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Autore: dreamsseason    31/12/2016    0 recensioni
Jess ha appena compiuto 18 anni, ora è libera di andare via dal luogo in cui è cresciuta per vivere la vita che ha sempre desiderato.
Ma non sarà facile dimenticare il passato quando tutto ciò che ti circonda è pronto a ricordartelo.
Come ogni ragazza anche lei ha sempre sognato la felicità che si vede nei film, ma ha capito a sue spese che quella felicità non esiste.
'Quando crediamo di essere felici in realtà il destino si sta solo prendendo gioco di noi.' questo è quello che lei pensa, ma come darle torto. Per essere così giovane ne ha passate tante, e tante ancora ne passerà...
Forse questa è la sua occasione di trovare quel qualcosa, quel qualcuno, che le riporterà la felicità.
Che le farà capire che c'è ancora speranza, che dopo la tempesta c'è sempre il sole.
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- Le serviva solo una spinta.-
- Ma non così forte.-
Genere: Romantico, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uscii dal locale ancora scossa da quello che era successo. Non era questo il genere di eventi che volevo mi accadessero ogni giorno, volevo semplicemente passare inosservata e vivere tranquillamente la mia vita.

Avrei iniziato con il cercare una casa, non doveva essere troppo grande, perché in fin dei conti vivevo sola, ma neanche uno sgabuzzino .

Ieri su quella rivista avevo trovato qualcosa che poteva andare bene anche come prezzo, l'unico problema era che non avevo la più pallida idea di dove si trovassero quelle vie.

Mi guardai intorno e vedendo un negozietto proprio all'inizio di un vicolo andai per comprare una mappa della città. Non sapevo leggerla, o almeno non ci avevo mai provato, ma in qualche modo sarei riuscita ad orientarmi.

Entrai nel negozio e seduto alla cassa c'era un vecchietto con tanto di occhiali e cappello.

<< Buongiorno Signorina, posso aiutarla? >>

<< Cercavo una cartina della città. >>

L'uomo annuì per poi abbassarsi sotto il bancone per cercare qualcosa. Poco dopo si rialzò porgendomi un foglio arrotolato. Lo presi in mano aprendolo.

Era pieno di linee rosse e blu, di scritte e di altri colori. Provai a capirci qualcosa, ma niente. Non riuscivo a capirci nulla, sembrava scritto in aramaico.

Sbuffai, non ero portata per questo genere di cose.

<< Quant'è? >> chiesi all'uomo che mi stava osservando stranito

<< Scusi se m'intrometto...è riuscita a leggere la cartina? >> ignorò completamente la mia domanda

<< In realtà no >> mormorai in imbarazzo

<< Provi ora >> disse prendendomela dalle mani e ruotandola

<< Era al contrario. >> spiegò

<< Ah >> effettivamente ora si capiva qualcosa in più.

Non potevo essere stata così stupida, non riuscivo neanche a crederci.

Dopo aver pagato uscii senza guardare in faccia l'uomo. Era un cosa troppo imbarazzante farsi spiegare da un anziano come tenere, non leggere , tenere una cartina.

Mi fermai sul marciapiede in un posto dove non davo fastidio ai passanti e tirai fuori dal borsone la rivista con degli appartamenti cerchiati in rosso.

Il primo della lista si trovava nei dintorni di 'Darling Harbour', una delle tante baie di Sydney, ma era un quartiere piuttosto affollato e non era esattamente quello che cercavo. Lo esclusi immediatamente, non avrei neanche dovuto cerchiarlo.

Il prossimo si trovava vicino la stazione ferroviaria e come posizione era ottima, dato che non avevo la macchina. Sotto la breve descrizione c'era anche un recapito telefonico da chiamare per informazioni.

Presi il telefono dalla tasca posteriore dei jeans e composi il numero. Non dovetti aspettare più di due squilli perché qualcuno rispondesse

<< Pronto? >> era la voce di un uomo, ed era piuttosto roca.

<< Ehm... parlo con.. il Signor Turner? >> chiesi leggendo il nome, a disagio. Non avevo mai parlato con degli sconosciuti e sinceramente non sapevo come comportarmi.

