo sguardo triste."
Anna di certo non si aspettava l'abbraccio che ricevette in quell'istante.

"Anna, se piango ora sappi che è colpa tua." Quasi rise Hans. "Apprezzo molto la tua preoccupazione. Ti ringrazio del fatto che vuoi prenderti cura di me, doverebbe essere il contrario però."

"Non è vero, tutti hanno bisogno di qualcuno che si preoccupi per loro. Anche tu." Disse la ragazzina mentre continuava ad abbracciare il rosso.

"Veramente già ci pensa il mio cane, e se ti avesse sentita ti avrebbe già mangiata tutto d'un pezzo, sai è piuttosto geloso lui." Ridacchiò Hans.

Anna si staccò subito da Hans con due occhi spalancati. "Hai un cane?!" 

"Certo. E'_"

Anna lo interruppe. "Come si chiama? Che razza è? E' grande o piccolo? Anche a lui piace risolvere i casi come Rex?" Chiese tutto un botto Anna saltellando dalla gioia.

Hans dovette faticare per non ridere. "Allora, si chiama Sitron, è un Norsk Elghund Grigio (una razza norvegese), è enorme e... non ha mai risolto un caso ma è ottimo giustiziero." 

"Waw! che bello! Ma per caso_ aspetta! Hai che si chiama Sitron?" S'interruppe Anna.

"Si."

"Che nome è Sitron?" Rise Anna.

"Sitron è una parola norvegese, l'ho scelto proprio perché la razza è del posto e significa, non ridere, 'Limone'." Disse Hans di malavoglia, infatti non si sorprese affatto della reazione di Anna che scoppiò a ridere.

"Limone?!"

"Ehi, ero un ragazzino."

"Posso vederlo, ti prego?"

"Non saprei..."

"Ti preeeeeeego."

Hans sospirò. "Vorrei ma non so se posso portarlo con me, io so che non sono ammessi animali nella casa famiglia."

"Uffi." Anna mise il broncio ingrandì gli occhi lucidi."

Hans si strofinò la faccia. "Tu... argh! Ok senti... posso portarti due minuti a casa mia, giusto due minuti però!" Puntualizzò lui.

"Grazie! Non vedo l'ora! Così vedrò anche com'è fatta casa tua!"

"E' una casa normale Anna."


***

Hans e Anna entrarono furtivamente nel parcheggio dov'era la macchina di Hans.

"Caspita, siamo come degli agenti segreti!" Strillò Anna.

"Si certo, lo sai che se ci acchiappano mi mettono in galera Anna?" Disse Hans nervosamente mentre accendeva la macchina.

"Perché" Chiese lei confusa.

"Perché gli assistenti sociali non dovrebbero portare i ragazzi di un'istituto (dell'altro sesso) in casa propria, per evitare cose... brutte che purtroppo accadono a causa della gente con la mente malata." Rispose lui mentre cominciò a guidare.

Anna continuava a guardarlo confuso.

"Lascia perdere, sappi solo che sono uno a posto. Ricordalo alla polizia quando mi arresteranno." Concluse Hans ridacchiando.

***

Dopo diversi minuti arrivarono sulla cinquantaquattresima strada dove abitava Hans.

"Che strada tranquilla." Affermò Anna serena.

"Già, non mi piace abitare nei centri caotici, una volta si ma adesso non più." Rispose Hans intento a scegliere la chiave giusta.

"Questo perché sei diventato un eremita noioso e antipatico."

"Ha ha..." Fece una risata sarcastica. "Ah finalmente!" Disse infine quando riuscì a prendere la chiave giusta. "Mi scuso in anticipo per il disordine, Anna."

"Tranquillo, tu non hai mai visto il mio angolo di camera." 
Quando la porta si aprì Anna rimase interdetta. Se quello era disordine...
Ci mancavano solo che il pavimento luccicasse. "Hans ma per te questo è disordine?" Chiese infine la ragazza.

"Beh di solito è più pulita, ma stamattina, come già sai, ho fatto tardi e non ho avuto il tempo di spolverare e lavare i pavimenti."

"Ma sei una perfetta donna di casa Hans! Sicuro che non nascondi la signora delle pulizie?"

