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Autore: MAFU    31/12/2016    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 33

 
“Amaimon…” sussurrò Lilith in un filo di voce come davanti a un incubo. “Fratellone, perché mi hai chiamato in questo posto sperduto?” Mephisto allora cedette il passo al fratello, facendosi da parte così che lui potesse vedere la ragazza interamente. Al che il ragazzo arrestò improvvisamente il passo trovandosi davanti l’oggetto del desiderio. L’altro lo guardava fisso con una faccia da poker attendendo con pazienza gli sviluppi. “Che cosa ci fa lui qui!?” Lilith si voltò di scatto verso Mephisto farfugliando in preda all’agitazione, “Lilith…” Amaimon riprese a camminare col volto sempre più contorto in un’espressione sadica e vendicativa. “Vieni qui e abbracciami.” Sguainò gli artigli avanzando minaccioso. “Mi stavo giusto chiedendo dove fossi finita...” Accelerò il passo e la ragazza in preda al panico indietreggiò guardandolo avvicinarsi precipitosamente. “Mephisto!” ripeté lei cercando una via di fuga. “Fermo tu.” L’uomo intervenne all’ultimo secondo per braccare il fratello fermando la sua avanzata. Piantandogli il volto in un orecchio gli sussurrò qualcosa e sembrò calmarsi “Non erano questi gli accordi.” Sibilò impercettibilmente. Lilith era paralizzata. Vide Mephisto lasciare di nuovo Amaimon libero stando però al suo fianco in allerta. Incrociò le braccia dietro la schiena gonfiando il petto guardandolo con aria di sufficienza. “Sono venuto a… Scusarmi.” Disse infine il Re della terra rimanendo fermo sul posto facendo una faccia da pesce lesso. “Che sta succedendo?” la ragazza era attonita. Un minuto prima sembrava volerle saltarle alla gola mentre adesso pareva il più innocente dei demoni. Cosa stava tramando Mephisto? “Vuoi…Scusarti?” “Già.” Rispose atono, “Prometto di fare il bravo.” Aggiunse guardando il fratello maggiore con la coda dell’occhio. “Mephisto!?” Lilith squadrò l’uomo accigliata e lui guardando altrove alzò le spalle facendo lo gnorri. “Prometto anche di non spaventarti più.” Il ragazzo sembrava recitare un copione. La ragazza lo studiò attentamente ma da quella sua espressione vuota non riusciva a capire se stesse bluffando o dicendo sul serio. Nemmeno affidandosi a quella di Mephisto riusciva a venirne fuori così seppur titubante annuì in silenzio. “Io non capisco ma… Va bene.” Disse stranita. “Non c’è niente da capire.” Amaimon azzardò un passo molto tranquillamente verso di lei, “Il fratellone mi ha soltanto chiesto di non demolirgli l’accademia...” Parlava piano avvicinandosi sempre di più. La ragazza percepì delle vibrazioni da far accapponare la pelle ma deglutendo stette immobile. Con lo sguardo cercò Mephisto per capire se dovesse fuggire o meno però l’uomo non sembrava turbato. Arrivato al suo cospetto, il giovane demone le sfiorò il naso con la punta del suo respirando profondamente. “Però…” inclinò la testa di lato socchiudendo gli occhi, “Ti aspetto a Tokyo per giocare ancora insieme.” Bisbigliò lasciando che le sue parole aleggiassero nell’aria. Lilith lo fissava senza parole aspettandosi di venir strattonata a terra come l’ultima volta ma con sua sorpresa non accadde niente del genere. E non ci fu nemmeno un bacio. Infatti, Amaimon si allontanò lentamente evitando di sfiorarle le labbra e tornò sui suoi passi raggiungendo il bordo del tetto. Salì sul ciglio lasciando che il vento facesse svolazzare la sua lunga giacca frastagliata e voltandosi verso di lei le regalò un sorrisetto beffardo, “A presto.” Disse saltando all’indietro nel vuoto. “Che…Accidenti!?” la ragazza si voltò sconvolta verso Mephisto, rimasto immobile a braccia conserte. “Volevi che ti rassicurassi? Detto fatto.” “Ma… Era serio? Non mi ha attaccata! Non mi ha... Baciata…” “Gli ho detto essere il modo migliore per disintossicarsi e tornare lucidi.” “Però mi ha anche detto che…” lo sguardo che le lanciò Mephisto la bloccò a metà frase, “Lo so che ti ha detto…” disse malizioso, “Non posso impedirgli di svagarsi… Sta però di fatto che adesso ti tratterà con più riguardo.” “Che gli avresti detto di preciso?” Lilith si fece seria fiutando un tranello, “Niente di che… Di fare il bravo per l’appunto.” “Solo questo?” “Sì, madame.” “Ma allora…” Lilith aggrottò le sopracciglia mordendosi un labbro, “Continuerà a tentare di farmi trasformare.” Disse in un sussurro sgranando gli occhi ma Mephisto non rispose assottigliando lo sguardo.
