Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |      
Autore: Maryace    31/12/2016    0 recensioni
Il mondo è diventato un'unica e grande Capitale, l'uomo sovrasta su ogni cosa e animale. Ma cosa può accadere se venissero scoperti altri mondi paralleli dove creature fantastiche e la natura si uniscono per contrastare la supremazia umana?
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'estate era esplosa ormai già da qualche mese travolgendo tutto con la sua luce e il suo calore: quelle erano le ultime settimane durante le quali le foglie non sarebbero cadute. Krimsturl Wied era una dimora di campagna situata poco più distante dalle Mura che separava la capitale dal resto del pianeta. Era circondata da campi infiniti di grano che proprio in quella stagione diventava un mare dorato sopra il quale delle imponenti nuvole bianche vagavano portando quei pochi istanti d'ombra che era quasi impossibile trovare lì nei paraggi. Vi erano quattro alberi all'incirca cento metri distante dalla dimora disposti in fila, erano ciliegi. In certi momenti onde profumate di vento attraversavano quel mare e si abbattevano sul bucato steso della signora Krimstul che il più delle volte tentando di afferrare i capi in volo si lasciava sfuggire qualche calzino o qualche canottiera che poi dimenticava.

La casa color cenere e dai battenti blu era circondata da un modesto orticello coltivato dalla signora Krimstul e dai suoi tre figli: Emilia la maggiore era una ragazzina paffuta dai capelli talmente biondi e lucenti che se visti da lontano apparivano biancastri. Avendo la predilezione nel raccontare le antiche leggende di quella terra, che conosceva già tutte nonostante la sua giovane età, la si poteva sentire di tanto in tanto mentre intonava qualche canto improvvisato ispirato ad esse mentre raccoglieva assieme alla sorella minore gli ortaggi. Questa si chiamava Helia . I suoi capelli erano lunghi e mossi ma la sua bellezza stava nel viso: sopra le guance rosee erano incastonati due preziosi occhi verdi a mandorla. Quando poteva suonava un antico violino di famiglia che cercava di far cantare nonostante le urla del piccolo Jeorge lanciate mentre si divertiva a saltare sopra un letto e sulla la testa, da cui spuntavano mille boccoli dorati come il grano tra cui era cresciuto, indossava sempre un bizzarro cappello da pirata su cui erano state applicate lunghe piume colorate.

Quel pomeriggio l'Enedra era riunito nel soggiorno della signora Krimstul: non erano bei tempi per incontrarsi in città poiché il Congresso dei Testimoni del Console aveva saputo di alcune riunioni segrete e aveva cominciato a sospettare di alcune persone. Così si era deciso di convocare tutti fuori dalle Mura e nonostante tutto ogni membro del movimento si era presentato.

Per primi arrivarono Freder Bowman accompagnato dalla moglie Lolith e dalla figlia Olympia. Suonarono il campanello più di una volta prima di farsi aprire. Appena aperta la porta comparvero da dietro l'uscio una miriade di ricci disordinati e rossi come lingue di fuoco vivo.

“Ragaaaaaziiii, scendete subitooo” urlò. Sul suo volto comparve un'espressione preoccupata. “Come mai siete già qui? Non pensavo che arrivaste così presto.” borbottò tirandosi un ciuffo dietro l'orecchio. Fece cenno di entrare in casa poi cominciò a guardarsi intorno cercando tutte le cose sparse che non erano al loro posto. In quella casa regnava il più totale caos: in ogni stanza c'erano cumuli di vestiti sporchi dove erano stati appoggiati vecchi libri ingialliti o dei biscotti sbriciolati . Poco dopo arrivarono tutti gli altri: i Warlike, una ricca coppia di signori sulla sessantina assieme alla nipote Ailis, la migliore amica di Olympia. Il suo segno distintivo era l'altezza che la rendeva tra tutti i membri dell'Enedra la più alta. Si vociferava da tempo che la ragazza avesse ottenuto un contratto con varie case di moda della Capitale e nessuno si sarebbe stupito se un giorno o l'altro sarebbe comparsa in una sfavillante pubblicità trasmessa su uno dei tanti schermi appesi ai grattacieli della città, ma il problema stava sostanzialmente nel fatto che lei non sopportava essere al centro dell'attenzione e per di più per una sua caratteristica fisica che non apprezzava: tutto sembrava distante e si sentiva come se fosse l'unica persona a vedere le cose in una prospettiva diversa. Per questo c'era Olympia, che era spanne più bassa di tutti: le due da qualche anno erano inseparabili. Arrivarono Lya, con il marito Tim, e Baer i cugini di Olympia seguiti da Derren Sawgrass accompagnato dalla moglie Ursula e il figlio Peter.

Per ultimi arrivarono il senatore Marius Redfur e Nade Krimstul, la madre della padrona di casa accompagnata dal fedele cane Sin.

Sulla grande tavola di legno scuro c'era una grande teiera blu , varie tazzine decorate con motivi floreali e qualche libro aperto. Vigeva nella stanza dalle pareti color indaco uno strano silenzio, erano gli sguardi a parlare.