Hans rise. "Tu sei l'unica che ho fatto entrare in casa mia, a parte una volta che ospitai dei Testimoni di Geova per farmi spiegare delle cose... ma quella è un'altra storia. Diciamo che mi piace avere la casa pulita."

Anna scoppiò a ridere. "Sei una femminuccia, sei una femminuccia..." Cominciò a canticchiare.

"Se continui a prendermi in giro non ti presento più Sitron, ti riporto indietro e ti faccio cambiare tutore."

Anna si fermò di colpo, scioccata.

"Sto scherzando, Anna."

"Oh... tanto lo so che mi vuoi troppo bene e se farai una cosa simile non vivrai mai più in pace con te stesso." Disse Anna sfacciatamente sicura di se.

"Ma guardatela." Derise Hans. "E tanto per la cronaca, è da già qualche anno che non vivo in pace con me stesso, quindi... quindi niente." Hans fece poi un inchino goffamente teatrale. 
"My Lady, vi presento Sir Sitron, il mio fedele compagno." Disse in modo buffo prima di aprire un'altra porta per mostrare un enorme cane grigio-arancio.

Anna spalancò gli occhi e le pupille presero la forma di due cuori. "E' stupendo!" Comincio a correre verso l'animale il quale, vedendo Anna, si alzò dal pavimento scodinsolando e cacciando la lingua fuori allegramente.
Anna rideva mentre Sitron si buttò letteralmente su di lei cominciando a leccarle il viso.

"Anna, Sitron!"Hans chiamò entrambi disperatamente mentre ci accinse a sollevare Anna dal pavimento. Anche se non riusciva a fare a meno di voler ridere.
Sitron però non aveva intenzione di staccarsi da Anna che lo stava coccolando.

"Il tuo cane ha bisogno di coccole."

"Tranquilla, lo coccolo fin troppo spesso. E' un cane viziato."

Finalmente Anna riuscì ad alzarsi. Hans le offrì un succo di frutta (ovviamente prima di ciò l'aveva praticamente costretta a disinfettarsi mani e viso, finendo quasi la bottiglietta di Amuchina). Anna aveva tutte le intenzioni di fare il giro turistico di tutta la casa non molto grande. "Posso vedere il bagno, la cucina, la tua cameretta, il soffitto e la cuccia di Sitron?" 

Santa pazienza

"Dove nascondi il cibo spazzatura?"

"Io non mangio schifezze."

"Nemmeno la Nutella?"

"Nemmeno."

"Ma da quale pianeta vieni?"

Hans, un tantino esasperato, decise che era arrivato il momento di andare via. Erano passati già venticinque minuti e Anna lo aveva già mandato allo stremo delle forze.
Una volta usciti, e salutato tristemente Sitron, lui la riportò direttamente alla casa famiglia.  

"Posso venire a vivere a casa tua? Mi piace tantissimo!"

"Tu sei pazza, Anna. E io poi dove dormirei?"

"In soffitta, logico."

"Sei tremenda. Sappi che è e sarà l'ultima volta che ti farò venire a casa, hai messo a soqquadro tutto in nemmeno mezz'ora"

Arrivati all'ingresso li accolse la signora Hubermann. Anna la odiava, era severa e antipatica solo dallo sguardo. Hans chiese educatamente se poteva parlare con Millicent e lei, anche se infastidita, la andò a chiamare.

"Vado a chiamarla." Aveva detto con tono velenoso.

"Io non la sopporto proprio." Sussurrò Anna.

"Nemmeno io, Anna, fidati." Rispose complice Hans.

"Ragazzi miei!" La voce di Millicent fu un balsamo per le orecchie. "Tutto bene, com'è andata?"

"Bene, Millicent." Disse Hans, poi le raccontò di aver portato Anna a casa sua perché Anna aveva insistito per vedere il suo cane e Millicent ridacchiò. "Mi sembrava giusto che lo sapessi, è stata poco tempo però."

"Non vedo quale sia il problema, Hans. E' vero che hai la faccia di un criminale ma sappiamo che sei un bravo ragazzo." Disse divertita Millicent.

Anna rise di gusto. "E' perfetto anche come domestica sai?"