“Oi, già di ritorno?” Lamia riaccolse Lilith in stanza con la solita noncuranza, la ragazza non rispondendo chiuse la porta con un tonfo strisciando i piedi fino al letto. Il suo atteggiamento insolito attirò l’attenzione della sorella che si alzò sui gomiti per studiarla meglio nella penombra. “Successo qualcosa?” domandò, “Dormi.” Si limitò a dire la piccola lanciandosi a letto senza nemmeno coprirsi con le coperte. “Mah…” sbuffò Lamia dandole allora le spalle. “Problemi con pizzetto?” chiese poi con un sorrisetto sornione avendo un lampo di genio, ma non ottenne risposta.
“Ma che… porcile.” Lamia fu la prima a rimettere piede nel dormitorio abbandonato dove lei, la sorella e i gemelli Okumura alloggiavano. I quattro si erano trovati tutti assieme davanti all’entrata dell’edificio nel silenzio imbarazzante. Erano partiti la mattina ed erano arrivati per l’ora di pranzo, poi salutando i compagni di classe si erano avviati verso le loro stanze. L’unica pecca del viaggio di ritorno era stato appunto il velo pietoso steso su ogni tentata conversazione. Lamia era rimasta bloccata sulla soglia con ancora la mano stretta attorno alla maniglia, cercando di non calpestare i mezzo metro approssimativo di polvere accumulatasi durante la loro assenza. “Ma nessuno pulisce qui!?” si voltò di scatto verso Rin e Yukio dietro di lei. Lilith li guardava muta come un pesce cercando di evitare i loro sguardi da quando avevano messo piede in treno. “Spiacente. Essendo una struttura in disuso ci occupavamo io e mio fratello delle pulizie. Come puoi notare, la nostra assenza si è fatta sentire.” Disse Yukio senza spirito. La tensione era palpabile. Nessuno aveva ancora affrontato apertamente il fatto che tutti e quattro sapevano la verità sulle sorelle. Rin si sentiva minacciato dal fratello, Yukio si sentiva sul ciglio di un rasoio, Lilith dopo la notte precedente si sentiva più confusa di prima mentre Lamia sembrava essere l’unica a fregarsene apertamente della questione. Il suo problema primario in quel momento era la polvere. “Beh, allora fate qualcosa!” starnazzò la donna gesticolando verso il pavimento. “Dal momento che ora anche voi siete inquiline di questo posto…” Yukio fece un passo verso l’ingresso sistemandosi gli occhiali, “Penso proprio che sia giunta l’ora di darci una mano.”. A quelle parole, Lilith sembrò finalmente connettere le sinapsi e sussultò strabuzzando gli occhi. “Che!?” lei e Lamia si guardarono stranite. Fu così che al vecchio dormitorio, fu inaugurata la giornata delle pulizie primaverili nonostante fosse piena estate. “Yukio! Dov’è lo straccio?” la voce di Rin echeggiò nel corridoio rimbombando per tutto il piano terra. “Ce l’hai in mano.” Lamia gli passò accanto guardandolo con aria di sufficienza. “Ah!?” Il ragazzo guardandosi i guanti si sentì incredibilmente stupido. “Com’è possibile che non me ne fossi accorto!?” “Hai detto qualcosa?” la testa di Yukio fece capolino da una delle porte ma il ragazzo si nascose imbarazzato dietro l’anta della finestra che voleva pulire. Si erano tutti legati un fazzoletto in testa e sembravano vere e proprie casalinghe. C’era chi poi come Yukio si era persino messo grembiule e i guanti fino al gomito, maniaco dell’igiene com’era. “Non ti sembra di esagerare?” Lamia tornando indietro con un secchio pieno d’acqua pulita, incrociò per caso il professorino. “Dimentichi che sono un Doctor.” Tagliò corto lui facendo una smorfia allontanandosi tempestivamente portandosi dietro una scopa. “Fa ancora la primadonna…” sibilò Lamia guardandolo sparire dietro l’angolo con la coda dell’occhio. “Lamia, hai