<< Si, lei è..? >>

<< Sono Jess Stevens e chiamavo per la casa che è in affitto. >>

<< Oh certo, vuole venire a vederla? >>

<< Si >>

<< Le va bene tra mezz'ora? >>

<< Ehm...d'accordo. >> mi sarebbe bastata mezz'ora per riuscire a capire dove si trovasse la stazione, no?

<< Sull'annuncio c'è scritta la via, ci vediamo lì. >> continuò l'uomo

<< Ok, ma come faccio a riconoscerla? >> domandai troppo tardi, aveva già riattaccato.

Lo avrei chiamato una volta arrivata.

Erano le 8:30, dovevamo vederci per le 9, potevo farcela.

Presi la cartina cercando di decodificarla, ero nella piazza principale di George Street e se quel rettangolo grigio era la stazione, non distava poi molto. Il punto era come arrivarci...

Allora, per prima cosa dovevo percorrere la strada principale fino ad un incrocio.

Iniziai a camminare continuando a guardare il foglio che avevo tra le mani, se avessi distolto lo sguardo non ci avrei capito più niente.

<< Ok, dovrebbe essere questo. >> borbottai guardando la strada principale dividersi in due, ma tenendo con un dito il punto che dovevo guardare sulla mappa.

Ora dovevo andare a destra per poi prendere la prima a sinistra.

'Speriamo bene..'

Seguii le indicazioni lettera per lettera fino a trovarmi su un ponte.

Un ponte?

Guardai sulla mappa e non c'era segnato nessun ponte. Benissimo, avevo letto male, dovevo tornare indietro.

<< Ma non è possibile. Ho seguito la mappa e sono convinta di averla letta bene.... >>

Forse la cartina era vecchia e il ponte piuttosto recente. Guardai se sul foglio ci fosse scritta qualche data, ma niente.

'Io non torno indietro'

Avrei potuto chiamare il proprietario della casa per farmi dare delle indicazioni o avrei potuto fermare qualche passante...

La seconda, senza dubbio.

Sedute ad una panchina c'erano due ragazze che stavano parlando, mi ci avvicinai

<< Scusate, sapete dirmi come arrivare alla stazione? >>

<< Ci sto andando anch'io, puoi venire con me! >> propose una delle due ragazze alzandosi

<< Oh, ok. Grazie. >> finalmente una cosa di buono mi stava succedendo

<< Ci sentiamo dopo! >> salutò l'altra ragazza per poi farmi cenno di seguirla

<< Siamo praticamente arrivate, dobbiamo solo percorrere il ponte. >>

<< Ah, ok. >>

<< Sei nuova di qui? >> chiese continuando a camminare

<< Si nota molto? >>

<< Beh, tutti sanno dov'è la stazione. >> disse sorridendo ed io scrolla le spalle

<< Devi andare a prendere qualcuno? >>

<< No, devo andare a vedere un appartamento. >> spiegai << Tu? >>

<< Sta venendo mia sorella. Sono mesi che non la vedo! >> rispose entusiasta

<< Siamo arrivati. >> m'informò una volta percorso tutto il ponte

Era pieno di persone, come avrei fatto a riconoscere il Signor Turner?

<< Io vado di qua, l'aspetto al binario 3. >>

<< Si si, vai. Grazie ancora. >>

<< Figurati >> sorrise allontanandosi

Guardai in giro, non avevo mai visto quell'uomo ma forse sarei riuscita a capire chi fosse.

Oppure no.

Presi il telefono e lo richiamai.

<< Pronto? E' arrivata? >>

<< Sono alla stazione, ma non so come riconoscerla. >>

<< Indossa un paio di jeans, una maglietta grigia e un paio di scarpe nere? >> che?

Mi guardai intorno spaventata, come aveva fatto a capire chi ero in mezzo a tutta quella gente.

<< Immagino di si. Sono davanti a lei. >>

Mi voltai per poter guardare davanti a me e vidi un uomo con un'impermeabile nero, cappellino nero e occhiali da sole neri avvicinarsi.

Ma era una spia? Un investigatore segreto o cosa? E poi non aveva caldo?

<< Mi segua. >> disse con tono autoritario dopo avermi squadrato da capo a piedi

Ma chi si credeva di essere sto tizio?

'Non è che vuole ammazzarmi?' da com'era vestito poteva anche essere un killer.

L'unica cosa che gli mancavano erano i guanti neri, ma non gli avevo visto le mani perché ce le aveva nelle tasche.