"Basta Anna..." 

"Mischiala un po', Hans. Lei è una disordinata cronica."

"Me ne sono accorto. Io vado, sapete ho un bel po' di cose da riordinare dato che è entrato un uragano in casa poco fa."

Anna fece un broncio infastidito.

"Ciao Hans, ci vediamo domani." Lo salutò Millicent. 

"Ciao ragazze."

"Anna... saluta." La rimproverò Millicent.

"Ciao... signora delle pulizie!"

***

Dopo giornate come quelle, i mesi passarono molto velocemente. Dicembre arrivò presto, ma non indolore.
La fine dell'estate fu un duro colpo per Anna, in quel periodo Hans si fece convincere per farle mangiare le patatine fritte e quando qualche patatina che era troppo lunga si afflosciava Anna sosteneva che che erano in quello stato perché anche le patatine fritte erano tristi per l'addio all'estate. 
Verso fine settembre, invece, Anna dovette accettare che anche lei era stata colpita dalla maledizione delle donne.
La sua compagna di stanza, Valery, le disse era diventata signorina alla tenera età di dieci. 

"Tu non dovresti proprio lamentarti." Le disse.

Anna invece si lamentò eccome... per due settimane si chiuse nella sua stanza, con i suoi primi 'dolori da signorina' continuando a ripetere che probabilmente stava per morire, e quando Hans chiese perché Anna non voleva vedere nessuno, sia Martina che Millicent non sapevano come spiegare dignitosamente la cosa. Finché non arrivò la signora Hubermann che molto delicatamente gli disse: "Anna ha avuto il suo primo 'ciclo mestruale'." E andò via lasciando i tre con facce inebetite. 

"O-ok." Disse Hans. "Mi farò presente tra un po'."

"Forse è meglio." Rispose Martina.

Dopo che Anna superò la cosa, ovvero quando riuscì finalmente a guardare in faccia le persone (senza arrossire), riprese la sua routine.

Hans avrebbe voluto parlarne ma questo spettava solo ad un papà, e nemmeno, per cui si limitava a chiederle ogni tanto come si sentiva e Anna lo avrebbe risposto più velocemente che poteva. "Stobeneperchémelochiedi?????" Domandava poi sempre abbastanza offesa.
D'ora in poi Hans non avrebbe più proferito parola sull'argomento.

Il restante dei mesi però scorsero tranquilli.
L'affetto e la serenità nel rapporto tra tutore e ragazza affidata cresceva e tutto era come doveva essere.

Quel giorno, in particolare, era speciale perché ci fu la prima nevicata dell'anno, era il 13 dicembre e quando Hans andò a prendere Anna, la trovò particolarmente allegra.
Aveva un cappotto verde acqua scuro che aveva la stessa lunghezza del vestitino sotto con i bottoni a doppio petto beige, calzamaglie dello stesso colore del cappotto e gli stivaletti marrone chiaro con un cappellino gonfio sulla testa ed era quasi soffocata dalla sciarpa doppia. Millicent aveva la fobia del freddo per cui imbottiva sempre Anna prima di uscire. Hans pensò che sembrava la ragazza del romanzo "Storia di una Ladra di Libri" per com'era vestita.

"Hai visto che bello Hans?! E' tutto coperto di neve!" Anna sembrava la persona più felice del mondo.

"Si, però non mi piace molto la neve."

"Va be' a te tutte le cose belle e divertenti non piacciono. Mi porti al parco? Ti prego!"

"Certo!" 

Anna saltellava in stile Heidi scalciando la neve coi suoi stivaletti, quando arrivarono al parco Hans tolse della neve da una panchina e si sedette.
"Anna, dato che mi sto facendo piuttosto vecchio mi siedo e mi godo il panorama bianco, tu... fai quello vuoi, una passeggiata o che ne so, basta che non ti allontani troppo."

Anna sbuffò. "Si papà." Però lei rimase ferma. "Stavo pensando..."

"Si?" Chiese Hans incuriosito.

"Ti andrebbe di fare un pupazzo di neve con me? Tempo fa me lo promettesti."

Hans sorrise. "Con molto piacere Anna."