il secchio?” la voce della sorella la destò dai suoi pensieri convincendola a proseguire per la sua strada. Lilith era dall’altro capo del corridoio con lo spazzolone tra le braccia. “Eccoti!” accolse la sorella trascinandoselo dietro lasciando una scia umida sul parquet ormai rovinato dal tempo. “Ci hai messo un secolo.” “Grazie Lamia per essermelo andata a prendere.” La sorella imitò la sua voce mettendole in bocca altre parole facendola immusonire. “Ovviamente. Grazie.” Disse imbronciata la ragazzina afferrando il manico della tinozza. Posandola a terra ci inzuppò subito lo straccio bagnandolo per bene. “Uff…” Lamia si sciugò il sudore dalla fronte col polso voltandosi verso l’androne principale dove gli altri ragazzi stavano lavorando sodo. “Oi!” gridò facendo un cenno a Rin, ancora alle prese con le finestre, “Sì?” il ragazzo si sporse da dietro il vetro posando momentaneamente la spugna, “Fin dove dobbiamo pulire?” strillò Lamia e proprio in quel momento, Yukio fece di nuovo la sua comparsa con in braccio le tende da lavare, “Ovunque.” Disse secco tornando a sparire. “Che!?” la donna spalancò la bocca stiracchiando la schiena scricchiolante. “Di che ti lamenti? Sto facendo tutto io.” Sbuffò Lilith riprendendo a dare lo straccio. “Come no, e il secchio chi lo è andato a prendere?” la donna la guardò posando le mani sui fianchi a petto gonfio, “Ah-ah.” La ragazzina le dette momentaneamente le spalle avanzando all’indietro per pulire meglio il pavimento. “Certo che… Pulire…” sbuffò la maggiore scossando il capo. “Come dici?” Lilith si fermò con lo spazzone tra le mani guardandola sbattendo le palpebre, “Niente.” Fece spallucce l’altra sorridendo amaramente. “In fondo, pulire è una bella distrazione.” Avanzò ancheggiando afferrando da terra una pezza per spolverare le mensole. “Concordo.” Disse Lilith riprendendo il lavoro da dove lo aveva interrotto mentre Lamia avanzava verso l’ingresso accarezzando superficie per superficie con la pezzuola. Sembrava però che stesse filando tutto liscio. Rin non aveva cambiato più di tanto atteggiamento e a poco a poco Lilith stava cominciando ad abituarsi all’idea che tutti in quel dormitorio conoscessero il segreto. Quello ora sarebbe diventato territorio franco. Rimmerse il mocio nel secchio strizzandolo bene e premendo le labbra guardò prima l’acqua sporca e poi Rin in lontananza con la coda lasciata al vento. “Guarda che così prenderà fuoco.” Lamia le passò di nuovo accanto spolverando con nonchalance la mobilia dell’altro lato del corridoio. “Doveva essere una battuta?” la ragazzina scossò rapida il capo tornando a lavare il pavimento. “L’hai capita? Fiamme, Satana… Ohohoh” la sorella le fece un gesto con le dita sorridendole a bocca aperta come un’idiota. “Per cortesia…” sbuffò l’altra roteando gli occhi. “Ma guarda, vedo che siete migliorate con lo straccio.” Yukio venne in contro alle sorelle reggendo di nuovo la scopa, “Con tutte le volte che ci è toccato pulire l’aula…” Lilith lo guardò di sbieco mentre entrava nella stanza successiva fingendo di non sentire. Lamia era rimasta in silenzio a guardarlo fuggire via per l’ennesima volta e la sorella arricciò impercettibilmente il naso accorgendosene. “Avete litigato, che non ti guarda?” chiese studiando la succube, “Un specie.” Rispose lei come se non le importasse, lanciando lo straccio nel secchio di Lilith. “Hey, ma che fai? Quello è per i pavimenti!” l’ammonì la minore strillando acida, “È sempre acqua e detersivo.” Sbuffò Lamia ripescandolo lesta tornando ai suoi lavori di fino. “Lilith, appena puoi vieni di qua con il secchio!” la voce di