<< Scusi, ma lei si può permettere di pagare l'affitto? >> chiese senza voltarsi e continuando a camminare

<< Dipende da quanto è alto il prezzo. Scusi ma dove stiamo andando? >> mi fermai vedendo che ci eravamo allontanati dalla zona affollata e stavamo andando in un vicolo disabitato che era anche in salita.

E la cosa non mi piaceva, quel tizio mi faceva paura.

Se mi avesse buttata giù da lì sarei morta.

'Solo perché è vestito così non vuol dire che sia un killer' cercai di convincermi

<< La casa è da questa parte. >> indicò con la mano la fine del vicolo, continuando a camminare

Spalancai gli occhi incredula, aveva anche i guanti di pelle nera!

Ok, ora era davvero inquietante..

<< Sa una cosa, non fa per me. Scusi se le ho fatto perdere del tempo. >> indietreggiai

<< Ma se ancora non l'ha neanche vista? >> l'uomo si fermò voltandosi verso di me

<< No, ma sa, non riuscirei a fare ogni giorno più di due volte questa salita. >> sorrisi nervosa

<< Ma se è giovane? >> rispose confuso

<< Ma è alla mia età che iniziano i dolori. Ha presente... i reumatismi? Ecco, sono una cosa pazzesca! Lei può capire, no? Scusi ancora per il disturbo...e addio! >> me la svignai immediatamente, fermandomi solo quando fui di nuovo in mezzo alla gente.

Avevo sparato la prima cosa che mi era passata per la mente, ma tanto non lo avrei rivisto più in vita mia,perciò...

Presi la rivista e depennai anche quest'appartamento.

Guardai il prossimo e composi il numero.

' Fa che sia normale! Fa che sia normale!' sperai, incrociando le dita

***

<< Mi raccomando, ci pensi! >> mi urlò dietro la donna dal pianerottolo

<< Si certo >>

<< Che no... >> continuai una volta uscita dal palazzo

Erano le QUATTRO del pomeriggio e ancora non avevo trovato un appartamento.

Dopo il presupposto killer di stamattina avevo chiamato ad altri cinque annunci, ed erano uno peggio dell'altro.

L'ultima era una donna anziana che voleva vendermi un appartamento in cui era morto il marito e dove per non sentirsi sola lo aveva fatto imbalsamare e mettere all'entrata, poggiato al muro come guardia. Ovviamente non legalmente. In modo tale che 'controllasse che non entrassero ladri'. Ma la cosa peggiore era che non lo aveva mai spostato di un millimetro e sul muro era rimasta la sagoma del corpo.

Solo al pensiero mi vennero i brividi.

Ma era possibile che non riuscissi a trovarne uno decente? Tutti i tipi strambi li trovavo io, ma si erano organizzati?

Un altro per esempio non sapevo se facesse più ridere o piangere. Già quando lo avevo chiamato avevo capito quanto spiccasse in intelligenza.

<< Pronto? >>

<< Parlo con il Signor Williams? >>

<< Si. Mi dici. >> ( non è scritto male ahah)

<< Chiamavo per l'appartamento in affitto. >>

<< Oh, certo. Vediamoci tra dieci minuti lì. >>

Questa volta però non gli diedi il tempo di riattaccare.

<< Aspetti! Come faccio a sapere chi è? >>

<< Oh giusto, mi scusi. Allora... sono uomo, ho i capelli neri, gli occhi, indosso sempre dei pantaloni e cos'altro... ah si, mi piace la pizza e ho un cane. >>

Non ero riuscita neanche ad aprire bocca tanto che mi aveva scioccata.

Ma il punto era che quando arrivai non ci fu bisogno neanche di chiamarlo, appena lo vidi ero sicura al 100% che fosse lui.

Indossava un giubbino leopardato e un paio di pantaloni rossi lucidi e aderenti... vi lascio immaginare.

Scossi la testa inorridita e mi venne la pelle d'oca al ricordo.

Restava solo un appartamento da visitare e doveva andare bene, non c'erano altre possibilità. Non potevo usare altri soldi per un hotel e non volevo restare per strada.