“Ragazzi miei se volevate stare zitti tutto il tempo io me ne stavo a casa!” sbottò Nade sedendosi su una poltrona in pelle. “Nonna sappiamo molto bene che se parleranno, tutti avrebbero preferito restare a casa piuttosto che sentire le nuove notizie.”disse Helia che era elegantemente seduta sul divano antico color verde acqua con ricami dorati. “Tua nipote sta diventando molto saggia Nade” disse Derrew intervenendo mentre beveva il suo tè al mirtillo guardando fuori dalla finestra. I suoi capelli erano bianchi nonostante non superasse di tanto la quarantina di anni e i suoi occhi erano di un azzurro chiarissimo che quel giorno erano cupi nonostante fossero sempre allegri e confortanti. “Anche molto carina, veramente molto carina se posso permettermi” bofonchiò il signor Warlike tra un tiro di pipa e l'altro ridacchiando fra sé e sé. Olympia vide l'imbarazzo prendere forma nel viso di Willis Warlike e i sorrisi crescere sulle labbra dei presenti. Derrew si girò sorridente:”Willis ti converrà tenere al guinzaglio quest'uomo” poi mise la tazzina sul tavolo e la sua espressione diventò nuovamente cupa “ nella Capitale le cose si mettono male, il Congresso dei Testimoni ci tiene d'occhio e sospetta su alcuni di noi.”. “Ci siamo esposti troppo” disse la signora Lolith. “Sarebbe stato in ogni modo sospetto. La nostra attività sarebbe stata comunque notata” le rispose il marito “il punto è che molti di noi qui lavorano per il Consiglio stesso, forse sarà più facile manipolare dall'interno la situazione.”. Poi mentre un po' tutti avevano preso a discutere, Freder disse all'orecchio di sua figlia di prendere con sé tutti i ragazzi e di portali fuori: la ragazzina capì che quella sarebbe stata una lunga assemblea e c'erano cose che era meglio loro non sapessero.

Detto ciò lei Ailis, Peter e i fratelli Krimstul uscirono. Passarono per l'orto e arrivarono a un tavolo circolare e delle panchine in pietra. Sopra erano stati dimenticati dei pomodori da tempo e ora, marci, erano circondati da dei fastidiosi moschini. “Ci pensate mai a quello che fanno i nostri genitori? Dico, secondo voi è giusto che organizzino attentati? Anche se lo fanno per una causa giusta persone come noi muoiono e sono proprio i nostri genitori ad ucciderli.” disse Emilia interrompendo il silenzio. I ragazzi si guardarono negli occhi. Sapevano tutti cosa rispondere, ma non avevano il coraggio di farlo. Olympia si alzò e andò in mezzo al campo fra le spighe di grano. L'estate stava finendo, c'era tutto un inverno per i brutti pensieri. Accarezzò con la punta delle dita il grano e guardò il cielo: il sole era alto ma all'orizzonte comparvero delle grosse nubi nere. La tempesta si stava avvicinando.

Passarono le ore, i ragazzi si spinsero più in là della casa e giocarono a nascondersi in mezzo al campo di pannocchie . L'aria calda accompagnava il lento calar del sole. Olympia correva più veloce che poteva dritto, il viso e le braccia venivano colpiti dalle foglie secche. Poi si guardò in torno, era come stare dentro un labirinto. Calmò il respirò e si mise in ascolto alla ricerca del suono della corsa di un suo rivale. Nulla. Aspettò per un po' ma non udì niente. Allora cercò di saltare per guardare dove fossero tutti. Le pannocchie erano troppo alte e comunque non si era visto nessuno. Fu allora che Emilia sbucò ad un tratto correndo all'impazzata e fece urlare Olympia che si girò e si mise a correre con tutta la forza che aveva. Quello era sentirsi liberi. Le risate invasero l'aria Olympia vide allora avvicinarsi tra le piante di mais la sagoma di Peter. Lo afferrò per una manica urlandogli di correre. Lui si staccò dalla presa e corse in un'altra direzione, ora Emilia stava inseguendo lui. Vedendo i capelli biondi di Ailis fra le foglie si allontanò da Emilia che ormai era senza fiato e si diresse in direzione della ragazza. Smise di correre e lei lo sentì arrivare. Lui le fece segno di non correre e di stare in silenzio. Lei sorrise e guardò negli occhi il ragazzo, erano verdi e sinceri. I tratti del viso del ragazzo erano simili a quelli del padre, mentre i capelli rossicci assomigliavano a quelli della madre. Lui le prese la mano e si avvicinò a lei, i loro visi si avvicinarono.

Ailis riaprì gli occhi, il sole stava calando. Il grido di Barbra Krimstul si diffuse per i campi: ” Ragazzi qui abbiamo finito, tornate dentro”. I ragazzi smisero di urlare e di rincorrersi procedendo come ombre verso la casa.