Yukio rimbombò da dietro l’angolo. “Ok!” rispose lei afferrando la tinozza per il manico tirandosela dietro con lo spazzone sotto l’altro braccio. Interruppe l’ormai morta conversazione con la sorella andando dove il professorino aveva richiesto. Si trovò di fronte a un arco che dava su quella che aveva tutta l’aria di essere una piccola mensa adiacente a una cucina. La ragazza rimase spiazzata alla vista dei tavoli, del frigo e dei fornelli. “Ma questa è… Una cucina!?” spalancò la bocca di fronte a quel miraggio, “Abbiamo sempre avuto una cucina con del cibo, qui!?” d’istinto si voltò di scatto verso Rin, poco distante da lei sempre in piedi accanto alle finestre. “Come? Non lo sapevi?” Il ragazzo interruppe le pulizie per guardarla con la sua stessa espressione di sgomento. “No!” Lilith scossò il capo meravigliata, “È una manna dal cielo!” le brillarono gli occhi tornando a guardare la sala attrezzata. “Che hai tanto da urlare?” Lamia sentendola squittire era giunta da lei guardandola accigliata, “Lamia, abbiamo la mensa!” l’altra si girò in un impeto di estasi, “E con ciò?” la maggiore alzò un sopracciglio per nulla impressionata. “Lilith, coraggio entra e lava il pavimento per favore.” Yukio richiamò all’ordine la ragazza che senza rispondere al menefreghismo della sorella entrò nella stanza a piccoli passi sbuffando. “Se ti stai chiedendo della mensa…” Yukio era intento a raccogliere lo sporco che aveva appena spazzato da terra usando la paletta della scopa, “Io e mio fratello la usiamo più o meno da quando siamo arrivati. Alla mattina un demone servitore ci cucina la colazione e a dirla tutta ha sempre servito quattro vassoi da che siete arrivate anche voi.” Si alzò in piedi andando a posare l’immondizia dentro un sacco di plastica. Lilith lo fissò a bocca aperta sconvolta da quella notizia. Avrebbe potuto mangiare gratis, se solo qualcuno glielo avesse detto. “Mi stupisco che il preside non ve l’abbia accennato.” Disse poi portando via il sacco lasciandola sola. La ragazza ancora di stucco non si capacitava della cosa. Avrebbe potuto benissimo dirglielo anche lui. “Beh… vorrà dire che d’ora in poi ne usufruiremo anche noi!” strillò rispondendo in ritardo a Yukio ormai andato, prendendo a lavare le mattonelle con incredibile foga. “Ah, dimenticavo.” La testa del quattrocchi tornò a fare capolino mentre la ragazza era alle prese con la sua opera, “Non entrare nel cucinotto. Semplicemente, non farlo.” “E perché?” “Non hai il premesso.” Tagliò corto lui dileguandosi nuovamente. Intanto, Rin stava lucidando di gran lena ogni singolo vetro del corridoio e la luce del sole filtrando dagli alberi pervadeva tutto il piano terra vibrando di bianco e verde pisello. “Yo.” Lamia gli si avvicinò di soppiatto per spolverare il mobile a cassettoni sotto la finestra che stava lavando, “Lamia!” il ragazzo balzò all’indietro trovandosela sotto d’improvviso. La tensione era uscita allo scoperto e la succube se ne accorse benissimo. “Non serve che tu sia così teso, bimbo.” Gli disse lei alzando lo sguardo, Rin non rispose limitandosi a sorridere teso tornando a posare lo straccio umido sul vetro. “Sai, qualsiasi cosa stia succedendo con tuo fratello, anche io adesso ho problemi a relazionarmi con lui.” Continuò allora a parlare la donna, “Già… Posso immaginare.” Rise nervosamente tendendo l’orecchio a ogni minimo rumore. Aveva probabilmente il terrore che qualcuno sbucando alle loro spalle potesse sorprenderli in discorsi privati. “In ogni caso…” Lamia si alzò squadrandolo da capo a piedi incrociando le braccia, “Pensi che adesso che in questo dormitorio