Anna, contentissima, cominciò a mettersi all'opera. "Aiutami a raccogliere un po' di neve e finisci tu di fare il corpo. Io vado a cercare qualcosa per fargli il naso, occhi, bocca e braccia!" Detto questo lasciò solo Hans ad arrotolare la neve.

"Non ti allontanare troppo Anna." 

"Va bene." Urlò Anna dall'altra parte del parco.

Dopo qualche minuto, Hans riuscì ad assestare il corpo del pupazzo di neve e si sedette mentre aspettava Anna. In quello stesso istante sentì un movimento dolce e un tocco femminile che gli si avvinghiò delicatamente al braccio e sussurrò come il vento. 

"Ti ricordi quando andammo anche noi sulla neve?" 

Un lampo di capelli d'oro erano sulla spalla.
Hans si voltò di scatto per trovarsi faccia a faccia con... nessuno. Rimase scosso per qualche istante. 

Sto impazzendo

"Ehi Hans guarda cos'ho trovato!" Anna arrivò all'improvviso saltellando eccitata. Quando lo vide bene in volto però si fermò. "Tutto ok? Sembra che hai visto un fantasma." Gli disse preoccupata.

"Forse l'ho visto." Mormorò lui tra sé e sé.

"Come?"

"N-niente. Sto bene." Disse scuotendo la testa.

"Sicuro?"

"Si Anna, davvero. Tranquilla." Le sorrise per rasserenarla. "Dai fammi vedere cosa hai trovato.

"Una famiglia laggiù mi ha chiesto cosa stessi cercando ed io gli ho risposto dicendo che stavo facendo un pupazzo di neve e che mi serviva qualcosa per decorarlo così mi hanno dato una carota, due ramoscelli e una bustina di carboncini che avevano portato in più da casa per fare anche loro un pupazzo di neve." Racconta Anna gioiosamente.

"Ah meraviglioso, li hai ringraziati?"

"Ovviamente."

"Brava, dai mettiamoci all'opera."

***

In pochi minuti riuscirono a realizzare il pupazzo di neve, battezzato col nome 'Olaf'.
Restarono per un po' ad ammirarlo, soddisfatti della loro opera.

"Puoi fargli una foto?" Chiese improvvisamente Anna. "Come ricordo."

"Va bene." Hans prese il cellulare dalla tasca e mise la fotocamera. "Anna?"

"Che c'è?"

"Vai vicino ad Olaf. Così te la fai anche tu la foto."

"Davvero?"

"Certo che sì. Dai!"

"Ok." Disse Anna sorridente. Si alzò e si sedette poi sulla neve affianco al pupazzo.

In una foto, Anna era semplicemente seduta vicino all'omino di neve, nella seconda invece Anna si sedette sulle sua stesse gambe e abbracciò il pupazzo.

"Ok, due bastano. Adesso le invio anche a Martina." 

"Come siamo venuti?" Chiese Anna avvicinandosi.

"Olaf è davvero carino, tu un po' di meno." Ridacchiò Hans.

Anna gli diede una gomitata al braccio.

"Sto scherzando, Anna. Siete bellissimi. Guarda qui." Le mostrò la foto.

"Si dai, sono carina." 

Hans posò il cellulare e restarono nuovamente seduti. Improvvisamente Anna però abbracciò Hans e schiantò la testolina nel suo petto. 
"Furia, cos'è questo affetto improvviso?"
Anna non rispose e Hans si accorse che la sua testa tremava.
"Anna? Ehi." 
Nessuna risposta.
"Anna, ehi Anna che c'è?" Fu solo allora che si accorse che lei stava piangendo. Allora Hans la abbracciò. "Perché piangi?"

Anna alzò lentamente la testa mostrando gli occhietti rossi. "Mi manca la mia famiglia." 

"Se vuoi sfogarti sulla tua famiglia fa pure, ti ascolto."

"In realtà la mia famiglia mi manca però non è solo questo."

"Dimmi tutto allora."

"Sto male perché vedo che fate tanto per me, soprattutto tu, ma io non sono in grado di fare niente per te. Prima stavi di nuovo male, lo so. Ed io non riesco mai a mai a farti stare meglio perché tu non vuoi mai dirmi niente."