All'interno era stata preparata la cena. La tavola era stata imbandita con ogni tipo di ciotola e piatto, nei vassoi c'erano insalate nere con granchi rossi del sud, zucchine ripiene di zucca e salsiccia, brasato di maiale in crema di olive e patate rosse e molte altre pietanze. Olympia era seduta vicino a Nade e fra loro ogni tanto compariva Sin che tirava fuori la lingua e appoggiava le zampe posteriori sul tavolo per chiedere da mangiare. L'anziana signora gliele prendeva e gliele metteva a terra bofonchiando: ” Ah vecchio mio, se tu non fossi qui… almeno potresti parlare e dire al mondo quanto la vita da cane ti faccia schifo.” Poi rivolgendosi ad Olympia: ”Cara, che te ne pare del cibo di mia figlia? A me sembra tutto come se non esistesse più il sale nel nostro mondo.”. Olympia non sapeva mai come risponderle e si limitava quasi sempre a fare un sorriso o dire boccheggiando qualche monosillabo scelto a caso. Difronte a lei stavano sua madre e suo padre che parlavano con i genitori di Peter. Mangiò la cosa che era contenuta nel primo vassoio che le passò davanti, cannoli ripieni di formaggio e prosciutto glassati in salsa di broccoli. Alla fine della cena gli ospiti cominciarono ad andarsene. Restarono solo i Warlike i Bowman e Marius Redfur. Ailis e Olympia stavano parlando in corridoio quando andò via la luce. “Strano, che succede?” si sentì dire dalla signora Krimful. Ailis prese il braccio ad Olympia di scatto. “Ahi che stai facendo?”. Lei le mise una mano sulla bocca, poi indicò la finestra. La luce della luna illuminava il campo, Ailis prese la mano ad Olympia e la portò di fianco alla finestra. Spostò leggermente la tenda: fuori c'era qualcuno che si muoveva. Nel frattempo si sentì Jeorge chiedere alla madre se aveva delle candele da accendere. Non ce n'erano e avrebbero dovuto aspettare che la luce tornasse. Olympia corse cercando di far meno rumore possibile nella camera di Emilia ed Helia e aprì la finestra. “Cosa pensi di fare?” disse Ailis che l'aveva seguita. “Vado a vedere chi c'è fuori.” rispose lei. “Tu sei pazza se stiamo dentro siamo al sicuro.” ribattè l'altra. “Almeno se cerca di entrare noi siamo fuori”. Così Ailis vedendo l'amica sgusciare fra le tende e rendendosi conto di essere rimasta sola nel buio pesto mandò al diavolo il buon senso e scavalcò il davanzale. Olympia le fece segno di fare silenzio e le prese il braccio. La portò dietro l'auto verde smeraldo di Marius Redfur perché poco più in là si sentiva uno scricchiolio di foglie calpestate . Olympia allora sporse la testa da dietro il cofano, non riuscì a vedere molto ma scorse una sagoma scura che camminava su quattro zampe molto vicino i muri della casa. Proprio in quel momento la corrente elettrica venne ripristinata e le finestre si illuminarono di colpo lanciando all'esterno un forte bagliore. Dopo poco però all'interno si accorsero che le due ragazzine non c'erano e la cosa che se ne stava con loro percepì qualcosa e si guardò in torno. Subito Olympia si nascose dietro la macchina con il cuore che le batteva forte nel petto. Un colpo battè sul cofano della macchina. Era la mano di Freder “Ma cosa diavolo ci fate qui?” disse con aria seccata. “Olympia vieni via da lì, Freder si stavano soltanto divertendo” disse Lolith al marito. “Papà c'era qualcosa lì, sembrava una bestia feroce. Sembrava stesse guardando dentro la casa.” intervenne Olympia mentre si alzava dal terriccio secco. “Sarà stato un gatto, Oly hai sempre avuto paura di qualsiasi animale. Anche un ragno per te è una bestia feroce” rispose suo padre. “Ailis tu l'hai visto vero? Tu l'hai vis..” Olympia prese il braccio dell'amica. “Tesoro si è fatto tardi, dobbiamo andare, fra qualche minuto passa l'ultimo treno.” disse Lolith interrompendola. Mentre la madre la scortava lungo la strada che portava alla stazione Olympia si girò verso l'amica e le fece dei segni e con le labbra disse:”Scrivimi”. Ailis con aria seria annuì mentre il braccio dello zio le stringeva le spalle. Freder che era rimasto indietro si avvicino a Marius Redfur:”La notte è pericolosa, avvisa Barbra.” Poi con un cenno del capo si salutarono. Nade era stanca e decise di restare a casa della figlia così quando vide rientrare Marius capì cosa voleva dirle da un solo sguardo e quando lui se ne andò portò a letto i tre nipotini. Poi si preparò una tazza di tè e si sedette sulla vecchia poltrona che stava nella camera degli ospiti dove restò per tutta la notte a vegliare sulla casa. Nel frattempo Barbra in cucina ascoltava il silenzio. In mano teneva un fucile.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Maryace