sappiamo tutti della questione, possa tenere anch’io la mia coda libera almeno qui?” “Che? Io non rischierei!” serrò i denti il mezzo demone guardandola con gli occhi a palla. “Avanti, non serve che tu sia tanto agitato, Yukio non ti sparerà sul serio.” Sbuffò la donna lanciando lo straccio sul mobile appena spolverato, “Ma io infatti lo dico per voi, non si sa chi potrebbe arrivare all’improvviso.” Il ragazzo guardò altrove grattandosi una guancia. “Oh. Che palle.” Fece allora spallucce Lamia. “Piuttosto, hai già fatto una chiacchierata con mia sorella?” “No ma… pensavo di farla.” “Ah sì? E che vorresti dirle?” “Beh… Che io so…” “Questo penso proprio che lo sappia già.” “Glielo hai detto tu?” “Sì… Sai no, quando mi ha quasi ammazzata sulla spiaggia? Gliel’ho detto in quel frangente.” “Oh… Capisco…” Rin sembrò più rilassato, seppur sconcertato. “Allora, secondo te che dovrei dirle?” “E io che ne so? Sei tu che ci vuoi parlare!” sbuffò la succube girando i tacchi lasciandolo col fiato sospeso. Rin, di sasso, cercò di farsene una ragione e immergendo la pezza nel suo secchio, la lavò per bene nell’acqua ormai torbida. In quel momento, Lilith era di ritorno dalla cucina col pesante secchio pieno d’acqua lercia appeso all’estremità delle braccia. Avanzava faticando e sbuffando. “Hey Lilith!” vedendola, il ragazzo la chiamò sorridendo il più serenamente possibile. La ragazza alzò lo sguardo titubante. “Stai andando a cambiare l’acqua?” “Sì…” “Sai, anche io dovrei cambiarla… Vengo con te!” a quella proposta, che più che una richiesta sembrava un’affermazione, Lilith non si oppose limitandosi a camminare seguita dal ragazzo e il suo secchio. Lamia li osservò con la coda dell’occhio allontanarsi dall’altro capo del corridoio, diretti verso il cortile interno coi lavabi. Ora che i due erano spariti all’orizzonte, al piano terra del dormitorio era piombato un silenzio spettrale. “Allora, Lilith… Te la stai cavando bene con le pulizie!” il rumore dell’acqua corrente accompagnò l’osservazione pimpante di Rin, intento a rovesciare nel secchiaio l’acqua sporca del suo secchio per cambiarla. Lilith aveva appena fatto lo stesso e ora stava aspettando che la sua bacinella fosse di nuovo piena. “Rin… Non serve girarci intorno.” Sospirò lei guardando il rubinetto aperto, “È vero, io sono un demone come te.” “Oh, beh… Se vuoi parlare di questo…” si grattò la testa imbarazzato da quella schiettezza, “Ti posso assicurare che da quando l’ho saputo non ho fatto che pensare a un modo per farti capire che le cose per me non cambieranno. Non ho intenzione di cambiare atteggiamento nei tuoi confronti. In fondo, anche tu hai fatto lo stesso per me.” Rise un po’ in agitazione. “Oh…” la ragazza lo guardò serrando le labbra, “Un po’ lo immaginavo.” Sorrise poi velatamente chiudendo gli occhi tornando ad abbassare il capo. “Meno male.” Aggiunse in un sussurro. “Però ecco… Non parliamone all’aperto. Ho fatto una promessa ed è quella di impedire a chiunque altro di scoprirlo.” Si batté una mano sul petto come a fare un giuramento, Lilith alzò di nuovo lo sguardo su di lui sbattendo le palpebre un paio di volte. “Allora posso sentirmi al sicuro…” gli disse, ma non sembrava molto convinta, “Al cento percento!” ribatté Rin senza nemmeno pensarci. La ragazza tirò un piccolissimo sospiro di sollievo, muovendo un po’ il secchio per raccogliere più acqua. A poco a poco però una trana sensazione la fece rabbrividire. “Rin…” guardò il compagno posare le mani sul suo secchio emulandola, “Che c’è?” “Non ti senti un po’… osservato?” si mise a guardarsi intorno con un pessimo