Chiamai il numero segnato sulla rivista e dopo poco risposero

<< Pronto? >>

<< Pronto, sono Jess Stevens. Chiamo per l'appartamento in affitto. Lei è il Signor Lewis? >>

<< Si, sono io. Guardi, ora ho una riunione, possiamo vederci tra una mezz'ora davanti il palazzo. >>

Fortunatamente questa volta non servì che chiedessi informazioni

<< Lo riconoscerà subito. E' l'unico palazzo giallo di tutta la via. >>

<< Va bene. A dopo. >>

Riattaccai e lessi le informazioni sulla rivista per poi cercare la via sulla mappa.

Dovevo tornare in piazza e da lì prendere la salita dopo una pasticceria e arrivata alla fine svoltare a destra. Poi non ci avrei messo molto a trovare il palazzo se era davvero l'unico di quel colore per tutta la via.

Non ci misi molto ad arrivare in piazza, era tutto il giorno che camminavo e ormai avevo imparato quasi tutte le strade della città. Adesso non mi sentivo poi così smarrita.

Stranamente non c'erano molte persone, forse la maggior parte si stava preparando per uscire tra qualche ora, era pur sempre venerdì pomeriggio.

Dopo aver capito quale fosse la pasticceria trovai subito la salita, ma per salirla ci volle molto più tempo. Non tanto perché fosse molto lunga, più che altro per il fatto che stavo camminando ininterrottamente da ore e non mi ero fermata per più di dieci minuti.

'Su che manca poco' cercai di incoraggiarmi mentalmente.

Quando finalmente arrivai in cima alla salita mi trovai davanti ad un lungo viale.

Guardai il cartello in alto, ero arrivata ad Avenue Road.

Tutto quel viale era Avenue Road.

Non sembrava un quartiere molto di lusso, ma neanche trascurato. Era normale, quello che mi serviva.

E poi c'era di tutto: bar, negozietti e molte altre case.

Come ambiente andava bene, ora dovevamo vedere l'interno.

Guardai l'orologio, erano le 16:25 perciò ero in anticipo di quindici minuti, ma decisi di avvicinarmi comunque.

Effettivamente trovai immediatamente il palazzo. Era davvero alto, sicuramente ci sarebbero stati cinque piani, anche di più, davanti c'era un cancelletto di ferro e difronte il portone c'era qualche panchina.

Fortunatamente il cancello era aperto ed entrai, non c'era nessuno, solo un ragazzo seduto su una panchina.

Andai a sedermi su un'altra panchina accanto alla sua ed aspettai pregando.

Pregando che almeno questa volta fosse andata bene, che non avrei incontrato un altro psicopatico e che la casa fosse perfetta. Pregavo di non dover passare la notte per strada.

Non so dopo quanto tempo, a distrarmi dai miei pensieri fu un rumore provenire dalla panchina di fianco alla mia.

Il ragazzo sbuffando si passò una mano tra i capelli e incrociò le braccia al petto per poi voltarsi.

<< Ciao >> sembrò accorgersi della mia presenza solo ora. Aveva i capelli biondi un po' lunghi, soprattutto il ciuffo, e degli occhi verdi davvero belli.

<< Ciao >> accennai un sorriso per poi controllare l'ora sul cellulare.

Era in ritardo di venti minuti.

Sospirai, e se non fosse venuto?

<< Aspetti qualcuno? >> chiese il ragazzo

<< Anche tu? >> chiesi annuendo

<< Esatto. >>

Non avevo tempo da perdere, se neanche quest'appartamento sarebbe andato bene dovevo trovare una soluzione.

Sbloccai il telefono e ricomposi il numero del Signor Lewis, portandolo all'orecchio.

Con la coda dell'occhio vidi che anche il ragazzo era al telefono. Forse aveva un appuntamento oppure doveva semplicemente uscire con gli amici.

<< Il numero da lei chiamato è al momento occupato. >> la voce registrata mi fece sbuffare e rimettere il telefono in tasca.

Mi voltai verso il ragazzo, anche lui sembrava irritato.

Un attimo... forse...

Anche lui sembrò pensare lo stesso, infatti si voltò immediatamente verso di me.