Hans sentì un tuffo al cuore. "Ora invece ti dimostrerò che non è vero che non fai niente per me. E' vero che non ti racconto niente, ma lo faccio perché sei ancora relativamente piccola per appesantirti con le cose di persone adulte. E poi se proprio vuoi saperlo, questi mesi in cui sono stato in tua compagnia sono stato molto felice e lo sai perché?"

Anna scosse la testa.

"Perché anche se tu non te ne accorgi, porti molta gioia. Anna tu mi fai venire voglia di diventare..." Deglutì un momento. "Padre, ecco. L'ho detto."

"Questo significa che ti fa piacere stare con me? Non ti do fastidio?"

"Anna te lo dissi anche tempo fa', come puoi pensare di darmi fastidio? Anna a volte vorrei che tu fossi mia figlia!"

"Davvero?" Anna ricominciò a piangere.

"Certo che si. Ci riscaldi il cuore a tutti, me compreso. E guarda che non è facile scaldare il mio cuore di ghiaccio." 

Anna si asciugò un occhio con la manica del suo cappotto. "Posso dirti una cosa?"

Hans annuì sorridendo.

"Di solito... ci penso e... anch'io vorrei che tu fossi mio padre, a volte." Disse Anna timidamente. "Però non l'ho mai detto perché ero convinta che se anche mi volevi bene..." Non riuscì a finire la frase perché riprese a singhiozzare.

Hans la abbracciò e Anna continuò a parlare. "... non me ne avresti voluto più perché mi avresti presa per una stupida."

"Non avrei mai presa per stupida Anna, più che altro per pazza. Insomma tu sei dolce e affettuosa e io nemmeno un po'." 

"Ma non è vero, questo lo pensi tu, cioè è vero che sei un po' antipatico e privo di tatto a volte ma in realtà sei affettuoso anche tu." 

"Maledizione! Hai fatto saltare la mia copertura." Ironizzò lui per far sorridere Anna.

"Io il mio papà non lo cambierei con nessuno anche adesso che non c'è più, però mi piacerebbe avere un fratello maggiore.

Inizialmente Hans sorrise però poi il suo volto si fece pensieroso. "Anna... hai mai desiderato, qualche volta, non so, di rivedere tua sorella Elsa oppure sapere dove si trova e che sta facendo al momento?"

Anna fece uno sguardo ostinato e triste. "Lei non è più mia sorella ormai."

"Anna non dire queste cose, è sempre tua sorella."

"Lei non mi ha voluta! Mi ha abbandonata."

"Su questo hai ragione. Ed io non so perché l'abbia fatto ma sono sicuro che ti voleva bene." Hans non poteva permettere contrasti, anche se a lui non dispiacevano perché era più che capace di uscirne vittoriosa ma il suo lavoro consisteva nell'esatto opposto. La sua opinione però era che, secondo lui, Elsa non meritava più di tanto solo per il fatto di aver voltato le spalle a sua sorella, una persona come Anna del resto che meritava ben altro. E per cosa poi? Per una malattia mentale immaginaria che avevano 'sapientemente diagnosticato' ad Anna. 

"Non ha mai chiesto di me e non si è mai interessata anche a distanza di anni."

Hans sospirò e non rispose. Si rese conto dello sbaglio di chiedere di sua sorella solo quando Anna si alzò improvisamente.

"Io la odio! Odio Elsa!" Urlò Anna piangendo.

Hans si avvicinò subito. "Anna, calmati. Sta tranquilla adesso ci sono io ok? Non pensare più al passato." 

"Mi ha fatto male!" Soffocò Anna.

"Lo so, lo so. Ma adesso non conta più, ti prometto che avrai una famiglia che ti vorrà bene e che non ti abbandonerà."

"Io non avrò mai una famiglia, nessuno mi vuole!"

"Io si, e anche tante altre persone Anna. D'oggi in poi tu sarai mia sorella e niente di tutto il resto conta, oggi hai trovato una famiglia."
 
Hans riprese a camminare con Anna ancora scossa. Decise di fare delle lunghe passeggiate per calmarla, parlò solamente dopo una mezz'ora.