presentimento. Si ricordò delle parole di Amaimon della sera prima e del brusco modo in cui se ne era andata dopo quella breve chiacchierata. “Ma che! Saranno gli uccelli!” ridacchiò il ragazzo facendo echeggiare la sua voce per tutto il cortile. Mentre Lilith non sembrava del tutto tranquilla, all’interno del dormitorio, Lamia aveva gettato la spugna andandosi ad accomodare a uno dei tavoli della cucina. Si era seduta sbuffando e con una manata si era tolta il fazzoletto dalla testa asciugandovisi il sudore dalla fronte. “Che fai, batti la fiacca?” la dura voce di Yukio provenne alle sue spalle, al che lei abbandonò la testa all’indietro per guardare il signorino, “Ho fatto la mia parte.”, gli rispose sbadigliando, “Non direi. Mancano ancora le camere al piano di sopra.” Continuò perentorio il ragazzo ma la succube sogghignò a malapena, “Ma io non mi riferivo alle pulizie.”. Rin chiuse il rubinetto con una doppia mandata, e attese che smettesse di gocciolare prima di togliere il secchio. Lilith aveva appena appoggiato a terra il suo con uno sforzo sovraumano, data la sua altezza e si era allontanata di un metro per sgranchirsi i muscoli faccia a faccia con la boscaglia. Continuava a sentire una strana presenza. Ma non capiva chi fosse. “Fai stretching?” Rin l’affiancò sorridente e lei si voltò distrattamente annuendo continuando ad allungare le braccia. “Non c’è niente di meglio, dopo così tanta attività fisica!” ridacchiò il ragazzo allargando le gambe. Alle loro spalle, si sentì come un qualcosa di piccolissimo cadere nell’acqua di uno dei secchi. Le orecchie di Lilith si rizzarono sull’attenti. “Sbrighiamoci a rientrare…” disse poi abbassando le braccia facendo per voltarsi, quando all’improvviso da una delle bacinelle cominciò ad uscire un getto di fumo giallo all’impazzata. “Ma che!?” la ragazza saltò all’indietro in allerta. La nuvola travolse Rin che cadendo sulle ginocchia cominciò a tossire senza controllo. “Rin!” gridò lei avvicinandosi. Dietro uno degli alberi, niente popò di meno che Amaimon stava giochicchiando con una capsula facendosela saltare tra le mani, Lilith avrebbe dovuto ascoltare il suo istinto e scappare finché poteva. Il demone guardava la pastiglia masticando un lecca lecca e aspettava che facesse effetto. “Vediamo se il giocattolino funziona…” bisbigliò tra sé e sé smettendo di giocarci infilandosela in tasca coprendosi il volto con la manica della giacca. “Che accidenti è!?” tossicchiò Lilith tappandosi il naso. “Ferormoni!” sgranò gli occhi riconoscendone l’odore. “Rin, non respirarli! Fanno andare i demoni maschi in frenesia!” cercò di trascinarlo via temendo il peggio. Chiunque fosse stato l’artefice di quello scherzo non sembrava stesse mirando direttamente a lei. Ma a Rin. “Hop.” Amaimon fece la sua comparsa saltando in piedi sul lavabo del cortile, sopra la coltre di fumo. “Amaimon!” strillò la ragazza alzando la testa, “Ti piace il giallo?” chiese lui tirando nuovamente fuori la capsula colorata, “Che accidenti hai in mente!?” “Ti ho detto che ti avrei aspettata per giocare…” rispose con nonchalance facendola sussultare. Glielo aveva detto, certo, ma non si aspettava che sarebbe successo immediatamente appena rimesso piede in accademia. “Ma avevi anche promesso che avresti fatto il bravo!” “Oh… Certo, certo…” Amaimon sgranò lievemente gli occhi sputando lo stecchino consumato, “Io sto facendo il bravo. È di lui che ti devi preoccupare.” Disse senza spirito indicando Rin, che a poco a poco si stava contornando di piccole fiammelle blu. “Oh no!” la ragazza strinse ancora più forte la presa attorno alla maglia