<< Jess Stevens? >>

Annuii incredula

<< Sei tu il Signor Lewis? Ti credevo più...vecchio. >> dissi alzandomi

<< Infatti sono il figlio. >> rise alzandosi e venendo verso di me

<< Drew Lewis >> mi porse la mano e io l'afferrai

<< Jess Stevens, anche se già lo sai. >>

<< Mio padre non è potuto venire per una riunione di lavoro perciò tocca a me farti vedere la casa. >>

<< Ok. Perciò abbiamo aspettato qui per venti minuti senza motivo? >>

<< Si. Il fatto è che non pensavo fossi così giovane, ma li hai fatti diciotto anni? >>

<< Ieri. E poi neanche tu sembri così vecchio. >>

<< Ho solo un paio d'anni in più di te. Comunque, vieni. >> si diresse verso il portone facendomi segno di seguirlo.

Presi il borsone andandogli dietro, grata che non avesse fatto domande sul perché fossi subito andata via di 'casa' o sui miei genitori.

<< E' al quarto piano. >> m'informò tenendo aperto il portone

<< C'è l'ascensore vero? >> chiesi quasi implorando. Non sentivo più le gambe e non sarei riuscita a farmi quattro piani a piedi.

<< Si. Ma adesso è rotta. >> si grattò la nuca abbassando la testa per cercare di trattenere una risata.

Avevo spalancato gli occhi corrugando la fronte.

<< Non ridere. >> gli puntai un dito contro. << E' tutto il giorno che cammino e ora mi dici che devo salire tutte queste scale! >> piagnucolai

<< Posso portarti in braccio se non ce la fai. >> propose

<< Si così stramazzeremo tutti e due per terra dalla stanchezza. >> risi al pensiero

<< Possiamo sempre fare una gara a chi arriva prima strisciando per le scale. >> continuò con le sue proposte sorridendo

<< Muoviamoci >> iniziai a salire scuotendo la testa

<< Se prenderò la casa parlerò con l'amministratore! Da quanto è rotta l'ascensore? >>

<< Un mese? Non lo so non abito qui. >>

<< Avete traslocato da molto? >> chiesi cercando di non guardare quante scale restassero ancora

<< Non abbiamo mai vissuto qui. >>

<< Allora perché avete messo l'appartamento in affitto? >> domandai inarcando un sopracciglio

<< Mio padre è l'amministratore del condominio. >> spiegò

<< Ah >> e io prima stavo per chiedergli chi fosse quell'idiota dell'amministratore che non aveva aggiustato l'ascensore...

<< Conosci qualcuno nel palazzo? Non so, quelli che dovrebbero essere i miei vicini? >> continuai a sollevare i piedi come fossero dei macigni, eravamo ancora al secondo piano

<< Non conosco proprio tutti, molti sono andati via e ora non so più chi abiti qui. Da quanto so ci sono principalmente anziani. >>

<< Ah, ok >>

<< So che non sono il massimo come vicini, ma almeno sarai informata su tutto quello che succede in città. >> cercò di sdrammatizzare

<< Almeno... >>

***

<< Non ce la faccio più! >> mi buttai
per terra lasciando cadere il borsone

<< Dai, siamo al terzo piano, manca poco. Te lo porto io il borsone. >> disse prendendolo in una mano e porgendomi l'altra

<< Oh, ma te lo puoi anche tenere. Non c'è niente dentro. >> risposi sfinita, guardando la sua mano

<< Ti prendo sul serio. >> scherzò

<< Muoviamoci. >> mi alzai afferrandogli la mano

<< Ci abbiamo messo più a salire un piano, che a salirne tre. >> Drew posò il borsone davanti la porta

Effettivamente ci avevamo messo una decina di minuti, perché avevo camminato come una lumaca, fermandomi ad ogni gradino.

<< Avrei voluto vedere te nei miei panni  >> borbottai raggiungendolo

<< Entra, su. >> aprì la porta e portò dentro il borsone

<< Questo è un piccolo ingresso. >>

Era davvero accogliente, per quanto fosse piccolo era ben arredato: appena si entra sulla destra c'era un piccolo attaccapanni, mentre difronte alla porta c'era un piccolo specchio con un mobiletto in legno su cui posare chiavi e cose del genere.

<< I vecchi proprietari hanno lasciato tutti i mobili? >> chiesi

<< Non è stato mai abitato. E' stata mia madre ad arredarlo. >>

<< Ah. Ha gusto tua madre. >>

<< Si, molto. Vieni, ti faccio vedere il salotto. >>

Sulla sinistra ci si affacciava in una sala abbastanza grande con una parete piena di mensole e un mobile basso, sempre in legno, su cui si trovava la televisione. Per il resto nella stanza c'erano due divani bianchi e un tavolino in legno al centro.