"Come ti senti?"

"Male."

"Perché?"

"Perché non dovevo prendermela e strillare in quel modo."

"Capita a tutti Anna, a me è successo tante volte a causa dei miei fratelli."

Anna lo guardò. "Forse vuoi dire dei nostri fratelli."

Hans sorrise. "Hai ragione."

"Ma eri serio quando hai detto che adesso sono tua sorella o lo hai detto solo per per dire?" Chiese Anna preoccupata.

"No affatto, Anna."

"Ma quando te ne andrai e finirai il tuo incarico di prenderti cura di me... scadrà anche il nostro impegno di fratello e sorella?"

Hans fece per parlare ma poi si zittì. "Vedi, Anna, è un po' complicato da... sai una cosa? Non ci pensiamo adesso." Disse Hans con tono positivo. "Vuoi andare da qualche altra parte oggi?"

Anna rimase delusa. "Ok."

"Bene. Andiamo a prendere una cioccolata calda allora, fa freddo e sto morendo di fame."

Anna sorrise un po'. "Si, anch'io."

Si sedettero in un bar caldo per godersi la cioccolata. 

"Posso farti un'ultima domanda, Hans?"

"Ultima, sicura?" 

"... ok, penultima."

"Chiedi pure Anna."

"Lo so che già hai detto no ma... mi parli della persona che ti manca? Non ti arrabbiare però."

"Non mi arrabbio Anna te l'ho già detto però..." Hans prese un bel respiro. "Lei... si chiamava Abigail ed era la mia fidanzata."

"Hai avuto una fidanzata?! Te l'ho sempre voluto chiedere... scusa." Disse Anna quando accorgendosi che non era il caso di essere pimpante con un argomenti simile. 

"Non devi chiedere scusa, comunque avevo immaginato che prima o poi mi avresti fatto una domanda sulla mia vita romantica."

Anna fece uno sguardo colpevole. "Bel nome Abigail comunque, è un nome che ha origini bibliche sai? Me lo disse Millicent quando parlammo di nomi antichi. Significa 'colei che porta_"

"_ onore a suo padre, lo so." Finì di dire Hans. "Lei recava onore a tutti."

Due minuti dopo.

"Hans?"

Sospiro. "Che c'è?"

...

"Ultima domanda ora. Cosa accadde ad Abigail, come morì?"

Hans non rispose.

"Scusa non voglio sembrare irrispettosa, sono solo curiosa. Ma a me dispiace tanto."

"Lo so Anna, se non rispondo è solo perché è un po' brutto da raccontare però ti prometto che la prossima volta magari te lo dirò."

"Va bene."

Quando uscirono dal bar Hans riprese la conversazione.
"Anna."

"Dimmi tutto."

"Stavo pensando... dato che è ancora presto per tornare..."

"Si?"

"Ti piacerebbe di andare a trovare una persona?" 

"Certo. Chi?"

Hans sorrise immensamente. "E' una sorpresa. Ma credo proprio che ti piacerà."

Anna non disse nulla, ma fece un largo sorriso.













Nota d'Autrice:

Eccomi qui, mi scuso immensamente per il ritardo ma non ho avuto il tempo ti scrivere in questi mesi, ma negli ultimi due o tre giorni ho deciso di farmi arrivare le gambe dietro la testa per fare tutte le cose che dovevo.
Inoltre avevo intenzione di pubblicare l'ultimo capitolo scritto entro il 2016 XD
Il prossimo sarà pubblicato direttamente l'anno prossimo... ok questa era squallida.

Ringrazio tanto chi ha ancora buon cuore di leggere le mie noiosissime storie, io vi adoro tutti ragazzi.

Ultima nota dell'anno: Sono tre anni oramai che è uscito Frozen ma mi piacque allora e mi piace tanto tutt'oggi e non credo che abbandonerò questo fandom. Ovviamente mi mancano molto quelli che di cui non ho più notizie qui.

Comunque, non sono capace di fare un discorso sensato a quest'ora XD

Nel prossimo capitolo vedremo la morte di Abigail (oddio sto diventando sadica XD)

Spero che il capitolo vi sia piaciuto :)
  
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