di Rin trascinandolo il più lontano possibile ma il ragazzo aveva spalancato occhi e fauci divenendo indemoniato. Come vide Lilith, le saltò al collo braccandola. La risata malsana di Amaimon accompagnò il colpo basso di Rin, ora trasformato mentre cercava di rendere Lilith inoffensiva. La ragazza si difendeva come poteva graffiandolo con le unghie e i denti. “Rin! Mollami!” cercava di farlo tornare in sé, fallendo. “Sembra proprio che qualcuno qui dovrà trasformarsi…” ridacchiò Amaimon spiccando un balzo in aria, “Ti saluto.” Disse infine sparendo tra gli alberi. “Dannazione!” digrignò i denti la piccola ma non voleva arrendersi. Teneva il volto mostruoso di Rin a debita distanza, onde impedirgli di fare mosse azzardate e con un calcio ben piazzato nello stomaco trovò il modo di allontanarlo a sufficienza per alzarsi in piedi. Il mezzo demone scattò allora all’indietro aprendo le braccia sfoderando gli artigli. Le sue fiamme blu lo pervasero e la ragazza guardò quel fuoco con gli occhi di un cervo impaurito. Prima che potesse attaccarla, cercò qualcosa che potesse aiutarla in mezzo al fumo, che ormai si stava dipanando. “Avanti Lilith, pensa, pensa!” ripeteva a se stessa col cuore in gola. “Fuoco… Fuoco… Acqua batte fuoco. Acqua!” giunse a quella conclusione logica fomentata dal terrore e l’occhio le cadde sul suo secchio rimasto accanto a quello di Rin infettato dai ferormoni. “Via!” scattò in avanti evitando Rin che tentò di placcarla e lesta afferrò il catino ricolmo rovesciandoglielo addosso. “Quello che ti serve è una doccia fredda per calmare i bollenti spiriti!” L’onda ghiacciata fece strabuzzare gli occhi al ragazzo che come destato da un incubo, spense le fiamme cadendo a terra di faccia. Lilith abbandonandosi a un lungo sospiro, mollò il secchio svuotato cascando sulle ginocchia cedute per il troppo sollievo. “Grazie…” chiuse gli occhi guardando il cielo. Amaimon che aveva assistito alla scena, si morse un dito per il nervoso. Nemmeno il figlio di Satana era bastato per farla capitolare. Era ancora troppo poco sviluppato, probabilmente. Balzando all’indietro se la dette allora a gambe incassando il colpo. Lilith trovò di nuovo il coraggio di avvicinarsi a Rin per vedere come stava. Lo girò a pancia in su e dandogli rapidi colpetti al volto gli fece aprire lentamente gli occhi. “Ci sei?” gli chiese accigliata, “Lilith!” il ragazzo si alzò di scatto a sedere massaggiandosi la testa, “Che è successo? Mi sembra di aver sognato.” Al che, la ragazza non seppe se raccontargli la verità o inventarsi una scusa. “Ecco… Devi aver avuto un calo di pressione.” “Assurdo…” disse lui confuso quanto prima, “Te come stai?” “Eh? Io?” Lilith si puntò un dito al naso facendo ridacchiare Rin, “Ahh…Torniamo dentro.” sbuffò poi alzandosi in piedi guardando altrove, “Oh!” il ragazzo alzatosi anch’egli barcollando vide i secchi ribaltati restando di sasso, “Mannaggia, dobbiamo riempirli di nuovo!” si lamentò incurvando le spalle sotto lo sguardo imbarazzato di Lilith, sollevata ma incredula davanti al fatto che avesse davvero mangiato la foglia. “Amaimon…” una voce profonda lo accolse nello studio di Mephisto. “Fratellone… Ho fallito.” “Orsù, non era soltanto il metodo giusto…” l’uomo si alzò dal divano sistemandosi i guanti, “E poi lasciamo stare il nostro fratellastro, penso proprio che ne abbia già avute abbastanza…Per ora.” si avvicinò ad Amaimon e con uno schiocco di dita si fece comparire un qualcosa in mano, “Prova con questa.” Disse porgendogli infine una grossa e succosa mela rossa.
   
 
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