Fortunatamente non c'era niente che non mi piacesse, ma anche se ci fosse stato avrei cercato di farmelo piacere a tutti i costi.

<< Che te ne pare? >>

<< Mi piace molto. >>

<< Da qui c'è la cucina. >> indicò una porta dalla parte opposta a quella della televisione

La cucina non era grande come il salotto, ma neanche piccola. Era giusta per farci entrare un tavolo, un frigorifero e il resto di elettrodomestici che servivano in una cucina.

<< Qui c'è un piccolo ripostiglio. >> Drew aprì una porta accanto la finestra

<< E' davvero bello fin qui! >> dissi sinceramente. Non riuscivo neanche a crederci di aver trovato un appartamento che faceva al caso mio

<< Sono contento che ti piaccia. Ora sono rimaste le camere da letto. >>

Tornammo nell'ingresso, ma questa volta invece di andare a sinistra andammo a destra. Accanto l'attaccapanni c'era una porta che portava in un corridoio.

<< Allora, la prima stanza sulla destra è una camera da letto, come quella infondo al corridoio, mentre l'unica sulla sinistra è il bagno. >>

Me le mostrò tutte e tre e devo dire che non delusero le mie aspettative. Erano stupende.

<< Allora, che te ne pare? >> domandò Drew sedendosi al tavolo della cucina

<< L'adoro! Quando posso prenderla? >> chiesi facendolo scoppiare a ridere

<< Con calma! E' tutto pronto, perciò suppongo anche adesso. Papà ha lasciato le carte da firmare sul tavolo in salotto, ma se vuoi pensarci su puoi chiamarmi domani così magari abbiamo anche il tempo per ricontrollare tutto... >>

Non gli diedi neanche il tempo di finire

<< No no, non devo pensarci. Sono convinta. >>

<< Perché tutta questa fretta? Non fraintendere, mi fa piacere, solo che non capisco. >>

<< Non avrei dove andare altrimenti. >> dissi senza pensarci

Solo quando vidi lo sguardo confuso di Drew realizzai cos'avevo detto e mi morsi la lingua

<< Che vuol dire? >> chiese lui e io non sapevo che rispondere.

Non volevo fargli pena, ma non sapevo che rispondere.

Vedendo che non parlavo lo fece lui

<< Scusa, non sono affari miei. Prendo i fogli da firmare. >>

Si alzò andando in salotto e io approfittai del momento per sbattermi una mano in faccia. Forse avevo trovato un amico, ma a causa della mia lingua lunga avevo rovinato tutto.

<< Eccoli. >> disse rientrando nella stanza

Parlammo di quando e quanto dovessi pagare e firmai tutti i fogli.

<< Ecco a te le chiavi >> mi porse un mazzetto che afferrai titubante.

Non riuscivo a crederci. C'ero riuscita, avevo una casa.

<< Per qualsiasi cosa chiamai. Ti ho lasciato il mio numero. >> disse alzandosi e andando nell'ingresso

<< D'accordo, grazie. >>

<< Ci si vede. >> salutò uscendo

<< Ciao >> chiusi la porta una volta che fu andato via.

Ora che ero finalmente rimasta sola feci un pesante sospiro, come se avessi trattenuto il fiato per tutto quel tempo, e senza accorgermene le lacrime iniziarono a rigarmi il volto.

Mi appoggiai alla porta, e scivolando per terra mi portai le gambe al petto.

Ora si, ora potevo iniziare a vivere la vita che avevo sempre desiderato. Il primo passo lo avevo fatto e nessuno avrebbe potuto più fermarmi, non ora che stavo scoprendo la libertà.

Piegai la testa all'indietro, poggiandola alla porta, lasciandomi andare ad un pianto che avevo trattenuto per troppo tempo.
-----------
Spazio autrice
Si, questo capitolo è venuto molto più lungo degli altri, ma sinceramente non mi sembrava il caso di dividerlo.
Non ho niente da dire perciò vi auguro solo concludere bene quest'anno e di iniziarne uno anche migliore!
Alla prossima

 

   
 
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